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L'allenatore nel pallone

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view post Posted on 7/8/2009, 19:57
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« Canà: In che cosa consiste questa bizona: voi sapete che le norme generali di tutti gli allenatori del mondo più o meno usano le stesse formazioni, c'è 4-5-1 o 4-4-2, io invece uso una cosa diversa: il 5-5-5.
Speroni: Ma mister, che si gioca in quindici?
[...]
Canà: Sono sedici, perché ti sei dimenticato il portiere. »

(Spiegazione della Bizona)





L'allenatore nel pallone è una commedia italiana diretta da Sergio Martino e ambientata nel mondo del calcio italiano. Uscita nelle sale cinematografiche l'ottobre del 1984, ha come protagonisti Lino Banfi, interprete dell'allenatore calcistico Oronzo Canà, Camillo Milli e il duo comico Gigi e Andrea.

Il film è diventato un cult per i fan di Banfi (come dimostrano le vendite del recente DVD [1]) e per gli appassionati di calcio, grazie anche ai numerosi protagonisti reali del Campionato di calcio italiano degli anni ‘80 come giocatori, allenatori, commentatori e giornalisti sportivi, più altri sostituiti da comparse.

Trama
SPOILER (click to view)
Oronzo Canà (Lino Banfi) originario di San Severo provincia di Foggia, è un mediocre allenatore di calcio, soprannominato la Iena del Tavoliere o Vate della Daunia, con esperienze in Serie B nelle società Bari, Brescia, Cavese, Foggia, Pescara, Sambenedettese e Parma, attualmente esonerato dal precedente incarico di allenatore della serie cadetta, attende una nuova occasione nella sua casa di San Severo. Canà si ispira al "barone" Liedholm, del quale ammira la freddezza, il flemma e le capacità tattiche, e spera un giorno di allenare una squadra di Serie A. La grande occasione arriva quando il patron Borlotti (Camillo Milli), presidente della Longobarda, lo ingaggia per guidare la sua squadra neopromossa nella massima serie.
Dopo la presentazione alla stampa del nuovo allenatore e le promesse di una grande campagna acquisti, il presidente e il nuovo allenatore Canà si recano al residence dove hanno luogo le contrattazioni del calciomercato estivo, prima dell’inizio del campionato. Il presidente farnetica l’acquisto di Rummenigge, Platini e Maradona, ma poi finisce per non ingaggiare nessun giocatore e, anzi, vende i due calciatori più promettenti (Falchetti e Mengoni) alla Juventus. Il tecnico Canà, nonostante la strampalata campagna acquisti, tenta in tutti i modi di mettersi in mostra nel grande palcoscenico della Serie A; per prima cosa, con il benestare del presidente, vola in Brasile accompagnato dall’osservatore sportivo Bergonzoni (Andrea Roncato), alla ricerca di un nuovo talento per la sua Longobarda.
Giunti in Brasile a Rio de Janeiro Bergonzoni si mette in contatto con il socio Giginho (Gigi Sammarchi), i due talent-scout tentano di imbrogliarlo e gli promettono l'ingaggio di alcuni fuoriclasse verdeoro. Prima con Éder, poi ottengono con una scusa l’autografo di Júnior e preparano un finto contratto. Canà si accorge della truffa, i due mediatori allora cercano veramente di metterlo in contatto con un campione brasiliano e puntano su Sócrates. Confidando di poterlo intercettare all’ospedale, essendo il giocatore anche un medico, fanno fingere a Canà un’appendicite perforata, ma il giocatore brasiliano è un ortopedico mentre il medico dell’ospedale è un omonimo chirurgo gastrico. Dopo un diverbio con il medico, Canà finisce veramente operato di appendicite! A questo punto Canà è ormai privo di speranza, ma i due strampalati talentscout lo mettono in contatto con il giovane e sconosciuto Aristoteles (Urs Althaus), con il quale l'allenatore tornerà in Italia.
Alla prima di campionato la Longobarda affronta la Roma e, nonostante aver segnato il primo gol, perde cinque a uno. L’inizio di campionato è un disastro: perde anche con il Verona e la Cremonese, infine dopo sette partite la Longobarda ha totalizzato soltanto 3 punti (tutti in casa). La panchina di Canà è già contestata dai tifosi e dai dirigenti della Longobarda, ma il presidente Borlotti rinnova la fiducia al suo allenatore.
