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La tragedia di Vermicino, 10-13 Giugno 1981

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isabell
view post Posted on 7/8/2009, 19:55




« Volevamo vedere un fatto di vita, e abbiamo visto un fatto di morte. Ci siamo arresi, abbiamo continuato fino all'ultimo. Ci domanderemo a lungo prossimamente a cosa sarà servito tutto questo, che cosa abbiamo voluto dimenticare, che cosa ci dovremmo ricordare, che cosa dovremmo amare, che cosa dobbiamo odiare. È stata la registrazione di una sconfitta, purtroppo: 60 ore di lotta invano per Alfredo Rampi. »

(Giancarlo Santalmassi durante l'edizione straordinaria del Tg2 del 13 Giugno 1981)



Alfredo Rampi, detto Alfredino per la sua giovane età (Roma, 11 aprile 1975 - Vermicino, 13 giugno 1981), è stato il protagonista di un tragico fatto di cronaca dei primi anni '80: mercoledì 10 giugno 1981, alle 19, cadde in un pozzo artesiano largo 28 cm e profondo 80 metri in località Selvotta, una piccola frazione di campagna vicino Frascati, situata lungo la via di Vermicino, che collega Roma sud a Frascati nord.

I soccorritori cercarono con grandi sforzi di salvarlo: si pensò che Alfredino fosse bloccato a 36 metri di profondità, ma la creazione di un tunnel parallelo non si rivelò risolutiva, in quanto il bambino sprofondò giù per altri 30 metri. Il dramma fu seguito tramite una diretta televisiva non stop lunga 18 ore a reti RAI unificate. L'Italia intera rimase in ansia a seguire l'evolversi della situazione: si stimò che più di 21 milioni di persone avessero seguito alla televisione la straziante vicenda.

Sul luogo si portò anche l'allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini. Un coraggioso volontario, Angelo Licheri, (di professione tipografo) si fece calare nel pozzo, perché piccolo di statura e molto magro. Riuscì ad avvicinarsi al bambino, tentò di allacciargli l'imbragatura per tirarlo fuori dal pozzo, ma per ben tre volte l'imbragatura si aprì; tentò quindi di prenderlo per le braccia, ma purtroppo il bambino scivolò ancora più in profondità. In tutto, Licheri rimase a testa in giù 45 minuti.

Man mano che passavano le ore la voce del bambino, raggiunto da un microfono, giungeva sempre più flebile. Il bambino, probabilmente ferito dalle cadute, morì verso le ore 6:30 del 13 giugno dopo che un altro volontario, Donato Caruso, provò come Licheri ad imbragare il bambino e fu in quel momento che quest'ultimo si accorse che Alfredino era ormai spirato. Il corpo fu recuperato l'11 luglio, ben 28 giorni dopo la sua morte.

In seguito la madre, Franca Rampi, fondò il "Centro Rampi" che si occupa di Protezione Civile e minori.

Questione mediatica

Questo evento ebbe una notevole importanza mediatica.

Si è trattato del primo caso che, trasmesso a lungo in televisione, ha fatto rimanere milioni di persone in ansia davanti al televisore per seguirne lo svolgimento.

Le tecnologie per le dirette da luoghi esterni non erano sufficientemente sviluppate da permettere agevolmente lunghe dirette e gli eventi di cronaca erano mandati in onda in differita e in sintesi.

Inoltre i giornalisti dell'epoca, per pudore o per motivi etici, erano contrari a trasmettere tragedie così dolorose e tragiche, per rispetto sia delle vittime che degli spettatori. In questo caso le immagini in diretta furono inizialmente trasmesse perché si riteneva che si trattasse di un incidente che si sarebbe risolto positivamente in poco tempo.

Col passare del tempo la situazione si era lentamente aggravata, ma era troppo tardi per interrompere le trasmissioni.

Se oggi appare ovvio che i giornalisti si intromettano in eventi dolorosi di questo tipo, in precedenza la questione costituiva un grave problema morale ed un famoso film americano, L'asso nella manica di Billy Wilder del 1951, aveva trattato questo argomento.

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Il dubbio sulla dolosità
Alfredo e la sua morte sono anche uno dei vari misteri italiani.

Attraverso le fotografie del corpo congelato, al momento della dichiarazione di morte, si notò una imbragatura che lo avvolgeva, durante l'interrogatorio di Angelo Licheri il volontario disse che era stato lui a metterla quando si era calato per il tentativo di salvataggio. Questa tesi fu contestata dai pompieri che sostennero che simile imbragatura non poteva essere assolutamente messa dentro un pozzo artesiano. Venne ascoltato il responsabile del CAI (A.B.), che riconobbe l'imbracatura appartenente al gruppo di speleologi e dichiarò assieme a tutti gli altri soccorritori che era la stessa usata nel tentativo di salvataggio di Alfredino.

