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Il sogno di Mussolini: La Grande Italia - Il Nuovo Impero Romano

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Burning Hammer
view post Posted on 3/10/2010, 21:28 by: Burning Hammer




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Mappa della Grande Italia in arancione , in verde i territori controllati nel 1940

Grande Italia o Italia Imperiale fu un ambizioso progetto del fascismo italiano di creare, durante gli anni '40 del XX secolo, un impero italiano nell'area del Mediterraneo. Tale ideologia si ricollega anche all' Italia irredenta e al Risorgimento italiano. Sembra anche che Mussolini volesse chiamare col nome Nuovo Impero Romano la sfera di influenza italiana che si sarebbe costituita nel Nuovo Ordine in Europa per via della Seconda Guerra Mondiale.

Il primo passo: il Dodecaneso

Cesare Maria De Vecchi effettuò il primo passo per un' Italia Imperiale o Grande Italia nel 1936 quando, nominato in quello stesso anno Governatore del Dodecaneso, impose la lingua italiana in queste isole greche e creò una colonia di 7.015 italiani a Rodi e nelle isole vicine. Nel 1940, con l'inizio della Campagna italiana di Grecia, De Vecchi propose l'annessione al Regno d'Italia del Dodecaneso e delle Isole Ionie nonché dell'isola di Chio, che in passato era appartenuta alla Repubblica di Genova.

Il secondo passo: la Quarta Sponda

Un altro leader fascista, Italo Balbo, promosse attivamente l'incremento della comunità italiana nelle coste della Libia, colonia italiana sin dal 1912. Balbo chiamò la Tripolitania e la Cirenaica la Quarta Sponda dell'Italia in riferimento alle altre tre sponde (quella occidentale, quella adriatica e quella meridionale) della penisola italiana. Il 28 ottobre 1938 Italo Balbo fece spedire i primi 20.000 coloni italiani — i «Ventimilli» — in Libia; questi primi coloni venivano da Napoli e da Genova. Una seconda spedizione risale al 28 ottobre 1939 e riguardò altri 10.000 italiani. Nel 1940, alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale, grazie a Italo Balbo i dati della colonizzazione italiana della Libia apparivano assai promettenti: in Tripolitania il terreno agricolo ammontava a 231.089 ettari divisi in 3.675 poderi, abitati da 3.960 famiglie (23.919 persone); in Cirenaica gli ettari erano 79.831, le famiglie 2.206, gli italiani 15.014. A cui occorreva aggiungere altri 70.000 italiani sparsi nelle città della costa e, per completare il quadro, 424 chilometri di strade asfaltate, 2.740 di strade in terra battuta e 1.882 di litoranea dal confine tunisino a quello egiziano. La comunità italiana di Libia raggiunse il suo apice con 112.600 persone, ovvero il 13,26% della popolazione dell'intera Libia.

Tuttavia l'obiettivo finale era ancora più ambizioso: creare una colonia di 500.000 persone entro gli anni '60: in questo modo gli italiani avrebbero costituito i 2/3 della popolazione della Libia costiera. Nel novembre 1942 anche la Tunisia (con i suoi 100.000–120.000 italiani) venne inclusa nella Quarta Sponda, ma pochi mesi dopo fu riconquistata dagli Alleati.


Il terzo passo: i Balcani occidentali

Nella primavera del 1941, grazie all'aiuto della Wehrmacht, Benito Mussolini riuscì finalmente a sconfiggere la Grecia e a conquistare parte della Jugoslavia. Il Regno d'Italia annesse la Slovenia centrale e meridionale (provincia italiana di Lubiana) e gran parte della Dalmazia (governatorato di Dalmazia). Il Generale Vittorio Ambrosio, comandante in capo dell' Esercito italiano durante la conquista della Dalmazia jugoslava, creò una linea d'occupazione italiana da Lubiana al Montenegro che successivamente fu considerata il confine orientale della Grande Italia. Questa frontiera includeva il Montenegro, la Grande Albania e il Principato del Pindo in Epiro. De Vecchi propose anche l'annessione alla Grande Italia di Corfù, delle Isole Ionie e delle isole egee meridionali, territori appartenuti alla Repubblica di Venezia, nonché la «genovese» Chio. In questo progetto di De Vecchi tutti i Balcani occidentali dalla Slovenia alla Ciamuria sarebbero stati italiani; si sarebbe così creato uno «spazio vitale italiano», però assai meno esteso e ambizioso del Lebensraum germanico.