Canà su ordine di Borlotti porta la squadra in ritiro, per ritrovare la forma che è mancata all’inizio del campionato; qui i problemi di adattamento del brasiliano Aristoteles si fanno evidenti, nessun compagno di squadra, infatti, vuole condividere con lui la stanza ed è quindi costretto a dormire con l’allenatore. Canà riesce comunque a rasserenare il giocatore, che ritrova la fiducia in se stesso.
Dopo il ritiro, la squadra trova la preparazione e la concentrazione necessarie per affrontare il campionato e il fenomeno Aristoteles esplode. Grazie anche ai suoi gol la Longobarda batte la Sampdoria, il Torino, l’Avellino e il Como, totalizzando, 8 punti in 6 partite (nel 1984-85 la vittoria valeva ancora due punti) e volando nei piani alti della classifica.
A questo punto però Speroni (Stefano Davanzati), capitano della squadra e amante della moglie di Borlotti (Licinia Lentini), geloso della fama raggiunta dal compagno di squadra, durante il big match Milan-Longobarda lo infortuna volutamente ad una caviglia, costringendo il giovane brasiliano ad un lungo stop; in virtù di questo, la squadra perde sette a zero con il Milan e infila una serie di risultati negativi che la riportano in zona retrocessione.
Canà, durante una rovinosa trasferta a Torino, in una giornata di Nebbia fittissima, perde contro la Juventus, insulta l’arbitro e si fa espellere prendendo otto giornate di squalifica! Durante il periodo d’interdizione cerca di usare la magia Vudù della suocera (Viviana Larice) contro Zico, dell’Udinese, utilizzando un pallone calciato dal medesimo. Secondo le aspettative di Canà la Longobarda avrebbe dovuto vincere quattro a zero e invece perde, a proprio grazie ad una quaterna del fenomeno brasiliano. Le ulteriori sconfitte con il Napoli e l’Inter sembrano aver condannato la squadra alla retrocessione in Serie B.
Alla terzultima partita di campionato Canà tenta di combinare la partita con la Fiorentina parlando con il suo allenatore Picchio De Sisti, nel tentativo di ottenere punti preziosi per la salvezza, ma i due non si capiscono con il risultato che il 50% dell’incasso della partita viene devoluto all’UNICEF e la Longobarda perde cinque a zero, nonostante il ritorno in campo di Aristoteles.
Michelina (Stefania Spugnini), la figlia di Canà, è triste perché crede che, se la squadra sarà retrocessa, suo padre verrà cacciato e non potrà più rivedere Aristoteles, di cui nel frattempo si è innamorata. Queste preoccupazioni danno al brasiliano nuova forza e nella penultima di campionato, contro la Lazio, risolleva le sorti della Longobarda; i gol del carioca, entrato al posto di Cavallo, e la conseguente vittoria danno una nuova speranza alla squadra, che arriva così all'ultima giornata con, in caso di vittoria, la matematica possibilità di restare in serie A.
Arrivati però alla vigilia della sfida decisiva contro l’Atalanta, il patron Borlotti svela le vere intenzioni al suo allenatore: rimanere ai vertici del calcio ha costi troppo elevati e l'ingaggio di Canà aveva il solo scopo di rispedire la squadra immediatamente in Serie B. Perciò il presidente pone Canà di fronte ad un ricatto: egli non dovrà schierare Aristoteles e quindi dovrà perdere la partita, in cambio conserverà l’incarico di allenatore nella stagione seguente con l’ingaggio raddoppiato.
Inizialmente Canà segue le prescrizioni di Borlotti, ma durante il secondo tempo, e con la Longobarda sotto di un gol, condizionato anche dalla figlia, con uno scatto d'orgoglio schiera in campo il brasiliano sostituendo proprio il capitano Speroni (che era d’accordo con il presidente). Questa mossa è decisiva, il brasiliano segna una doppietta e ribalta il risultato regalando alla Longobarda la salvezza nella massima serie. Canà viene portato in trionfo dai tifosi, si ritrova disoccupato ma si prende la sua rivincita con il presidente rivelandogli che sua moglie gli è infedele.

