Nuova costellazione epr voi, tocca all'Auriga
AurigaDa Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Nome latino
Genitivo Auriga
Aurigae
Abbreviazione Aur
• Coordinate
Ascensione retta
Declinazione 6 h
40°
Area totale 465 gradi quadrati
• Dati osservativi
Visibilità da Terra
- Latitudine minima
- Latitudine massima
- Passa al meridiano
-40°
+90°
20 febbraio, alle 21:00
Stella principale
- Magnitudine app. Capella (α Aur)
0.08
Altre stelle
- Magnitudine < 3
- Magnitudine < 6
4
75
• Sciami meteorici
Alpha Aurigidi
Delta Aurigidi
• Costellazioni confinanti
Da est, in senso orario:
Giraffa
Perseo
Toro
Gemelli
Lince
Auriga è una costellazione settentrionale. È una delle 48 costellazioni elencate da Tolomeo, ed è anche una delle 88 costellazioni moderne. La sua stella più brillante è Capella (α Aurigae), che è associata con la mitologica Amaltea. Le tre stelle Epsilon, Zeta e Eta Aurigae sono chiamate «i ragazzi».
Caratteristiche Per approfondire, vedi la voce Stelle principali della costellazione dell'Auriga.
La costellazione dell'Auriga è caratteristica dei mesi dell'inverno boreale, da novembre ad aprile; è facile da individuare, grazie alla sua forma a pentagono, con l'angolo nord-occidentale formato dalla brillante stella Capella, la sesta stella più brillante del cielo, di colore giallo. La parte centrale della costellazione è invece attraversata da un ricco campo della Via Lattea ed abbonda di stelle deboli di fondo. La parte più settentrionale si presenta quasi circumpolare alle latitudini medie boreali, mentre resta sempre molto bassa nella fascia temperata australe.
Stelle principali Capella (α Aurigae) è la stella più luminosa della costellazione; si tratta di un sistema multiplo costituito da ben quattro stelle: le più brillanti hanno magnitudine 0,71 e 0,96, che sommate assieme danno una magnitudine complessiva pari a 0,08, ossia appena meno luminosa di Vega. Il sistema dista da noi 42,2 anni luce.
β Aurigae (Menkalinan) è una stella bianca di magnitudine 1,90; si tratta di una binaria ad eclisse, distante 82 anni luce.
θ Aurigae (Mahasim) è una stella bianca di magnitudine 2,65, distante 193 anni luce.
ι Aurigae (Hassaleh) è una gigante arancione di magnitudine 2,69; dista da noi 512 anni luce.
ε Aurigae (Almaaz) è une delle binarie più strane conosciute. Ha un periodo orbitale di 27 anni, che comprende un'eclissi lunga 18 mesi. La stella visibile è una supergigante gialla, una delle stelle più luminose conosciute della Via Lattea, avendo magnitudine assoluta pari a -5,95, mentre la compagna è invisibile; la lunghezza dell'eclissi esclude tutti i tipi di stella conosciuti, e si suppone che sia una stella normale nascosta in un'estesa nuvola di polvere.
La stella γ Aurigae (Elnath) si trova in comune tra le costellazioni dell'Auriga e del Toro; poiché senza questa stella il Toro sarebbe privo di un corno, in genere ci si riferisce a Elnath con la sigla β Tauri.
ζ Aurigae è una stella doppia con un periodo di 970 giorni, la primaria è una supergigante di tipo K, mentre la secondaria è una stella di sequenza principale di tipo B.
Profondo cielo Per approfondire, vedi la voce Oggetti non stellari nella costellazione dell'Auriga.
L'ammasso aperto M37.La costellazione è attraversata dalla Via Lattea, nel suo tratto opposto al centro galattico; per fortuna, però, questo tratto, a parte nella sezione più settentrionale, non è oscurato da polveri interstellari, cosicché risultano visibili diversi oggetti celesti.
Tre di questi furono osservati e descritti dal Messier: si tratta di tre ammassi aperti: M36, M37 ed M38,tutti di facile osservazione. M37 è il più denso, mentre M36 è il più piccolo, ma con le componenti più brillanti; M38 si trova invece sul bordo di un ricco campo stellare. Più esternamente rispetto alla scia della Via Lattea si trova invece NGC 2281, un relativamente brillante ammasso composto da alcune stelle di decima magnitudine. Nella parte centrale della costellazione, sono presenti anche altri ammassi, meno brillanti ma individuabili con piccoli strumenti amatoriali.
Nelle foto a lunga posa è possibile osservare la bella nebulosa diffusa IC 405, circondante la stella doppia e variabile AE Aurigae. Altre nebulose sono osservabili ni dintorni.
Mitologia La costellazione dell'Auriga disegnata da Johannes Hevelius.Questa notevole costellazione ha parecchie identificazioni in mitologia. L'interpretazione più comune è che si tratti di Erittonio, un leggendario re di Atene. Era figlio di Efesto, il dio del fuoco, meglio noto con il suo nome latino, Vulcano, ma fu allevato dalla dea Atena, dalla quale prese nome la città di Atene. In suo onore Erittonio istituì delle festività chiamate Panatenee.
