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Lucky (Due di Picche)
view post Posted on 15/8/2009, 10:15




L'attentato rivendicato dai talebani, obiettivi la base militare e l'ambasciata Usa
Kabul, attacco kamikaze alle forze Nato
Almeno 7 morti, tutti afghani, e un centinaio di feriti
al quartier generale dell'Isaf in Afghanistan



KABUL - Un attacco a cinque giorni dalle elezioni. In uno dei quartieri ritenuti più sicuri di Kabul. Ha provocato almeno sette morti e oltre 90 feriti l'attentato kamikaze sferrato contro il quartier generale dell'Isaf, la missione internazionale guidata dalla Nato in Afghanistan. L'attacco è avvenuto verso le 8.30 ora locale (le 6 in Italia). Nell'esplosione è stata distrutta una grande barriera di cemento costruita a protezione della base militare. I feriti sono stati portati all'ospedale militare di Kabul. La zona è stata isolata dalle forze di sicurezza afgane e dai soldati americani, che costituiscono la maggior parte delle truppe Isaf.

VITTIME CIVILI - L'attentato, realizzato con un lussuoso fuoristrada, è stato condannato dal presidente della repubblica, Hamid Karzai, secondo cui «i nemici dell'Afghanistan vogliono terrorizzare la popolazione alla vigilia delle elezioni» del 20 agosto. Un portavoce del ministero della Difesa ha precisato all'Ansa che le sette persone decedute davanti al quartiere generale delle forze Nato in Afghanistan «sono tutti civili afghani». «Non mi è noto - ha aggiunto - se ci siano morti stranieri». Da parte sua il comando generale dell'Isaf, le forze internazionali in Afghanistan sotto comando americano, ha diramato un comunicato in cui conferma le vittime civili, esclude vittime militari straniere, ma indica che «numerosi membri dell'Isaf sono rimasti feriti»

RIVENDICAZIONE - I talebani hanno rivendicato la responsabilità dell'attentato suicida, affermando che gli obiettivi erano la base militare e l'ambasciata Usa nella capitale afghana. Lo ha detto il portavoce dei talebani, Zabihullah Mujahid, in una telefonata alla Reuters fatta da una località sconosciuta.

ATTACCO ISOLATO - L'ultimo attentato suicida a Kabul risaliva a gennaio, quando fu l'ambasciata tedesca ad essere presa di mira. Un commando di guerriglieri talebani ha poi fatto irruzione in edifici governativi l'11 febbraio, uccidendo 19 persone in un'azione a sorpresa. L'autobomba contro la base Isaf sarebbe riuscita a superare due posti di blocco scarsamente sorvegliati, prima di cercare di superare un terzo check point, davanti al quale si è dovuta fermare. Il portavoce dell'Isaf Tremblay ha detto che l'attentatore «è entrato nel nostro sistema difensivo ed è stato fermato dall'esercito afghano». Poi ha deciso di farsi saltare in aria. «Si è trattato di un attacco isolato, non di una serie di attentati coordinati».


15 agosto 2009


Il leader dei militanti radicali, che vogliono un «emirato islamico», sarebbe morto
Scontri tra Hamas e militanti radicali
Almeno 20 morti nella Striscia di Gaza
Circondata una moschea a Rafah: all'interno un gruppo salafita islamico ispirato ad Al Qaeda


GAZA - È di almeno 20 morti e oltre 120 feriti il bilancio ufficioso dei sanguinosi scontri scoppiati a Rafah, nella striscia di Gaza, tra miliziani di Hamas, il movimento integralista che controlla il territorio, e quelli di un gruppo salafita islamico ispirato da al Qaeda, denominato Jund Ansar Allah. Lo hanno riferito fonti dei servizi di pronto soccorso palestinesi a Gaza.

GLI SCONTRI - Lo scontro è durato circa sette ore prolungandosi fino alla mezzanotte di venerdì. Tra le vittime, hanno precisato le fonti, c’è anche il capo dell'ala militare di Hamas nel sud della Striscia, Mohammed el Shamali. Lo scontro a fuoco è scoppiato nel pomeriggio, quando gli uomini di Hamas hanno circondato una moschea a Rafah al cui interno si trovavano un centinaio di membri del gruppo salafita armati anche con cinture esplosive. Secondo alcuni testimoni, il leader del gruppo Abdel-Latif Moussa, circondato da uomini armati, durante la preghiera aveva proclamato la nascita nella Striscia di Gaza di un "Emirato islamico", sfidando apertamente Hamas, giudicato troppo moderato. Poco dopo è scoppiata la sparatoria.

IL GRUPPO - Jund Anasar Allah ("I soldati dei partigiani di Dio") è un piccolo gruppo radicale, simpatizzante di al Qaeda, che vorrebbe imporre nella Striscia di Gaza una lettura ancora più intransigente della legge islamica. Un fotografo dell'Afp ha constatato che i poliziotti di Hamas hanno fatto saltare in aria con la dinamite la casa di Rafah di Abdel-Latif Moussa. Un rappresentante del gruppo integralista palestinese ha confermato che il leader di questo movimento islamico è stato ucciso.


15 agosto 2009


scontri a torino, milano, lamezia e gorizia
Immigrazione, scatta la rivolta nei Cie
La protesta contro le norme del pacchetto sicurezza
tra materassi bruciati e sciopero della fame



Milano, 14 arresti per le rivolte del Cie
Proteste e disordini al Cie di Torino (Ansa)
MILANO- Da Torino a Lamezia. Da Milano a Gorizia. Il passo della rivolta è breve. Materassi bruciati, sciopero della fame, lanci di oggetti. Così in quattro su 13 Centri di identificazione ed espulsione scatta la protesta. Gli immigrati puntano il dito contro le nuove norme del pacchetto sicurezza. Secondo la legge i clandestini possono essere trattenuti in questi centri fino a un massimo di 180 giorni. E loro no, non ci stanno.

LE RIVOLTE- Quindi al via i disordini. Una sommossa cominciata a Gorizia il fine settimana scorso, continuata a Milano e Torino giovedì notte per poi approdare a Lamezia venerdì. La rivolta contagia gli immigrati che distruggono gli edifici. Sotto la Madonnina 14 persone sono state arrestate a causa degli scontri con le forze dell'ordine. Il centro di via Corelli è stato devastato tanto da rendere necessario trasferimento di una cinquantina di clandestini. A Torino una sessantina di uomini hanno divelto porte, bruciato i materassi e distrutto i letti. Poi è stato cominciato lo sciopero della fame. Mentre a Lamezia in 45 hanno appiccato un incendio. Quattro stranieri sono stati identificati come i promotori della protesta.

LA LEGGE- Nel mirino delle rivolte ci sono le nuove normative approvate con il pacchetto sicurezza. La legge modifica il testo unico sull'immigrazione (decreto legislativo 286 del 25 luglio 1998), nel punto in cui indica che la convalida dell'espulsione comporta la permanenza dell'immigrato nel Centro per 30 giorni, prorogabili per ulteriori 30. Trascorso questo termine il questore fino a 120 giorni. Insomma una permanenza che può durare fino a sei mesi. E loro no, non ci stanno.


14 agosto 2009




Autonomia veneta Le insofferenze verso Carroccio e Cavaliere
Le ribellioni del Doge Galan
«Liberale, libertario e libertino»


Il soldato Galan dice di sentirsi «liberale, libertario e libertino» («nel senso Settecentesco del termine», ammicca per smarcarsi da certe polemiche con un richiamo più a Casanova che al Cavaliere). Ma che si senta anche libero di fare un accordo con il centro e la sinistra, è un altro paio di maniche.

Cosa pensi di quel Partito democratico tra le cui file c’è chi, come Paolo Costa, lo vorrebbe alla guida di una «grosse koalition» per arginare la Lega, lo disse con parole accese dopo la vittoria di Prodi nel 2006, salutata come la vittoria dell’«orrido partito dei conservatori, l’inquietante partito estremista non eletto dal popolo e composto dagli ex presidenti della Repubblica, il misero partito degli assistiti in eterno, il partito delle cooperative e delle banche controllate dalla finanza rossa» destinato a «devastare l’economia e lo sviluppo industriale del nostro Paese». Un giudizio, diciamo, non lusinghiero. Ritoccato in questi giorni in varie interviste, dal Corriere del Veneto al Giornale : «Con quale dei tre Pd dovrei discutere? Con quello rozzo e ambiguo del sindaco di Padova Zanonato, quello umorale e lagunare del sindaco di Venezia Cacciari o quello serio del sindaco di Montebelluna Laura Puppato, che stimo molto?». Per non dire degli omaggi al presidente della provincia di Trento Lorenzo Dellai e all’ex governatore giuliano-friulano Riccardo Illy.

Possono bastare per suggerire una rottura traumatica da parte di quel «Galan Grande» che è ormai alla guida della Regione dal lontano 1995? «Difficile», dice chi lo conosce bene. «Escluso», dicono gli amici-nemici della Lega. A seminare un pizzico di inquietudine a destra sono due parole usate dal «Doge» padovano: «movimenti magmatici». Cosa vuol dire, quando ricorda che nella sua regione ci sono già stati «decine e decine di comuni, c’è chi dice addirittura cento, dove Pdl e Lega sono andati soli o si sono alleati con il Pd, ma non sono insieme» e che non si può «negare che in Veneto ci siano movimenti magmatici in corso»? E quando gigioneggia sui confini ideologici («Noi veneti non li abbiamo, siamo nati con Marco Polo che andava in giro per imparare») e butta lì che certo, lui è fiero di essere «tra i fondatori di Forza Italia» però «in politica, parafrasando Machiavelli, da cosa nasce cosa»? Il fatto è Giancarlo Galan non fa mistero di due insofferenze. La prima (sottile) è verso Berlusconi dal quale, rivendicando di avere garantito nel Veneto «vittorie a ripetizione, stabilità assoluta e quindici anni di governo senza uno scandalo», si aspetta una parola netta dopo l’ipotesi di cedere la regione alla Lega.

La seconda (dichiarata) è appunto verso la Lega. Una insofferenza quotidiana. Ribadita. Callosa. Certo, riottoso al karakiri il governatore non perde occasione per ribadire, anche in questi giorni, che «la convivenza tra Pdl, Lega e Udc è positiva, più che positiva ». Dietro l’ambiguità della definizione scelta (una cosa è la «convivenza», un’altra l’«alleanza») c’è però un progressivo accumulo di dissensi, bisticci, scontri frontali. Su un mucchio di temi diversi.

Primo fra tutti, la cultura. Scottato dall’esperienza precedente, quando il Carroccio aveva gestito l’assessorato con Ermanno Serrajotto manifestando più interesse per le «sagre del peocio» piuttosto che per il Giorgione, le canzoni popolari (tipo: «’e done de Rialto va via col taco alto / ’e done de San Polo ghe piase l’osocolo ») piuttosto che per l’Albinoni, non ha ceduto di un millimetro: «La delega me la tengo io». E se l’è tenuta. Non che al governatore non interessino le tradizioni e il dialetto. Basti dire che per il compleanno ha mandato a Napolitano una splendida poesia di Romano Pascutto: «Pò da veci se acorzemo / che la feliçità spetada / no gera altro che viver, / cussì, ogni zorno un toc...». Non ha mai fatto mistero, però, del fastidio che prova, lui che viene dal partito liberale di Giovanni Malagodi, per l’esasperazione caricaturale di un certo «venetismo», di certi vessilli, certi proclami identitari.

Non è passato mese, in questi anni, senza una baruffa. Sulle nomine dei direttori generali delle Asl, che ha preteso di fare da solo (tirandosi addosso anche le invettive di An, oltre che quelle leghiste) per «sottrarli alla lottizzazione». Sulla «procedura selettiva riservata» vo luta dal Carroccio (con l’appoggio del Pd) per assumere in Regione i portaborse: «È roba da stipendifici, mi ripugna ». Sulla cocciuta difesa di Malpensa: «Siamo la prima regione turistica d’Italia: è impensabile che un turista venga fino a Varese per andare a Venezia».

E poi ancora sulla necessità di una sanatoria per le badanti: «Una giusta quanto irrinunciabile politica di rigore nei confronti degli stranieri irregolari non deve trasformarsi Il governatore Giancarlo Galan A sinistra, il giorno delle sue nozze con Sandra Persegato in un danno per le famiglie che si prendono cura in casa propria di un anziano o di un disabile». Sui buoni scuola che i leghisti volevano dare solo a chi aveva più di 15 anni di residenza: «Questa legge non passerà. Non la voterò mai». Sullo sbandieramento del federalismo fiscale come se fosse una cosa già acquisita: «Ho 52 anni, non credo che vivrò abbastanza per vederlo sul serio». Sulla prima versione delle ronde «fai-da-te»: «Mostruose». E via così. Contro Zaia. Contro Gentilini: «Credo di avere più affinità con Cacciari che con lui». Contro quelli che strillano contro gli immigrati («usano a volte toni e parole di volgarità indegna, inaccettabile, a tratti bestiale») e contro i gay: «Ci vuole misura, comprensione, rispetto. In giro c’è una brutta aria che non mi piace».

Anni fa, per il compleanno, gli avevano regalato una specie di «remake» del film Il gladiatore nel quale lui, nei panni di Massimo Decimo Meridio, comanda le truppe contro le invasioni dei barbari guidati da un Massimo Cacciari dalla orrenda barba nera che barrisce: «Huantaskaullaaa!». Ecco, a distanza di un decennio, l’impressione è che il «Galan Grande», pur restando rocciosamente liberale, anti-comunista e ostile ai sinistrorsi, si senta anche sempre di più, come avrebbe confidato ad amici, una specie di «antemurale» contro la barbarie.

Stavolta, però, quella di un certo leghismo.

 
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Lucky (Due di Picche)
view post Posted on 16/8/2009, 10:33




ALLARME
Incendi in California, stato di emergenza
Migliaia di persone evacuate, le fiamme minacciano le abitazioni. Schwarzenegger: «Lasciate le aree a rischio»


LOS ANGELES - Non sono ancora domati gli incendi boschivi che, alimentati dal vento, stanno colpendo da una settimana zone impervie della California. Lo ha confermato il Dipartimento anti-incendi dello Stato (Calfire). Un primo focolaio individuato nella contea di Santa Cruz, 560 chilometri a nord-ovest di Los Angeles, ha già provocato l'evacuazione di oltre 2.000 persone. Le fiamme hanno distrutto due edifici e minacciano più di 250 abitazioni.

SGOMBERO - Il governatore, Arnold Schwarzenegger, ha esortato i residenti delle zone a rischio ad obbedire alle ordinanze di sgombero e a lasciare le loro case, mentre 6.800 pompieri stanno cercando di contenere i roghi. Schwarzenegger ha incontrato i vigili del fuoco di Santa Cruz, dove sono stati domati soltanto al 15 per cento i vasti incendi che si sono sviluppati nella California settentrionale, in particolare sulle pendici delle Santa Cruz Mountains. Il vice governatore John Garamendi ha proclamato lo stato d’emergenza per la contea di Santa Cruz.


16 agosto 2009





sulla circonvallazione vicino al carcere di secondigliano
Una donna rom travolta con la bimba
Lei muore, la piccola è grave in ospedale

I corpi ritrovati stamane sulla strada: probabile incidente causato da un automobilista che è fuggito

NAPOLI - Una ragazza rom di 20 anni è morta e la sua bimba di appena sei giorni versa in gravi condizioni all'ospedale pediatrico Santobono di Napoli a causa di quello che probabilmente è stato un'investimento a opera di un'auto pirata. Il corpo senza vita della donna e quello della sua piccola, distante un centinaio di metri dalla madre, sono stati ritrovati stamane sulla Circonvallazione esterna all'altezza del chilometro 1,2, alle spalle del carcere di Secondigliano (Napoli) e nei pressi di un insediamento rom.

La strada è a doppio senso di marcia con spartitraffico: oltre il guard rail è stata ritrovata una carrozzina. Le indagini condotte dalla polizia municipale di Napoli convergono al momento sull'ipotesi che sia stata opera di un'auto pirata, ma la mancanza di tracce di sangue sull'asfalto così come l'assenza di elementi che riconducano al violento impatto fanno sì che gli investigatori lascino aperte altre ipotesi. Sul corpo della donna è stata disposta l'autopsia per chiarire la causa e l'ora del decesso.


15 agosto 2009


Per la prima volta i guerriglieri annunciano violenze alle urne delle presidenziali del 20 agosto
Una chiara stretegia per scoraggiare gli elettori. Due soldati Isaf morti nelle ultime 24 ore
Afghanistan, minaccia dei talebani
"Attaccheremo i seggi elettorali"



Schede elettorali a Kandahar
KABUL - Una minaccia diretta contro le imminenti elezioni: i talebani hanno dichiarato esplicitamente la loro intenzione di attaccare i seggi, durante le prossime consultazioni presidenziali del 20 agosto. Un annuncio fatto, ovviamente, per scoraggiare la popolazione a recarsi a votare.

Il proclama contenuto in volantini distribuiti nelle ultime ore in alcuni villaggi del sud del Paese. Già alcune settimane fa gli insorti avevano rivolto un appello al boicottaggio del voto, ma questa è la prima volta che essi ipotizzano una violenza contro i seggi.

Intanto, nelle ultime 24 ore, sue soldati impegnati in operazioni dell'Isaf (la forza militare Nato in Afghanistan) sono morti, per le ferite riportate in due separati incidenti. Lo ha reso noto oggi un portavoce. In un comunicato, in cui secondo la prassi non si specifica nè la nazionalità nè l'identità delle vittme, l'Isaf indica che in entrambi i casi si è trattato dello scoppio in province meridionali di Ied, rudimentali ordigni esplosivi utilizzati dai talebani per danneggiare i veicoli militari avversari.

Il primo soldato, si precisa, è morto per le ferite riportate in uno scoppio avvenuto il 13 agosto. Il ministero della difesa britannico da Londra ha fatto sapere che si tratta di un soldato del reggimento Royal Welsh. Per un simile attentato realizzato ieri è deceduto il secondo militare.

Dall'inizio di agosto a oggi sono 35 i membri dell'Isaf e della Nato hanno perso la vita in Afghanistan. Le vittime militari nel conflitto dal 2001 sono invece 1.312.


(16 agosto 2009)


Carbonizzati sotto le tenda
41 donne e bambini in Kuwait


La tragedia durante una affollatissima festa di matrimonio all'interno di una struttura destinata solo alle mogli e ai piccoli

AL JAHARA (Kuwait) - Sono 41 i morti carbonizzati durante una festa di matrimonio che si stava svolgendo sotto una tenda riservata a donne e bambini. Sono tutte donne e bambini. Altre 80 persone sono rimaste ferite, alcune anche in modo gravissimo. Le fiamme sono divampate per cause ancora poco chiare.

La cerimonia era in corso nel distretto di Al Jahra, ad ovest della capitale Kuwait City. Il bilancio delle vittime del rogo "potrebbe aumentare", ha avvertito il capo dei Vigili del fuoco del Kuwait, Jassim Al Mansuri: le fiamme hanno innescato una fuga in massa dalla tenda stracolma di gente e la ressa ha finito per travolgere soprattutto i bambini.

Nel mondo islamico è consuetudine che nelle feste nuziali le donne si riuniscano in tende distinte da quelle degli uomini, portando con loro i piccoli. Questo spiega perchè le vittime sarebbero in maggioranza donne e bambini. Sul rogo è stata aperta un'inchiesta. A domare le fiamme e a prestare soccorsi sono state inviate quattro squadre di vigili del fuoco e un gran numero di ambulanze.


(16 agosto 2009)


Dal fermo del legale dei vip Fabrizio Pessina, le Fiamme Gialle scoprono
un elenco di nomi importanti che hanno sottratto soldi allo Stato
Fisco, manager e politici evasori
in mano alla GdF 570 conti off-shore



ROMA - Quando il 2 febbraio gli uomini della Guardia di Finanza fecero scattare le manette ai polsi dell'avvocato di Chiasso Fabrizio Pessina, sembrava una delle solite operazioni destinate all'arresto di un faccendiere o di un "colletto bianco". Con tutti gli elementi del caso: ritorno da una vacanza dal paradiso fiscale di Madeira, bagagli, mazze da golf, aria tonica, e l'espressione stupita nel trovarsi ad aspettarlo, giunto agli arrivi di Malpensa, la pattuglia delle Fiamme Gialle invece dell'autista di fiducia.

A mettere la Procura di Milano sulle tracce di Pessina, 63 anni, noto avvocato di Chiasso, erano state le indagini sulla bonifica dell'area milanese Montecity, per la costruzione del nuovo quartiere di Santa Giulia, ad opera dell'imprenditore milanese Giuseppe Grossi. La pista che da settimane le Fiamme Gialle stanno seguendo è quella di un giro di fatture false, attraverso società tedesche compiacenti, e l'accusa che sta per scattare è quella di presunto riciclaggio di denaro.

Ma c'è una sorpresa. Nella rete della Guardia di Finanza cade un pesce inaspettato e non previsto: il notebook di Fabrizio Pessina, consulente dei vip e in affari per parecchio tempo con il commercialista Mario Merello, noto anche per essere il marito della cantante Marcella Bella. E' sul computer dell'avvocato di Chiasso che, dopo poche ore, si concentrano le attenzioni investigative degli inquirenti ed è da lì che emerge un file assai sospetto: quello relativo ad altrettanti clienti italiani che hanno affidato al professionista i loro soldi da esportare all'estero. Si tratta di 570 nomi, 70 in più rispetto alla cifra riferita nelle interviste apparse ieri sulla stampa del direttore generale dell'Agenzia delle Entrate Attilio Befera .

Fabrizio Pessina, che all'inizio degli Anni Novanta è stato anche presidente dell'ordine degli avvocati ticinesi, dopo cinque mesi di carcerazione, il 31 luglio scorso, è stato scarcerato, ma durante la detenzione ha vuotato il sacco. E' così che le indagini sono andate avanti, arrivando ad una svolta decisiva e permettendo a Procura e Fiamme Gialle di ricostruire l'intero sistema della "piattaforma" da cui i capitali italiani decollavano verso i paradisi fiscali.

La "lista dei 570", del cui contenuto Repubblica ha avuto una serie di dettagli, è un documento scottante. Assai diverso dai 170 mila nomi in mano all'Agenzia delle Entrate: in quel caso infatti si tratta di posizioni emerse da un incrocio di banche dati e tutte da verificare. I "570" invece sono evasori già identificati e ai quali in queste ore stanno per essere contestati i reati penali di omessa dichiarazione fiscale e di dichiarazione fraudolenta. Reati che non potranno beneficiare dello scudo fiscale che scatterà dal 15 settembre e che esclude la sanatoria per chi ha già un procedimento in corso.

A quanto risulta nella rete ci sono personaggi molto noti a livello locale: imprenditori, qualche politico, manager di grandi aziende e personaggi del mondo dello spettacolo. Nomi spesso poco conosciuti al grande pubblico ma con soldi veri che avrebbero spedito alle Isole Vergini, In Svizzera, a Gibilterra e nel Liechtenstein. Dove cercarli? Oggi probabilmente a trascorrere il Ferragosto nelle località esclusive, ma sui loro luoghi di provenienza parla chiaro la lista: 200 nomi sarebbero in Lombardia, 100 in Veneto, 48 in Emilia Romagna, circa 10-14 in Lazio, altrettanti in Toscana e Piemonte. Nel caldo agostano la Guardia di Finanza potrebbe bussare a più di una porta.

(15 agosto 2009)
 
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Lucky (Due di Picche)
view post Posted on 17/8/2009, 10:39




il rapporto
Crollano Pil e consumi
Ma è boom di telefonini

Le stime di Confcommercio: nel 2009 il Prodotto interno lordo a -4,8%. Per i consumi una flessione dell'1,9%


ROMA - Nel 2009 i consumi caleranno ancora dell'1,9%, mentre i primi segnali di «lieve ripresa» arriveranno nel 2010, con un aumento dello 0,6%. Queste le stime di Confcommercio. Il prodotto interno lordo del Paese, sempre secondo le previsioni del Centro Studi, crollerà a -4,8% nel 2009 e rivedrà il segno più nel 2010 (+0,6%). La ripresa si consoliderà solo nel 2011, quando Confcommercio prevede un incremento del pil dello 0,8%.

I CONSUMI DELLE FAMIGLIE - Nel Rapporto sul Terziario 2009, l’Ufficio Studi Confcommercio e contenuta scatta una fotografia dei consumi delle famiglie italiane tra il 2002 e il 2008. Il dato principale che ne emerge è il boom per l’acquisto di telefonini (+189%), di elettrodomestici (tv, impianti audio, ecc., +50%) ma anche di medicinali e articoli sanitari (+40%). In calo invece libri e giornali (-9,4% e -11,3%) e nel comparto vacanze, perde appeal la formula "all inclusive" (-5%). In crescita i servizi ricreativi e culturali (+16,5%); e nella dieta delle famiglie, carne (+7,2%), pane e cereali (+5,7%) sostituiscono il consumo di grassi (-11,9%), pesce (-4,8%); si beve più acqua che alcolici e si mangia fuori un po’ più spesso (+5%). Nella composizione della spesa delle famiglie, cresce l’incidenza delle spese per l’abitazione, che costituiscono ormai quasi il 30% delle spese complessive, e delle spese "obbligate" (energia, affitti, servizi bancari e assicurativi, ecc.), cresciute dal 21,7% del 1970 ad oltre il 36% del 2008: Quanto al 2008, i consumi sono calati dell’1% con una accentuata flessione per auto e moto (-15,1%), servizi di trasporto (-7,4%), elettrodomestici (-7,1%) e alcuni prodotti alimentari tra cui i prodotti ittici (-5,4%); bene, invece, i prodotti per la telefonia (+15,4%), le attrezzature per la casa e il giardino (+14,3%), i tessuti per la casa (+4,7%).