« Presidente Borlotti: Lei... è un disoccupato! Lo sa?
Oronzo Canà: Lei... è un cornuto! Lo sa?! »

(Ultima battuta del film)



Il Cast
SPOILER (click to view)
Questi sono gli interpreti principali; l'ordine è quello dei titoli di testa.

Oronzo Canà

È l’allenatore di un'immaginaria squadra provinciale lombarda di nome Longobarda, ed è ispirato all’allenatore Oronzo Pugliese che, come Canà, portava per scaramanzia il sale in panchina. Il cognome Canà fu pensato dallo stesso Banfi in modo da poter creare un qui pro quo con il nome della moglie Mara.

La "Bi-zona", lo schema di gioco utilizzato da Canà, fu creata per esasperare il parlare filosofico degli allenatori di quegli anni in materia di tattiche e moduli, ed è una parodia della "Doppia zona" dello stesso Pugliese. Il modulo consta di cinque difensori e cinque attaccanti che, secondo le parole dell'allenatore, doveva condurre in confusione i calciatori avversari tramite il movimento alternato dei reparti.

La signora Borlotti
È la moglie del presidente Borlotti della Longobarda (interpretata da Licinia Lentini), chiamata informalmente da Canà la presidentessa, durante tutto il film è protagonista di una tresca amorosa con il capitano della squadra Speroni.

Il presidente Borlotti
Interpretato da Camillo Milli, è il presidente della Longobarda, la squadra di calcio immaginaria protagonista nel film.

Durante le finte interviste all'interno del film, Milli fa la parodia di un presidente dell'epoca, probabilmente Edmeo Lugaresi del Cesena, che non riusciva a coniugare i verbi. Inoltre durante il Calciomercato, Milli fa una divertente caricatura della compravendita dei giocatori in comproprietà, una prassi che in quegli anni si stava diffondendo tra le società di calcio.

Mara Canà
Mara (La Grasta da nubile) è la moglie di Oronzo Canà, di origini albesi, interpretata da Giuliana Calandra. Il nome del personaggio è stato scelto per realizzare la gag comica di Canà, quando al Maracanã cerca di mettersi in contatto con la moglie Mara Canà creando un divertente equivoco con la centralinista.

Il capitano Speroni
Speroni, interpretato da Stefano Davanzati, è il capitano della Longobarda, insieme ad Aristoteles sono i migliori giocatori della squadra, suoi sono spesso gli assist decisivi per l’attaccante brasiliano. Egli però è geloso del successo del nuovo giocatore e si opera in diversi modi per boicottarne le prestazioni.

Aristoteles
È interpretato da Urs Althaus, già modello e attore di successo in Olanda, nonostante i suoi lineamenti non fossero proprio brasiliani venne scelto da Sergio Martino per interpretare il ruolo del fuoriclasse. Il suo nome prende spunto dal brasiliano Socrates, in una sorta di "dualismo" filosofico.

Michelina Canà
Stefania Spugnini interpreta la figlia di Canà ossessionata dai suoi inconcludenti rapporti sentimentali, a suo dire perché il padre è un allenatore di Serie B. S'innamorerà al termine del film del fuoriclasse Aristoteles, la paura di perderlo sarà decisiva per motivare il campione brasiliano nelle ultime due giornate di campionato e, inconsapevolmente, a convincere il padre a non cedere al ricatto del presidente Borlotti.