Atena insegnò a Erittonio molte cose, compreso come addomesticare i cavalli. Egli fu il primo uomo capace di attaccare quattro cavalli a un carro, a imitazione del carro del Sole che era trainato da quattro cavalli, una mossa audace che gli guadagnò l'ammirazione di Zeus e gli assicurò un posto fra le stelle. Là, Erittonio è raffigurato con le briglie in mano, forse mentre partecipa ai giochi panatenaici che spesso vinse alla guida del suo carro.
Un'altra identificazione è quella che l'Auriga sia in realtà Mirtilo, il cocchiere del Re Enomao di Elide e figlio di Ermete. Il re aveva una bella figlia, Ippodamia, che era fermamente deciso a tenere con sé. Sfidava tutti gli aspiranti alla sua mano in una gara dalla quale si poteva uscire solo vencitori o condannati a morte. Gli sfidati dovevano allontanarsi a tutta velocità sui loro carri insieme a Ippodamia, ma se Enomao li raggiungeva prima che arrivassero a Corinto li uccideva. E poiché lui possedeva il carro più veloce di tutta la Grecia, guidato con perizia da Mirtilo, nessuno era mai sopravvissuto a quella prova.
Una dozzina di corteggiatori erano già stati decapitati quando si presentò Pelopio, il bel figlio di Tantalo, a chiedere la mano di Ippodamia, la quale si innamorò di lui a prima vista e implorò Mirtilo di tradire il re per far vincere la gara a Pelopio. Mirtilo, lui stesso innamorato segretamente di Ippodamia, manomise i perni che tenevano le ruote attaccate al carro di Enomao. Durante l'inseguimento di Pelopio, le ruote del carro del re si staccarono ed Enomao morì.
Ippodamia si ritrovò insieme a Pelopio e a Mirtilo. Pelopio, senza perdersi in cerimonie, risolse la situazione imbarazzante buttando in mare Mirtilo, che, mentre annegava, maledisse la casa del rivale. Ermete pose l'immagine di suo figlio Mirtilo nel cielo sotto forma di costellazione dell'Auriga. Un sostenitore di questa identificazione è Germanico Cesare che dice, «si può notare che non ha carro, le redini sono rotte, ed è addolorato dal fatto che Ippodamia gli sia stata portata via con l'inganno da Pelopio».
Una terza ipotesi è quella che l'Auriga sia il figlio di Teseo, Ippolito, di cui s'innamorò la matrigna Fedra. Quando Ippolito la respinse, per la disperazione lei s'impiccò. Teseo bandì Ippolito da Atene. Mentre se ne andava il suo carro andò distrutto, uccidendolo. Asclepio il guaritore riportò in vita l'innocente Ippolito, impresa che gli costò la vita perché Zeus lo colpì con una folgore su richiesta di Ade, cui non andava a genio di perdere un'anima di un certo valore.
L'Auriga contiene la sesta stella del cielo in ordine di grandezza, Capella, termine latino che significa capra (il nome greco era Aix). Tolomeo la descrive sulla spalla destra del cocchiere. Secondo Arato di Soli Capella rappresentava la capra Amaltea, che nutrì Zeus quando neonato fu lasciato sull'isola di Creta e che fu posta in cielo in segno di gratitudine, insieme ai due capretti che partorì mentre allattava Zeus. I capretti, solitamente conosciuti con il loro nome latino di Haedi (Eriphi in greco), sono rappresentati dalle vicine stelle Eta e Zeta dell'Auriga.
Una storia alternativa è quella che Amaltea fosse la ninfa che possedeva la capra. Eratostene dice che la capra era così brutta da atterrire i Titani che governavano sulla Terra a quel tempo. Quando Zeus crebbe e li sfidò per ottenere la supremazia sull'Universo, si fece un mantello con la pelle della pecora, la cui parte pelosa assomigliava alla testa della Gorgone. Questa pelle di pecora dall'aspetto terribile fu la cosiddetta aegis (egida) di Zeus (la parola aegis non significa altro che pelle di capra). L'egida protesse Zeus e spaventò i suoi nemici, un vantaggio di non poco peso nella sua lotta contro i Titani.
Alcuni scrittori più antichi citarono la Capra e i Capretti come costellazioni separate, ma dal tempo di Toloneo in poi sono stati stranamente associati all'Auriga, con la capra che sta appoggiata alla spalla del cocchiere e i capretti sul suo polso. Non esiste una leggenda che spieghi come mai il cocchiere sia circondato da tante bestie.
C'è una stella che gli astronomi greci considerarono parte sia dell'Auriga che del Toro e che rappresentava il piede destro del cocchiere e la punta del corno sinistro del toro, come si vede nelle vecchie carte celesti. Gli astronomi moderni assegnano questa stella solo al Toro.