17 agosto 2009

 
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Lucky (Due di Picche)
view post Posted on 17/8/2009, 12:44




IN PRECEDENZA REGISTRATA UNA FORTE SCOSSE
Al largo dell'isola di Ishigaki
Sisma in Giappone. Allarme tsunami
Scossa di magnitudo 6.4 registrata dall'istituto geofisico Usa al largo di Taiwan e delle isole nipponiche

TOKYO - Un terremoto di magnitudo 6,4 gradi Richter si è verificato al largo di Taiwan e delle isole meridionali del Giappone, innescando l'allarme per un possibile tsunami locale. Lo rivela l'istituto geofisico statunitense (Usgs). In precedenza era stata registrata una scossa di magnitudo 6,7 con epicentro a circa 10 chilometri sotto il livello del mare al largo dell'isola di Ishigaki che aveva fatto scattare l'allarme tsunami, rientrato dopo circa mezz'ora.


17 agosto 2009


l'impianto è il quarto più grande del mondo
Incidente in centrale idroelettrica russa
Otto vittime, 68 persone disperse

Parziale inondazione della sale macchine a causa di una rottura. Il fiume Yenisei a rischio inquinamento

Un gruppo di persone osserva i danni alla centrale Sayano-Shushenskaya
MOSCA - Si aggrava di ora in ora il bilancio dell'incidente che ha bloccato la produzione della centrale idroelettrica russa Sayano-Shushenskaya, in Khakassia (Siberia Orientale), la più grande del Paese e la quarta più grande del mondo. Otto persone sono morte, una decina sono rimaste ferite e 68 al momento risultano disperse, secondo quanto riferisce il ministero delle Situazioni d’emergenza Andrei Kluiev, citato da radio Echo di Mosca. Tutte le vittime lavoravano nell'impianto. L'incidente è avvenuto alle 3.42 ora di Mosca (1:42 in Italia) e ha causato una parziale inondazione della sale macchine: a provocarlo è stata una rottura idraulica, le cui origini sono in corso di accertamento. Il ministro delle Situazioni d’emergenza Sergei Shoigu ha smentito comunque che la diga sia distrutta e ha ammesso che «ci vorranno anni» per riparare la centrale.

STABILIMENTI DI ALLUMINIO SENZA ELETTRICITÀ - A seguito dell'accaduto diversi stabilimenti di alluminio della zona sono rimasti senza elettricità. Le autorità hanno escluso pericoli per la popolazione, che non è stata evacuata. Secondo i responsabili della centrale, ora la situazione è sotto controllo. La centrale, aperta nel 1978, ha una capacità di 6.400 Mw e una produzione annuale di 23.500 Gmh (energia potenziale). L'impianto sfrutta una diga alta 245 metri con una lunghezza di cresta di 1066 metri, che forma una riserva d'acqua di 31 km quadrati. Dispone di una decina di turbine e alimenta diverse imprese di alluminio, tra cui alcune della Rusal, la più grande società al mondo del settore.

RISCHIO AMBIENTALE - L'incidente preoccupa il ministero delle Risorse naturali e dell’Ecologia russo: gli olii dei trasformatori della centrale di Sayano-Shushenskaya stanno infatti inquinando il fiume Yenisei. Lo scrive l’agenzia di stampa Interfax. «Una grande quantità di olii s’è versata lungo cinque chilometri nel fiume Yenisei», ha comunicato il ministero.


17 agosto 2009


LA PREVISIONE: sofferenza fino a venerdì, poi al centro-nord temperature in ribasso
Allarme caldo, nove città verso i 40 gradi
Brescia investita dall'ondata di calore. La protezione civile: rischio per Bologna, Milano, Roma e Bolzano



Caldo a Milano (Maule)
MILANO - Alta pressione stabile in questi giorni di metà agosto sull'Italia e nove città si avviano verso un'ondata di calore. Lo segnala il sistema di previsione e prevenzione del fenomeno promosso dalla Protezione civile. Oggi solo Brescia è investita dall'ondata di calore, con una temperatura massima percepita di 36 gradi. Domani si aggiungeranno altre quattro città: Bolzano, Bologna, Milano (38 gradi) e Roma (37 gradi). E dopodomani sarà la volta di Perugia, Palermo, Latina (39 gradi) e Civitavecchia (ben 40 gradi). L'ondata di calore si ha quando le condizioni di caldo e umidità persistono per tre o più giorni consecutivi. In questi casi è necessario adottare interventi di prevenzione mirati alla popolazione a rischio (bambini, anziani, affetti da patologie cardiovascolari).

LE PREVISIONI - Il caldo afoso e le temperature in aumento non daranno tregua almeno fino a venerdì poi, ma solo nel Centro-Nord, la situazione dovrebbe cambiare per il fine settimana con un moderato abbassamento delle temperature. Questo, perlomeno, secondo la previsione dei meteorologi per la settimana che si apre oggi. «Siamo in una fase di caldo intenso ma che non è paragonabile ancora all'ondata che ha investito l'Italia alla fine di luglio - afferma Rino Cutuli del centro Epson Meteo -. La zone più colpite dall'afa sono senza dubbio il Nord e il Centro dove tra mercoledì e giovedì registreremo il picco». Milano, Bologna, Firenze, Perugina e Roma saranno le città più calde. «Parliamo di temperature di 4 o 5 gradi più alte della media - prosegue Cutuli -, rese ancora più intense dal tasso di umidità. Ieri a Milano la temperatura avvertità era di 38 gradi (50% di umidità) mentre a Roma il calore percepito era addirittura di 39 gradi con un tasso di umidità che sfiorava il 45%». La situazione è destinata a cambiare per il fine settimana, ma non riguarderà il sud dove il tempo si manterrà bello anche nel fine settimana. «Le regioni del Nord venerdì - conclude l'esperto - verranno lambite da una perturbazione atlantica che abbasserà le temperature almeno di 5 gradi. Per le regioni del centro una parziale boccata di ossigeno arriverà solo domenica».


17 agosto 2009



VERSO LE ELEZIONI in AFGHANISTAN
«Taglieremo dita e orecchie
a quelli che andranno a votare»

Nuova minaccia talebana. Una campagna intimidatoria che potrebbero influenzare il voto

Alcuni afghani assistono
KABUL - Non solo gli attacchi ai seggi. Anche le minacce fisiche agli elettori. I talebani alzano il tiro per scoraggiare la popolazione afghana a partecipare alle elezioni presidenziali del 20 agosto. E dopo i volantini distribuiti tra la gente («Non andate ai seggi, li colpiremo«), arriva un nuovo avvertimento: «Taglieremo dita, naso e orecchie agli elettori che si recheranno alle urne». Anche in questo caso la minaccia è contenuta sui volantini che i miliziani stanno lasciando nei villaggi del Sud del paese. Lo riferisce il sito online dell'emittente al Jazeera.

IL VOTO - I fondamentalisti islamici negli ultimi giorni hanno lanciato una massiccia campagna intimidatoria per tenere gli elettori lontani dalle urne, una campagna che rischia di influenzare pesantemente il voto e che mette in dubbio una rielezione di Hamid Karzai, finora data per scontata. La campagna di terrore dei talebani potrebbe avere successo nel sud e nell'est del Paese, popolati da afgani di etnia pashtun, e una eventuale diserzione delle urne da parte dei pashtun rischia di tradursi in una sconfitta per Karzai, che cinque anni fa vinse grazie al loro ampio sostegno.


17 agosto 2009


crolla un edificio a due piani
Settimo Torinese, esplode palazzina
Un morto tra le macerie

È accaduto in via Leinì. I soccorritori stanno scavando per cercare eventuali altre vittime


TORINO - Una palazzina di due piani è crollata a Settimo Torinese in seguito a un'esplosione. Il crollo ha provocato una vittima: si tratta di Mario Panzica, 69 anni, che, secondo le prime informazioni, viveva da solo. Il suo corpo è stato sbalzato una cinquantina di metri davanti alla casa, in un piccolo piazzale dove c'era un distributore di benzina di cui un tempo era gestore.

LE CAUSE - La palazzina era un edificio unifamiliare che è letteralmente crollato su sé stesso dopo lo scoppio, forse dovuto a una fuga di gas, anche se vigili del fuoco e carabinieri stanno ancora lavorando per accertare le cause. L'esplosione ha sventrato il pian terreno della palazzina adiacente a quella crollata. All'interno di entrambi gli edifici non ci dovrebbero esserci abitanti perché in vacanza. I vigili del fuoco sono comunque al lavoro anche per escludere con certezza la presenza di altre persone sotto le macerie.


17 agosto 2009



Paul Lewis, 40 anni, al momento decisivo del lancio ha avuto la brutta sorpresa
L'attrezzo di riserva si è aperto solo parzialmente, il tetto di un hangar ha attutito la caduta
Gb, il paracadute non si apre
salvo dopo un volo di 3mila metri

"Per quello che sappiamo non ha fratture. Si riprenderà completamente"



LONDRA - Salvo dopo un volo di tremila metri. E' accaduto a Paul Lewis, un paracadutista britannico, che nel momento decisivo del lancio, ha avuto la brutta sorpresa di ritrovarsi con il paracadute non funzionante. Ha quindi provato con quello di riserva, ma si è aperto solo a metà. L'uomo è quindi caduto pesantemente sul tetto di un hangar: ma, a sorpresa, ne è uscito praticamente illeso. Lo schianto da 3.000 metri di altezza, racconta la Bbc, gli ha provocato, infatti, solo ferite guaribili al collo e alla testa e nessun danno permanente.

Il fatto dal sapore miracoloso è avvenuto nel centro di paracadutismo di Tilstock a Whitchurch, nello Shropshire. Il proprietario del centro, Colin Fitzmaurice, ha assistito alla scena e ha potuto raccontare la dinamica dell'incidente: pochi secondi, il paracadute non si apre, lo schianto. E' stata immediatamente chiamata un'ambulanza e l'uomo, un cameraman di circa 40 anni, ha ricevuto i primi soccorsi sul luogo prima di essere portato in ospedale del North Staffordshire.

Fitzmaurice ha detto alla Bbc di aver saputo dall'ospedale che l'uomo si riprenderà completamente. "Per quello che sappiamo non ha fratture - ha detto - è stato molto fortunato".

(16 agosto 2009)


L'INTERVISTA/ Jean-Marie Colombani: in qualsiasi paese europeo
sarebbe stato costretto a dimettersi. Ma ora il Cavaliere è più fragile

"Il premier si sente intoccabile
E sorprende il sostegno vaticano"




Jean-Marie Colombani
PARIGI - "Italie a' la dérive". Così, su Slate.fr, versione francese del famoso sito americano, è stata titolata l'analisi di Jean-Marie Colombani sulla situazione nel nostro paese. L'Italia sta andando alla deriva e non se ne accorge, è questo il succo del pensiero dell'ex direttore di Le Monde, che prende spunto dall'inchiesta di Bari sulle feste con escort a Palazzo Grazioli e Villa Certosa. "Quello che sta succedendo da voi un segnale d'allarme per tutta l'Europa" aggiunge ora Colombani.

Cosa le sembra più preoccupante?
"In qualsiasi altro paese dell'Unione europea gli elementi raccolti dai magistrati avrebbero conseguenze certe sul piano giudiziario. Mi sembra che il vostro primo ministro si comporti come un intoccabile, che anzi si senta in diritto di attaccare le poche voci che lo criticano. Ma ciò che è più interessante sul lungo periodo è capire le ripercussioni politiche di questa vicenda".

Il possibile erede di Berlusconi?
"Bisognerebbe intanto capire quando Gianfranco Fini avrà il coraggio di prendere la guida di quella parte della destra che definirei civilizzata. Al tempo stesso, il fatto che Berlusconi sia ora più fragile, meno libero e più ricattabile, permette alla Lega Nord di dettare condizioni e imporre al governo leggi sull'immigrazione o dibattiti su simboli dell'unità del paese".

In Francia Berlusconi sarebbe stato costretto a dimettersi?
"La questione non si pone neppure. In qualsiasi paese europeo un politico coinvolto in uno scandalo del genere verrebbe come minimo allontanato da qualunque responsabilità di governo. E per cominciare, avrebbe dovuto rispondere alle tante domande che gli sono state rivolte".

Nei primi tempi la stampa francese si è mostrata prudente nel raccontare lo scandalo. Come mai?
"Per tradizione, rispettiamo la linea di confine tra vita pubblica e privata. È un atteggiamento che ha contato anche in questa vicenda".

Lei ha anche accusato la Chiesa di andare contro i propri principi.
"Per me, la vera sorpresa in questa vicenda è il muto sostegno che Berlusconi continua ad ottenere dal Vaticano. Con lui, quello che la Chiesa predica ogni giorno è stato contraddetto in maniera chiara e lampante. Si parla proprio di quello che la Chiesa ha più a cuore. La morale, pubblica e privata. Incomprensibile, davvero".


(17 agosto 2009)
 
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view post Posted on 17/8/2009, 17:47

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Come facciamo a commentare 50 notizie al giorno nello stesso topic?
 
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Lucky (Due di Picche)
view post Posted on 17/8/2009, 18:33




Lo ha reso noto il ministro della Difesa di Mosca
Ritrovata la nave scomparsa:
la Artic Sea al largo di Capo Verde

L'equipaggio è vivo. La nave è stata trovata in Atlantico a circa 300 miglia al largo da Capo Verde


MOSCA - È forse ginto alla fine il mistero estivo della Arctic Sea, nave battente bandiera maltese ma con a bordo equipaggio russo, di cui si erano perse le tracce da alcune settimane. Il ministro russo della Difesa, Anatoli Serdioukov, ha reso noto che l'imbarcazione è stata rintracciata alle ore 23 di domenica (ora italiana) a circa 300 miglia (500 km) da Capo Verde. L'intero equipaggio, ha detto il ministro, è vivo ed è stato trasferito sulla fregata russa cacciasommergibili Ladny senza fornire però ulteriori dettagli: «Si stanno facendo accertamenti con l'equipaggio stesso per capire cosa è successo».

STORIA - La Arctic Sea era diretta al porto algerino di Bejaja dove era attesa per il 4 agosto con un carico di legname finlandese da valore di circa 1,6 milioni di euro. Il 24 luglio la nave è stato assaltata al largo della Svezia da un gruppo di uomini mascherati che si erano spacciati per poliziotti antidroga. Il 28 luglio ha contattato la guardia costiera di Dover, sulla Manica in Inghilterra, e due giorni dopo è stata scorta al largo di Brest (Francia). Dopo di che più nulla. Il 14 agosto la Commissione europea ha fatto sapere che la Arctic Sea, per la cui ricerca il presidente russo Medvedev aveva dato ordine alla Marina militare, era stata assaltata una seconda volta al largo del Portogallo, ma in entrambi i casi era stata esclusa l'opera della «pirateria internazionale». Lo stesso 14 agosto era giunta notizia, poi smentita, dell'avvistamento della nave a 700 km da Capo Verde.


17 agosto 2009


ferita anche un'altra passeggera di 14 anni
Messico, ucciso italiano per una rapina
L'uomo, un pensionato delle ferrovie, era residente a Città del Messico da 5 anni ed è stato ucciso su un bus


CITTA' DEL MESSICO- Ucciso da quattro rapinatori minorenni. È successo nella capitale messicana. La vittima, Alessandro Furlan, un pensionato, delle ferrovie da cinque anni residente a Città del Messico, è stato ammazzato a colpi di arma da fuoco su un autobus, quando ha reagito a una rapina.

LA VICENDA- Secondo una prima ricostruzione, Furlan, che aveva 57 anni, è stato ucciso da uno dei delinquenti, che ha inoltre ferito un'altra passeggera, una ragazza di 14 anni. Il pensionato si era opposto all'aggressione, gridando che era armato, fatto che ha provocato la reazione di uno dei quattro rapinatori, di età compresa tra i 15 e i 16 anni. Tutti i quattro sono poi scesi dall'autobus, riuscendo a fuggire a bordo di un auto.


17 agosto 2009


È il presidente della Fondazione italiana per l'abbattimento delle barriere architettoniche
EasyJet non imbarca un disabile
«Al check in mi hanno detto che senza accompagnatore la compagnia non accetta persone disabili»

ROMA - Giuseppe Trieste, presidente della Fondazione italiana per l'abbattimento delle barriere architettoniche (Fiaba), ha presentato una denuncia contro la compagnia aerea EasyJet perché non ha potuto imbarcarsi sul volo Malpensa-Lamezia Terme. «Ho fatto la mia regolare prenotazione segnalando di essere una persona in carrozzina e nessuno mi ha ha detto nulla», racconta Trieste. «Al check in mi hanno detto che senza accompagnatore la compagnia non accettava persone disabili. Una cosa assurda, sono quarant'anni che volo e non ho mai avuto problemi di nessun tipo. Le mie proteste non sono servite a nulla: ho provato a chiamare il responsabile della compagnia e anche il responsabile dell'Enac di Milano, ma se ne è lavata le mani dicendo che è una decisione della compagnia», prosegue Trieste nel suo racconto.

DIRETTIVA EUROPEA - «Esistono norme precise al riguardo: c'è una direttiva europea che obbliga le compagnie ad accogliere qualunque passeggero. Tra l'altro le stesse compagnie, proprio per sostenere i costi delle persone diversamente abili, hanno aumentato di un euro il prezzo del biglietto». Quindi Trieste ha presentato una denuncia per mancata assistenza e conseguente violazione delle norme comunitarie oltre che della convenzione internazionale dell'Onu sui diritti delle persone con disabilità. Secondo Trieste, il suo non sarebbe un caso isolato. «I carabinieri ai quali ho presentato la denuncia mi hanno detto che ci sono stati altri problemi simili con EasyJet, ma i passeggeri non hanno mai denunciato il fatto», afferma Trieste. «La compagnia inglese dovrebbe rispettare il principio della responsabilità sociale d'impresa che ne fa un vanto etico nel rispetto delle pari opportunità».


17 agosto 2009

 
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view post Posted on 17/8/2009, 23:05

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DDP ma in questo topic ci scrivi solo tu le news, o dobbiamo anche commentarle?

come facciamo a commentarle tutte?
 
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Lucky (Due di Picche)
view post Posted on 18/8/2009, 10:46




Comunicazione di servizio:

Potete fare quello che volete, io posto le NEWS, se qualcuna v'interessa particolarmente ci aprite un topic sennò commentate qua, mettete in "QUOTE" la notizia poi commentate, fate come vi pare, massima libertà.
Io posto solo le novità poi fate come vi pare avete due opzioni entrambe valide.

PS: chiunque può postare le NEWS se lo ritiene opportuno.

PPS: si può lasciare questo topic solo per le NEWS, poi se a qualcuno interessa una notizia apre il topic e si commenta lì, questo magari può servire solo da spunto, molte delle notizie che ho postato non meritavano un topic ma solo un commento e come avete potuto notare le notizie spaziano da un argomento all'altro, ripeto se qualcuno vuole approfondire apre il topic.

afghanistan, continua l'offensiva talebana
Kabul, tensioni a due giorni dalle elezioni
Attentati nella capitale contro le forze Isaf e nel sud del Paese, almeno 10 vittime. Razzi sul Palazzo Presidenziale


KABUL - Ad appena due giorni dalle cruciali elezioni del 20 agosto in Afghanistan, un kamikaze si è fatto esplodere a Kabul. Nel mirino le forze Isaf. Ci sarebbero 5 vittime e circa 30 feriti. Cinque morti, invece, nel sud del paese, dove si è verificato un altro attacco suicida davanti a un seggio a Urzagan. Poi razzi hanno colpito quasi simultaneamente il Palazzo Presidenziale e il quartier generale della polizia, entrambi situati nel cuore di Kabul: non ci sono stati feriti. Continua quindi la rappresaglia dei talebani. I militari italiani a Herat hanno arrestato 10 presunti terroristi.

GLI ORDIGNI- Secondo fonti delle forze di sicurezza locali, l'esplosione a Kabul è avvenuta proprio al passaggio di un convoglio delle forze internazionali Isaf. Ci sarebbero 5 vittime e circa 30 feriti. Un altro attentato a Urzagan ha fatto 5 morti. Intanto in mattinata sempre a Kabul un primo ordigno si è abbattuto sulla Presidenza della Repubblica, causando gravi danni anche all'interno della struttura. Poco dopo è stata la volta della sede centrale delle forze dell'ordine, che si trova a poca distanza. Gli attacchi sono quindi stati rivendicati a nome dei Talebani da un loro portavoce, Zabihullah Mujahid, il quale parlava via telefono satellitare da un'ignota località. Mujahid ha anzi accennato a quattro razzi, ma senza specificarne i bersagli. È la terza volta dall'inizio di agosto in cui i guerriglieri ultra-islamici assaltano la capitale con salve di razzi, un tipo di attacco che negli anni precedenti era sempre rimasto estremamente raro.

GLI ARRESTI- Le forze militari italiane dispiegate in Afghanistan hanno neutralizzato, in coordinamento con l'esercito afghano, una cellula di talebani nella provincia di Herat specializzata nella preparazione e posizionamento di rudimentali ordigni esplosivi (Ied). Nella stessa operazione ci sarebbero stato 10 arresti.

LA FARNESINA- E intanto il ministro degli Esteri Franco Frattini, oltre alla condanna agli episodi di violenza, spera che le elezioni si svolgano in maniera credibile, in un clima il più possibile sereno e senza intimidazioni. «L'auspicio italiano è che le elezioni democratiche afghane conducano alla formazione di un esecutivo stabile in grado di elaborare un piano urgente e condiviso per il consolidamento della sicurezza interna e l'accelerazione dello sviluppo socio-economico del Paese».


18 agosto 2009


I dati della Guardia di finanza
In sette mesi evasi all'estero 3,3 miliardi
Di questi, 1,1 miliardi sono stati rintraccaiti nei paradisi fiscali. Evasione dell'Iva pari a 1,8 miliardi


ROMA - Nei primi sette mesi dell'anno sono stati evasi all'estero 3,3 miliardi di euro. Il dato è stato diffuso dalla Guardia di finanza. Di questi, 1,1 miliardi sono stati rintraccaiti nelle transazioni e nelle operazioni finanziarie con i cosiddetti paradisi fiscali. Oltre 600 milioni di euro sono stati accreditati a danno di soggetti e imprese che avevano falsamente spostato all'estero la propria residenza o la sede della propria attività. Altri 1,6 miliardi sono a carico di imprese estere che, operanti in Italia, non dichiaravano nulla al fisco.

DATI - Si tratta, sottolineano le Fiamme Gialle, di «valori in linea con i risultati del corrispondente periodo del 2008, che si è chiuso con i risultati più alti di sempre». Da gennaio a luglio sono state effettuate 5.690 indagini, verifiche e controlli contro l'evasione e le frodi fiscali internazionali e i trasferimenti illeciti di capitale all'estero. L'Iva evasa per frodi scoperte nelle indagini su «triangolazioni commerciali ricorrendo a società cartiere e fatture per operazioni inesistenti» è pari a 1,8 miliardi con 3.557 soggetti denunciati, «pari al 17% in più rispetto allo scorso anno». I titoli e la valuta sequestrati nei controlli alle frontiere ammontano a 396 milioni di euro, con «1.185 soggetti sorpresi a portare al seguito denaro o titoli per valori superiori a 10 mila euro».


18 agosto 2009



Latitante dal 2005, era inserito nell'elenco dei trenta latitanti più pericolosi
Preso boss della n'drangheta. In vacanza
Intercettato a Taormina dalla squadra mobile di Reggio Calabria: era in villeggiatura con moglie e tre figlie


REGGIO CALABRIA - Era in vacanza a Taormina con la moglie e le tre figlie Paolo Rosario De Stefano, il presunto boss della 'ndrangheta arrestato dalla squadra mobile di Reggio Calabria dopo quattro anni di latitanza. Era ricercato dal 2005 per associazione per delinquere di tipo mafioso, rapina ed estorsione ed era stato inserito nell'elenco dei trenta latitanti di massima pericolosità inseriti nel Programma speciale di ricerca.

L'ARRESTO - De Stefano è stato bloccato in una casa che aveva preso in affitto nella località turistica siciliana. Non era armato e non ha opposto resistenza all'arresto. Paolo Rosario De Stefano era l'ultimo dei latitanti della cosca De Stefano. Un gruppo criminale che ha fatto la storia della 'ndrangheta, contrapposto al gruppo Imerti in una guerra di mafia che negli anni '80 ha provocato centinaia di morti tra cui i due capi storici della cosca, i fratelli Giorgio, padre di Paolo Rosario, e Paolo.


