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Lucky (Due di Picche)
view post Posted on 11/8/2009, 10:51 by: Lucky (Due di Picche)




condannato anche John William Yethaw
Birmania, 18 mesi a Aung San Suu Kyi
Il tribunale ha condannato il premio Nobel per la pace agli arresti domiciliari nella casa di rangoon

Aung San Suu Kyi mentre lascia il tribunale il terzo giorno del processo (Reuters)
RANGOON- Altri 18 mesi agli arresti domiciliari. Aung San Suu Kyi, il leader dell'opposizione birmana, rimarrà nella sua casa-prigione ancora un anno e mezzo. L'accusa per il premio Nobel per la Pace è di violazione degli arresti domiciliari. Secondo molti è semplicemente una scusa che il regime birmano ha individuato per togliere di mezzo l'attivista in vista delle elezioni del prossimo anno dopo l'iniziativa di John William Yethaw, cittadino americano di religione mormone, che il 3 maggio ha raggiunto a nuoto la casa di Suu Kyi. L'uomo, processato anche lui, è stato condannato a sette anni di lavori forzati.

GLI ARRESTI- La leader della Lega Nazionale per la Democrazia è stata condannata per aver ospitato il 4 e il 5 maggio Yethaw ed è stata immediatamente ricondotta nella sua abitazione di Rangoon dopo la sentenza. Un tribunale speciale, riunito nel complesso carcerario di Insein, a nord della capitale, ha riconosciuto Suu Kyi colpevole di aver violato i termini che, dal 2003, regolano la sua detenzione domiciliare, per aver fatto entrare nella sua abitazione il pacifista americano.

LA CONDANNA- San Suu Kyi è stata condannata a tre anni dal tribunale militare. Una pena che il generale Than Shwe, capo della giunta militare al potere, ha tuttavia deciso di ridurre, commutandola in un anno e mezzo agli arresti domiciliari. Con questa nuova reclusione, Suu Kyi viene esclusa dalla elezioni che la giunta militare intende organizzare nel Paese per il 2010. Il premio Nobel ha trascorso 14 degli ultimi 20 anni in stato di detenzione, per lo più agli arresti domiciliari. La 64enne avrebbe finito di scontare la sua pena il 21 maggio. La donna, figlia di uno storico oppositore al regime militare birmano, è agli arresti domiciliare dal 1989. Ed è diventata simbolo della lotta per la libertà birmana.

IL PACIFISTA - Più pesante il verdetto a carico del co-imputato di Suu Kyi, il 54enne statunitense John Yettaw, in tutto sette anni di lavori forzati: tre ancora per violazione delle leggi sulla sicurezza, altrettanti per immigrazione illegale nel Paese asiatico, e infine uno per violazione delle norme municipali sull'attività natatoria. L'americano aveva raggiunto a nuoto la residenza della donna dopo aver avuto a suo dire «una visione nella quale sarebbe stata assassinata».

LE REAZIONI- «Costernato e in collera». Così il primo ministro inglese Gordon Brown si esprime sull'ennesima condanna al premio Nobel. Insieme alla reazione di Brown è giunto anche un appello del governo della Malaysia per una riunione d’urgenza dell’Associazione dei Paesi del sud est asiatico, Asean. «L'Unione europea condanna il verdetto di colpevolezza emesso contro Aung San Suu Kyi e risponderà con sanzioni supplementari verso i responsabili della condanna». È quanto si legge in un comunicato della presidenza della Ue. «Il processo contro San Suu Kyi è ingiustificato e va contro il diritto nazionale e internazionale».


11 agosto 2009



LA DECISIONE annunciata sul sito ufficiale. sarà badoer a guidare la monoposto
Schumi rinuncia al ritorno in F1
Il pilota: «Ho fatto il possibile per i dolori al collo, ma non ha funzionato». Montezemolo: «Sono dispiaciuto»


MILANO - Niente da fare: il grande ritorno non ci sarà. Michael Schumacher non sostituirà Felipe Massa alla guida della Ferrari nelle prossime gare di Formula 1. Il pilota tedesco ha annunciato la sua decisione sul proprio sito ufficiale. «Ho fatto il possibile per il temporaneo ritorno. Con grande rammarico, non ha funzionato».