La suocera di Canà

La suocera di Canà con la passione della lirica e con attitudini alla magia nera è interpretata da Viviana Larice, un’attrice di teatro molto amica di Lino Banfi e fortemente voluta nel cast dallo stesso attore protagonista.

Il giornalista Ceretti
Franco Caracciolo è il caratterista che interpreta la parte del fastidioso giornalista ficcanaso, un poco effeminato, che si diverte a fare domande impertinenti al povero Canà.

Andrea Bergonzoni
Andrea Bergonzoni, interpretato da Andrea Roncato, è lo scalcinato mediatore sportivo che accompagna Canà in Brasile alla ricerca dell’ingaggio di un campione verdeoro.

Il duo comico Gigi e Andrea proprio in quegli anni raggiungeva la notorietà, anche grazie a passate esperienze lavorative per lo stesso regista Martino.

Giginho
Gigi Sammarchi è Giginho, la spalla di Bergonzoni, colui che in Brasile ha le mani in pasta dappertutto. Nelle sue battute ci sono spesso molte parole di portoghese che causano diversi equivoci divertenti con Canà.

Crisantemi
È la riserva che tiene spesso compagnia a Canà in panchina: comprato "ai primi di novembre", la sua espressione pallida e le sue osservazioni negative sull’andamento delle partite inducono Canà a credere che il giocatore gli porti sfortuna.

Nel ruolo di Crisantemi c'è Antonio Zambito che, come ricorda lo stesso regista, prima delle riprese era sempre truccato in modo da avere il viso smorto e con le occhiaie marcate. Pur non comparendo nella lista degli attori principali, recita una parte di rilievo nel film, ed è oggetto di battute memorabili dello stesso Canà.

« Crisantemi: Ha visto Wilkins che gol?
Canà: Io ho visto che tu ti devi stare zitto, perché a forza di grattarmi mi stai facendo venire l'orchite. Porca miseria! »



(Scambio di battute dopo il gol del Milan)

Nella partita decisiva contro l'Atalanta, si nota come anche Crisantemi fosse d'accordo con il presidente Borlotti. Infatti, quando Speroni sbaglia volutamente un tiro a porta vuota, gli domanda incredulo che intenzioni avesse.


Le riprese
Prima di iniziare le riprese, il regista Sergio Martino fece alcuni sopralluoghi a Rio De Janeiro che furono decisivi per la stesura definitiva della sceneggiatura. Con l’aiuto di personale reperito in loco, l’8 aprile 1984 riprese una delle ultime partite del campionato brasiliano allo stadio Maracanã: América - Flamengo 0-3. Nonostante i 55.452 spettatori[2], lo stadio era ben lontano dall’essere pieno, come ricorda lo stesso regista nella sua intervista; queste riprese furono in seguito intervallate da alcune scene girate sugli spalti dello Stadio Flaminio di Roma.

Il regista, in uno dei suoi viaggi verso il Sud America, si incontrò sull'aereo per Rio de Janeiro con Luciano Nizzola e Luciano Moggi (che allora lavorava per il Torino), i due dirigenti erano in trattativa per il passaggio di Júnior alla squadra torinese. La trattativa terminò pochi giorni prima dell'inizio delle riprese e ispirò la trama del film.
Durante i soggiorni a Rio, Martino selezionò i luoghi delle riprese oltreoceano: ad esempio il murales con i calciatori del Brasile ispirò l’incontro con Giginho. Il disegno fu realizzato dai tifosi brasiliani per schernire la loro nazionale dopo la sconfitta contro l'Italia ai Mondiali del 1982; in particolare Cerezo, responsabile secondo le cronache sportive brasiliane di non aver marcato a dovere Paolo Rossi, era raffigurato vicino a dei polli.

