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Lucky (Due di Picche)
view post Posted on 8/8/2009, 10:44 by: Lucky (Due di Picche)




L'uomo più ricercato del paese ammazzato dopo 10 ore di assedio
E' sospettato di essere dietro le principali stragi che hanno colpito l'isola
Indonesia, polizia uccide Top
mente degli attacchi a Bali e Giacarta


Le forze di polizia durante il blitz
GIACARTA - Al termine di un lungo assedio iniziato oltre 10 ore fa la polizia indonesiana ha ucciso un uomo che ritiene essere Noordin Mohammad Top, 41 anni, il ricercato numero uno del Paese. Noordin è sospettato di essere, tra l'altro, la mente degli attentati suicidi del mese scorso contro due alberghi di Giacarta e soprattutto di quello nella discoteca di Bali che il 12 ottobre 2002 causò 202 morti.

L'uomo, esponente di punta della Jemaah Islamiah (legata ad al Qaeda) da cui si era recentemente separato, era asserragliato in una casa nel villaggio di Kedu vicino Temanggung, nella parte centrale di Giava.
Gli agenti hanno ingaggiato un conflitto a fuoco con i suoi fedelissimi barricati all'interno.

Noordin, 41 anni, ex contabile, il terzo terrorista più ricercato dall'Fbi, è sospettato di essere dietro le principali stragi che hanno colpito l'Indonesia negli ultimi anni, compresi gli attacchi kamikaze contro gli alberghi Marriott nel 2003, un'esplosione all'esterno dell'ambasciata australiana nel 2004 e un triplice attentato suicida contro i ristoranti ancora di Bali nel 2005. Il 17 luglio l'ultima azione: due kamikaze si fecero saltare in aria negli hotel di Giacarta JW Marriott (lo stesso colpito nel 2003) and Ritz-Carlton uccidendo sette persone e ferendone 53.

(8 agosto 2009)


Il "signore della guerra" avrebbe perso la vita per l'attacco
di un drone americano. E' accusato dell'omicidio Bhutto

Pakistan, "Mehsud non è morto"
i taliban smentiscono l'uccisione

Il portavoce dei guerriglieri: "E' vivo e a breve diffonderemo un suo video
la sua morte solo una montatura delle agenzie d'intelligence"



Baitullah Mehsud
ISLAMABAD - Dopo un silenzio quasi ostentato, dagli ambienti dei taliban in Pakistan è arrivata una smentita circa la presunta uccisione di Baitullah Mehsud, il "signore della guerra" del Waziristan del Sud che avrebbe perso la vita nell'attacco missilistico di un drone americano contro la casa del suocero, avvenuto nella notte fra martedì e mercoledì scorsi in un inaccessibile villaggio di montagna al confine con l'Afghanistan.

"Il leader talebano Baitullah Mehsud è vivo, si sta solo nascondendo e a breve diffonderemo un video che lo dimostra" ha dichiarato ad una televisione araba e a quella pakistana Hakeemullah Mehsud, portavoce e parente del signore della guerra. A negare l'eliminazione del capo guerrigliero sud-waziro è stato il comandante dei taliban pakistani che controlla le milizie ultra-fondamentalistiche di Orakzai, Kurram e Khyber, altre tre aree tribali semi-autonome che come il Waziristan si estendono a ridosso della frontiera afghana.

Hakimullah ha liquidato la notizia della morte di Baitullah, aggiungendo che si trarrebbe semplicemente di una "montatura delle agenzie d'intelligence". Lo ha riferito il network britannico 'Bbc' attraverso il proprio notiziario on-line in urdu, la lingua nazionale del Pakistan. La stessa 'Bbc' ha puntualizzato che le affermazioni di Hakimullah non hanno peraltro finora trovato alcun riscontro da parte di fonti indipendenti.

E' un fatto che sono proprio i potenti servizi segreti di Islamabad ad aver accreditato come cosa fatta l'eliminazione di Baitullah Mehsud, auto-proclamatosi leader di tutti i taliban del suo Paese, e considerato il mandante dell'assassinio dell'ex premier Benazir Bhutto, alla fine del 2007. Il governo pakistano mantiene invece per il momento un atteggiamento estremamente cauto: sebbene ieri sera con la stessa emittente il ministro degli Esteri, Shah Mahmood Qureshi, avesse definito "piuttosto certa" la morte del nemico pubblico numero uno, finora si è preferito evitare ogni conferma ufficiale in attesa di approfonditi accertamenti "sul posto".
(8 agosto 2009)


Sanzioni dure e senza eccezioni per i natanti italiani sorpresi
in acque territoriali libiche. A giugno Gheddafi era stato in Italia
Libia annuncia: sarà linea dura
per le violazioni dei pescherecci
Lo sfruttamento delle risorse marine deciso durante la "storica" visita
Tripoli: "finora la questione gestita con procedure umanitaristiche"

ROMA - Sanzioni dure e "senza eccezioni", d'ora in poi, contro i pescherecci italiani sorpresi nelle acque territoriali libiche. Lo rende noto, con un comunicato, l'Ufficio popolare (Ambasciata) della Libia a Roma a pochi mesi dalla storica visita del leader libico Gheddafi in Italia. Proprio in quell'occasione sono stati stabiliti i termini entro cui esercitare le attività economiche connesse alle risorse marine.

Sanzioni. "Sequestro delle quantità di pesce a bordo", "sequestro di tutte le attrazzature di pesca", "pagamento di sanzioni pecuniaria che potrebbero raggiungere il valore dello stesso peschereccio", sono le misure previste.

L'accordo. Il comunicato dell'Ambasciata, diffuso attraverso l'agenzia Jana, spiega come i termini di sfruttamento delle risorse marine siano stati decisi durante la "storica" visita in Italia del leader libico Muammar Gheddafi. Nel corso dell'incontro è stato firmato un memorandum d'intesa sulla Cooperazione nel settore delle risorse marine che ha stabilito i "termini generali" della collaborazione bilaterale e ha previsto, in particolare, l'elaborazione di specifiche intese sull'esercizio delle attività economiche, incluse le relative procedure di autorizzazione e sui siti ove esercitare le attività previste".

Nel passato procedure "umanitaristiche". Nel documento si sottolinea come finora sia stato dedicato un trattamento di favore alle imbarcazioni italiane in funzione dell'amicizia che lega i due paesi. Le "eccellenti relazioni" tra Italia e Libia, rafforzate dal Trattato di amicizia, Partenariato e Cooperazione firmato il 30 agosto 2008, "hanno fino a questo momento indotto le Autorità competenti della Gran Giamahiria a gestire le violazioni relative all'esercizio delle attività di pesca da parte di battelli italiani colti nelle acque sotto la sovranità libica". L'ultimo caso, ricorda il comunicato, è quello dei due motopescherecci 'Monastir' e 'Tulipano', fermati il 22 luglio e rilasciati il 4 agosto.

Tripoli sottolinea agli "operatori italiani del settore e delle relative associazioni di categoria l'evidente carattere eccezionale delle procedure umanitaristiche" con cui la Libia "ha gestito la questione negli anni passati". Ed enumera le sanzioni che saranno comminate "alle imbarcazioni che saranno in futuro colte ad esercitare attività di pesca all'interno delle acque sotto la sovranità libica in violazione delle norme vigenti in Libia".

(8 agosto 2009)
 
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96 replies since 6/8/2009, 10:36   4895 views
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