DOLORI - Il sette volte campione del mondo avrebbe dovuto salire al volante della Ferrari F60 a partire dal Gp d'Europa, in programma a Valencia il 23 agosto. «Ieri sera - dice Schumi - ho informato il presidente Luca di Montezemolo e il team manager Stefano Domenicali. Purtroppo, non sono in grado di sostituire Felipe». Colpa dei dolori al collo, conseguenza dell'incidente in moto del febbraio scorso. Schumacher scrive che «le fratture nell'area del collo e del capo purtroppo sono risultate troppo gravi. Non siamo riusciti a risolvere i problemi, con il dolore emerso dopo il test privato al Mugello. Dal punto di vista medico e terapeutico abbiamo provato di tutto».

GLI ULTIMI TEST - Il tedesco, che il 29 luglio aveva annunciato il clamoroso ritorno alle competizioni, è sceso in pista sul tracciato toscano lo scorso 31 luglio, quando ha provato una F2007. Con la monoposto utilizzata dal Cavallino nel Mondiale di 2 anni fa, Schumi ha completato 67 giri. «Dobbiamo vedere come reagiranno il mio corpo e i miei muscoli nei prossimi giorni», aveva detto dopo il collaudo. Alla fine della scorsa settimana, il pilota ha provato a testare la sua condizione per due giorni al volante dei kart sulla pista lombarda di Lonato. «Abbiamo avuto due ottime giornate sui Kart a Lonato. Braccia, torace, spalle, collo: un allenamento eccellente, senza dubbio», diceva Schumi. Evidentemente, il quadro è cambiato dopo le valutazioni delle ultime ore. Fino alla clamorosa rinuncia. Che ha costretto la Ferrari a un'improvvisa inversione di rotta: al posto di Michael, sarà Luca Badoer a guidare la monoposto nel gran premio d'Europa.

MONTEZEMOLO: «DISPIACIUTO» - «Sono molto dispiaciuto per il problema che impedirà a Michael di tornare a gareggiare» ha detto Luca di Montezemolo in una nota diffusa dalla casa di Maranello. «In questi giorni avevo potuto apprezzare il grande impegno e la straordinaria motivazione che lo animavano - ha detto ancora Montezemolo - e che avevano coinvolto il team e gli appassionati in tutto il mondo. Il suo ritorno avrebbe sicuramente fatto bene alla Formula 1 e sono certo che lo avremmo rivisto lottare per la vittoria. A nome della Ferrari e di tutti i suoi tifosi desidero ringraziarlo - ha proseguito Montezemolo - per il grande attaccamento alla squadra dimostrato in questa circostanza. D'accordo con Stefano Domenicali abbiamo quindi deciso di dare a Luca Badoer la possibilità di correre con la Scuderia dopo tanti anni di prezioso lavoro svolto nel ruolo di collaudatore».


11 agosto 2009



i cadaveri sono stati ritrovati nella periferia della capitale
Cecenia, morti i due attivisti di una ong
Si tratta della direttrice di un'organizzazione giovanile e il marito, entrambi russi, rapiti lunedì a Grozny

MILANO- A un mese dall'omicidio di Nataliya Estemirova, erede di Anna Politkovskaja, nuovo assassinio in Cecenia. A pagare con la vita sono sempre attivisti per i diritti umani. Questa volta si tratta di Zarema Sadulayeva, direttrice di una organizzazione non governativa che si occupa di giovani «Salviamo la generazione» e il marito Alik Dzhabrailov,. I coniugi avevano 33 anni ed erano entrambi di nazionalità russa. La coppia è stata rapita lunedì pomeriggio a Grozny.

L'ASSASSINIO- I cadaveri sono stati ritrovati nel bagagliaio della loro automobile parcheggiata nella periferia della capitale cecena a Chernorech con ferite d'arma da fuoco. A rendere noto l'omicidio Alexander Cherkasov, un portavoce dell'altra Ong «Memorial», nella quale militò a suo tempo anche Natalia Estemirova. Lo ha confermato anche l ministero dell'Interno.



11 agosto 2009


Il delitto di teramo - In manette è finito anche il padre di uno dei ragazzi
Giovane ucciso con un pugno,
arrestati due minorenni

Presi i presunti responsabili della morte di Antonio De Meo, studente di 23 anni, colpito durante una lite

Carabinieri sul luogo dove è avvenuta l'aggressione (Ansa)
TERAMO - I carabinieri di Teramo hanno arrestato i due presunti responsabili della morte di Antonio De Meo, il 23enne studente universitario dell'ascolano ucciso dopo essere stato colpito da un pugno violentissimo in testa durante una lite con alcuni giovani: in manette sono finiti due minorenni del posto. Alla base dell'aggressione ci sarebbe stato un litigio tra Antonio e quattro ragazzi per la propria bicicletta, quella con cui aveva raggiunto il chiosco di panini vicino al lungomare: qualcuno l'aveva spostata e lo studente pensava fosse stata rubata dai giovani. È volata qualche parola di troppo, poi le botte e quel terribile ultimo pugno alla tempia.