Inoltre durante un sopralluogo al Maracanã il regista notò un campetto di calcio, visibile dagli spalti più alti, nelle vicinanze dello stadio ed ebbe l'idea per la sceneggiatura dell'incontro tra Canà e Aristoteles. Tra i set brasiliani ci fu anche un ospedale di Rio, dove furono girate le scene di Canà ricoverato per una finta appendicite, ma gli interni dell'ospedale brasiliano, centralino escluso, sono stati girati all'ospedale Aurelia hospital di Roma, oggi set della serie televisiva Incantesimo.

Conclusi i sopralluoghi e redatta la sceneggiatura definitiva, la troupe e gli attori Banfi, Roncato, Sammarchi si recarono a Rio a girare nel giugno del 1984 le riprese del film ambientate in Brasile. Il resto della pellicola fu girata nel Lazio in sole sei settimane a cavallo tra giugno e luglio dello stesso anno.

La presentazione della squadra fu girata presso l’hotel Villa Pamphili di Roma, oggi rinominato San Peter, utilizzato anche per le riprese dedicate al calciomercato estivo, che allora avevano sede al Gallia nella periferia milanese, subito dopo la fine del campionato.

Le partite della Longobarda sono spesso intervallate da filmati di repertorio del campionato italiano di calcio 1983-84, questo tipo di montaggio è stato facilmente realizzato grazie ad uno stratagemma di Sergio Martino, che decise di far indossare la maglia bianca alla squadra di Canà, perché assomigliava alla maglia di riserva di molte squadre dell'epoca.

Le immagini della partita in cui la Longobarda è promossa in Serie A, Sambenedettese-Longobarda, sono in buona parte tratte dal repertorio di una partita di Serie B del 1983/84 tra la Samb e la Pistoiese, giocatasi alla penultima giornata di quel campionato allo Stadio Fratelli Ballarin di San Benedetto del Tronto. A provarlo c'è anche il cartellone pubblicitario della Banca Toscana che era sponsor istituzionale degli arancioni. La prima scena di esultanza del pubblico, che si vede alla fine dell'incontro, è in verità quella dei tifosi della Sambenedettese, che pareggiando quell'incontro 1-1 si poterono salvare con un turno di anticipo (la Pistoiese invece retrocesse). Le restanti scene di quel match, nonché tutti gli altri incontri del film, furono girati allo Stadio dei Marmi e allo Stadio Flaminio di Roma. Uno degli spezzoni delle partite della Longobarda (Il gol di testa dell'Inter) fu usato l’anno successivo per il film Mezzo destro, mezzo sinistro dello stesso regista.

La prima partita di campionato Roma-Longobarda è stata girata allo Stadio dei Marmi. Nel sottopassaggio degli spogliatoi dello stesso stadio è ambientato l’incontro tra Canà e i giocatori della Roma Pruzzo, Graziani, Ancelotti, Chierico, mentre gli altri giocatori che indossano la maglia della Roma erano invece delle semplici comparse.

Gli esterni della casa lombarda di Canà, dove si svolsero le contestazioni e la manifestazione di giubilo prima dell’ultima di campionato, sono stati girati a Marino in provincia di Roma.

Le riprese del ritiro della squadra sono state girate presso l’hotel La locandina, vicino a Frascati.

La scena in cui Canà ruba il pallone a Zico per il rito Vudù è stata girata nei campi di allenamento dell’Udinese, più precisamente allo Stadio Moretti di Udine che in seguito alla corstruzione dello Stadio Friuli (1976) divenne il campo d'allenamento della società friulana. Negli anni 90 è stato abbattuto e ora al suo posto sorge il parco urbano Alfredo Foni.

L’inseguimento di Canà alla stazione ferroviaria, prima che Aristoteles (Urs Althaus) raggiunga l’aeroporto e ritorni a casa in Brasile, è stata girata a Roma Tuscolana (qui tutti i cartelli azzurri con il nome della stazione furono coperti). Curiosa la presenza della scritta W la Longobarda su di una colonna della banchina.