18 agosto 2009

 
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Lucky (Due di Picche)
view post Posted on 19/8/2009, 09:56




Uccisi i tre banditi
Kabul, talebani assaltano una banca
Un commando si barrica al quinto piano circondato dalle forze speciali alla vigilia delle elezioni


KABUL - Sale di ora in ora la tensione in Afghanistan alla vigilia del voto per le presidenziali del 20 agosto. Un gruppo di talebani mercoledì mattina ha assalito una banca nel nel quartiere di Jadi Maiwand, nel centro di Kabul. Il capo della polizia investigativa della capitale, Sayed Abdul Ghafar Sayedzada, ha riferito che sono penetrati nell'edificio che al piano terra ospita un'agenzia della Pashtani Bank ma è vuoto in quelli superiori. C'è stata una lunga sparatoria con gli agenti e i tre assalitori, asserragliatisi al quinto piano, sono stati eliminati, ha reso noto Zemarai Bashari, portavoce del ministero dell'Interno.

SILENZIO STAMPA - Il governo afghano, come nei giorni scorsi, ha chiesto il silenzio stampa sugli attentati per non allarmare gli elettori. Anche in questo caso, il ministero dell'Interno aveva dapprima parlato dell'azione di «ladri o rapinatori», ma poi la polizia ha ammesso che si trattava di talebani. Un portavoce dei talebani, Zabihullah Mujahed, ha riferito che all'assalto alla banca hanno partecipato quattro guerriglieri e che una ventina di combattenti e kamikaze si trova a Kabul in attesa dell'ordine di attaccare. Nella zona dell'assalto c'era poca gente in giro in quanto oggi in Afghanistan è festa nazionale: si commemora l'indipendenza dal dominio britannico.

VITTIME - Un militare statunitense è stato ucciso martedì in un attacco delle milizie talebane nel sud dell’Afghanistan. Lo hanno reso noto fonti militari della Nato, senza fornire ulteriori dettagli. Sale così a 45 il numero delle vittime militari statunitensi in Afghanistan nel mese di agosto. Quattro poliziotti afghani sono stati uccisi per errore in un raid di elicotteri Nato contro un posto di blocco presso Ghazni nella notte tra martedì e mercoledì. Altri tre sono rimasti feriti e due sono dispersi, secondo il governatore della provincia. Nessun commento da parte delle forze della coalizione.


19 agosto 2009


LA POLEMICA
Lippi: «Scudetto alla Juventus»
Mourinho: «Il ct manca di rispetto»

Il tecnico dell'Inter: «Se ha detto una cosa del genere mi fa pensare». La reazione: «Esagerato»

MILANO - Un pronostico, come se ne fanno tanti in queste settimane: «Chi vince lo scudetto? La Juve». Ma la previsione di Marcello Lippi non è andata giù a José Mourinho. «È una mancanza di rispetto» sbotta il tecnico dell'Inter. «Se lo ha detto, mi fa pensare molto». Secondo l'allenatore portoghese, «è la prima volta che vedo un ct, una persona con una grandissima responsabilità istituzionale», pronosticare il successo di una squadra». E avvia un discorso secondo il quale attribuisce a Lippi non una previsione ma un verdetto , come a suggerire che il ct non ha guardato nella sfera di cristallo. «Per quel che riguarda il campionato - dice - devo iniziare a cambiare il mio pensiero perché il torneo sembra sia già finito ancora prima di iniziare. Io posso accettare che un giornalista dia la sua opinione e scriva che la Juventus, a suo parere, è la squadra che vincerà il prossimo scudetto», ha detto il portoghese. «Ed è ovvio che accetti che lo facciano anche un giocatore, un dirigente o il presidente della Juventus: fa parte della logica, perché fa parte di quello che si prova, che si sente e che può servire a motivare la propria squadra. Ma è la prima volta che leggo di un ct che dice queste cose».».

INTERVISTE - La previsione di Lippi non è diversa dal pronostico che lo stesso ct ha fatto il mese scorso in un'intervista alla Gazzetta dello Sport: «Juve da scudetto, Inter da Champions». Non risultano sollevazioni degli altri tecnici delle squadre iscritte alla Champions per un torneo «già finito prima di cominciare». In ogni caso si può registrare che con Ranieri disoccupato e Ancelotti a Londra sulla panchina che era stata sua prima di essere sollevato dall'incarico da Abramovich, Mourinho ha trovato ancora prima di cominciare il campionato un nuovo collega da criticare.


Lippi (Ipp)
«ESAGERATO» - Immediata la replica di Lippi: «La reazione di Mourinho? Mi sembra che si stia esagerando, in passato ho detto tante volte che l'Inter era la più forte e candidata allo scudetto. Rilascio un miliardo di interviste - dice Lippi - . Da tre anni dico che l'Inter è la squadra più forte. Ieri, in un'intervista in cui si è parlato di tante cose, ho dato una risposta secca ad una domanda sul prossimo campionato e ho detto che avrebbe vinto la Juventus. In tante altre circostanze ho parlato bene di altre squadre, mi sembra che in questo caso si stia esagerando».

LA CONTROREPLICA SUL SITO - A Mourinho piace evidentemente avere l'ultima parola, perché in serata sul sito dell'Inter viene diffusa una controreplica alla replica di Lippi. «Esagerare? Non certo da parte mia - sottolinea Mourinho -. Perché, se era un pronostico, come Lippi per altro ha confermato, era un pronostico, esagerato, che il ct di tutto il calcio italiano non dovrebbe mai fare. E poco importa se, in precedenti interviste, un anno o un mese fa, Lippi ha parlato bene dell'Inter o di altri club. Ieri sera il ct di tutti ha dato un suo indirizzo preciso a un campionato che deve ancora iniziare. A me questo non sta bene e lo dico, serenamente, da allenatore di club a ct». Serenamente.




18 agosto 2009



La dirigente ha denunciato tutto ai magistrati, ora vive sotto scorta.
L’eroina che sventò la truffa all’Inps

Mogli, cognati, sorelle, fratelli, cugini, parenti e amici di uomini di rispetto si spacciavano per braccianti agricoli senza esserlo
C’ è una piccola grande donna da proteggere, in Calabria. Una donna che sta rischiando grosso per aver fatto un gesto che da qualunque altra parte del mondo occidentale, da Helsinki a Vancouver, è ovvio e normale: ha passato ai giudici i documenti d'una truffa all'Inps. Truffa che per anni aveva fatto scrosciare acquazzoni di denaro su mogli, cognati, sorelle, fratelli, cugini, parenti e amici di uomini di rispetto che si spacciavano, senza esserlo, per «braccianti agricoli».

La signora, eroina suo malgrado in un paese dove la semplice osservanza delle leggi può richiedere un coraggio straordinario (come quello che costò la vita a Giovanni Bonsignore, un funzionario regionale siciliano reo di avere denunciato la truffa di una cooperativa) si chiama Maria Giovanna Cassiano, è la dirigente della sede Inps di Rossano, sulla costa dello Jonio in provincia di Cosenza e da due mesi vive sotto scorta dopo essere stata pesantemente minacciata.

Non è una testa di cuoio, non è uno specialista scelto dei carabinieri, non è un poliziotto delle squadre speciali, non è un magistrato d’assalto in guerra con la mafia. È solo una funzionaria di medio livello di un ente pubblico come l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale che ha fatto quanto le era stato chiesto da Roma: controllare come mai nell’area della Sibaritide ci fossero così tanti braccianti agricoli e come mai risultassero così tante giornate di malattia e maternità e indennità di disoccupazione. Una procedura standard, in questi casi.

Prova ne sia che ieri le agenzie davano la notizia di un’altra indagine, per molti versi simile in provincia di Taranto, dove la Guardia di Finanza ha denunciato 363 persone per una truffa organizzata da un’azienda agricola che dal 2003 al 2007 avrebbe simulato una gran quantità di false assunzioni di braccianti agricoli fregando all’Inps, in indennità previdenziali e assistenziali varie, almeno un milione e 200mila euro.

L’inchiesta di Rossano condotta su disposizione della magistratura dai finanzieri del capitano Giovanni D’Acunto, per quanto sia soltanto agli inizi, ha già sollevato il coperchio su qualcosa di più profondo, di più malato, di più pericoloso di tante truffe tradizionali. Dietro alle tre cooperative smascherate fino ad oggi, la «San Francesco», la «Eurosibaris» e la «Meridionale» (altre sono passate al setaccio in questi giorni) c’era infatti l’ombra, attraverso prestanome o addirittura persone che sarebbero risultate del tutto ignare di essere state usate come copertura, di tre famiglie legate a uomini della ’ndrangheta. Uomini che, come dicevamo, avrebbero arrotondato gli incassi di altri affari più o meno illeciti distribuendo La nei dintorni (mogli, fratelli, cognati, parenti...) la qualifica (e le prebende) di «bracciante agricolo».

Nella maggioranza dei casi, da quanto è emerso, era tutto falso. Falsi i poderi dove i falsi braccianti figuravano aver lavorato, false le coltivazioni dove sarebbero stati impegnati, falsi i certificati catastali, false le planimetrie e i timbri e tutti ma proprio tutti i documenti dei vari uffici. E quando un campo di pomodori o di meloni da raccogliere c’era sul serio, raccontano gli investigatori, le cooperative ci mandavano non quei lavoratori che risultavano all’Inps (poveretti, che scomodità...) ma immigrati pagati in nero e senza alcuna tutela previdenziale e sindacale.

Un quadro pazzesco. Concepito dagli organizzatori nella convinzione della totale impunità. Un quadro nel quale spiccano storie, nella loro perversione, assolutamente fantastiche. Come quella di una cooperativa che nel giro di un solo anno avrebbe rastrellato un monte salari di un milione e ottocentomila euro circa senza essere in grado di esibire un solo documento contabile. «Che storia è questa?», hanno chiesto al presidente. E quello: «Ho sempre fatto tutto coi contanti».

Quanto siano riusciti a sottrarre all’Inps tutti quei falsi braccianti, che dopo aver finto di avere lavorato per un certo periodo si spacciavano per «cinquantunisti» (51 giorni l’anno di lavoro), «centunisti» (101 giorni) o «centocinquantunisti» (151) chiedendo quindi indennità varie di malattia, disoccupazione e maternità, non si sa ancora. In un solo anno, ha scritto il direttore del Quotidiano di Calabria Matteo Cosenza denunciando i tormenti di Maria Giovanna Cassiano, si parla di «circa centomila certificati di malattia», di migliaia di persone coinvolte e di «somme stratosferiche per l’Inps: mediamente 4-5 milioni di euro a cooperativa » .

Domanda: può una situazione del genere gonfiarsi per anni e anni senza una qualche accondiscendenza di troppa gente che sapeva e faceva finta di non sapere? È dura da credere. Tanto più che esattamente lo stesso scandalo era scoppiato non molti anni fa nell’area di Gioia Tauro. Dove i magistrati, interrogandosi su «come mai la Calabria ha un ventottesimo della popolazione italiana ma un bracciante stagionale su sette?» scoprirono che «nove braccianti agricoli su dieci » erano fasulli: motociclisti con Honda costosissime, mamme incinte al nono mese, detenuti che figuravano al lavoro mentre erano in cella, studentesse con le unghie laccate e i tacchi a spillo. Tutti «raccoglitori di olive» in uliveti che figuravano catastalmente piantati perfino sulle banchine e nell’acqua del porto di Gioia.

Eppure, pare impossibile, contro la decisione dell’Inps di non sganciare più un euro a tutti i soci delle cooperative taroccate fino alla chiusura delle indagini sono scoppiati nella Sibaritide focolai di rivolta. Le minacce che abbiamo detto alla signora Cassiano. Un tentativo di bloccare la festa patronale di Maria Santissima Archiropita. Due blocchi, a fine luglio e poi di nuovo l’altro pomeriggio, dalle 12 alle 20.30, con ingorghi giganteschi e turisti inveleniti, della statale E 90 che costeggia lo Jonio da Taranto a Reggio.

Peggio, la rivolta è cavalcata da un pezzo del mondo politico. Porta voti, cavalcare queste ribellioni. Per informazioni, chiedete ad Antonio Caravetta, l’uomo forte dell’Udc. Consigliere comunale a Corigliano e recordman di preferenze in zona alle ultime provinciali. Da sempre punto di riferimento dei «braccianti». Com’è scoppiato il casino, ha subito emesso un comunicato: «L’arroganza e l’insensibilità nei confronti dei tanti lavoratori agricoli della Piana di Sibari...».


19 agosto 2009


STUDIO DI BANKITALIA
«La crescita degli immigrati
non toglie lavoro agli italiani»

Evidenziata una «complementarietà tra gli stranieri e gli italiani più istruiti e le donne»


ROMA- La crescita della presenza straniera in Italia negli ultimi anni «non si è riflessa in minori opportunità occupazionali per gli italiani», ma ha al contrario evidenziato una «complementarietà tra gli stranieri e gli italiani più istruiti e le donne», favorendo maggiore spazi di occupazione.

L'ANALISI - È quanto afferma uno studio della Banca d'Italia contenuto nel rapporto sulle economie regionali secondo cui l'afflusso di lavoratori stranieri impiegati con mansioni tecniche e operaie ha accresciuto le opportunità «per gli italiani più istruiti» impiegati in «funzioni gestionali e amministrative», mentre le donne avrebbero beneficiato della presenza straniera, nel settore dei servizi sociali e alle famiglie, come per esempio colf e baby sitter, attenuando «i vincoli legati alla presenza di figli e l'assistenza dei familiari più anziani e permettendo di aumentare l'offerta di lavoro» femminile.

ANTIDOTO ALL'INVECCHIAMENTO - L’afflusso di immigrati dall’estero nell’ultimo decennio - secondo lo studio - ha sostenuto la crescita dell’occupazione in Italia, «contribuendo a contrastare il progressivo invecchiamento della popolazione». Gli stranieri, recita lo studio, «hanno un tasso di occupazione superiore a quello degli italiani e redditi da lavoro significativamente inferiori». E a questo fenomeno contribuiscono «un più basso livello di scolarità degli immigrati, una maggiore concentrazione in imprese meno produttive, il prevalente utilizzo in mansioni a ridotto contenuto professionale». Gli stranieri residenti nel Mezzogiorno, inoltre, hanno un’istruzione, tassi di occupazione e redditi da lavoro inferiori rispetto a quelli del Centro-Nord.

ITALIANI PIU' ISTRUITI E DONNE - «La crescente presenza straniera - evidenziano, come sottolineato pocanzi, gli studiosi di Via Nazionale - non si è però riflessa in minori opportunità occupazionali per gli italiani, che al contrario, sembrano accresciute per gli italiani più istruiti e per le donne. In particolare, l’offerta di lavoro femminile italiana si è giovata dei maggiori servizi per l’infanzia e per l’assistenza agli anziani». Per le donne, infatti, «la crescente presenza straniera attenuerebbe i vincoli legati alla presenza di figli e all’assistenza dei familiari più anziani, permettendo di aumentare l’offerta di lavoro». L’afflusso di lavoratori stranieri impiegati con mansioni tecniche e operaie «può inoltre aver sostenuto la domanda di lavoro per funzioni gestionali e amministrative, che richiedono qualifiche più elevate, maggiormente rappresentate tra gli italiani».

DIFFICILE INTEGRAZIONE DEI GIOVANI - Le nuove generazioni di stranieri, avvertono però gli economisti di Bankitalia, «che rappresenteranno una componente rilevante della futura forza lavoro nel Paese, registrano significativi tassi di abbandono scolastico e un livello di competenze inferiore a quello, già modesto nel contesto internazionale, degli italiani». In particolare, «le difficoltà scolastiche degli stranieri sono più accentuate nel Mezzogiorno». Tuttavia, «il processo di integrazione economico e sociale degli immigrati migliora con il perdurare della loro permanenza in Italia».



18 agosto 2009



LA TRAGEDIA
Olanda, brucia una casa:
muoiono quattro fratellini

Nell'abitazione viveva una famiglia di 16 persone. Le vittime hanno un'età compresa tra uno e 8 anni

L'AJA - Quattro bambini sono morti nel rogo della loro casa a Kampen, in Olanda. Lo ha riferito un portavoce del comune, spiegando che l'incendio è divampato nell'abitazione di una famiglia numerosa. I bimbi di 8, 6, 4 e un anno di età, tutti maschi, sono rimasti intrappolati nelle fiamme mentre i genitori e 10 sorelle sono riusciti a salvarsi.

CAUSE SCONOSCIUTE - Il sindaco di Kampen si è recato sul luogo della tragedia per esprimere cordoglio ai sopravvissuti all'incendio sviluppatosi nella notte per cause ancora da chiarire.


19 agosto 2009


Ridotte al minimo le speranze di ritrovare altri superstiti del crollo della diga
Mosca ha promesso aiuti alle famiglie delle vittime. Interrotta la produzione di energia
Russia, incidente alla centrale idroelettrica
"Improbabile che i 64 dispersi siano vivi"


ROMA - Sono ormai ridotte al minimo le speranze di ritrovare altri superstiti nella centrale idroelettrica russa di Sayano-Shushenskaya (Siberia orientale), dove ieri, in seguito al cedimento di una diga, 12 persone hanno perso la vita e altre 64 sono ufficialmente disperse. Le autorità temono che il bilancio possa salire a oltre 70 morti, in quella che uno dei medici ha definito "un'indescrivibile catastrofe". "Trovare vivo qualcuno nella zona allagata è improbabile, ma le ricerche continuano", ha dichiarato Vasili Zubakin, presidente della RusHidro, proprietaria dell'impianto.

Il cedimento della diga ha causato l'inondazione della sala turbine, provocando il crollo delle pareti e di parte del tetto. I superstiti tratti in salvo sono tutti in condizione di ipotermia e con i polmoni riempiti di acqua e olio. Il governo di Mosca ha promesso aiuti finanziari ai familiari delle vittime del disastro.

Sergey Shoigu, ministro per le emergenze del paese, è intervenuto sulla vicenda, dichiarando che le probabilità che la diga crollasse erano considerate praticamente nulle.

L'impianto, in funzione dal 1978, si trova nella Siberia meridionale ed è il più grande di tutta la Russia. La produzione di energia è stata interrotta e per i lavori di ripristino della centrale occorreranno diverse settimane, secondo quanto riferito da un portavoce del gestore RusHydro.

(18 agosto 2009)
 
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Lucky (Due di Picche)
view post Posted on 20/8/2009, 10:00




seggi aperti dalle 7, HAMID KARZAI HA GIà VOTATO
Afghanistan, aperti i seggi con violenze
Razzi prima dell'alba su Kandahar e Kunduz, scontri a fuoco anche a Kabul. Sei morti e alcuni feriti




KABUL- Hamid Karzai è stato uno dei primi a votare. Forse per dimostrare che si può fare. Si può cambiare, si può guardare avanti. Seggi aperti in Afghanistan. Tra violenze e paura la gente si è messa in coda per eleggere il nuovo presidente del Paese. Una nazione dilaniata da violenze, tensioni e accuse. Perché con le prime schede compilate arrivano anche i primi razzi dai mujaheddin. Quattro le vittime, tra cui anche un bambino, e numerosi feriti. I seggi di Kandahar e Kunduz sono stati presi di mira nella speranza che la paura sia più forte della voglia di democrazia, arrestati due presunti kamikaze. E scontri a fuoco si sono verificati a Kabul, dove due talebani hanno cercato di portare a termine un attacco suicida e sono stati uccisi.


AL VOTO- Sono circa 17 milioni gli aventi diritto che potranno scegliere in oltre 6.000 seggi il presidente che guiderà il Paese nel prossimo quinquennio e i membri delle 34 assemblee provinciali del Paese. Questa è la terza volta dal 2001 che gli afghani sono chiamati alle urne dopo le presidenziali del 2004 e le legislative del 2005. I seggi sono stati aperti alle 7 (4.30 italiane). Ed è proprio nella zona dei nostri militari, quella di Herat, che già dalle prime ore dell'alba si sono formate lunghe code. Deludono, però, i dati sull'affluenza: nella provincia di Kandahar pare sia diminuita dle 40 per cento rispetto alle elezioni del 2004. Pochi elettori anche a Kabul.

LE MINACCE- Nelle scorse settimane i talebani hanno lanciato una campagna di boicottaggio del voto denunciando che esso fa parte di «una enorme frode orchestrata dagli Stati Uniti». Hanno minacciato la popolazione («a chi vota taglieremo orecchie e dita che andranno a votare»). E dimostrato che sono ben preparati alla guerra con continui attacchi e violenze. Così nella notte hanno distribuito volantini in cui, ancora una volta, hanno fanno nuove intimidazioni.


20 agosto 2009


I controlli della Guardia di Finanza, scoperti 44 evasori totali
Le vacanze? Un affare alle spalle del Fisco
Stabilimenti balneari abusivi, lavoratori in nero, camere e ombrelloni affittati senza emissione di scontrino

ROMA - Dal 1 luglio a ferragosto, la Guardia di Finanza ha eseguito, lungo le coste italiane, oltre 1.000 verifiche e controlli contro l'evasione fiscale e l'economia sommersa, nei confronti delle attività tipiche della stagione estiva: alberghi e affittacamere (256), ristoranti e pizzerie (237), bar e gelaterie (204), stabilimenti balneari (181), villaggi turistici (47), campeggi (26), discoteche e locali da ballo (24).

EVASORI TOTALI - Ben 44 di queste attività - fanno sapere le Fiamme Gialle - «pur operando alla luce del sole, erano evasori totali, vale a dire soggetti completamente sconosciuti al fisco, non avendo mai presentato alcuna dichiarazione dei redditi». Si tratta di 15 alberghi, 5 affittacamere, 11 fra ristoranti e pizzerie, 10 bar, 3 stabilimenti balneari, individuati in Campania (18 casi), Toscana (7), Sicilia (6), Lazio (8), Marche (3), Emilia Romagna (2), per un'evasione complessiva pari a circa 36 milioni di euro di redditi non dichiarati e a circa 13 milioni di Iva evasa. L'ammontare degli affitti in nero scoperti è in tutto pari a circa 700 mila euro, per lo più derivanti da locazioni stagionali o per brevi periodi.

ABUSIVI SULLA SPIAGGIA - Fra i casi più singolari, ricordano le Fiamme Gialle, quello di tre stabilimenti balneari abusivi scoperti sul litorale di Nettuno, che, oltre ad operare in evasione d'imposta, occupavano illegalmente un'area demaniale di oltre 1.800 mq, proponendo un affitto mensile di un ombrellone e lettino a prezzi assolutamente concorrenziali (70 euro) rispetto agli stabilimenti regolari, sottraendo diversi clienti a questi ultimi. Sono stati 1.563 i casi di mancata emissione di scontrini o ricevute fiscali riscontrati durante i controlli sui litorali, che hanno riguardato per 618 irregolarità altrettanti ristoranti e pizzerie, per 605 casi bar e gelaterie, nonchè 256 stabilimenti balneari e 73 alberghi e affittacamere.

LAVORO E AFFITTI IN NERO - Le verifiche ed i controlli sono stati estesi anche al riscontro della presenza di lavoratori in nero ed irregolari, che normalmente aumentano nella stagione estiva proprio nelle attività tipiche di questo periodo. 95 sono state in tutto le imprese che avevano fatto ricorso alla manodopera irregolare, individuate in Campania (21 casi), Puglia (17), Emilia Romagna (12), Calabria (10), Sicilia (8), Sardegna (6), Toscana (5), Lazio (5), Liguria (4), Friuli Venezia Giulia (3), Marche (2), Veneto (2). 315 sono stati i lavoratori irregolari nel complesso scoperti, di cui 271 completamente in nero. Fra le situazioni più eclatanti, i 7 stabilimenti balneari sul lungomare di Pozzuoli, Licola e Varcaturo, dove sono stati trovati ben 41 lavoratori irregolari, nonchè 2 pizzerie e una struttura alberghiera a Gallipoli in cui sono stati individuati in tutto 14 lavoratori in nero. Particolare attenzione, conclude la Gdf, è stata rivolta altresì al fenomeno degli affitti in nero: 414 sono i controlli effettuati nelle località balneari più rinomate, concentrati principalmente nel Lazio, in Sicilia, Emilia Romagna, Puglia, Campania, Liguria, Calabria, Sardegna e Toscana.


20 agosto 2009



Focus Occupazione e aziende
I 30 mila posti di lavoro che nessuno vuole
Si cercano falegnami, meccanici, parrucchieri, elettricisti Senza risposta un terzo delle ricerche delle piccole imprese

Va bene che molti giovani, dicono studi e sondaggi di ogni genere, sognano ancora il posto fisso. Meglio ancora se nella pubblica amministrazione. E va bene che quasi metà degli italiani, come afferma una recente ricerca dell’Eurobarometro, sono talmente restii all’idea del cambiamento da non riuscire nemmeno a scrollarsi di dosso l’idea che quel posto debba durare tutta la vita.