LE ACCUSE - I due minori sono ora accusati di omicidio preterintenzionale in concorso e uno dei due anche di concorso in incendio e ricettazione. In manette è finito anche il padre di un minorenne, per ricettazione e incendio: saputo cosa aveva fatto il figlio, questi aveva infatti dato fuoco al motorino con il quale il giovane era scappato dal chiosco, un mezzo che era stato tra l'altro rubato ai primi di luglio a Giulianova. I due erano già stati fermati e portati in caserma, insieme ad altri due giovani che invece erano estranei all'aggressione in quanto solo "spettatori" dell'accaduto.


11 agosto 2009



Casini: «Deriva leghista». Il Pd: «Proposta schizofrenica».
La Cgia: «Vantaggio per il sud»
Gabbie salariali, no dei sindacati
Pdl: «Contratti legati al territorio»

La Uil: «Stupidaggine». La Cgil: «Contrarissimi». La Cisl: «Ritorno all'Urss». No anche da Confindustria

Luigi Angeletti (LaPresse)
ROMA - È il tema delle «gabbie salariali» a infiammare il dibattito politico di agosto. La proposta della Lega, rilanciata anche dal premier Silvio Berlusconi di «agganciare» i salari al costo della vita sul territorio, provoca qualche malumore all'interno della maggioranza e le dure critiche dell'opposizione. Ma sono soprattutto i sindacati ad alzare la voce.

CGIL, CISL E UIL - La Cgil si dice «contrarissima», perché con la reintroduzione delle «gabbie salariali» i lavoratori «pagherebbero la debolezza del Paese». «Il lavoro è uguale e dunque deve essere pagato ugualmente in Italia ovunque» afferma all'Agi la segretaria confederale Morena Piccinnini. Riguardo al Mezzogiorno, «bisogna considerare di più e meglio quel lavoro che invece oggi è profondamente sottovalutato da tutto il sistema delle imprese che scaricano sui lavoratori la loro debolezza in termini di progettazione e capacità di stare sul mercato». Bocciatura senza mezzi termini anche da parte del segretario della Uil, Luigi Angeletti. Secondo il leader sindacale, «le gabbie salariali sono una stupidaggine non condivisa da nessun imprenditore né dalle loro associazioni. Un'idea che si applicava in Italia e in Urss negli anni '50: due esperienze che si sono estinte negli anni '90 positivamente nel nostro Paese e in ben altro modo nell'Unione sovietica. Nessuno riesce a dire come potrebbero essere applicate». Angeletti boccia anche l'opzione di una scala mobile a doppia velocità. «È anche questa una stupidaggine perché il salario e le retribuzioni compensano il lavoro come si fa e non dove si fa. Non c'è nessun imprenditore italiano o associazione di imprese favorevole a un'idea del genere e un motivo, evidentemente, ci sarà». Secco no di Raffaele Bonanni. In un'intervista rilasciata a ilsussidiario.net, il leader della Cisl afferma che «se pensassimo davvero di stabilire i salari per legge sarebbe un ritorno all'Unione sovietica, scavalcando le parti sociali proprio dopo aver definito il nuovo impianto contrattuale che dà forza alla contrattazione locale e aziendale. Non è una proposta seria». Per il segretario generale dell’Ugl, Renata Polverini, le gabbie salariali «sono un errore, servirebbero solo a penalizzare ulteriormente il Sud».

CONFINDUSTRIA - No anche dal presidente di Confindustria Sicilia, Ivan Lo Bello: «Finirebbero per ingessare le dinamiche di mercato: penso piuttosto che vada valorizzato il nuovo modello contrattuale che dà un ruolo rilevante alla contrattazione aziendale, che meglio di ogni altro sistema, con la necessaria flessibilità, può fotografare le differenze tra nord e sud del paese e favorire un progressivo processo di convergenza economica».

CGIA DI MESTRE - Di avviso contrario è il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi, secondo il quale le gabbie salariali esistono già perché i lavoratori del Nord guadagnano mediamente il 30% in più dei colleghi del Sud. «Se venissero reintrodotte per legge - afferma - avvantaggerebbero i lavoratori meridionali. Infatti, se teniamo conto che la Banca d'Italia ha dichiarato nei giorni scorsi che il costo della vita è del 16% circa superiore al Nord rispetto al Sud, l'introduzione delle gabbie salariali dovrebbe, quindi, far recuperare ai lavoratori dipendenti del Mezzogiorno un differenziale oggi esistente con quelli del Nord di circa 14 punti dato dalla differenza tra i maggiori livelli medi salariali e il maggior costo della vita presenti nel settentrione».