Le popolazioni italiane irredente nella Grande Italia

La presenza di più o meno numerose comunità italiane al di fuori dei confini del Regno d'Italia fu il pretesto per attuare il progetto (mai realizzato in toto) della Grande Italia; ecco l'elenco delle comunità italiane nei territori rivendicate da Mussolini negli anni '40:

Italiani e italofoni nella Contea di Nizza : tra i 4.000 e i 9.000
Italofoni in Savoia: qualche centinaio
Italofoni nel Canton Ticino e nei Grigioni (Svizzera): 430.000
Italiani e italofoni nella Dalmazia jugoslava: 55.000
Italiani nelle Isole Ionie: 2000
Italiani nella Grande Albania: 15.000-20.000
Italiani nel Dodecaneso: 7.015
Italiani e italofoni a Malta: 70.000
Italiani e italofoni in Corsica: 40.000
Italiani di Libia: 112.600
Italiani di Tunisia: tra i 100.000 e i 120.000

http://it.wikipedia.org/wiki/Grande_Italia

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Il progetto mussoliniano di un ingrandito Impero italiano - dopo l'eventuale vittoria dell'Asse - includeva l'Egitto, il Sudan, Gibuti ed il Kenya orientale. Questo impero ingrandito (limiti in verde) doveva essere la continuazione in Africa della Grande Italia , ossia il territorio metropolitano italiano vero e propio (limiti in arancione)

Nel corso della seconda guerra mondiale Mussolini ed altri suoi gerarchi progettarono un ingrandimento dell'Impero italiano, qualora ci fosse fatta una conferenza di pace dopo la vittoria dell'Asse.
Questo progetto era basato nel congiungimento delle due sezioni dell'Impero italiano nel 1939 (la Libia e l'Africa Orientale Italiana) tramite la conquista dell' Egitto e del Sudan . Ad esso si sarebbero aggiunte la Somalia inglese (occupata temporaneamente nell'estate del 1940), Gibuti e la parte orientale del Kenya britannico
Il progetto prevedeva una notevole colonizzazione di Italiani (oltre un milione da trasferire principalmente in Etiopia ed Eritrea e circa mezzo milione in Libia), ed il controllo del Canale di Suez
Nel novembre 1942 fu occupata la Tunisia , che fu aggiunta amministrativamente alla "Quarta Sponda" della Grande Italia , fino alla sua perdita nel maggio 1943.
Tutto svanì con la sconfitta dell'Italia nella seconda guerra mondiale, che pose fine al sogno mussoliniano di fare dell'Italia una "potenza mondiale" (World Power, secondo lo storico Smeaton Munro).

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In tunisia esisteva già una folta comunità italiana

www.italianiditunisia.com/Sto...ain.php?lingua

Gli arrivi di manodopera italiana in Tunisia sono difficilmente quantificabili. Si potrebbe pensare che, a partire dal 1881, i dati statistici siano più attendibili poiché l'amministrazione coloniale si fa più scrupolosa. In realtà, va precisato che i registri ufficiali non corrispondono alla realtà: non tutti gli Italiani si registrano presso il consolato all'arrivo a Tunisi, nonostante sia diventato obbligatorio, in special modo dopo il decreto del bey del 13 aprile 1898. Negli ultimi anni del XIX° secolo, c'è un continuo via vai che non permette di avere dati chiari. Inoltre, i censimenti a cura del consolato italiano non vengono fatti in modo capillare su tutto il territorio, limitandosi con una certa precisione solo alla città di Tunisi e dintorni e forse a qualche altra città importante. Le campagne sono in gran parte ignorate; nel migliore dei casi, vengono raccolti dati in modo estremamente superficiale, circoscrivendo il censimento ai borghi con più alta densità italiana e tralasciando completamente i nuclei famigliari sparpagliati nelle varie aziende agricole francesi. Tutte queste incertezze rendono estremamente facile la manipolazione delle cifre.


^ Contadini italiani (1906)






^ Mezzadri italiani davanti alla loro casa, Borj-el-Amri (1906)



Al di là dei numeri tuttavia, è indubbio che, fra la fine del XIX° secolo e l'inizio di quello successivo, la popolazione italiana in Tunisia aumentò rapidamente e toccò il suo apice intorno agli anni Trenta. Questa nuova ondata migratoria era costituita da elementi nuovi dal punto di vista sociale. Fino alla metà del XIX° secolo, la comunità era formata da mercanti, banchieri, liberi professionisti, esuli politici, tutte persone in gran parte di buon livello culturale e, in alcuni casi, di elevato tenore di vita. Nella seconda metà dell'Ottocento si assiste all'arrivo di masse povere soprattutto dalla Sicilia. Certamente questi nuovi flussi migratori furono in buona parte determinati dall'inizio dei grandi lavori che la Francia avviò nel protettorato, alla fine dei quali molti emigrati decisero di non rientrare in Italia. Il professor Rainero ("La présence italienne en Tunisie de 1868 à 1896", in Les relations tuniso-italiennes dans le contexte du protectorat, Tunisi, 1999, p. 27) analizza alcuni casi sintetizzati nelle seguente tabella:


grandi lavori ed immigrazione
opera in costruzione
anni
arrivi
partenze
differenza
Porto di Tunisi
1892
16.487
13.474
3.013
Ferrovia Tunisi-Sousse-Kairouan
1894
13.056
10.974
2.082
1895
18.622
13.548
5.074
1896
20.116
15.476
4.640

Come si può notare dalla tabella, dopo ogni ondata di arrivi, un discreto numero di persone decise di fermarsi sul territorio tunisino. Rainero fissa a 71600 gli Italiani presenti in Tunisia nel 1901.