Ma con la produzione industriale che arranca, la disoccupazione che galoppa, la cassa integrazione che non dà tregua, tutto ci si potrebbe aspettare tranne che le piccole imprese, proprio quelle che dovrebbero rappresentare il cuore pulsante dell’economia italiana, fossero a corto di braccia. Eppure, a giudicare almeno dai risultati di una inchiesta della Confartigianato sul fabbisogno di manodopera condotta in base ai dati dei primi sei mesi dell’anno, è proprio quello che sta accadendo. L’organizzazione presieduta da Giorgio Guerrini stima che nel 2009, nonostante la crisi, il sistema delle piccole imprese e dell’artigianato potrà creare 94.670 posti di lavoro.



Quasi un terzo di questi, tuttavia, rischia di restare vacante: per quanto si cerchino persone in grado di occuparli, semplicemente non si trovano. Una emergenza al contrario, tanto più paradossale perché con l’imminenza dell’autunno si addensano nubi sempre più minacciose sul mondo del lavoro. Da Nord a Sud. In Piemonte ci sono 512 aziende in crisi, con 25 mila dipendenti in cassa integrazione. Anche in Emilia-Romagna i cassintegrati sono più di 20 mila nelle sole aziende metalmeccaniche. La Sicilia è in apprensione per lo stabilimento Fiat di Termini Imerese. Nel Lazio i posti a rischio sarebbero 70 mila.

E nelle Marche sono quasi 8 mila i lavoratori messi in mobilità nei primi sei mesi di quest’anno. Soprattutto, però, le conclusioni dell’indagine sembrano stridere apertamente con i timori di quanti sono convinti che gli immigrati tolgano il lavoro agli italiani. Un luogo comune che trova conforto prevalentemente negli ambienti politici di fede leghista, ma che i risultati di uno studio della Banca d’Italia reso noto martedì sembrano invece smentire categoricamente. All’appello, secondo la Confartigianato, mancano 30.750 persone. Per avere un’idea della dimensione di questo fenomeno basta considerare che si tratta di un numero addirittura superiore a quello dei lavoratori (circa 30 mila) che al giugno scorso in tutta la Lombardia, prendendo per buoni i dati della Cgil, avevano avuto accesso alla cassa integrazione in deroga. I dati elaborati dall’ufficio studi dell’organizzazione degli artigiani informano che la carenza maggiore è quella dei falegnami o comunque di persone esperte nella lavorazione del legno.

A fronte di un fabbisogno di 2.690 addetti, le piccole imprese ne cercano inutilmente 1.390, ovvero quasi il 52% del totale. Per non parlare poi dei parrucchieri e degli estetisti. In questo caso i posti di lavoro destinati con ogni probabilità a restare vuoti sono il 49% circa: ben 3.210. È in assoluto il buco numericamente maggiore fra tutti i comparti presi in esame dall’indagine. Ancora più grosso di quello che la Confartigianato denuncia per gli elettricisti. Rispetto alle esigenze dichiarate (9.850) ne mancherebbero infatti 2.840, pari al 28,8% del totale. Pesante risulterebbe anche la situazione delle officine per la riparazione delle auto, con un deficit di 1.640 meccanici. Problema di dimensioni più o meno simili a quello che viene accusato dalle piccole imprese informatiche (1.740) e dagli idraulici (ne mancano 1.560): mestiere, quest’ultimo, che ha fama di essere anche particolarmente redditizio una volta superata la fase dell’apprendistato. Soffre perfino l’edilizia, in assoluto il regno della flessibilità. Stando sempre ai dati della Confartigianato le piccole imprese sono riuscite a reclutare 3.160 carpentieri sui 4.500 che sarebbero necessari. Degli altri 1.340 ancora nessuna traccia.

Ma anche il numero dei disegnatori industriali disponibili è inferiore al fabbisogno di ben 1.110 unità. La medaglia della crisi economica ha tuttavia una doppia faccia. Se nelle piccole imprese un posto su tre rimane vuoto perché non si trova chi lo possa (o voglia) occupare, e nonostante sopravviva ancora il mito del posto fisso, nell’ultimo anno c’è pure chi ha reagito alle difficoltà economiche con una scelta opposta: mettendosi in proprio. Sintomo del fatto che, trovandosi di fronte all’alternativa fra andare a lavorare alle dipendenze in una piccola impresa, magari con un contratto da precario, e rischiare invece in prima persona, qualcuno sceglie questa seconda strada. Non moltissimi, per la verità: nell’annus horribilis per il Prodotto interno lordo la stessa Confartigianato ne ha censiti 8.134.

Ma con situazioni davvero curiose. Mentre infatti i parrucchieri cercavano inutilmente 3.210 dipendenti da avviare al lavoro, nei dodici mesi compresi fra la fine di giugno 2008 e la fine di giugno 2009 il numero dei barbieri e degli estetisti aumentava di 1.696 unità. Una crescita inferiore soltanto a quella del numero di quanti si sono buttati nella cosiddetta green economy (2.559) nonché del numero dei gelatai, dei panettieri e dei pasticcieri (2.082). Il bello è che alle gelaterie, alle pasticcerie e ai panifici artigianali mancano 1.140 dipendenti. C’è poi chi ha tentato l’avventura nell’informatica (462) o nei servizi di trasporto (800), oppure nelle piccole attività di restauro (104), o ancora nella tinteggiatura (681). I più creativi hanno scelto invece la strada della pubblicità e del design (119). E un pugno di temerari (39) ha messo la propria passione per gli animali al servizio del prossimo. Del resto, con questi chiari di luna tutto fa brodo.


20 agosto 2009


Solo oltre lo Stretto lo Stato incassa meno per sostenere la Regione
Quell’«aiutino» milionario
del Superenalotto alla Sicilia

Nelle prime settimane di agosto la norma contenuta in una legge del 1993 ha fatto entrare nelle casse di Lombardo 2,7 milioni di euro


Perché mai alla Sicilia (e solo alla Sicilia) va un ottavo di tutti gli incassi delle giocate al Superenalotto fatte nell’isola? Perché mai lo Stato non è altrettanto generoso con Lombardia, Toscana o Molise e neppure con le altre regioni a statuto speciale? La domanda, venata di irritazione, ha dilagato ieri on-line non appena è comparsa la notizia: l’erario lascia alla Regione il 12,25% della raccolta locale.

Un privilegio che ha consentito all’ente governato da Raffaele Lombardo di incassare soltanto in queste prime settimane d’agosto 2,7 milioni di euro. Quasi quanto il governo ha distribuito in tutto il 2008 alle organizzazioni di assistenza umanitaria con l’8 per mille. La notizia, a dire il vero, è l'ennesima dimostrazione di quanto sia stato geniale, a suo tempo, il lancio sulla Settimana enigmistica di una fortunatissima rubrica: «Forse non tutti sanno che...». Dove da decenni si diffondono alla rinfusa le cose più curiose: «Forse non tutti sanno che... il canguro può fare salti di nove metri!», «Forse non tutti sanno che... Antonio Gramsci era alto un metro e mezzo». «Forse non tutti sanno che... il tennista Rafael Nadal ha vinto su terra 60 partite consecutive». Cose così: note agli specialisti ma ignorate dal grande pubblico, che se le beve come ovetti freschi di giornata.

Spiegano dunque le agenzie che lo Stato incassa il 49,5% delle somme giocate agli sportelli Sisal di tutta l’Italia tranne al di là dello Stretto di Messina dove questa sua percentuale scende a poco più del 37% dato che in base all’articolo 6 della legge 599 del 1993 e del successivo decreto 11 giugno 2009 («Misure per la regolamentazione dei flussi finanziari connessi all’Enalotto») deve lasciare il 12,25% delle somme giocate nell’isola alla Regione. La quale incassa i soldi in aggiunta alla quota di diritto fisso (0,052 euro per ogni colonna giocata) e all’aggio delle ricevitorie (8% della raccolta). «Una somma non di poco conto, visto che dalla Sicilia arriva il 6,8% circa della raccolta nazionale», precisa l’Agi. Visto che da gennaio ad oggi i siciliani hanno giocato oltre 143 milioni, «a Palazzo d’Orléans sono arrivati circa 15,6 milioni nel 2009, e già 2,7 milioni nel solo mese di agosto». Eppure forse non tutti sanno che l’articolo 6 di quella legge del 1993, in realtà, non riguarda solo l’Enalotto ma tutte «le riscossioni dei giochi di abilità e dei concorsi pronostici riservati allo Stato a norma dell’articolo 1 del decreto legislativo 14 aprile 1948, n. 496». Vale a dire che le pubbliche casse girano alla Regione, stando alle norme, un ottavo di tutti gli incassi siciliani di tutti i giochi di questo genere.

C’è chi dirà che è giusto. Che si tratta di una cosa che alla Sicilia spetta perché il parlamento isolano «è il più antico d’Europa», perché lo Statuto di Autonomia è nato prima della Costituzione italiana e magari perché la Sicilia «avrebbe potuto diventare la 49 a stella della bandiera americana» come voleva il Partito per la Ricostruzione, che verso la fine della Seconda Guerra mondiale era arrivato ad avere oltre 40.000 iscritti dando battaglia per l’annessione della Sicilia agli Stati Uniti. Per non dire del «risarcimento» storico che sarebbe dovuto all’isola per lo sbarco di Garibaldi e dei Savoia, che qualche sicilianista fanatico ha ribattezzato sul web «nazi- piemontesi».

Che la Sicilia sia economicamente nei guai è difficile da contestare. Il tasso di disoccupazione è doppio rispetto a quello nazionale, il 39, 3% dei giovani sotto i 24 anni non riesce a trovare lavoro, il tasso di attività (51,2%) è il più basso in Italia, le famiglie che secondo l’Istat sono ai limiti dell’indigenza sono quasi una su tre e perfino il turismo, che secondo prima Prodi e poi Berlusconi avrebbe dovuto fare della Trinacria «la Florida d’Europa », riusciva ad offrire nel 2007, ha scritto Maria Marchese, «appena 36,1 posti letto su 1.000 abitanti contro i 75,2 posti offerti dall’Italia, e ad attrarre appena 2,9 giornate di presenze annue per abitante, contro una media nazionale di 6,2». La scoperta di quella «quota superEnalotto» unica ed esclusiva, tuttavia, per quanto fosse già nota alla cerchia ristretta degli addetti ai lavori, rischia di rilanciare una polemica che in questi mesi si è fatta via via più accesa non solo con il Nord (dove gli anti-meridionalisti hanno ora un nuovo spunto di polemica) ma con le altre regioni del Sud. Regioni che per bocca di vari amministratori, dal campano Antonio Bassolino al pugliese Nichi Vendola, dal calabrese Agazio Loiero al lucano Vito De Filippo hanno già storto il naso su troppi «aiutini» fatti avere negli ultimi mesi dal governo di destra alla sua roccaforte isolana capace di regalarle anni fa il famoso «cappotto» di 61 parlamentari su 61.

Prima il regalo di 140 milioni a Catania per tamponare la catastrofe finanziaria comunale... Poi i 180 milioni a fondo perduto per ripianare i debiti di Palermo... Poi il via libera di Roberto Calderoli alla pretesa della Regione («o passa la norma, o facciamo saltare il tavolo», chiarì l’allora assessore al bilancio) di trattenere sull’isola il gettito delle accise sui prodotti petroliferi, cosa che per ora è sospesa ma garantirebbe alla Sicilia nuovi introiti per circa 8 miliardi l’anno... Poi lo sblocco dei famosi 4 miliardi di fondi Fas, sblocco deciso per arginare l’offensiva sul Partito del Sud ma non concesso alle altre regioni che reclamano lo stesso trattamento... Non sarà facile, per Raffaele Lombardo, spiegare ai suoi stessi colleghi perché la sua regione deve avere questo trattamento «speciale ».


20 agosto 2009


L'ultima merita il topic direi!

Raffica di esplosioni a ridosso della Zona verde. In due casi sono stati utilizzati camion bomba
L'attacco più devastante sulla superstrada che costeggia il ministero delle Finanze
Attacco al cuore di Bagdad
almeno 95 morti, 563 feriti

Il premier Al Maliki: "Da rivedere le misure di sicurezza in tutto in Paese"


BAGDAD - Un bagno di sangue. Torna il terrore nel centro di Bagdad, con una catena di esplosioni che scuotono la città. Colpita la Zona verde, quella dei ministeri e delle ambasciate. Il bilancio delle vittime è di almeno 95 morti e 563 feriti. E il premier Nouri Al Maliki chiede che vengano "riviste le misure di sicurezza", in tutto il Paese.

Secondo quanto riferito dal ministero dell'Interno, in due degli attaccchi sono stati utilizzati camion bomba. L'attentato più devastante è stato messo a segno sulla superstrada che costeggia il ministero delle Finanze, nel quartiere Wasiriya, dove è stato utilizzato, appunto, un camion carico di esplosivo. Lo scoppio ha provocato il crollo di una cinquantina di metri del viadotto della superstrada.

L'area delle ambasciate e degli uffici governativi è stata raggiunta anche da almeno due colpi di mortaio. Altre esplosioni sono avvenute nei pressi del ministero degli Esteri e hanno provocato "gravi danni al ministero stesso e al vicino hotel Rashid", di solito frequentato da funzionari governativi e uomini d'affari, che oggi ospitava una riunione di capi tribali. E ancora, esplosioni sono avvenute nei quartieri Karrada, Baija, Saliya, Hafid al Kaadi, Bab al Muhadan, dove ancora non è chiaro se si sia trattato di ordigni o colpi di mortaio.

Finora non ci sono state rivendicazioni, ma il portavoce del comando delle operazioni di sicurezza a Bagdad, generale Qassim Atta, ha attribuito la responsabilità degli attacchi "all'alleanza" tra Al Qaeda e nostalgici del disciolto partito Baath di Saddam Hussein.

Gli attacchi arrivano nel sesto anniversario dell'attentato al quartier generale dell'Onu nella capitale irachena che fece 22 morti, tra i quali l'ex Alto commissario per i rifugiati e capo della missione in Iraq, Sergio Vieira de Mello.

(19 agosto 2009)
 
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Lucky (Due di Picche)
view post Posted on 21/8/2009, 10:03




Pd: «Il governo riferisca». Il Pdl: «Accertare la verità»
Lampedusa, sbarcano cinque eritrei:
«Eravamo in 80, gli altri sono morti»

Sarebbero rimasti in mare 23 giorni su un gommone dopo la partenza dalle coste nordafricane


LAMPEDUSA - Potrebbe essere un'altra tragedia del mare. Più di settanta uomini e donne morti durante un viaggio della speranza. Il racconto dei cinque eritrei che si trovavano su un gommone soccorso dalla Guardia di finanza a dodici miglia da Lampedusa e portati sull'isola è drammatico (anche se ancora da verificare): «Siamo partiti il 28 luglio da Tripoli - hanno raccontato a uno dei mediatori culturali dell'organizzazione Save the children. - Eravamo in 78, per lo più eritrei e solo in minima parte etiopi. Dopo una settimana sono terminati cibo, acqua e benzina, i cellulari erano scarichi. Il gommone è andato alla deriva, spinto dal vento e dalle correnti. Le persone che morivano venivano gettate in mare».

«INDIFFERENZA» - Le autorità maltesi negli ultimi giorni hanno recuperato sette cadaveri. Potrebbe trattarsi di persone che si trovavano sul gommone degli eritrei. Oltre a una giovane donna, dice l'organizzazione, tra i sopravvissuti vi sono anche due minorenni. «Durante la traversata - prosegue il racconto - abbiamo incrociato almeno dieci imbarcazioni, alle quali abbiamo chiesto inutilmente aiuto. Solo nei giorni scorsi un pescatore ci ha offerto acqua e cibo». Carlotta Bellini, responsabile protezione di Save the Children Italia, definisce «inaccettabile l'indifferenza crescente nei confronti dei migranti. È fondamentale - aggiunge - che principi quale quello del soccorso a migranti che rischiano la vita, in mare, tornino a essere rispettati. È altrettanto importante che l'Italia e l'Unione Europea adottino adeguate ed efficaci politiche di gestione dei flussi migratori misti, ossia composti da persone con bisogni di protezione differenti. Solo con queste politiche - conclude Bellini - è possibile prevenire queste tragedie».

MARONI - Il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, ha chiesto una relazione al prefetto di Agrigento. L'obiettivo, spiega la portavoce di Maroni, Isabella Votino, «è sapere come si sono svolti i fatti, perché la vicenda presenta aspetti da chiarire e la versione fornita dai migranti è da verificare in quanto stanno emergendo elementi che contrastano con quanto riportato dai superstiti. L'unica cosa certa è che grazie all'intervento della Guardia di finanza sono state salvate cinque vite».

PD - Il Pd chiede che il governo riferisca alle Camere. «Provo orrore davanti al racconto dei cinque eritrei sopravvissuti al lungo viaggio disperato verso l'Italia - afferma il segretario, Dario Franceschini. - Una nuova terribile strage nei nostri mari. Se, come tutto lascia prevedere, ci sarà la conferma dei 75 annegati, dei venti giorni passati alla deriva nella battutissima e sorvegliatissima zona del canale di Sicilia si porranno terribili domande». «Una cosa - evidenzia Franceschini - è il contrasto all'emigrazione clandestina, tutt'altra è il mancato rispetto dei diritti umani e delle regole internazionali, dell'obbligo al soccorso in mare a chi rischia la morte. Deve far riflettere tutti il richiamo della responsabile italiana dell'Unhcr quando sottolinea come il mancato soccorso dimostri come sia passata l'idea che, per usare le sue parole, 'Chi arriva via mare è un vuoto a perdere'. L'Italia, tutti noi non possiamo girare la testa dall'altra parte davanti a simili tragedie. Il governo deve riferire rapidamente e chiarire in Parlamento quello che è successo».

PDL - Pronta la replica del Pdl: «Se, e ripeto 'se', la storia raccontata dai superstiti, accolti e soccorsi oggi a Lampedusa, è vera, ci troviamo di fronte a una vicenda che non può non suscitare grande dolore», dice Isabella Bertolini. «Questo episodio, però - aggiunge- non può consentire alcuna speculazione da parte dell'opposizione. Tentare di far passare il concetto che naufraghi siano stati volutamente lasciati al loro destino da parte delle forze adibite ai pattugliamenti è inaccettabile». Bertolini conclude: «Mi auguro che sia appurata la verità quanto prima e che la lotta politica non arrivi a coinvolgere gli uomini e le donne che, con abnegazione, controllano i nostri mari. Sarebbe una speculazione che deve essere respinta fermamente».

INCHIESTA - La Procura di Agrigento ha aperto un'inchiesta sulla presunta tragedia. Lo conferma ad Apcom il procuratore Renato Di Natale. «Di 73 morti durante la traversata - dice Di Natale - ha parlato uno solo dei 5 eritrei soccorsi a Lampedusa. Stiamo facendo accertamenti e stanno sentendo, con l'ausilio di un traduttore, gli altri quattro che non sono in buone condizioni di salute».

SBARCHI - Intanto proseguono gli sbarchi a Lampedusa: un barcone con una quarantina di migranti a bordo è stato intercettato dalle motovedette della Capitaneria di porto e circa un miglio e mezzo dall'isola: si tratta di 45 uomini, in buone condizioni di salute. Nel pomeriggio cinque tunisini, riusciti ad approdare a Cala Croce con una piccola barca in vetroresina, sono stati bloccati a terra dai carabinieri.






Oltre 100 attacchi talebani, almeno 26 morti
Afghanistan, l'affluenza al 40-50%
Ma sul risultato è scontro tra i leader
Karzai: «Successo al primo turno». La Commissione elettorale smentisce. Abdullah: «Abbiamo vinto noi»

Afghanistan, voto con paura Karzai: «È stato un successo»
KABUL - È scontro tra i due principali candidati alle elezioni presidenziali svoltesi giovedì in Afghanistan sul risultato del voto. Sia Hamid Karzai che Abdullah Abdullah hanno proclamato di avere vinto la sfida al primo turno, mentre la Commissione elettorale indipendente ha annunciato di avere concluso il conteggio provvisorio dei voti. Tutto questo all'indomani di una giornata elettorale in cui l'affluenza alle urne è stata stimata al 40-50%, con maggiore affluenza nelle regioni afghane del centro e del nord, e minore in quelle del sud e dell'est. È stato il quartier generale della campagna elettorale del presidente uscente Hamid Karzai a rompere gli indugi annunciando una vittoria al primo turno: «Non andremo al ballottaggio», ha detto Deed Mohammad, collaboratore di Karzai. Non appena la notizia è divenuta di pubblico dominio, è giunta esplicita la risposta da parte della squadra dell'ex ministro degli Esteri, Abdullah Abdullah. «Quell'annuncio è una menzogna - ha replicato il portavoce del candidato, San Charaki - siamo noi che abbiamo vinto al primo turno, e con il 61%». Da parte sua il vicepresidente della Commissione elettorale indipendente, Zikria Barakzai, ha confermato che un primo conteggio delle presidenziali «è terminato» e che comunque i risultati ufficiali potranno essere ufficializzati «dopo il 25 agosto». Questo perché, come ha ricordato il responsabile della Commissione elettorale per i reclami, Grant Kippen, prima si dovranno esaminare tutte le denunce di brogli. «Solo per la giornata elettorale di ieri - ha sottolineato - ne abbiamo ricevute 100».


CON CONFERMATA LA VITTORIA DI KARZAI - Dopo-elezioni incandescente dunque in Afghanistan. Tra Karzai che Abdullah è guerra aperta anche se la Commissione Elettorale Indipendente ha fatto sapere di non poter confermare la rivendicazione del comitato elettorale del presidente uscente, secondo cui quest'ultimo avrebbe ottenuto la maggioranza assoluta al primo turno, dunque senza alcun bisogno di andare al ballottaggio all'inizio di ottobre. «Non siamo in grado di confermare tali affermazioni», ha tagliato corto Zekria Barakzai. «Spetta alla Commissione Elettorale rendere noti i risultati», ha puntualizzato ancora la numero due della commissione «e per farlo aspetteremo le copie stampate dei registri».

«UN SUCCESSO» - In giornata la Commissione elettorale indipendente dovrebbe raccogliere le informazioni dalle differenti province per mettere a punto il dato riassuntivo sulla partecipazione degli afgani al voto. Con il 95% dei seggi operativi, la partecipazione è stata comunque buona, nonostante i 135 attacchi talebani che hanno causato almeno 26 morti: una giornata elettorale definita «un successo» dallo stesso Karzai, ma anche dal presidente americano Barack Obama e, in pratica, dall'intera comunità internazionale.


21 agosto 2009


Le richieste del leader di confindustria
Crisi, Marcegaglia: «Nuove misure
dal governo o l'autunno sarà difficile»

Al Tg1:rifinanziare gli ammortizzatori sociali, abbassare tasse e contributi sui salari aziendali, rendere più forti finanziariamente le imprese

ROMA - Il peggio sembra passato, ma il percorso per uscire dalla crisi è ancora «lungo è difficile»: il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, sollecita così il Governo a varare nuove misure, a fare a settembre «cose indispensabili se vogliamo evitare di avere un autunno davvero difficile». «Ci sono ancora molte cose da fare», dice la leader degli industriali. «Bisogna rifinanziare gli ammortizzatori sociali a sostegno di chi perde il posto di lavoro, bisogna abbassare tasse e contributi sui salari aziendali per dare più soldi in tasca ai lavoratori e più efficienza alle imprese, e infine dobbiamo anche rendere più forti finanziariamente le imprese». Il peggio sembra alle spalle e «probabilmente cominceremo lentamente a risalire, ma ci vorranno alcuni anni per tornare ai livelli di produzione che avevamo prima della crisi. Abbiamo ancora davanti un percorso lungo e difficile».

"SERIETA'" - Il nostro Paese, ha indicato la leader degli industriali in una intervista al Tg1, «sta peggio di Francia e Germania: quest'anno perderemo il 5% del Pil, e ci sono tante aziende che chiuderanno l'anno con cali di fatturati del 30, del 40, e perfino del 50%, con conseguenze gravi sull'occupazione». Servono «molta serietà» ed «un grande senso di responsabilità da parte di tutti».

ALTRE VOCI - Anche la Cgil sollecita un rafforzamento degli ammortizzatori sociali, raddoppiando a 104 settimane la cassa integrazione ordinaria. Una scelta «necessaria, visto che in molti casi si sta arrivando al limite», per il sindacato di Corso d'Italia che calcola in 770mila i lavoratori coinvolti nei processi di cassa integrazione nei primi sei mesi del 2009.
Per l'eurobanchiere Lorenzo Bini Smaghi con la crisi l'Italia è tornata indietro di dieci anni: intervenendo a CortinaIncontra, il componente del comitato esecutivo della Bce ha sottolineato il rischio che dalla crisi escano «paesi più indebitati: per questo - avverte - bisogna dedicare tutte le risorse che risparmiamo per abbattere il debito pubblico».
Per il presidente di Fiat, Luca Cordero di Montezemolo, «ci vuole uno Stato più snello, rapido e competitivo. Il Governo ha fato di tutto per evitare guai maggiori ma c'è una sfida per questa legislatura, al riforma dello Stato, perchè non possiamo competere con le mani legate». Mostra fiducia l'amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni: «Dopo un autunno difficile nei prossimi sei-nove mesi ci sarà ripresa perchè abbiamo i mezzi per superare le difficoltà».