PDL- Il presidente del gruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, afferma invece che «il termine gabbie salariali va tolto dal dibattito perché ingenera equivoci e giustamente si presta a polemiche». «Il programma per il Sud che stiamo mettendo a punto - aggiunge - deve lasciare spazio alla flessibilità contrattuale, affinché si tenga conto dei livelli di produttività e del costo della vita». Anche Daniele Capezzone, portavoce del Pdl, sottolinea che «più di qualcuno, nell'opposizione, fa finta di non capire, ed evoca il fantasma delle gabbie salariali, cioè di differenze salariali stabilite per legge. Non è questo il modello perseguito dal Governo, dalla maggioranza e da Silvio Berlusconi, che invece da mesi (si pensi all'accordo siglato all'inizio dell'anno per la riforma dei contratti) indicano un percorso diverso: quello di un progressivo superamento del contratto nazionale (modello obsoleto, difficile da rinnovare, con trattative estenuanti e attese inaccettabili per milioni di lavoratori) a beneficio di contratti più legati al territorio e all'azienda, e con un forte rapporto tra aumenti salariali e produttività».

ROTONDI - Il ministro per l'Attuazione del Programma di Governo, Gianfranco Rotondi, ribadisce: «Non mi pare proprio che Berlusconi faccia riferimento alle gabbie salariali alle quali rimaniamo contrari. Piuttosto, il presidente del Consiglio sta pensando a un tipo di contrattazioni regionali per incoraggiare investimenti nel Sud e favorire una nuova stagione di ripresa imprenditoriale del Meridione».

SCAJOLA- E il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, afferma al Tg di La7: «No alle gabbie salariali se queste sono intese come una discriminazione nei confronti del Sud d'Italia. Sì ad una contrattazione che tenga presente la produttività e la vicinanza al territorio dello stipendio delle persone».

CASINI - Ma l'ipotesi lanciata dalla Lega suscita anche molti pareri negativi. Dopo la presa di posizione di Raffaele Lombardo, presidente della Regione Sicilia e leader dell'Mpa («Idea sbagliata, Silvio segue la Lega»), arrivano le dure dichiarazioni di Pier Ferdinando Casini. «Bisogna riconoscere che Berlusconi è un grande venditore - afferma il leader Udc - e questa estate è impegnato a vendere ancora la sua propaganda agli italiani. Ma oggi la campagna elettorale è finita, mentre restano da risolvere ancora molti problemi». «La Lega sta determinando la politica del Governo, dalle ronde alle gabbie salariali, ai dialetti, alle bandiere regionali, tutto quello che fa questa maggioranza, lo fa perché lo vuole la Lega - aggiunge -. Bisogna bloccare questa deriva e pensare di più ai problemi degli italiani».

IL PD - Duro anche il Partito Democratico. «La proposta del premier sulle gabbie salariali è sbagliata e schizofrenica - afferma in una dichiarazione Sergio D'Antoni, responsabile Mezzogiorno del Pd. - Com'è possibile che dopo aver concluso un accordo per la riforma della contrattazione in cui si dà grande autonomia alle parti sociali, ora voglia imporre dei limiti salariali per legge?». «Il nucleo della questione - prosegue D'Antoni - è comunque un altro. Nel mezzogiorno la stragrande maggioranza delle famiglie può contare su un solo reddito e i salari sono in media più bassi del 30% rispetto al nord. Le gabbie salariali nel Sud è come se esistessero già, ma hanno solo un nome diverso: disoccupazione».

IDV - Secondo Antonio Di Pietro, «le gabbie salariali sono una soluzione ad effetto che fa esclusivamente appello al senso comune di chi, vivendo al Centro-Nord ed essendo stato almeno una volta nel Meridione, ha constatato che un piatto di lenticchie costa tre euro invece di cinque. Una soluzione demenziale ad un problema importante, quello salariale, che vede l'Italia agli ultimi posti per livelli retributivi in Europa» sottolinea il leader dell'Italia dei valori. «Abbiamo gli stipendi più bassi del Continente e mettiamo sul tavolo la discussione di come ridurli invece che aumentarli: direi che è il modo più demenziale per risolvere il problema».







10 agosto 2009
 
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