Non solo la composizione sociale varia rispetto all'emigrazione precedente il 1881, cambia anche la provenienza geografica. A cavallo fra Otto e Novecento, i Siciliani sono più numerosi: rappresentano il 72,5% del totale. Dal Centro Italia provengono il 16,3%: se consideriamo che fino all'avvento del protettorato, primeggiava la componente toscana (soprattutto livornese) , si coglie il cambiamento radicale avvenuto nella comunità. I Sardi, che sono il 3,8%, vanno ad occupare i posti nelle miniere del centro del paese. Dal Nord Italia proviene solo il 2,5%. Il censimento del 1921 riporta la cifra di 84 800. Nel 1926, gli italiani sono 89 216. Questi dati sono riportati da Francesco Bonura, (in Gli italiani in Tunisia ed il problema della naturalizzazione, Roma, 1929, p.59), che riferisce i dati ufficiali dei censimenti francesi.

I Francesi rappresentano un terzo circa della popolazione europea. Comunque sia, il loro numero è inferiore a quello degli Italiani: nel 1921, risultano essere 54 476. Nel 1936, nella sola città di Tunisi, vi sono 42 678 Francesi e 49 878 Italiani, come riporta B. Francolini ( «La Tunisia e il lavoro italiano», in Bollettino della R. Società Geografica Italiana, Serie VII, Vol. IV, Fasc. n° 3 -, marzo-aprile 1939, p. 265).

Questa anomalia tunisina avvelenerà i rapporti fra i due paesi europei fino alla seconda guerra mondiale e creerà condizioni di vita a volte difficili per gli Italo - tunisini. Francesco Bonura riporta la seguente proporzione:


rapporto immigrazione italiani/francesi
anni
francesi
italiani
1901
33
100
1911
52
100
1921
64
100
1928
79
100

Attorno agli anni Trenta, l'immigrazione italiana si stabilizza approssimativamente intorno a 94 289 persone. L'arrivo di esuli antifascisti non modificherà in modo sostanziale questi dati. L'aumento considerevole dei numeri nei primi trent'anni del XX° secolo non cambia tuttavia la configurazione sociale e culturale della comunità: l'elemento siciliano rimane predominante e costituisce la base popolare che entra in contatto più stretto con l'elemento locale, mentre l'intellighenzia è formata prevalentemente dai Livornesi. Su questo duplice binario la comunità italiana di Tunisia si evolverà fino all'indipendenza del paese.

Tutto molto interessante. É chiaro che Mussolini si voleva prendere i Balcani, regnare completamente sul Adriatico, dunque prendere anche Montenegro (che stava nel progetto della Grande Albania) in piú la Grecia e l'Egitto fino ad arrivare al canale di Suez. Ma io vado avanti, chiedendo: Si sarebbe fermato qui? Io dico di no, "conoscendo" il Duce, e dopo aver letto il libro "gli archivi segreti di Mussolini" é chiaro che voleva fottere anche la Francia, prendendo tutta la Costa Azzura, la Corsica (in questo caso avrebbe avuto vita facile) e una parte del Algeria. Ma attenzione, perché dal fronte francese parte una idea:

- Mussolini poteva prendere anche Marsiglia e la regione che la collega (assieme Tolone e Seté) dunque arrivare addirittura al confine con la Spagna attraverso i Pirenei e non solo avere totale controllo del Golfo del Leone, ma togliere alla Francia anche tutta la parte che si affaccia sul Meditteraneo!! :woot:

... E questo non é ancora niente!! Ieri ho finito di leggere un libro sul African Corps, tra Rommel e Messa, ovvero il sogno del Volpe del Deserto infranto da El-Alamein. Rommel con gli italiani non si voleva fermare al Canale di Suez, dove tra l'altro l'Egitto aspettava a braccia aperte l'Italia fascista, ma... voleva andare avanti, attraverso Isreale, Libanon e Siria per prendere la Turchia!!! E questo, a quanto pare, era anche l'idea iniziale del Duce!! Cioé, La Grande Italia -secondo i nuovi studi- doveva possedere anche una parte del Asia, quella conquistata per la prima volta da Alessandro Magno, dove risedevano i Persiani. Mussolini voleva collocare L'Isreale (!!!) nel Grande Impero Italiano!!! Mussolini era pazzo!! E molto probabilmente avendo in posseso tutta la parte della Turchia, tolto lo sbarco sul Mar Nero, che a Mussolini non aveva mai interessato, il Duce e la Grande Italia poteva avere il totale controllo sul intero Mar Egeo!!! :woot:

e visto che la Spagna non era entrata in guerra e che lo stesso Ben aveva fatto diventare leggendaria la frase "o con noi o contro di noi" forse il progetto Mar Nostrum...

... Tutto cio é pazzesco, Mussolini era un folle, pazzo, e tutto questo porterebbe al grande II. Impero Romano.
 
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18 replies since 3/10/2010, 21:28   8658 views
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