Mille ispezioni su imprese balneari, oltre 1.500 per mancati scontrini
Controlli su yacht e fuoriserie
Scoperti 44 evasori totali
Verifiche della Finanza: sottratti al fisco 49 milioni di euro

ROMA — Un bottino da 36 milioni di euro più 13 milioni di Iva sottratti al Fisco da 44 evasori totali. E’ questo il primo risultato dei capillari controlli sulle coste italiane svolti dagli uomini della Guardia di Finanza tra il primo luglio a ferragosto. E non è che l’inizio. Nel mirino delle fiamme gialle, assieme a spiagge, ristoranti e hotel, sono finiti anche i vip. I finanzieri hanno infatti controllato quasi mille proprietari di yacht e imbarcazioni di lusso, e 13.673 persone trovate alla guida di auto di lusso. Quelli più a «rischio» evasione, ovvero per i quali la sproporzione fra beni posseduti e redditi dichiarati risulterà maggiore di centomila euro, saranno sottoposti a settembre ad approfondimenti ulteriori per fugare il sospetto che si tratti di proventi di riciclaggio o di altra attività criminale. Quindi verranno segnalati all’agenzia delle entrate per l’applicazione del redditometro e, in caso di intestazioni di comodo, per l’avvio di verifiche fiscali. Il sospetto che i ricchi spesso eludano le tasse è antico.

E nell’estate del varo dello scudo fiscale che consentirà di far rientrare in Italia il denaro finora sottratto al fisco, l’associazione «Contribuenti.It» lo rafforza con un allarme: il numero di «poveri possidenti » (quelli con il portafogli pieno e la dichiarazione dei redditi da miseria) sale del 3 per cento rispetto all’anno scorso. Al punto che il 61 per cento degli yacht di lusso, delle barche a vela e delle auto più esclusive sono intestati a nonnetti o a nullatenenti. Ovviamente prestanome. Secondo la ricerca, presentata ieri a Capri, un italiano su due dichiara un reddito inferiore ai 15mila euro, contro lo 0,2 per cento che ne dichiara più di 200mila. Dati relativi al 2007 quando sono state immatricolate 146mila auto di lusso e rilasciate 23mila patenti nautiche. «Contribuenti.it» chiede l’intervento dei prefetti nei controlli. Intanto ci pensa la Guardia di Finanza che dall'inizio dell'anno ha recuperato 20 miliardi della base imponibile sottratta al Fisco. Da inizio luglio a metà agosto sono state mille le verifiche su imprese e attività balneari, oltre 1.500 controlli per mancati scontrini e più di 110 interventi a caccia del lavoro sommerso (95 dei quali hanno dato esito positivo). Controllati 204 bar e gelaterie, 181 stabilimenti balneari, 47 villaggi turistici, 26 campeggi, 24 discoteche e locali da ballo.

Così sono stati pizzicati gli evasori totali. Come i tre stabilimenti di Nettuno che occupavano un’area demaniale di quasi due chilometri in modo totalmente abusivo. Ma anche 15 alberghi, cinque affittacamere, 11 fra ristoranti e pizzerie, 10 bar, 3 stabilimenti balneari. Le irregolarità sono state accertate soprattutto in Campania (18 casi), Toscana (7), Sicilia (6), Lazio (8), Marche (3), Emilia Romagna (2). L'ammontare degli affitti in nero scoperti è stata di circa 700 mila euro. Circa due milioni i prodotti falsi sequestrati in spiaggia. A Napoli, a fine luglio, il sequestro record: 175mila giocattoli e gonfiabili per bambini non conformi alle norme di tutela della salute. Virginia Piccolillo


21 agosto 2009



Il libico al-Megrahi, malato terminale, nel 2001 venne condannato all'ergastolo
Scozia: liberato l'attentatore di Lockerbie Obama: «Il suo rilascio è un errore»
Il figlio di Gheddafi lo va a prendere, Tripoli lo accoglie da eroe. Freddo diplomatico tra Usa e governo scozzese


EDINBURGO - La liberazione di Abdel Basset al-Megrahi, ex agente dei servizi segreti libici, condannato all'ergastolo per l'attentato di Lockerbie e malato terminale di cancro alla prostata, rilasciato dalla Scozia «per ragioni umanitarie» e tornato in Libia, ha creato un'inaspettata polemica tra Stati Uniti e governo regionale scozzese, dietro la quale appare un'inusuale tensione tra Washington e Londra. La liberazione di al-Megrahi ha infatti suscitato vibranti proteste negli Usa, tanto che il presidente Barack Obama è intervenuto personalmente parlando di «un errore» da parte delle autorità scozzesi, dopo che la Casa Bianca in un comunicato aveva già espresso «profondo rammarico» e aveva invitato la Libia a non accoglierlo in patria «come un eroe». «Una semplice congettura della stampa», aveva commentato il governo scozzese la scorsa settimana le notizie dell'imminente rilascio di al-Megrahi, riconosciuto colpevole per la strage di Lockerbie del 21 dicembre 1988, quando il volo Pan Am 103 Londra-New York esplose in volo sui cieli scozzesi provocando 270 morti (259 a bordo e undici al suolo), di cui 189 americani.

RAGIONI - Il ministro della Giustizia scozzese, Kenny MacAskill, ha reso noto che al-Megrahi, 57 anni, è stato «rilasciato per ragioni umanitarie», spiegando poi di comprendere le ragioni di chi era contrario - le famiglie delle vittime e il governo Usa - e di essersi a lungo consultato con le parti in causa. Secondo MacAskil i medici hanno dato al terrorista libico non più di tre mesi di vita. «È stato condannato da un'autorità più alta e morirà», ha affermato. Il ministro ha inoltre detto che la prima richiesta di scarcerazione è stata respinta, ma la seconda è stata accettata. Al-Megrahi, condannato all'ergastolo nel 2001, avrebbe dovuto passare in carcere non meno di 27 anni, secondo la legge britannica.


La moglie di al-Megrahi davanti a un tribunale scozzese per chiedere la liberazione del marito (Afp)
RITORNO - L'ex agente dei servizi segreti è salito a bordo di un aereo libico e il figlio di Gheddafi, Seif al-Islam, è andato personalmente a prenderlo. Al-Megrahi in Libia è considerato un eroe il cui «sacrificio» ha permesso la revoca dell’embargo. Obama ha chiesto che venga messo agli arresti domiciliari, ma all'aeroporto di Tripoli è stato accolto da migliaia di persone in tripudio e ha poi partecipato a una manifestazione nel centro della capitale libica. Secondo gli analisti britannici il rilascio del terrorista, la sera prima dell'inizio del ramadan, costituirebbe un «regalo» per il quarantesimo anniversario (1° settembre) dell’ascesa al potere del rais libico. La liberazione potrebbe inoltre consentire alla britannica Bp di avviare le ricerche pretrolifere, ferme nonostante l'accordo firmato con Tripoli nel 2007.

DICHIARAZIONE - Al-Megrahi, uscendo dal carcere in Scozia, ha ribadito la sua innocenza e il suo «sincero cordoglio» alle famiglie delle vittime. «Per quei familiari che ce la fanno ad ascoltarmi: continuate ad avere il mio sincero cordoglio per l'inimmaginabile perdita che avete subito. Per quelli che mi vogliono male, io non ve ne voglio», ha detto. «Questo orribile tormento non finirà con il mio ritorno in Libia, probabilmente non finirà mai per me. Per me l'unica liberazione avverrà con la mia morte».





La battaglia è esplosa all'alba, nella zona strategica del K4, il quarto chilometro
Le vittime sono soprattutto civili, il bilancio potrebbe ancora aggravarsi
Scontri a Mogadiscio: 22 morti
I ribelli attacco i peacekeeper dell'Ua

MOGADISCIO - Violenti scontri nella capitale somala fra ribelli islamici, truppe governative e i peacekeeper dell'Unione africana (Ua): 22 i morti, molti dei quali civili. La battaglia è esplosa nell'incrocio strategico del K4 (il quarto chilometro di Mogadiscio sud), dopo che i ribelli avevano lanciato un attacco prima dell'alba contro la base dell'Unione Africana e le truppe governative. Secondo diversi testimoni, gli scontri si sono estesi ad altri tre distretti, e la maggior parte dei morti sono civili.

Il bilancio delle vittime è provvisorio, e ci si aspetta che salga, se, come sembra, gli scontri proseguiranno. I residenti si sono chiusi in casa terrorizzati, mentre le granate esplodevano intorno a loro, e i proiettili squarciavano i muri. "Abbiamo visto 17 morti e portato altre 40 persone in ospedale", ha detto un funzionario responsabile delle ambulanze, Ali Musa, all'agenzia Reuters.

Un altro testimone, un imprenditore che opera nell'affollato Bakara Market, ha detto di aver visto altri cinque morti, in seguito all'esplosione di una bomba in un ristorante.

La Somalia, teatro da 18 anni di una sanguinosa guerra civile, è diventata un punto di ritrovo per gli estremisti islamici, che si rifugiano nel Paese per poter mettere a punto attacchi nel Corno d'Africa, e anche oltre.

Mentre la comunità internazionale sta cercando di sostenere il governo del presidente Sheikh Sharif Ahmed, appoggiato anche dagli Stati Uniti, affiancandolo nella lotta contro i ribelli, incluso il movimento al Shabab, la cellula di al Qaeda in Somalia.
(21 agosto 2009)


Dalla Francia all'Irlanda, la rassegna stampa sul premier
E Il Times prende in giro anche Franco Zeffirelli
"Berlusconi come Pinocchio"



LONDRA - "Forza La Repubblica" è il titolo della rivista francese Telerama, sopra una foto di Berlusconi con il naso di Pinocchio. Il settimanale descrive La Repubblica come "l'ultimo baluardo di resistenza in un paesaggio mediatico ai piedi del Cavaliere" e racconta l'iniziativa di porre dieci domande al presidente del consiglio.

Il quotidiano irlandese Irish Examiner riprende oggi la risposta di Berlusconi agli attacchi dei vescovi apparsa sul settimanale Chi. Il giornale sottolinea che il rotocalco al quale il presidente dle consiglio ha affidato la sua difesa è di sua proprietà e pone l'accento sul fatto che Berlusconi accusa i vescovi di essere caduti nella trappola dei suoi dettrattori.

Il britannico Times ha invece un commento ironico SU Zeffirelli, nel suo ruolo di difensore di ufficio di Berlusconi. Adam Sherwin inizia proprio dicendo che "Berlusconi ha un nuovo sostenitore", nel rimarcare la frase di Zeffirelli a proposito dei comportamenti del presidente del consiglio. Il regista ha infatti affermato di non vedere uno scandalo nel comportamento di Berlusconi, "un uomo al quale piacciono molto le donne", che Zeffirelli si vanta di aver conosciuto nel lontano '70 quando era "un ragazzo molto carino che non resisteva a fare sesso in ogni occasione". Il Times sottolinea che Zeffirelli fu senatore con Berlusconi nel '94 e, visto che il regista palesa la sua avversione per BenedettoXVI, conclude: "Forse Berlusconi dovrebbe diventare Papa".

(20 agosto 2009)


il 25 settembre del 2007 l'inizezione letale a Michael Wayne Richard
«Non ho tempo per l'appello»
Non fermò il boia: giudice a processo

Sharon Keller, detta "Killer" rifiutò l'ultimo appello di un condannato rispettando alla lettera l'orario d'ufficio


MILANO - «Non c'è tempo. Chiudiamo alle cinque». Il giudice texano Sharon Keller (ora soprannominata «Sharon Killer» dai suoi detrattori) non ci pensò due volte. Era il settembre del 2007 quando rifiutò l'appello in extremis di un condannato a morte per far rispettare alla lettera l'orario di ufficio. Per questo è ora sotto processo in uno dei casi più gravi di «giustizia sbagliata» nella storia del suo Stato. La donna è accusata di cattiva condotta per aver deliberatamente ordinato la chiusura degli uffici pur sapendo che gli avvocati dell’imputato attendevano impazientemente di sottoporre i documenti per avviare il ricorso.

RISCHIA DI ESSERE RADIATA - Lunedì la Keller è comparsa davanti a una commissione statale incaricata di valutare la condotta dei giudici. Rischia di essere radiata dalla magistratura per non aver rispettato i diritti di un condannato a morte. Il caso risale al settembre del 2007. E riguarda Michael Wayne Richard, 49enne condannato per stupro e omicidio. I legali dell'uomo cercarono la mattina stessa del giorno in cui era stata fissata l’esecuzione, il 25 settembre del 2007, di fermare la condanna appellandosi alla procedura con cui è condotta l’iniezione letale. Quella stessa mattina infatti la Corte Suprema degli Stati Uniti aveva deciso di valutare se quel metodo di esecuzione rappresentasse una forma di punizione inusuale e crudele e fosse pertanto incostituzionale. La Keller quel giorno aveva gli operai in casa e lasciò il lavoro prima della fine dell'orario prestabilito. Gli avvocati di Richard, approfittando della finestra aperta dalla Corte Suprema, si affrettarono a fare ricorso ma ebbero problemi al computer. Quando finalmente alle 16:45 riuscirono a far arrivare la pratica in tribunale chiedendo il rinvio dell'esecuzione, non ci fu nulla da fare. «Si chiude alle 17», si sentirono rispondere.

ESECUZIONE E PROTESTE - Alle 20:23 di quella stessa sera fu eseguita la condanna a morte di Richard. Di lì a poco lo stato del Texas dichiarò una moratoria delle esecuzioni: il 49enne fu l'ultimo condannato messo a morte prima dell'inizio della moratoria. La vicenda all'epoca suscitò proteste negli Usa e titoli sui giornali di mezzo mondo. Nonostante abbia sempre respinto le accuse la giudice è da allora al centro di violentissime critiche e le associazioni che si battono contro la pena di morte l’hanno soprannominata «Sharon Killer», storpiando il suo cognome. «Se avessi saputo che avevano chiesto più tempo lo avrei concesso - ha detto più volte la donna -. Si tratta di un’esecuzione». La donna è considerata uno dei giudici più inclini alla pena capitale ed è il più alto magistrato messo sotto accusa da 15 anni a questa parte. Il Texas registra ancora oggi il più affollato braccio della morte di tutti gli Stati Uniti.

IL CASO DAVIS - In parallelo al caso Keller, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha accordato un rinvio all'esecuzione di Troy Davis, detenuto afroamericano della Georgia, da 18 anni in carcere dopo essere stato condannato a morte per l'omicidio di un poliziotto. Davis, che si è sempre proclamato estraneo al delitto, aveva chiesto più tempo per raccogliere prove della sua innocenza. Il giudice della Corte Suprema Paul Stevens ha accolto la sua richiesta, stabilendo che un giudice federale «indaghi sulla possibilità che esistano prove non considerate ai tempi del processo in grado di dimostrare l'innocenza del prigioniero».




 
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Lucky (Due di Picche)
view post Posted on 22/8/2009, 10:35




la denuncia: «i talebani hanno mozzati le dita degli elettori in almeno due casi»
Voto in Afghanistan, appello alla calma dalla Ue: «Elezioni corrette, non libere»
Il capo degli osservatori Morillon: «Limitati diritti civili e politici delle donne. Intimidazioni contro la popolazione»

Afghanistan, l'affluenza al 40-50%. Ma sul risultato è scontro tra i leader (21 agosto 2009)
Afghanistan al voto tra code e paura. Karzai: «Un successo per il Paese» (20 agosto 2009)
Otto anni per ricostruire il Paese. Ma la guerra resta l’affare principale (20 agosto 2009)
Spoglio delle schede (Afp)
MILANO - Alta tensione in Afghanistan dopo il voto con i due candidati favoriti che hanno annunciato la vittoria. Il rischio: uno scontro frontale all'iraniana, con grandi pericoli per il Paese. In questo contesto, la missione degli osservatori Ue rivolge un «appello alla calma e al senso di responsabilità». Lo ha detto a Kabul il capo degli osservatori europei, Philippe Morillon, nel corso di una conferenza stampa: «Rivolgo un appello ai due principali candidati alla calma e al senso di responsabilità in attesa dei risultati ufficiali che saranno comunicati dalla commissione elettorale». Venerdì, al termine di una giornata segnata da minori violenze di quanto temuto alla vigilia, sia il presidente uscente Hamid Karzai che il suo ex ministro degli Esteri Abdullah Abdullah, ovvero i due principali candidati in lizza, hanno annunciato di aver ottenuto la vittoria.

«VOTO CORRETTO MA NON LIBERO» - Gli osservatori hanno comunque sottolineato che il processo elettorale «sembra in questa fase essere stato largamente positivo» e che «la commissione elettorale indipendente ha generalmente funzionato in modo efficiente». Lo svolgimento delle elezioni è «una vittoria contro quelli che volevano impedire al popolo afghano di decidere il proprio futuro», anche se il voto - sottolineano gli osservatori - pur corretto nel complesso, non è stato ugualmente libero ovunque, a causa delle violenze e intimidazioni contro la popolazione. Inoltre la commissione punta il dito sulla condizione femminile, indicando come l'esercizio dei diritti politici e civili delle donne, «sia come votanti sia come candidate», sia stato «severamente limitato nonostante fosse protetto dalla Costituzione». Il Commissario per le Relazioni esterne dell'Ue, Benita Ferrero-Waldner, definisce le elezioni «una vittoria per la democrazia» ma chiede che il conteggio dei voti sia portato a termine in modo trasparente.

«DITA MOZZATE DAI TALEBANI» - Ma sul voto di giovedì pende anche un altro sospetto inquietante. Secondo la "Fondazione afghana per le elezioni libere ed eque", la minaccia talebana di mutilare gli elettori che fossero andati ai seggi (diffusa già prima dell'apertura delle urne) è stata portata a termine in almeno due casi nella provincia meridionale di Kandahar, una delle culle del movimento estremista. Secondo Nader Nadery, esponente della fondazione che ha monitorato lo svolgimento delle presidenziali, le dita erano sporche di inchiostro indelebile, una misura anti-brogli, ma che permette ai militanti di identificare chi ha votato.




22 agosto 2009


NELLA STAZIONE METROPOLITANA DI PIRAMIDE
Pensionata spinge l'amica sotto il metrò
poi torna a casa a dormire: arrestata

Sembrava un incidente, ma la vittima non è scivolata
forse una lite all'origine del tentato omicidio


Sembrava un incidente, drammatico ma un incidente. Invece potrebbe trattarsi di tentato omicidio. Clamorosa svolta nelle indagini dei carabinieri sull'episodio che venerdì sera intorno alle 19 ha provocato l'interruzione del servizio sulla linea B della metropolitana di Roma: un'anziana donna era «caduta» sui binari alla stazione di Piramide. In realtà, secondo i militari della Stazione Roma Garbatella la pensionata sarebbe stata spinta da una sua amica,. che nella notte è stata arrestata.

TELECAMERE A CIRCUITO CHIUSO - La vittima, di una pensionata romana di 63 anni, era sulla banchina della metrò, poco prima delle 19,30, quando è caduta sui binari ed è stata investita da un convoglio della linea B, che viaggiava in direzione Rebibbia. I carabinieri hanno poi accertato la responsabilità di un’amica della vittima. Si tratta di una romana di 67 anni, anche lei pensionata, che è stata arrestata con l’accusa di tentato omicidio e si trova ora nel carcere di Rebibbia.
Sarebbe stata una lite tra le due anziane donne a provocare il gesto, che è stato scoperto grazie alla visione dei filmati registrati dal sistema di video sorveglianza della metro: nelle immagini si vede la donna arrestata giungere con la vittima sulla banchina e poi spingerla, facendola rovinare sui binari della linea ferroviaria, proprio nel momento in cui sopraggiungeva il convoglio.

A CASA COME OGNI SERA - L’autrice del folle gesto, è poi ritornata come ogni sera a casa sua, dove nella notte è stata rintracciata ed arrestata. La sua amica, ferita, è stata trasportata d’urgenza presso l’ospedale San Giovanni dove le sono state riscontrate fratture multiple su tutto il corpo e una gravissima contusione ad un piede. La donna è ricoverata in rianimazione e la prognosi rimane riservata.


22 agosto 2009



Altri tre immigrati confermano la versione del loro compagno di viaggio
Lampedusa, ricerche in corso
Cei: «Offesa all'umanità»

Pattugliamenti nel Canale di Sicilia dopo il racconto
di uno dei 5 eritrei soccorsi: «73 morti in mare»


Audio- Boldrini (Unchr): «Qualcuno dovrà rispondere di quello che è successo» di B.Argentieri
I migranti eritrei soccorsi sbarcano a Porto Empedocle (Ansa)
AGRIGENTO - Sono in corso le ricerche nel Canale di Sicilia per rilevare la presenza di eventuali corpi. Il pattugliamento è stato disposto dalla procura di Agrigento dopo il racconto dei cinque eritrei soccorsi giovedì mattina a sud di Lampedusa: uno degli immigrati aveva affermato che 73 compagni di viaggio sarebbero morti. Altri tre, interrogati successivamente, hanno confermato di essere partiti dalla Libia con un'altra settantina di persone che poi sono morte durante la traversata, durata una ventina di giorni. La versione dei quattro, che sostanzialmente è la stessa, è al vaglio degli investigatori. La quinta persona non è stata ancora interrogata perché non è in buones condizioni di salute. La procura di Agrigento indaga per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il fascicolo è contro ignoti.

RELAZIONE - Il prefetto di Agrigento, Umberto Postiglione, ha inviato intanto una relazione al ministero dell'Interno. «Fa parte delle normali procedure che vengono attivate ogni qual volta si verifica uno sbarco - spiega. - La segnalazione è arrivata da Malta al Gruppo aeronavale della Guardia di Finanza di Messina che l'ha subito girata a Lampedusa. Immediatamente sono uscite le motovedette che hanno soccorso i cinque, subito portati al molo Favaloro. Sulla barca - ha detto ancora il prefetto - i finanzieri non hanno trovato tracce di altre persone. Poi hanno raccontato della traversata durata tre settimane e della morte degli altri compagni e di questo si sta occupando l'autorità giudiziaria». Nella relazione si legge che «nessuna richiesta di soccorso, al gommone che trasportava i 5 eritrei, è pervenuta alle autorità italiane prima di quella che ha consentito l'intervento del pattugliatore della Guardia di Finanza, né l'imbarcazione è stata mai avvistata dai numerosi servizi di pattugliamento che quotidianamente si svolgono nell'area».

7 CORPI AVVISTATI - Intanto le Forze armate di Malta smentiscono la notizia secondo cui quattro corpi di migranti sono stati recuperati dal mare dai soldati maltesi: contattati dal sito del quotidiano "Times of Malta", un portavoce dell'esercito ha dichiarato che non 4 ma 7 corpi sono stati avvistati in mare fra martedì e oggi, ma nessuno è stato recuperato. Le autorità maltesi hanno però confermato che il gommone con gli immigrati eritrei «è stato localizzato da una motovedetta maltese dopo che era stato avvistato da un aereo militare della missione Frontex di stanza a Malta», aggiungendo che «è stata data l'assistenza necessaria secondo gli obblighi internazionali di Malta». «I militari maltesi - puntualizza la stessa fonte - non hanno influenzato la selezione della destinazione. La presenza del natante è stata segnalata poi alle autorità italiane». Uno dei cinque profughi eritrei aveva rivelato: «È stata una motovedetta a fornirci il carburante e a intimarci di proseguire per Lampedusa. Ci hanno dato anche cinque salvagente; uno di loro ha acceso il motore, perché non avevamo la forza per farlo, e ci ha indicato la rotta. Poi si sono allontanati senza aiutarci, malgrado le nostre condizioni».





CEI - Sulla vicenda interviene la Cei. «La strage in mare è una grave offesa all'umanità» afferma monsignor Bruno Schettino, Presidente della Commissione episcopale per le migrazioni e arcivescovo di Capua. Si percepisce, ha detto monsignor Schettino «un senso di povertà dell'umanità, non c'è attenzione verso l'altro, verso gente che è in fuga dalla guerra, dalla miseria, dalla povertà in cerca di serenità e di pace». «È una morte assurda - aggiunge - donne e bambini innocenti gettati in mare, è il senso dell'uomo che decade, urge l'impegno dei cristiani di attivarsi concretamente verso coloro che soffrono, il problema è umano prima che politico».

AVVENIRE - Duro anche il commento delll'Avvenire. Il quotidiano dei vescovi parla di «Occidente a occhi chiusi» che non vuole vedere i barconi di clandestini, così come durante il nazismo nessuno vedeva i treni pieni di ebrei diretti ai campi di concentramento. «Nessuna politica di controllo dell'immigrazione - si legge nell'editoriale in prima pagina - consente a una comunità internazionale di lasciare una barca carica di naufraghi al suo destino. E questa legge ordina: in mare si soccorre». A terra poi si guarderà a «diritto di asilo, accoglienza, respingimento». Ma prima «le vite si salvano». Invece «quel barcone vuoto» arrivato sulle coste di Lampedusa, dimostra che oggi si fa strada «un'altra legge. Non fermarsi, tirare dritto», la «nuova legge del non vedere». «Come in un'abitudine, in un'assuefazione. Quando, oggi, leggiamo delle deportazioni degli ebrei sotto il nazismo - scrive Marina Corradi - ci chiediamo: certo, le popolazioni non sapevano; ma quei convogli piombati, le voci, le grida, nelle stazioni di transito nessuno li vedeva e sentiva? Allora erano il totalitarismo e il terrore, a far chiudere gli occhi. Oggi no. Una quieta, rassegnata indifferenza, se non anche una infastidita avversione, sul Mediterraneo». «Così è stata violata una legge antica - conclude l'editoriale - che minaccia le nostre stesse radici. Le fondamenta. L'idea di cos'è un uomo, e di quanto infinitamente vale».