Verso il termine del film, Aristoteles suona la chitarra per Michelina in un dehor sulle rive di un lago che, secondo la sceneggiatura, rappresenterebbe un lago del Nord-Italia; in realtà le riprese furono fatte nei pressi del Lago Albano di Castel Gandolfo.
Il finale del film e l'ultima partita del campionato Longobarda-Atalanta sono stati girato allo Stadio Flaminio; gli spogliatoi inquadrati prima dell'inizio della partita e durante l'intervallo sono effettivamente quelli del medesimo stadio. Al termine della partita, durante l’invasione di campo, la sceneggiatura prevedeva che i due gemelli ultrà della Longobarda (Antonio e Luigi Soldati) portassero Oronzo Canà in trionfo sulle spalle, ma durante le riprese le comparse presero il povero Banfi per i testicoli; questo infortunio ispirò la penultima scena comica del film, inizialmente non prevista nella sceneggiatura.

« Canà: M'avete preso per un coglione.
Tifosi: Ma no, sei un eroe!
Canà: No! Mi avete preso per un coglione.
Tifosi: Ma no, sei un eroe!
Canà: Mi avete preso per un coglione sotto la mano, mi fa male! »





Critica
L’allenatore nel pallone uscì nelle sale nell’ottobre del 1984, in un periodo caratterizzato dal declino della commedia erotica all'italiana, e rappresenta uno degli ultimi contributi al genere di cui Lino Banfi era principale interprete.

Che il film strizzi l’occhio al genere erotico si evince chiaramente dalla moglie del presidente Borlotti (Licinia Lentini, il cui nome nei titoli di testo compare per secondo dopo quello di Lino Banfi e prima di Camillo Milli) e dalla relazione adultera di quest’ultima con il capitano della Longobarda Speroni (Stefano Davanzati), ma lo si evince anche dallo scalcinato mediatore sportivo Bergonzoni con la sua passione per le natiche e le mammelle delle Brasiliane. Inoltre la moglie di Canà in alcune inquadrature sembra provocare Bergonzoni (interpretato da Andrea Roncato, il quale con Gigi Sammarchi formava il duo comico Gigi e Andrea che proprio in quegli anni raggiungeva la notorietà); mentre di tutt’altro stile è la relazione tra la figlia di Canà Michelina (Stefania Spugnini) e Aristoteles (Urs Althaus).

Con un Lino Banfi in splendida forma e negli anni migliori della sua professione artistica, lo sfortunato allenatore di calcio Oronzo Canà conquista il pubblico, anche se il film scorre in modo disomogeneo, alternando scene memorabili di grande comicità a battute volgari tipiche dei B-movie anni ‘80 che, insieme alle continue passerelle di giocatori, allenatori e giornalisti reali del mondo del calcio, furono poco apprezzate dalla critica.

Il seguito
Nonostante il successo del film, gli autori hanno realizzato un seguito soltanto ventiquattro anni dopo (L'allenatore nel pallone 2), riconfermando il cast storico del primo episodio.

Colonna sonora
La colonna sonora de L’allenatore nel pallone è stata curata dai fratelli De Angelis, meglio noti come Oliver Onions, e assai conosciuti per le innumerevoli sigle di cartoni animati, nonché per le colonne sonore dei film di Bud Spencer e Terence Hill.
 
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view post Posted on 27/11/2009, 21:53
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king of harts
view post Posted on 27/11/2009, 22:13




A suo modo è diventato un classico della commedia all'italiana, e probabilmente anche il miglior film sul calcio mai fatto in Italia. Alcune battute poi sono diventate dei veri e propri tormentoni tipo "Mi avete preso per un coglione...ma no per un eroe!!". Il film è comunque divertente ed insieme a Vieni avanti cretino il punto più alto della comicità banfiana.

Qui è trasmesso un'infinità di volte dalle tv private locali...
 
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