Durante le indagini vennero interpellati i costruttori di quel pozzo, i quali affermarono che data la complessità della sua apertura era impossibile che un bambino ci fosse caduto accidentalmente. Si crearono però discrepanze riguardo a quello che doveva essere il diametro del pozzo alla sua imboccatura, poiché i primi volontari vi si erano calati senza troppa difficoltà. I costruttori poi cambiarono versione riguardo alla copertura del pozzo, cosí che non si poté risalire a responsabilità riguardo a chi potesse averlo lasciato aperto.

Ad aumentare il mistero furono le stesse parole del piccolo Alfredo pronunciate in quelle ore di agonia: non aveva la benché minima idea di sapere dove si trovasse e nemmeno come ci fosse capitato. La poca luciditá data dalla mancanza di ossigeno e dalla permanenza prolungata nel pozzo potrebbero spiegare questa incongruenza.

Il magistrato era certo che Alfredo fosse stato calato nel pozzo dopo che era stato addormentato e che quindi non vi fosse caduto, ma le indagini furono archiviate per l'impossibilità di giungere alla verità.

Il volontario del soccorso alpino Tullio Bernabei continuerà a sostenere la sua verità, che è quella degli speleologi del CAI, che è quella di Licheri, che é quella della stessa famiglia Rampi: "L'imbracatura trovata sul corpo del bambino era il frutto dei nostri tentativi di salvataggio, in particolare quello di Licheri. Purtroppo quella di Vermicino è una storia abbastanza semplice".

Citazioni
I Baustelle dedicano ad Alfredo Rampi la canzone "Alfredo" inclusa nell'album Amen del 2008 che ne critica soprattutto l'aspetto mediatico. C'è anche il romanzo "Dies irae" di Giuseppe Genna, in cui l'autore riprende la tesi della dolosità.

Il cantautore Renato Zero fece un rapido accenno alla vicenda, nel brano "Per carità", inserito in uno dei suoi doppi album dei primi anni ottanta, Artide Antartide, cantando:

«Se muore un bambino,/C'è un teleobiettivo!»,



un riferimento che oggi sembra velato e addirittura qualunquista, ma all'epoca (il disco esce proprio nello stesso 1981), l'evento ebbe una tale risonanza da essere colto al volo anche in un'affermazione apparentemente generica e lapidaria come questa, soprattutto calcolando l'enorme e fedele seguito che aveva Zero per l'epoca. Anche qui, la prevalenza è per l'aspetto mediatico.

Tra l'altro, il verso in questione segue: «L'inchiesta s'apre e si chiude!» e precede «Per carità, non staccare gli occhi mai dalla tivù», due frasi altrettanto significative, che incorniciano la vicenda in un ambiente di ironica critica dell'aspetto prettamente mediatico della situazione.

Il gruppo musicale Cristiano & la Pork Band, molto noto in Ciociaria per la caratteristica di comporre i testi in dialetto, nella canzone "80voglia" dedica al piccolo Alfredo un intermezzo rap (qui tradotto in italiano): "dentro al pozzo piangeva il povero Alfredino e al freddo con la mamma il presidente Pertini. Se oggi qualcuno ancora non se ne è accorto, vengono a farsi belli solo quando ormai sei morto".

Fabri Fibra, nella canzone Su le Mani (Tradimento), cita la tragedia con la frase «non credo nel destino da quando ho visto Alfredino ti assicuro quella storia mi ha scioccato da bambino»

Filmografia

Ispirato alla storia di Alfredo Rampi è il film "Una bambina da salvare"(1989) del regista Mel Damski, che narra la storia di Jessica, una bambina di diciotto mesi che cade in un pozzo stretto e profondo ad Odessa (Texas). Tutta la cittadina resterà con il fiato sospeso per moltissime ore ma nel finale (a differenza della storia di Alfredo Rampi) i soccorritori riusciranno a trarre in salvo la piccola. Da notarsi come molti elementi del film coincidono con quelli della storia di Alfredino, come ad esempio l'inefficacia dell'idea di scavare pozzi paralleli utilizzando macchinari pesanti le cui vibrazioni possono far precipitare la bambina ancora più in profondità.

In chiave satirica, la vicenda è adombrata anche in Radio Bart, un episodio dei cartoni animati I Simpson, dove Bart simula, con un walkie-talkie gettato in fondo a un pozzo, la vicenda di un bambino intrappolato, salvo finire poi per davvero in fondo a quel pozzo.

Edited by ilvento71 - 13/1/2019, 11:21
 
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