IL PD - Intanto Pier Luigi Bersani, candidato alla segreteria nazionale del Pd, afferma che «il governo ha la responsabilità di chiarire al più presto questa vicenda nei suoi aspetti interni ed internazionali. Se le testimonianze risulteranno confermate - conclude Bersani - dovremo vergognarcene tutti e qualcuno dovrà risponderne».

VIMINALE - Il ministero dell'Interno «fa presente, che nel periodo dal 1 giugno 2009 al 20 agosto 2009, le unità navali italiane (Marina Militare, Capitaneria di Porto e Guardia di Finanza), su segnalazioni per avvistamento, sono state coinvolte in 13 interventi di soccorso che hanno interessato 420 persone. Dei tredici interventi 5 sono stati effettuati nelle acque antistanti la Sardegna e 8 in quelle della Sicilia.



Euforia in Borsa dopo le parole del capo della Federal Reserve
Bernanke: «L'economia è in ripresa.
Ma restano grandi sfide da giocare»

«All'inizio sarà lenta e comunque persistono tensioni sui mercati finanziari globali». Ocse: «Rialzeremo stime»


JACKSON HOLE (Wyoming) - L'economia mondiale inizia a emergere dalla recessione. Appena il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, ha pronunciato queste parole al convegno annuale della banca centrale Usa a Jackson Hole (Wyoming) si è scatenata l'euforia a Wall Street con un balzo degli indici, subito riverberato oltre Atlantico nelle Borse europee. Il Dow Jones ha poi chiuso con +1,63% e Nasdaq +1,59%. L'ottimismo ha evidentemente contagiato gli operatori, anche se poi Bernanke ha aggiunto che persistono tensioni sui mercati finanziari globali. «L’attività economica si sta stabilizzando negli Stati Uniti e all’estero», sono state le parole che gli operatori attendevano di ascoltare.

RIPRESA LENTA - Bernanke ha detto che la ripresa dell'economia sarà probabilmente «lenta all'inizio». «Dopo essersi contratta profondamente nell'ultimo anno, l'attività economica appare stabilizzarsi, sia negli Stati Uniti sia fuori, e le prospettive per un ritorno alla crescita nel breve termine sono buone». Il capo della Fed ha citato il dato del settore immobiliare superiore alle attese sulle vendite di abitazioni esistenti. «Anche se abbiamo evitato il peggio, difficili sfide ancora ci attendono», ha aggiunto. «Dobbiamo garantire una ripresa economica duratura e costruire un nuovo quadro normativo, che rifletta gli insegnamenti di questa crisi e prevenga il ripetersi degli eventi degli ultimi due anni».

RISCHIO NUOVO CALO - Le espressioni di Bernanke di cauto ottimismo vengono dopo quelle di Martin Feldstein, professore di economia all'università di Harvard che, intervistato da Bloomberg tv ha affermanto che l'economia americana è a rischio di una nuova contrazione il prossimo anno dopo che gli effetti del piano di stimolo fiscale varato dall'amministrazione si esauriranno. «L'economia è ancora debole e non è ancora chiaro se il miglioramento a cui abbiamo assistito recentemente sia l'inizio di una sostanziale ripresa. C'è il serio rischio che fra le fine dell'anno e l'inizio del prossimo possiamo assistere a un nuovo calo».

TRICHET - È presto per poter affermare che si stia tornando alla normalità. È quanto ha dichiarato il presidente della Bce, Jean Claude Trichet commentando le parole del presidente della Fed, Ben Bernanke. «Sono un p0' più incerto, anche se vedo alcuni germogli verdi sia qui che in Europa, non credo che si possa già affermare, "bene, alla fine di tutto, siamo vicini a un ritorno alla normalità"», ha sottolineato. »Sappiamo di avere un gigantesco lavoro da svolgere e bisognerà essere attivi in questo senso».

OCSE: STIME DA RIALZARE - Dopo le parole della Fed, anche l'Ocse è intervenuta sullo stato di salute dell'economia mondiale. Il numero uno dell'Organizzazione, il segretario generale Angel Gurria, ha preannunciato che saranno riviste al rialzo le stime sulla crescita economica dell'area, alla quale aderiscono i 30 principali Paesi industrializzati al mondo, già nei prossimi giorni. Gurria ha aggiunto che a guidare la ripresa saranno probabilmente quei Paesi, come gli Stati Uniti, che hanno messo in campo i piani di sostegno della congiuntura più massicci.





in provincia di roma
Arcinazzo, stuprata studentessa 16enne conosciuta a una sagra: arrestato ragazzo
Il 18enne romeno da poco in Italia. Lei era ubriaca:
«Non ricordo, mi sono trovata sporca di sangue»

L'allarme del Procuratore di Tivoli: più uomini contro l'emergenza stupri

I militari nella stradina dove è avvenuto lo stupro (foto Proto)
Una sagra di paese e qualche bicchiere di troppo. Già alticcia, conosce con un giovane mai visto prima che prima l'ha condotta in disparte e poi stupra quando era incosciente per il troppo alcol. E' questo il racconto di una studentessa di 16 anni che ha denunciato di essere stata violentata venerdì sera ad Arcinazzo Romano, un paese di montagna in provincia di Roma. Per la violenza i carabinieri di Subiaco hanno arrestato un romeno di 18 anni, O.G.C., figlio di genitori residenti in un'altra provincia del Lazio. Il ragazzo era arrivato in Italia da poche settimane e attualmente era stato assunto come guardiano notturno in una ditta degli Altipiani di Arcinazzo.


Rilievi sul luogo dove i due si sono conosciuti(foto Proto)
LA RAGAZZA AVEVA BEVUTO TROPPO - La studentessa aveva bevuto molto durante la sagra di paese. Secondo le prime indagini la ragazza era addirittura in stato di incoscienza quando ha subito la violenza sessuale. Soltanto alcune ore dopo l'incontro, la sedicenne ha ricostruito con le amiche quanto era avvenuto. «Mi sono ritrovata sporca di sangue quando sono tornata in me - ha riferito ai carabinieri - ma non ricordo bene cosa è accaduto». La studentessa ha raccontato di aver conosciuto il romeno nella serata di giovedì nel corso di una festa paesana, la «Magnalonga», un percorso enogastronomico. L'approccio sarebbe avvenuto in un piccolo anfiteatro, dove era in programma un concerto e poi una discoteca. La 16enne si sarebbe appartata volontariamente con il ragazzo in un luogo poco distante, ma poi questi avrebbe approfittato della situazione per compiere lo stupro. A notte inoltrata, dopo essere stata cercata da parenti e amici, la ragazza ha raccontato tutto alle amiche che l'hanno convinta a denunciare. La studentessa è stata medicata e poi dimessa dall'ospedale di Subiaco dove i medici hanno accertato anche un elevato tasso di alcol nel sangue. Il rapporto sessuale è stato accertato in ospedale e saranno ora le analisi sul dna a completare il quadro delle indagini.

IMMEDIATO L'ARRESTO - I carabinieri di Subiaco, diretti dal capitano Alessandro de Vico, hanno raccolto le testimonianze di alcuni ragazzi. Anche grazie a un identikit fornito dalla ragazza, i militari sono arrivati in poche all'identificazione e all'arresto del giovane romano che è stato portato al carcere di Rebibbia a Roma. Sarà interrogato domani dal gip del Tribunale di Tivoli che dovrà convalidare il fermo emesso dal pm Giuseppe Mimmo per l'accusa di violenza sessuale aggravata dalla minore età della presunta vittima. Dopo la violenza di Arcinazzo, Luigi De Ficchy, procuratore di Tivoli ha chiesto più forze dell'ordine e più uomini in tribunale per arginare l'emergenza stupri.

RABBIA E INCREDULITA' IN PAESE - Sconcerto e rabbia ad Arcinazzo Romano, piccolo e tranquillo paese dell'alta Valle Aniene, poco più di mille abitanti al confine tra le province di Roma e di Frosinone. «Sono sconvolto - ha detto il sindaco Sandro Biferi - sono stato fino all'una di notte alla festa e non ho saputo nulla. Oggi mi è stato comunicato tutto dai carabinieri. Siamo indignati, anche se la ragazza non è di Arcinazzo ma di un paese vicino. Non avrei mai immaginato una cosa del genere. Sono addolorato perchè tutti siamo genitori e fatti di questa gravità sono davvero inaccettabili». La violenza è avvenuta nel corso della festa che ha richiamato circa quattrocento giovani nella parte alta del paese di Arcinazzo, nella zona chiamata Volubro. «Sono 14 anni che organizziamo questo appuntamento - aggiunge il sindaco - e non è mai accaduto nulla. Siamo sconcertati e un plauso va ai carabinieri che in poco tempo hanno individuato il presunto responsabile».





Un caso accertato, quello dell'attentatore della Uss Cole al Nashri
che fu sotto posto alla pratica del waterboarding. il documento sarà pubblicato

Cia, in un rapporto interno
le prove delle torture


WASHINGTON - Abd al Rahim al Nashiri, uno dei presunti responsabili dell'attentato contro la nave statunitense Uss Cole, venne sottoposto a minacce e torture nel corso degli interrogatori condotti dai funzionari della Cia: è quanto si legge in un rapporto interno dell'agenzia, che verrà diffuso la settimana prossima.

Catturato nel novembre del 2002, al Nashri venne sottoposto alla pratica del "waterboarding" - resa illegale dall'amministrazione Obama perché ritenuta una forma di tortura - e minacciato con armi e con un trapano elettrico.

I dettagli degli interrogatori sono contenuti nel rapporto dell'ispettorato generale della Cia relativo al 2004, del quale un tribunale federale ha ordinato la pubblicazione.

(22 agosto 2009)


Il leader libico elogia il "coraggio e l'umanità" dei capi di Stato britannici e scozzesi
Polemica per le dichiarazioni del figlio, che aveva parlato di accordi commerciali. Smentita di Londra
Gheddafi ringrazia Brown e la regina
per la liberazione di Megrahi



Il leader libico Gheddafi
TRIPOLI - Il leader libico Muammar Gheddafi ha ringraziato il premier britannico Gordon Brown e la regina Elisabetta II per aver "incoraggiato" la Scozia a liberare Abdel Basset Ali Mohmet al-Megrahi, condannato per la strage avvenuta nell'88 nei cieli di Lockerbie, nella quale persero la vita 270 persone. Secondo la notizia diffusa dall'agenzia libica Jana, Gheddafi ha elogiato "il coraggio e l'umanità" dei capi di Stato britannici e scozzesi, e ha sottolineato come questo gesto contribuirà a un rafforzamento dei rapporti bilaterali: "Questo passo corrisponde all'interesse delle relazioni tra i due Paesi, e dell'amicizia personale tra me e loro".

Affermazioni che sembrano far riferimento alla polemica esplosa dopo che il figlio di Gheddafi, Seif al-Islam, aveva rivelato che Megrahi non è stato scarcerato solo per ragioni umanitarie, ma anche in base ad una serie di "contratti per forniture di petrolio e di gas" stipulati negli anni scorsi tra la Libia e la Gran Bretagna. "In tutti i contratti commerciali con la Gran Bretagna riguardanti il petrolio o il gas (Megrahi) è sempre stato parte dei negoziati", ha detto ieri sera il figlio di Gheddafi, in un'intervista diffusa dalla rete televisiva 'Al Motawassit' (La mediterranea).

La notizia è stata immediatamente smentita da un portavoce del ministero degli Esteri britannico: "Non cè stato nessun accordo, tutte le decisioni relative al caso Megrahi sono venute dal governo scozzese, non vi sono stati mercanteggiamenti di nessun genere con la Libia a questo riguardo", ha detto.

Ieri inoltre il ministro degli Esteri britannico David Miliband aveva commentato con estrema durezza l'accoglienza da eroe riservata a Megrahi e l'aveva definita "un insulto". Gran parte delle vittime della strage erano americane e anche dagli Stati Uniti sono venute critiche molto dure. Non solo alla Libia ma anche alla Gran Bretagna. Lo stesso Barak Obama aveva definito la liberazione di Megrahi "un errore".

Downing Street ha sempre tenuto a precisare che quella di liberare l'ergastolano, malato di un cancro alla prostata in fase terminale (non gli rimarrebbero più di tre mesi di vita) è stata una decisione adottata per proprio conto e in piena autonomia dalle autorità di Edimburgo, che sono dotate di particolari prerogative in materia giudiziaria, regolamentare e amministrativa.



(22 agosto 2009)


In 19 giorni già criptati 168 eventi, la seconda e la terza rete in sofferenza. L'oscuramento di film
partite e cartoni animati fa perdere a Viale Mazzini circa l'1% di audience

Rai invisibile su Sky
e gli ascolti vanno giù



ROMA - RaiTre in affanno in prima serata, quella che più conta. RaiDue in affanno al mattino (quando davanti alla tv ci sono i bambini) e nel pomeriggio dei telefilm. Assomiglia a una falsa partenza, in termini di ascolti, la decisione Rai di oscurare alcuni programmi sui decoder Sky. I numeri dell'Auditel parlano infatti di cali di ascolti che, nel caso della Terza rete, possono arrivare all'1,4%.

L'oscuramento dei programmi è effetto della nuova guerra che oppone la tv di Stato a Sky. La prima battaglia si è consumata sui 6 canali di Raisat che la tv pubblica confezionava per Sky: la loro fornitura è stata interrotta il 30 luglio. La seconda battaglia si consuma ora sull'oscuramento. Sono negati a Sky tutti gli eventi per i quali la Rai non abbia anche i diritti di trasmissione per l'estero. In 19 giorni - tra il 2 e il 20 agosto - lo schermo blu è comparso già 168 volte: colpiti e affondati 19 eventi di RaiUno; 23 eventi di RaiTre; addirittura 126 di RaiDue.

L'oscuramento ha invaso tre fasce orarie. Quella mattutina di RaiDue, intanto. Tre le 7 e 30 e le 10 e 45, non si vendono più sei serie di cartoni animati (dalla "Sirenetta" a "I miei amici Tigro e Pooh"). Colpita anche la fascia pomeridiana di RaiDue, da cui sono sparite serie di telefilm come "Streghe" e "Law & Order". Ma è soprattutto RaiTre a pagare un prezzo alto. L'8 agosto, ad esempio, la Terza Rete ha subìto un'oscuramento totale che è iniziato alle 21 (con il film "Collateral") ed è proseguito alle 23,30 con il film "Carter". Stesso copione il 15 agosto, quando il doppio colpo di spugna ha cancellato prima "La banda degli onesti", a seguire "Getaway" con Steve McQueen.

L'oscuramento sembra produrre anche un prezzo in termini di ascolti. Prendiamo il periodo dal 2 al 18 luglio, quando la Rai non criptava i suoi programmi sul satellite, e la fascia bambini di RaiDue (tra le 7,30 e le 10,45). Paragoniamo gli ascolti di questo periodo con quelli del periodo tra il 2 e il 18 agosto, quando invece va in scena l'oscuramento. La Seconda rete perde lo 0,8% in termini di share. La perdita di RaiDue sfiora l'1% nella fascia dei telefilm (tra le 14 e le 18); mentre la perdita di RaiTre (in prima serata, tra le 21 e le 23) arriva all'1,4%.

Altro periodo: dal 12 al 28 luglio (nessun oscuramento). Lo paragoniamo sempre al periodo 2-18 agosto (oscuramento). Le perdite di RaiDue sono confermate - soprattutto nel pomeriggio dei telefilm - mentre RaiTre tiene, sia pure a fatica. Questi numeri forniscono munizioni alle armi di chi (soprattutto nel Pd) sconsigliava alla Rai di divorziare da Sky. Chi invece difende l'opportunità del divorzio potrà aggrapparsi ad un altro dato dell'Auditel, stavolta favorevole alla tv di Stato. Parla di una tenuta, anzi di un progresso di RaiUno (che aumenta ad agosto fino al 2,9% in prima serata). E' come se molti italiani - trovando lo schermo blu su RaiDue oppure su RaiTre - abbiano riparato intanto su RaiUno.

In queste ore, anche Sky passa ai raggi X i dati Auditel. La pay-tv vuole capire, in prima battuta, come si comportino i suoi abbonati quando si imbattono in un programma Rai nascosto. Prendiamo il caso della Nazionale. La tesi di Sky è che 18 suoi abbonati ogni 100 abbiano trovato RaiUno criptata per Svizzera-Italia (il 12 agosto) ed abbiamo visto altre cose (film, telefilm, partite di club, cucina) senza farsi problemi. Se invece non l'avessero trovata criptata, certo l'avrebbero seguita (perché così si erano comportati in occasione di precedenti amichevoli visibili sul satellite).

Questa è la pistola fumante, secondo Sky: è la prova che la Rai disperde ascoltatori e commette dunque un errore epocale mentre divorzia dal decoder della pay-tv. Se la tesi sia giusta, lo diranno i prossimi mesi di studio e di polemica politica.

(22 agosto 2009)

Polemiche per l'applicazione messa su facebook all'inizio dell'estate
Responsabile il figlio di Bossi. Obiettivo: far sparire le barche in arrivo con un click
Ma sul sito della Lega impazza
il gioco "Rimbalza il clandestino"



Mentre l'ennesima strage di migranti in mare suscita sdegno e sgomento, su Facebook gli internauti leghisti si divertono a far sparire con un clic le barche con gli immigrati a bordo. Vince chi riesce a rimandare indietro più extracomunitari. Ogni volta che un barcone viene respinto, si viene avvisati con il suono di una campanellina. Si chiama "Rimbalza il clandestino", ed è un'applicazione sviluppata all'inizio di questa estate e disponibile sulla pagina ufficiale su Facebook della Lega Nord. Da qui può essere condivisa e pubblicizzata su ogni profilo.

Ad amministrare la pagina del Carroccio è il figlio di Umberto Bossi, Renzo, classe 1988, affiancato nell'opera da Fabio Betti, un altro leghista doc. Proveniente dal movimento dei giovani padani, Betti è legato da un'amicizia non solo virtuale a Renzo, ed è stato spesso definito come l'"uomo facebook" del Carroccio. E' lui a pubblicare link, notizie e ad aggiornare la bacheca. E, all'inizio di giugno, si è presentato come l'ideatore di "Rimbalza il clandestino". "Abbiamo deciso di puntare molto sull'interattività e sulla Rete - aveva spiegato, introducendo l'applicazione interattiva - cercando di coinvolgere, scherzosamente, i giovani, e di sensibilizzarli su quello che, in reatà, è un fenomeno reale che affligge le nostre coste". E chissà se, insieme all'amico Renzo, immaginava che la realtà di questi giorni avrebbe potuto drammaticamente superare l'obiettivo del suo giochino virtuale.

L'applicazione, che ha anche una pagina di fan, è introdotta da poche righe di spiegazione: "L'obiettivo di questo gioco è mantenere il controllo dei clandestini che arrivano in Italia". Su una schermata viene raffigurata la nostra penisola, insieme a delle boe e dei salvagenti. Ovviamente nessuno riceverà mai alcun salvagente, perché l'unico scopo del giocatore è quello di far sparire la barca apparsa all'improvviso, cliccandoci sopra con il mouse, da una fino a cinque volte. I punti che si ricevono per ogni imbarcazione colpita dipendono dalle sue dimensioni: uno per quelle più piccole, fino ad un massimo di cinque. Gli sbarchi avvengono lungo tutte le coste, anche quelle della Liguria. Una barra, in alto, tiene traccia delle imbarcazioni rimandate indietro: "Se la barra sarà al massimo - spiegano le istruzioni - vorrà dire che avrai dimostrato la tua bravura e potrai passare al prossimo livello". Più si va avanti, e più i "nemici" da respingere si moltiplicano. Perde chi non riesce a far sparire abbastanza barconi. In questo caso si riceve il classico messaggio di "game over", accompagnato da un invito a ritentare la fortuna: "Prova ancora. Vedrai che la prossima volta riuscirai a dimostrare di essere un vero leghista".

Altro gioco che si inserisce nella campagna leghista dell'estate per coinvolgere i giovani internauti nelle sue iniziative virtuali è "Converti il comunista": lo scopo è quello di trasformare il "triste e logoro comunista in un felice leghista". Perché la conversione sia portata a termine, bisogna "illuminare" il comunista con il Sole delle Alpi, il simbolo racchiuso nel contrassegno della Lega Nord. Nel fare ciò, si dovrà fare attenzione ai pomodori che Veltroni e Franceschini tireranno contro la persona da convertire.

(21 agosto 2009)


Veronica, il premier, la scelta del divorzio «Ecco che cosa accadde in quei giorni»
Dal 27 aprile al 4 maggio, cronaca dello strappo nella villa di Macherio

Questa nuova edizione di Tendenza Veronica arriva cinque anni dopo la prima e in un contesto totalmente diverso. Nel 2004 Veronica era la moglie del presidente del Consiglio, oggi si appresta a diventare ex. (...) Tendenza Veronica fu pubblicato mentre Silvio Berlusconi era a Palazzo Chigi, per la seconda volta capo del governo. Lo incontrai nel suo studio di Palazzo Grazioli insieme al sottosegretario Paolo Bonaiuti e alla sua segretaria di sempre, Marinella Brambilla e lui, che aveva il libro sulla scrivania, mi disse di non averlo ancora letto. Un vezzo, sospetto, perché un’occhiata qua e là doveva averla data di sicuro; in fondo, in quel volume si parlava di lui e non soltanto di lei.

Le pagine che in questa nuova edizione vanno ad aggiungersi alla prima, invece, parlano solo di Veronica, dello stato d’animo che in questi mesi l’ha portata alla scelta di separarsi, di quel momento e degli altri che sono seguiti, alcuni dei quali, per lei, di imprevedibile violenza, come ho scritto sul Corriere della Sera e su A, subito dopo l’annuncio della separazione. Qui troverete la cronaca di quel che è veramente accaduto, nella villa di Macherio, tra il 27 aprile e i primi di maggio. Quanto a quel che succederà da qui in avanti, come sempre accade in certe situazioni, esistono due scuole di pensiero e, forse, addirittura due squadre che tifano per l’uno o l’altro scenario. Il primo, considerato al momento quello più realistico, vede le due parti accordarsi su una separazione consensuale, mentre le loro vite prenderanno strade e, chissà, forse anche Paesi diversi. L’altro scenario è quello che nell’entourage del premier qualcuno (non molti a dir la verità) caldeggia; separazione sì, ma poi ritorno di Veronica accanto al marito per aiutarlo a ritrovare se stesso. Magari anche passando per un soggiorno in una di quelle cliniche specializzate nella cura della dipendenza dal sesso. Non è uno scenario del tutto escluso, e molto dipenderà da quanto e come la stampa (soprattutto all’estero) continuerà ad appassionarsi alla vita privata di Berlusconi. Ma, al momento, è il primo quello che il presidente del Consiglio sembra intenzionato a perseguire.

La colazione di aprile
È la fine di aprile (...). Veronica Berlusconi è a Milano e decidiamo di fare colazione insieme. So che è turbata. Da quando ha letto sui quotidiani che la sera di domenica 26 aprile suo marito è stato a Casoria, alla festa per i 18 anni di Noemi Letizia, la sua scelta degli ultimi dieci anni, quella di restare comunque e nonostante tutto la moglie del presidente del Consiglio, è improvvisamente diventata insostenibile. Ha un paio d’ore libere e verrà a mangiare qualcosa a casa mia, mi dice. Da giorni non si parla che di Noemi Letizia, una ragazza sconosciuta alle cronache ma nota al giro più intimo del premier. (...) Per Veronica è una delle settimane più difficili della sua vita: in poche ore succede di tutto, la figlia Barbara, ricoverata al San Raffaele perché si teme un parto anticipato mentre la madre sta mettendo fine al rapporto più importante della sua vita, una storia durata trent’anni, quella con Silvio Berlusconi. Torniamo alla colazione a casa mia. (...) Quando arriva è una donna amareggiata ma serena. «Penso che non mi resti altra scelta che separarmi» mi dice. Io sono incredula.


Veronica Lario
La ascolto, coltivando il dubbio che, all’ultimo momento, Veronica possa cambiare idea. «Perché non vi parlate, tu e tuo marito?» le chiedo come banalmente farebbe chiunque. «Non posso », risponde «mi racconterebbe l’ennesima bugia e stavolta non la reggerei». Anch’io commetto l’errore di sottovalutare la sua fermezza, penso che magari vorrà meditare ancora sulla decisione: la conosco da 18 anni e per me è un esempio di persona razionale ed estremamente prudente. Invece, stavolta, non va così. Nessuno meglio di lei sa quando l’amarezza buttata giù in silenzio negli anni raggiunge il livello di guardia. Prima o poi arriva il momento in cui non resta che arrendersi al luogo comune della goccia che fa traboccare il vaso. Veronica è addolorata, arrabbiata e lucida. «Diranno che potevo farlo prima? Può darsi, e allora sarà un divorzio riparatore, mettiamola così. Non posso condannarmi a fargli da balia, e ormai non riesco a impedirgli di rendersi ridicolo davanti al mondo. Sono arrivata al capolinea. Dieci anni fa non ero pronta, oggi a testa alta posso dire: "Mi separo da quest’uomo". «Domenica pomeriggio mi ha detto: "Sai, devo partire per Napoli, ho un vertice importante sulla spazzatura, domattina presto...". L’ennesima bugia. Allora, meglio cercare un’ultima forma di rispetto per me stessa, meglio divorziare. Non so da cosa mi viene questa convinzione, questa forza. Comunque, è lui che mi ha messo in questa condizione. Io potevo andare avanti per anni, ma così è impossibile ». (...)

Il divorzio
E allora eccola, la nostra prima coppia d’Italia che così di rado si è mostrata in coppia. (...) Chi, ancora di recente, ha avuto occasione di vederli insieme, non ha potuto non riconoscere tra loro un rapporto profondo. Punzecchiature reciproche, ma, si sarebbe detto, in fondo affettuose. Tra coniugi che sanno, volendo, dove andare a parare. Ogni tanto, si chiamavano amore. (...) Fino ai primi mesi del 2009, insomma, la coppia sembrava avviata verso una sia pur turbolenta sopportazione. (...) Lunedì 4 maggio l’avvocato della signora, Maria Cristina Morelli, rilascia la dichiarazione ufficiale: Veronica Lario chiede il divorzio da Silvio Berlusconi. (...)

L’ira di Barbara
Veronica è riuscita per anni a difendersi dalle insidie dei media, a esserci mentre non c’era. Stavolta, però, non ha scampo: la sua storia viene rivisitata da qualche quotidiano con l’approccio malevolo che di solito, nei divorzi, appartiene alla squadra che si schiera col marito, rileggendo in chiave negativa tutti gli episodi che fino a qualche tempo prima avevano tutt’altra interpretazione. Un atteggiamento che certo non fa piacere alla diretta interessata, ma che manda letteralmente su tutte le furie Barbara, la maggiore dei figli nati dal secondo matrimonio di Berlusconi. Dei tre, è certamente lei la più vicina, almeno fisicamente, alla madre: abitano a poca distanza l’una dall’altra, nel parco della residenza di Macherio, mentre Luigi, concluso l’anno accademico in Bocconi, come nelle estati precedenti è volato a Londra per uno stage e medita di trasferirsi in Cina per un anno, per un Erasmus in una università della nuova potenza globale. Eleonora, infine, vive negli Stati Uniti e anche dopo la laurea in economia conta di rimanere lì per uno stage nel mondo della comunicazione e della tv. Così è Barbara quella che, nel ruolo della primogenita, si fa carico di affrontare, a più riprese, il difficile colloquio con un padre amatissimo ma del quale non condivide i più recenti comportamenti.

Il primo scontro, raccontano fonti attendibili, si consuma il giorno in cui Dario Franceschini inciampa in un’infelice dichiarazione: «Fareste educare i vostri figli da un uomo come Berlusconi?». Da Palazzo Chigi partono molte telefonate verso Macherio e a Barbara, incinta di otto mesi del secondogenito Edoardo, viene chiesto di aggiungere anche la sua voce a quella dei fratelli Marina, Piersilvio e Luigi, tutti insorti, con dichiarazioni e toni distinti, contro l’ipotesi franceschiniana che il loro non sia il miglior genitore del mondo. Ma Barbara non sente ragioni e in una concitata telefonata col padre, che in quel momento è a Roma, sfiora quasi la rottura dei rapporti. In quello stesso giorno, a Milano, la galleria Cardi Black Box di cui Barbara è socia con gli amici Nicolò Cardi e Martina Mondadori, ha in programma il primo grande evento ufficiale. Tutti e tre i figli di Veronica sono presenti ed è atteso anche Silvio Berlusconi che, invitato, a quanto pare aveva assicurato di riuscire ad arrivare in tempo per la cena. Ma il presidente del Consiglio non si farà vedere. Dopo quella sera, Barbara e il padre tornano ovviamente a parlarsi, vengono anche fotografati a Portofino insieme al piccolo Alessandro e a Giorgio Valaguzza, il compagno di Barbara. Alla nascita del quinto nipote, Edoardo, il nonno si precipita nella clinica di Lugano e i rapporti sembrano rasserenati. Il 5 agosto però Vanity Fair pubblica un’intervista a Barbara il cui contenuto appare piuttosto critico verso Berlusconi. (...)

L’estate del 2008
«Voglio che mio nipote Alessandro cresca con il senso della famiglia ». Ecco perché la first lady ha dedicato l’estate ai suoi. «Siamo un nucleo complesso che vuole restare unito. Dovrebbe far piacere, e invece tutti si auguravano una nostra separazione. Strano Paese il nostro. C’era un’attesa per questa separazione, un’aspettativa... Nessuno si augura che la gente rimanga insieme, che trovi un suo equilibrio... Tutti tifavano per la rottura, aspettavano il divorzio, la notizia che anche questo matrimonio era saltato. Non è facile mantenere unita una famiglia complessa come è la nostra. Ma è bello veder arrivare una terza generazione, è qualcosa che trasmette gioia, anche amio marito. Voglio che mio nipote Alessandro cresca avendo il senso della famiglia». Per Veronica Lario in Berlusconi quella del 2008 è l’estate della sovraesposizione e in tanti si sono chiesti perché avesse dato il via libera alle foto mano nella mano col marito, alle passeggiate a Porto Rotondo e a Portofino, al ritratto di famiglia, il primo dopo molti e molti anni, sulla copertina di Chi. (...) «Resta perché c’è di mezzo un gran patrimonio» semplificano quelli che vedono nella «robba» il solo collante per tenere insieme i rapporti. (...) «Ne abbiamo viste di famiglie che per l’eredità si massacrano. Ecco, si può cercare di evitare questo dolore immenso, si può credere in un nucleo nel quale, ciascuno con un proprio ruolo, ci sia la volontà di rimanere uniti» è la riflessione di Veronica. È un pensiero che la accompagna da tempo, ma certo l’arrivo di Alessandro ha rafforzato il convincimento. (...)

L’amarezza di oggi
Che cosa succederà, adesso, nella Dinasty di Silvio e Veronica? (...) L’unica certezza è che, per la prima volta, la coppia si troverà a trascorrere almeno una parte di agosto in Italia, a un passo l’uno dall’altra e, paradossalmente, senza incontrarsi. (...) Quanto a lei, lo stato d’animo è forse meno turbato di quanto non fosse il 27 aprile, il giorno in cui tutto è cominciato. Ma l’amarezza resta, e sta tutta in un pensiero confidato alle persone più vicine: «Quel che più mi dispiace è che un uomo come Silvio possa aver tradito se stesso. Ha fatto tanto, tanto ha conquistato, e oggi di lui si parla per cose che fanno dimenticare quel che davvero è stato ».

 
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Lucky (Due di Picche)
view post Posted on 22/8/2009, 20:00




Cade elicottero del 118 in Veneto, 4 morti tra cui un medico
Morti anche pilota, un tecnico aeronautico e uno di elisoccorso

Un elicottero del Suem, il servizio medico di urgenza ed emergenza medica del 118, è precipitato sul monte Faloria, in località Rio Gere, nel bellunese, mentre stava eseguendo un sorvolo per controllare una frana: quattro le vittime. L'elicottero del Suem della base di Pieve di Cadore precipitato sul Monte Faloria, nel bellunese, avrebbe toccato dei cavi della media tensione, forse anche a causa del maltempo che imperversa sulla zona. Lo spiegano i vigili del fuoco di Belluno, confermando che l'elicottero stava sorvolando la zona impervia, in località Rio Gere, per controllare una frana. I corpi delle 4 vittime sono stati recuperati si tratta. "Tutti i 500 tecnici del Soccorso alpino bellunese si stringono con dolore alle famiglie dei 4 amici persi oggi nell'incidente aereo di Rio Gere e partecipano al cordoglio", si legge in una nota del Soccorso alpino e speleologico Veneto, per la perdita di Dario De Filip, pilota del Suem, Marco Zago, tecnico aeronautico e membro del Soccorso alpino di Belluno, Fabrizio Spaziani, medico e membro del Soccorso alpino di Pieve di Cadore, Stefano Da Forno, tecnico di elisoccorso e membro del Soccorso alpino di Feltre.

Centrato il 6 milionario a Bagnone provincia di Massa Carrara, vinto con una schedina da 2€, alla faccia di tutti sistemoni.

La schedina è stata giocata a bagnone, in provincia di Massa Carrara
Mister «6» con 2 euro vince 147 milioni
Centrato in Toscana il jackpot al Superenalotto: era latitante dallo scorso gennaio

MILANO - La fortuna bacia la Toscana: è stata a giocata a Bagnone, piccolo paesino di circa duemila abitanti in provincia di Massa Carrara, la schedina da soli 2 euro con cui qualche ignoto scommettitore ha centrato la sestina vincente del Superenalotto. La ricevitoria in cui è stato realizzato il 6 si trova presso il punto vendita Sisal Biffi Bar in piazza Rona 2. Bagnone sorge non lontano da Aulla, sulla direttrice per la Cisa, e ha circa duemila abitanti: è dunque molto probabile che il vincitore sia qualcuno del posto.

VITTORIA RECORD - La combinazione fortunata - 10, 11, 27, 45, 79, 88, numero Jolly 42, numero Superstar 63 - consentirà al vincitore (o ai vincitori, anche se la bassa cifra giocata lascia presupporre che si tratti di un unico fortunello) di incassare la bellezza di 147.807.299,08 euro, il jackpot più alto della storia in Europa e il secondo in assoluto dopo il Powerball americano, che ha superato l'equivalente di 160 milioni. L'ultima volta il "6" era stato centrato lo scorso gennaio. Non è stato invece realizzato il «5+1», nè il 5 Superstar. Il jackpot riparte ora da 38.000.000 di euro.


22 agosto 2009

 
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Lucky (Due di Picche)
view post Posted on 23/8/2009, 12:51




Italia e Francia hanno inviato tre canadair
L'incendio arriva alle porte di Atene
Migliaia di persone in fuga
Il perimetro del rogo è di 80 chilometri: divorati boschi
e abitazioni. Evacuati ospedali e colonie di bambini






«SITUAZIONE TRAGICA» - «La situazione non è migliorata e anzi l'area interessata dalle fiamme si è estesa, riguarda una decina di località. La situazione resta molto grave e pericolosa a causa dei forti venti» dice un portavoce dei vigili del fuoco. Non sono segnalate vittime, ma molte case, soprattutto di campagna, sono bruciate insieme a centinaia di ettari di bosco e di aree coltivate, soprattutto olivi. I sindaci dei comuni di Maratona, Dyonisos, Grammatiko hanno lanciato appelli in tv parlando di una «situazione tragica». Il governo ha dichiarato lo stato di emergenza in tutta la regione dell'Attica. Il premier Costas Karamanlis, che sabato ha tenuto una riunione di emergenza nel quartier generale dei vigili del fuoco, ha assicurato che «obiettivo primario è salvare le vite dei cittadini e i loro beni» e ha definito «sovrumano» lo sforzo dei pompieri che combattono da oltre trenta ore senza riposo contro le fiamme. La Protezione civile ha segnalato nelle ultime 24 ore un centinaio di incendi in tutto il Paese: la crisi peggiore dal 2007, quando morirono 77 persone e furono distrutti 250mila ettari di terreno, in particolare nel Peloponneso e sull’isola di Eubea. Il rogo peggiore, dopo quello in Attica, è a Zante dove sono andati distrutti 400 ettari di macchia.

EQUIPAGGI ITALIANI - Il Dipartimento della Protezione civile ha dunque inviato due aerei. «Sono due Canadair CL415, capaci di rilasciare sulle fiamme 6000 litri d'acqua ad ogni lancio» spiega la Protezione civile. Decollati domenica mattina dall'aeroporto di Lametia Terme (Catanzaro) hanno raggiunto Elefsis, a nord di Atene. Inoltre sono stati inviati tre equipaggi dei Canadair, per assicurare l'operatività dei velivoli durante l'intero arco della giornata. Il team italiano potrà contare anche su tecnici e sul supporto logistico necessario a garantire la piena operatività degli aerei anfibi.




23 agosto 2009



ancora violenze: morti sei poliziotti, un soldato e quattro ribelli
Afghanistan, Abdullah: «Massicci brogli»
L'Onu: «Ogni dichiarazione di vittoria o sconfitta fatta da un candidato è prematura». Primi dati attesi per il 25


MILANO - «Massicci brogli» alle elezioni presidenziali in Afghanistan del 20 agosto. Li denuncia Abdullah Abdullah, ex ministro degli esteri e principale oppositore di Hamid Karzai. «I rapporti che abbiamo ricevuto in merito sono allarmanti - ha detto in conferenza stampa a Kabul -. Ci possono essere state migliaia di violazioni in tutto il Paese, non ho dubbi su questo». Il conteggio dei voti è in corso, i primi risultati parziali verranno resi noti il 25 agosto. Il presidente uscente Karzai è dato per favorito: sabato il direttore generale della sua campagna elettorale ha annunciato che ha vinto le elezioni, con il 70% dei consensi.

MISSIONE ONU: «ASPETTARE DATI UFFICIALI» - Il portavoce della missione Onu in Afghanistan (Unama), Alim Sedik, ha però sottolineato che ogni dichiarazione di vittoria o sconfitta fatta da un candidato è prematura e l'unico organismo che può ufficializzare la situazione è la Commissione elettorale indipendente (Iec). Sedik ha smentito che fra le fonti citate per asserire l'ampia vittoria di Karzai vi possa essere «un tecnico dell'Unama», come scritto dall'agenzia Panjhwok. «È un dato scorretto - sostiene - perché nessun membro del nostro organismo opera nella Iec e quindi nessuno può essere a conoscenza delle cifre dello spoglio. È importante che la Iec e la Commissione per i reclami elettorali (Ecc) possano fare il loro lavoro con cura e calma e quindi rendere noto il nome del vincitore. Chi sta cercando di utilizzare i media per manipolare l'informazione non sta facendo un favore al Paese». Secondo Richard Holbrooke, inviato speciale di Obama per l'Afghanistan e il Pakistan, l'ipotesi di brogli è realistica. «Me le aspetto» ha detto l’inviato Usa. Sabato anche la presidenza della Ue aveva espresso «preoccupazione» per le segnalazioni di irregolarità nel voto.

CERTIFICATI FALSI, COMMERCIO DEL VOTO - La Rete asiatica per libere elezioni (Anfrel) definisce il processo elettorale «largamente accettabile» nel complesso, ma punta l'indice contro una serie di ritardi e irregolarità da correggere «per costruire in futuro un sistema democratico forte». Oltre ai problemi di sicurezza, ha detto in una conferenza stampa il presidente Damaso G. Magbual, «abbiamo rilevato elementi di preoccupazione che spiegano la scarsa partecipazione al voto, soprattutto delle donne: basso livello di alfabetizzazione, scarsa esperienza elettorale e insufficiente istruzione degli elettori». Fra le irregolarità rilevate dai 55 osservatori in 3 province, ci sono certificati elettorali multipli, il commercio del voto e la partecipazione alle elezioni di minorenni. Inoltre, ha detto Magbual, «abbiamo constatato la cattiva qualità dell'inchiostro indelebile, il pessimo funzionamento delle macchinette per annullare i certificati elettorali, nonché l'utilizzazione di risorse pubbliche a favore di questo o quel candidato». Per il futuro, ha concluso, «proponiamo che non si permetta agli anziani del consiglio tribale locale di stare ai seggi per influenzare il voto».

ANCORA VIOLENZE: UNDICI PERSONE UCCISE - Intanto le violenze nel Paese continuano. Sabato sono state uccise undici persone: sei poliziotti, un soldato e quattro ribelli. Nel nord, una bomba piazzata sul ciglio di una strada ha ucciso il comandante di polizia della provincia di Baghlan e altri cinque poliziotti nella regione di Kook Chinar, vicino alla città di Baghlan. L’ufficiale guidava la forza di intervento rapido. Già in occasione delle elezioni presidenziale e provinciali di giovedì, sospetti talebani avevano preso di mira Baghlan con attacchi multipli che avevano bloccato il voto per tutto il giorno. Un ufficiale dell’esercito afgano di ritorno da Kandahar, è stato assassinato da uomini armati vicino a Shash Gaw, nel centro del Paese. E durante un’operazione compiuta lo stesso giorno dall’esercito afghano, sostenuto da quello statunitense, quattro guerriglieri sono stati uccisi e sei arrestati nella provincia di Kandahar.




23 agosto 2009


in occasioNE della presentazione del suo ultimo libro: «noi»
Veltroni: «Non tutto il male
è colpa di Berlusconi»

«Ma il Premier responsabile è di non aver migliorato Paese, pur dominando la scena politica da 15 anni»


ROMA - «La colpa più grave di Berlusconi è quella di non avere migliorato in nulla il paese pur dominandone la politica da 15 anni, ma non credo che con lui scompariranno anche l'egoismo e l'individualismo». Walter Veltroni in un'intervista a «Il resto del Carlino» dice di non essere convinto che le responsabilità dello stato attuale del Paese siano tutte attribuibili al premier. «Credo però- aggiunge - che chi ha responsabilità di governo non dovrebbe alimentare gli aspetti più deteriori dell'epoca in cui vive. Detto questo...».

IL NUOVO LIBRO - L'ex segretario del Pd parla in occasione della pubblicazione del suo ultimo romanzo «Noi» e nella sua analisi individua nella società «una spinta all'odio». Uno dei capitoli del libro è ambientato negli anni settanta , «anni del terrorismo e della violenza cieca». Come lo spiega? «Siamo un paese che tende a prendere forti sbandate ideologiche. Si sono trasformati in ideologie persino il berlusconismo e l'antiberlusconismo , e il mio grande dolore - dice - è stato non essere riuscito ad avviare una stagione di collaborazione nell'interesse dell' Italia dopo le elezioni». Colpa di molti dirigenti del Pd e di Di Pietro? È la domanda. «Si anche - risponde Veltroni - ma soprattutto del fatto che il centrodestra ha preferito ripetere il copione della contrapposizione frontale».


23 agosto 2009



La festa. «Se fossi io vi pare che starei qui?»

Il paese indica Ugo, quarantenne
e single. Ma lui: «Non ho vinto»

Il sindaco: ci aiuti a costruire il Palasport


BAGNONE (Massa Carrara) — Sotto l’arco che porta in piazza Roma, il centro del paese, la torcida della fortuna impazza, si muove al ritmo di una samba improvvisata. Viva Bagnone, bello ma povero, il paese che incassa le provvidenze per le aree depresse, il comune dei vecchi, con la natalità sotto zero che una decina di anni fa propose un bonus per chi faceva figli. E da ieri il borgo dei superfortunati. Anzi, del superfortunato che adesso i compaesani, senza mai nominarlo con nome e cognome, non si sa se per scaramanzia o per rispetto, pensano di aver già «smascherato » .

«È un quarantenne, vive in paese — dice Giuliano Di Bernardo, un muratore —. Ha comprato ieri la schedina al Bar dell’Annamaria, due euro l’ha pagata. E poi se ne è andato. E ora...». Lui, il «nominato », Ugo Verni, 40 anni, single, operaio in una cooperativa agricolo- forestale, smentisce con un sorriso sulle labbra che fa pensare. «Siete fuori strada — risponde — ma vi pare che se fossi io il vincitore starei qui in piazza a festeggiare e a farmi intervistare? No, cercate altrove. Purtroppo io ho giocato e nulla ho vinto». E così, tra una danza e un urlo, un brindisi e uno sberleffo, la caccia al supermilionario è iniziata. «Forse è già in cammino verso il forziere», sorride Mara. «O forse è proprio Ugo, che ci fa fessi tutti e sta qui a fare il finto tonto», dicono i clienti della locanda Da Lina, che dopo cena hanno brindato e benedetto il cielo per questa manna ben augurante, sperando che il fortunato si ricordi del paese dove è nato o dove ha acquistato la schedina. Le voci si rincorrono per tutta la notte. La più lunga di Bagnone, duemila anime d’inverno, seimila d’estate quando dal Nord tornano gli emigrati, paesino della Lunigiana di una bellezza incantata con i suoi castelli e i paesaggi magici, a cavallo tra Toscana, Liguria ed Emilia. La schedina da due euro è stata giocata al Bar Biffi, sotto l’arco medievale che porta in paese (oggi ribattezzato arco di trionfo). «Guardavamo la partita Siena- Milan quando ci hanno avvertiti del miracolo — racconta Annamaria Ciampini, la titolare —. Tanta gente passa d’estate qui in paese. Ma io ho un presentimento. Questi soldi sono di un concittadino».

Il sindaco di Bagnone, l’architetto Gianfranco Lazzeroni, presentimenti non ne ha. Ma speranze molte. «Speriamo sia uno di noi — dice — e che con questi soldi diventi un imprenditore e investa sul paese. Straordinario, con un ambiente ancora incontaminato, ma purtroppo povero, come tutta la Lunigiana. Io sono certo che, se si investisse sul turismo, l’economia di Bagnone volerebbe e sarebbe da traino a tutta la Lunigiana». Anche il viceparroco, don Marco Giuntini, prega perché questa manna del cielo resti qui. «Mi auguro che chi li ha guadagnati spenda un po’ di quei soldi per donare al paese un centro giovanile. Un sogno? Una bella processione per il patrono, San Nicola, con tanti bambini e ragazzi. La speranza del futuro».


23 agosto 2009


NEL CASERTANO
Incidente d'auto durante evasione:
un morto e un ferito grave

Uno dei due uomini al volante muore. L'altro, agli arresti, fugge e non presta soccorso alla donna che era con lui

NAPOLI - Un incidente stradale mortale è avvenuto nella serata di sabato a Casaluce, in provincia di Caserta. Nello scontro frontale fra due auto ha perso la vita un uomo, e una donna, rimasta gravemente ferita, è attualmente in prognosi riservata. Alla guida di una delle due auto coinvolte nell'incidente c'era un pregiudicato, evaso dagli arresti domiciliari, che ha tentato la fuga a piedi. L'uomo convivente della donna rimasta ferita, non le ha prestato soccorso per scappare. Ma è stato arrestato di nuovo, subito dopo. Nello scontro è rimasto coinvolto anche un bambino di 10 anni, figlio della donna: dagli accertamenti è risultato illeso.

LA VITTIMA - Vittima dello scontro frontale fra una Lancia y e una Fiat Punto - sulla strada provinciale fra Casaluce e Carditello - è un uomo di 51 anni, Renato Gentile, morto sul colpo. Di origine di Aversa, ma residente a Casaluce, Gentile era un invalido civile e guidava la Fiat Punto. Maria Guarino, in prognosi riservata, è attualmente ricoverata nell'ospedale di Aversa. A tentare la fuga, a piedi, è stato invece Roberto Monaco, rintracciato subito dopo, non lontano dal luogo dell'incidente. Gli inquirenti - sul caso indagano i carabinieri di Aversa - stanno vagliando al sua posizione; sarà arrestato di nuovo per evasione e omissione di soccorso.


23 agosto 2009




superenalotto: Sopravvivere all’improvvisa fortuna
Sei consigli (non richiesti)
Il vincitore eviti Lehman Brothers e anche la Costa Smeralda (troppa gente indebitata»

Il vincitore del Superenalotto, oggi, vuole anonimato, non consigli. Un buon motivo per offrirgliene sei, come i numeri che l’hanno fatto vincere. Avrebbero potuto essere 147, come i milioni che incasserà. Ma ci sentiamo buoni.

1 Mai più giochi d’azzardo, lotterie, roulette. Consentita solo una tombola natalizia, negli anni dispari. Un personaggio di un bel libro di Joseph Conrad — «Al limite estremo» — dopo aver vinto una lotteria in Oriente, ha creduto di poter ripetere l’impresa. S’è rovinato la vita, e s’è giocato la nave che aveva comprato. Ecco: evitare di comprare qualsiasi oggetto galleggiante, se si tratta del primo acquisto del genere.

2 Evitare l’euforia. Partecipare a «Domenica in», voler ricomprare Ibrahimovic per regalarlo a Mourinho (così smette di piagnucolare), arrampicarsi sul campanile del paese, baciare per strada la maestra delle elementari, rotolarsi nei giardini pubblici, avvinghiati a un bambolotto con le fattezze di Giulio Tremonti (in quanto titolare del ministero cui fanno capo i monopoli di Stato): sono iniziative estreme e sconsigliate. Tutta l’Italia, presto, conoscerà l’identità del vincitore. Ma, per qualche giorno, costui o costei mediti in pace sull’impiego del suo capitale.

3 Evitare la paranoia. Vincere 147 milioni è meglio che avere il mal di denti, cadere dalle scale, o vedere un’altra fotografia di George ed Elisabetta. È vero: sarà più difficile scegliere l’automobile, non dovendo guardare il prezzo. Magari un’Alfa 147, visto che il numero porta bene?

4 Scegliersi buoni consiglieri finanziari, in vista dell’inevitabile investimento. La moglie va benissimo, così i figli o gli amici al bar. Evitare le banche che hanno perso denaro con sconsiderati investimenti in Lehman Brothers, titoli islandesi, crack Madoff, hedge funds . Quindi: evitare le banche.

5 Scegliere bene le prossime vacanze. Un uomo o una donna molto liquidi devono tenersi alla larga da Costa Smeralda, Portofino e Capri: troppa gente indebitata. Meglio l’Adriatico. Si può comprare, mandare via tutti e poi giocare con le paperelle.

6 Stilare un elenco di tutti i conoscenti che si aspettano di ricevere un regalo in contanti. E poi dare i soldi a qualcun altro, che non se li aspetta, ma se li merita.

Consiglio jolly Buttare due milioni in modo sconsiderato (molti calciatori di serie A saranno felici di spiegare le modalità dell'operazione). A quel punto subentrerà il pentimento, e 145 milioni sono salvi.

Consiglio superstar Non seguite alcun consiglio. Con 147 milioni, che bisogno c’è?

Beppe Severgnini
23 agosto 2009


ROMA
Gay aggrediti , è polemica sulla denuncia
a piede libero.

Alemanno:«In carcere»

Rabbia per la decisione del magistrato, ma il procuratore lo difende: «Non è stato preso in flagranza»


«Perchè mi ritrovo così senza aver fatto nulla di male? Perchè uccidere per niente? Perchè arrivare a questo?». Dino continua a ripetere le sue domande nel letto di terapia intensiva all'ospedale Sant'Eugenio di Roma. E' cosciente, ma estremamente debole dopo la coltellata ricevuta all'addome e il successivo intervento per salvargli il polmone e il fegato lesionati dal fendente: ora è grave, ma non in pericolo di vita e le sue condizioni sono in via di miglioramento. Accanto a lui, il testimone chiave che venerdì notte gli ha salvato la vita, prendendolo in braccio e portandolo lontano dalla furia di A. S., il 40enne che, infastidito dalle effusioni tra Dino e un altro ragazzo, ha aggredito i due all'uscita dal «Gay Village». «Stavamo finendo di mangiare un panino - racconta Dino - e ho abbracciato Giuseppe. Ci siamo dati un bacio, come una normale coppia. Solo un bacio. Questa città negli ultimi tempi è cambiata molto». Dino ha ancora mal di testa: «Mi sento stordito - aggiunge -. Quell'uomo prima ha dato una bottigliata in testa al mio amico (Giuseppe, 44 anni, già dimesso dall'ospedale con una prognosi di sette giorni, ndr) poi a me e quando gli ho risposto che non stavamo facendo nulla di male, mi ha dato la coltellata».


Gay Village
POLEMICHE PER LA DENUNCIA A PIEDE LIBERO - Per l'aggressione è stato denunciato per tentato omicidio A. S, 40enne con precedenti penali. L'uomo è libero: il magistrato, infatti, ha deciso di non metterlo in carcere perchè non è stato fermato in flagranza di reato, ma successivamente grazie all'identikit fornito dal testimone chiave. La mancata custodia in carcere è stata difesa dal procuratore di Roma, Giovanni Ferrara, ma sta creando molte polemiche nel mondo politico e delle associazioni che difendono i diritti dei gay. «Non capisco perchè non stia dentro - attacca Imma Battaglia, leader del movimento e organizzatrice del Gay Village - . Da tempo sostengo che l'Italia deve firmare una legge sull'omofobia che deve essere considerata un'aggravante per questi reati. Il sindaco di Roma deve unirsi a noi in questa battaglia».

LA CONDANNA DI ALEMANNO - E Gianni Alemanno non si tira indietro annunciando che il Campidoglio si costituirà parte civile «contro il criminale che ha tentato di uccidere due ragazzi con movente di intolleranza omofobica». «E' inaccettabile -aggiunge il primo cittadino - che un accoltellatore che ha agito con un chiaro movente di intolleranza sessuale sia soltanto denunciato a piede libero per un mero cavillo procedurale. Ancora una volta devo protestare vivamente per una decisione adottata da un magistrato. Senza certezza della pena qualsiasi politica di sicurezza è delegittimata».

IL PROCURATORE DIFENDE IL MAGISTRATO - Le parole di Alemanno non piacciono al procuratore della repubblica di Roma, Giovanni Ferarra. «È improprio parlare di cavillo procedurale - spiega -. La Procura si è mossa, anche in questo caso, secondo le regole dettate dal Codice che tutela le garanzie di tutti i cittadini. Quello che è stato definito cavillo procedurale - aggiunge - in realtà è la mancata flagranza di reato. La legge stabilisce in questo caso la denuncia. Naturalmente la vicenda è molto grave e prenderemo tutti gli opportuni provvedimenti del caso».

ROMA CAPITALE DELLE AGGRESSIONI ANTIGAY - L'ultima aggressione a gay a Roma è avvenuta a giugno nei pressi di Campo dè Fiori. Due giovani denunciarono di essere stati aggrediti attorno all'una di notte mentre passeggiavano mano nella mano in via del Biscione: ad un tratto un gruppo di circa 5-6 ragazzi tra i 18 e i 20 anni si avvicinò, inveì contro di essi colpendoli ripetutamente e con violenza. In particolare picchiarono il più giovane buttandolo in terra e facendogli sbattere la testa contro un sasso. Episodi di omofobia c'erano stati in precedenza nella cosidetta Gay Street, nei pressi del Colosseo.
Per Vladimir Luxuria, ex parlamentare, vincitore dell'Isola dei Famosi ed uno dei leader storici del movimento gay ed animatore anche delle notti romane «mai vissuti, a mia memoria, tempi così bui a Roma» ha commentato. «La città - ha spiegato Luxuria - è sempre più insicura per tutte le categorie deboli non solo per le donne. Ci sentiamo tutti meno sicuri e viviamo con terrore questo clima fatto di squadracce e spedizioni punitive. Stavolta al Gay Village è toccato a due persone che erano colpevoli solo del fatto che si stavano abbracciando».

NECESSITA' DI UNA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA - «Alemanno ha ragione, l'aggressore andava arrestato - concorda Franco Grillini, presidente di Gaynet, l'omofobia drammatica emergenza nazionale. Quella che sta finendo è stata una estate costellata da episodi di aggressione omofobica e Roma si conferma come la capitale storica degli omicidi e delle aggressioni antigay». Secondo Grillini, «non c'è dubbio che ciò che è successo è il prodotto di una campagna d'odio verso le persone omosessuali che non accenna a cessare e contro la quale sarebbe necessario approvare subito la legge che giace in Parlamento contro l'omofobia ormai da un decennio e che non è mai stata approvata per l'opposizione vaticana». «Chi ha responsabilità di governo locale e nazionale - commenta l'assessore alle Politiche culturali della Provincia di Roma, Cecilia D'Elia - non può che essere preoccupato per l'aumento di questo fenomeno. Oltre a una normativa contro l'omofobia, che si rende sempre più urgente, c'è bisogno di mettere in campo una grande battaglia culturale per contrastare ogni forma di intolleranza e discriminazione».


23 agosto 2009


la procura di agrigento procede per omicidio colposo e favoreggiamento
Tragedia in mare, scontro Bossi-Vaticano
Gli eritrei potrebbero essere incriminati
Il Senatùr: parole di poco senso. Santa Sede: rispettare diritti dei migranti, animali domestici trattati meglio


MILANO - Duro scontro tra Umberto Bossi e il Vaticano dopo l'ennesima tragedia dell'immigrazione nel Canale di Sicilia. La Santa Sede esprime dolore per il continuo ripetersi delle morti in mare e chiede alle società sviluppate di «rispettare sempre i diritti dei migranti, senza chiudersi all'egoismo». Lo ha detto il presidente del Pontificio consiglio della pastorale per i migranti, monsignor Antonio Maria Vegliò, in una intervista pubblicata sul sito di Radio Vaticana. Dal canto suo il leader leghista attacca la Cei (che venerdì aveva parlato di «offesa all'umanità»), dicendo che sono «parole con poco senso». Intanto l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) chiede che sia fatta chiarezza su quanto accaduto nel Mediterraneo. «È importante che non passi il principio dell'impunità, cioè che il Mediterraneo sia diventato una sorta di terra di nessuno» dice la portavoce Laura Boldrini.

ANIMALI DOMESTICI - Le società «cosiddette civili», denuncia monsignor Veglio, sono sempre più egoiste, al punto da preferire, in casi estremi, di condividere i propri beni con gli animali domestici piuttosto che con lo straniero. «Ogni migrante è una persona umana che, in quanto tale possiede diritti fondamentali inalienabili che vanno rispettati da tutti e in ogni situazione» prosegue, citando l'enciclica Caritas in Veritate di Benedetto XVI. «I sentimenti di rifiuto dello straniero sono originati - spiega - non solo da una non conoscenza dell'altro, ma anche da un senso di egoismo per cui non si vuole condividere con lo straniero ciò che si ha. E purtroppo i numeri continuano a crescere: secondo le ultime statistiche dal 1988 a oggi il numero di potenziali migranti naufragati o vittime alle frontiere dell'Europa ha contato oltre 14.660 morti».

IN FUGA DALLA FAME - Queste tragedie, spiega monsignor Veglio, «colpiscono esseri umani che cercano di raggiungere Paesi o regioni economicamente più sviluppati, per fuggire povertà e fame. Per questo sono pronti a rischiare tutto, anche la loro stessa vita. Si richiede una forte e lungimirante politica di cooperazione internazionale per essere adeguatamente affrontato. Se da una parte è importante sorvegliare tratti di mare e prendere iniziative umanitarie, è legittimo il diritto degli Stati a gestire e regolare le migrazioni. C'è tuttavia un diritto umano ad essere accolti e soccorsi. Ciò si accentua in situazioni di estrema necessità, come per esempio l'essere in balia delle onde del mare».

VIOLAZIONE DEI DIRITTI - Monsignor Giuseppe Merisi, presidente della Caritas, vescovo di Lodi e presidente della Commissione episcopale per la carità e la salute sottolinea che bisogna verificare se c'è stata violazione dei diritti umani e accertare le responsabilità. «Se c'è stata questa violazione è un fatto grave» conclude. Il direttore dell'Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian, invoca «strategie coordinate tra Ue e Stati africani, non polemiche». «Il primo dovere internazionale è evitare che si ripetano queste tragedie alle quali si sta creando una pericolosa assuefazione», spiega in un'intervista alla Stampa, ricordando che «varie volte Benedetto XVI ha condannato l'ignobile traffico di esseri umani». Durissime le parole di monsignor Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo: «Le sparate a salve di Bossi sono solo per i suoi seguaci e non per chi come noi vuole risolvere la situazione e sono talmente gravi al pari dei fatti incresciosi avvenuti al largo del Mediterraneo».

«PAROLE CON POCO SENSO» - Umberto Bossi aveva lanciato la sfida attaccando di petto: «Quelle dei vescovi sono parole con poco senso». Il riferimento è alle dichiarazioni della Cei, che ha definito la nuova tragedia del mare nel Canale di Sicilia «un'offesa per l'umanità». «Che le porte le apra il Vaticano che ha il reato di immigrazione; che dia lui il buon esempio - ha aggiunto il leader della Lega -. Partono molto meno di prima ma bisogna riuscire a fermarli, sennò si prosegue con un sacco di morti, con gente che rischia la vita per niente, perché quando arriva qui non ci sono posti di lavoro. Dato che nessuno accoglierà la gente senza controlli bisogna assolutamente fermare le partenze». Anche il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli ha attaccato i vescovi: «Sento critiche inaccettabili, strumentali e basate su presupposti falsi a proposito del dramma degli eritrei e allora sono obbligato a ricordare che noi, e non altri, abbiamo soccorso i superstiti e salvato vite umane. Con la fermezza, una fermezza preventiva il nostro governo ha già salvato, senza alcun dubbio, centinaia di vite. Ha applicato una fermezza che è profondamente umana».

DUE IPOTESI DI REATO - Intanto la Procura di Agrigento ha aperto un'inchiesta con due ipotesi di reato: «Stiamo procedendo per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e omicidio colposo plurimo a carico di ignoti» spiega il procuratore Renato Di Natale. Nell'indagine, condotta dal pm Santo Fornasier, potrebbe entrare anche l'ipotesi di omissione di soccorso, dopo che i cinque eritrei superstiti hanno raccontato di non essere stati tratti in salvo da una motovedetta maltese. L'equipaggio si sarebbe limitato a fornire loro dei salvagenti e il carburante per proseguire verso Lampedusa.

UNHCR: «NON INCRIMINARE ERITREI» - L'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) chiede che sia fatta chiarezza su quanto accaduto nel Mediterraneo. L'Onu chiede che la magistratura individui le responsabilità e non le lasci impunite. «Riteniamo -ha affermato la portavoce, Laura Boldrini- che sia necessario far chiarezza sulle responsabilità e ci auguriamo che la magistratura proceda in questo senso. È importante che non passi il principio dell'impunità, cioè che il Mediterraneo sia diventato una sorta di terra di nessuno». Quanto all'eventualità che i cinque sopravvissuti vengano incriminati per immigrazione clandestina, l'Unhcr ricorda che «anche in base alle nuove normative del pacchetto di sicurezza, il reato di clandestinità è sospeso per i richiedenti asilo e normalmente la quasi totalità degli eritrei che arrivano in Italia via mare fa domanda d'asilo». Invece, ha concluso Boldrini, «vista l'esperienza drammatica vissuta dai cinque eritrei sarebbe auspicabile un loro trasferimento in una struttura in cui possa essere fornita assistenza psicologica come avviene per le vittime di disastri naturali».

I CINQUE SUPERSTITI - «La Guardia di finanza e la polizia stanno svolgendo una serie di accertamenti, anche sui giubbotti di salvataggio trovati a bordo del gommone - spiega Di Natale -. Si tratta comunque di una vicenda giudiziaria complessa. Dobbiamo anche valutare l'iscrizione nel registro degli indagati dei cinque eritrei: in base alle norme del decreto sulla sicurezza devono infatti rispondere di immigrazione clandestina, anche se sono nelle condizioni di fare richiesta d'asilo perché riconosciuti cittadini bisognosi di protezione». L'Unhcr ricorda però che «anche in base alle nuove normative del pacchetto di sicurezza, il reato di clandestinità è sospeso per i richiedenti asilo e normalmente la quasi totalità degli eritrei che arrivano in Italia via mare fa domanda d'asilo». Il procuratore non esclude poi una formulazione di accusa contro Malta: «Stiamo valutando il racconto dei naufraghi: se dovesse trovare conferma non escludiamo una possibile rogatoria internazionale con Malta per l'ipotesi di omissione di soccorso».

CADAVERI ABBANDONATI - Fino a questo momento sono stati ascoltati quattro dei cinque eritrei soccorsi giovedì scorso al largo di Lampedusa. I migranti hanno riferito di essere gli unici superstiti di un gruppo di 78 extracomunitari, partito il 28 luglio dalla Libia. Durante la traversata i loro compagni sarebbero morti di stenti e i cadaveri abbandonati in mare. I superstiti hanno anche sostenuto che una motovedetta maltese avrebbe fornito loro il carburante per proseguire verso Lampedusa, rifiutandosi di soccorrerli. «Il codice di navigazione internazionale - osserva il procuratore - obbliga a prestare soccorso in mare a chiunque si trovi in difficoltà, a prescindere dalla nazionalità. Si tratta comunque di una vicenda complessa, visto che l'episodio è avvenuto in acque di competenza maltese. Teoricamente dovrebbe essere la magistratura di quel Paese a procedere».

NOVE CORPI AVVISTATI - Intanto proseguono le ricerche in mare e sono nove i cadaveri avvistati nel Canale di Sicilia dagli aerei maltesi impegnati nella missione "Frontex", il pattugliamento congiunto del Mediterraneo. I corpi, tutti in avanzato stato di decomposizione, potrebbero appartenere ai migranti che erano sul gommone con i cinque eritrei soccorsi al largo di Lampedusa. I maltesi hanno spiegato che non è stato possibile il recupero perché si trovano in acque di competenza libica. I primi quattro cadaveri sono stati individuati martedì, altri tre giovedì sera, quando le autorità della Valletta hanno comunicato ufficialmente a quelle italiane l'avvistamento. L'ottavo avvistamento è stato registrato venerdì pomeriggio, mentre sabato è stato trovato (e recuperato) il nono corpo, in avanzato stato di decomposizione, a sud di Linosa.







L'intervista Gian Maria Vian, direttore dell'Osservatore Romano
«Aprire le porte? Il Vaticano
è uno Stato piccolo»

«Quella di Bossi mi sembra solo una battuta». «Ovviamente il problema è internazionale». «Frattini ha ragione quando dice che l'Italia ha fatto più di altri»

CITTÀ DEL VATICANO — All'inizio il direttore dell'Osservatore Romano, Gian Maria Vian, parla di semplice battuta: «Non mi sembra il caso di rispondere a un ministro della Repubblica italiana che invita il Vaticano ad aprire le porte ai clandestini per dare il "buon esempio". Tutti sanno bene che il Vaticano è uno Stato minuscolo». Anche se avanza risposte «per assurdo» alla provocazione di Umberto Bossi: «Si potrebbe pensare per assurdo al piccolo ed antichissimo collegio etiopico. Può ospitare al massimo una ventina di sacerdoti fra etiopi ed eritrei. Tuttavia Giovanni Paolo II volle creare in Vaticano un vero spazio di accoglienza affidato alle missionarie della carità di madre Teresa, fortemente simbolico della volontà di accoglienza della Chiesa largamente praticata in Italia dai cattolici in ben altre strutture. Comunque quella del ministro Bossi mi sembra solo una battuta».

Ma allora cosa può fare la Santa Sede, visto che non può certo ospitare i clandestini? «La Santa Sede in questi mesi, direi in questi anni, ha sempre insistito sulla dimensione internazionale, addirittura mondiale, del problema. Perché è un problema che va risolto con la collaborazione internazionale. Quest'ultima tragica vicenda è ovviamente sconvolgente. Rimane comunque tutta da appurare. Noi ieri sul giornale abbiamo dato voce al prefetto di Agrigento, che abbiamo voluto sentire proprio perché è l'autorità istituzionale incaricata dal ministro dell'Interno italiano d'indagare sulla vicenda. Se si accerterà che è stato omesso il soccorso in mare, è un fatto gravissimo che viola i diritti umani».

Ma forse non basta fare appello alla collaborazione internazionale. «Il problema ovviamente non si riduce a questo: coinvolge il traffico di esseri umani, che purtroppo è una realtà presente ed ignobile, vergognosa, che va troncata. Il Papa l'ha denunciata a più riprese. Proprio un anno fa chiedeva "efficaci risposte politiche" a questa emergenza e invitava le istanze regionali, nazionali ed internazionali ad un "senso di responsabilità e spirito umanitario". Ma chiedeva questo stesso senso di responsabilità anche ai Paesi di origine, non solo per rimuovere le cause di migrazione irregolare, che vanno dalle ingiustizie sociali, alle persecuzioni politiche e religiose, ma anche per stroncare alle radici tutte le forme di criminalità collegate».

In concreto cosa si dovrebbe fare? «È indiscutibile che il soccorso e l'accoglienza vanno prestati. Però siamo di fronte ad un uso cinico del fenomeno da parte di questi commercianti di carne umana. La nuova tratta degli schiavi coinvolge innanzitutto i Paesi dell'Africa subsahariana. Ma non solo. L'arcivescovo Vegliò, presidente del Consiglio per i migranti, l'autorità della Santa Sede competente in materia, ha allargato il problema al Messico, agli Stati Uniti e all'Estremo Oriente. E, in Europa, non riguarda solo l'Italia, ma anche la Grecia e la Spagna, una Spagna che ha avuto la mano ben più dura. Ha ragione il ministro Frattini a dire che l'Italia è il Paese che ha raccolto più migranti in mare».



aveva fatto il bagno alla foce del fiume tagliamento
Morto il ragazzo disperso a Lignano
Era scomparso sabato in mare. Il cadavere ritrovato a dieci chilometri di distanza

TRIESTE - È stato trovato morto sulla spiaggia di Bibione (Venezia) Nicola Bresciani, il ragazzo di 16 anni di Agnosine (Brescia) scomparso sabato in mare, alla foce del fiume Tagliamento, a Lignano (Udine), mentre faceva il bagno insieme al nonno - Renzo Tononi, di 72 anni - che è morto, e al fratello Enrico, di 13 anni, che è riuscito a salvarsi. Il cadavere - si è saputo dalla Capitaneria di Porto di Trieste - è stato trovato dagli addetti alle pulizie della spiaggia dello stabilimento balneare «Il faro», poco prima dell'ora di apertura della struttura al pubblico. Il corpo - ha riferito la Capitaneria di porto di Trieste, che ha coordinato le ricerche - si trovava a circa dieci chilometri dal punto della scomparsa ed è stato trascinato lì dalle correnti che, dal Tagliamento, vanno verso Ovest. Sul posto sono intervenuti i Carabinieri e l'equipaggio di una delle imbarcazioni della Guardia Costiera, che avevano ripreso le ricerche del ragazzo.

LA RICOSTRUZIONE - Del ritrovamento è stata informata la Procura della Repubblica di Venezia, che si sta interessando della vicenda insieme a quella di Udine per chiarire le circostanze nelle quali è avvenuta la tragedia. Non è ancora chiaro, infatti, se Renzo Tononi e i nipoti sono entrati in acqua insieme o se l'uomo è entrato in acqua per aiutare uno o entrambi i nipoti in difficoltà per le correnti della foce del Tagliamento. Subito dopo il riconoscimento da parte dei familiari, la Capitaneria di Porto di Trieste ha sospeso le operazioni di ricerca e ha fatto rientrare le motovedette e le imbarcazioni che erano uscite, nonostante le difficili condizioni del tempo. Nicola Bresciani era giunto a Lignano venerdì pomeriggio per trascorrere una vacanza con i nonni, i genitori e il fratello più piccolo in un campeggio che si trova a pochi metri dalla foce del Tagliamento.





Il tenente Calley fu condannato per la strage di My Lai di 41 anni fa
L'ex ufficiale, unico criminale di guerra Usa, dice di essere oppresso dal rimorso
Le scuse del boia del Vietnam
"Fu un massacro, perdonatemi"





Il tenentino che perse la guerra in Vietnam ha aspettato quarantun anni per chiedere scusa, forse un po' troppo tempo, ma finalmente anche per lui il sollievo della confessione è arrivato. Compiuti i 66 anni, l'età dei bilanci e dei fantasmi, William Calley, il tenente di fanteria che guidò la Compagnia "C" al massacro di un intero villaggio vietnamita per aumentare il "body count", il bottino dei morti come pretendevano i generali, ha chiesto scusa. Ha confessato di non poter più vivere con il ricordo dell'orrore, di quelle donne violentate e mitragliate, di quei bambini trapassati alla baionetta, dei vecchi consumati dai lanciafiamme abbracciati ai piccoli che cercavano di proteggere e di sperare, nel pubblico pentimento, qualche sollievo dagli spettri che lo assediano, dal 16 marzo del 1968.

Nessuno, non i generali a quattro stelle, non i presidenti e neppure gli strateghi nemici come il generale Giap, fece quello che il tenente William Laws Calley fece a 25 anni per mobilitare il disgusto nazionale per quella che, dopo di lui, sarebbe per sempre diventata "una sporca guerra". Fu colui che scosse l'America dalla certezza della propria eccezionalità e della propria innocenza e la mise di fronte alla realtà atroce di quella presunta missione civilizzatrice.

Calley ebbe la sfortuna di avere un commilitone che sentì prima di lui il bisogno di parlare, di cercare un giornalista coraggioso, Seymour Hersh, disposto a fare quello che né i comandi, né il Parlamento americano, avevano osato fare: raccontare quello che era accaduto nel villaggio di My Lai, un nome che suona beffardamente in inglese come "la mia menzogna", in quel marzo del 1968.

Quando Calley, ufficialetto di complemento prodotto in fretta e furia dopo appena 16 settimane di corso, fu inviato a My Lai, erano passate poche settimane dall'offensiva del capodanno buddista, il Tet. La macchina militare americana, all'apice dei 500 mila soldati, aveva sofferto non una sconfitta, ma un'umiliazione, e il mito della invincibilità, della "luce alla fine del tunnel" si era frantumato in patria, proprio mentre esplodeva il '68. Calley, e i suoi soldati, non cercavano vittorie, cercavano vendetta per i compagni uccisi, sfogo per la loro esasperazione, e corpi da contare, per concludere la missione e tornare in fretta al mondo, a casa. Si chiamavano operazioni "cerca e distruggi", e la Compagnia C dell'Undicesima Brigata di fanteria leggera sbarcò dai proprio elicotteri per distruggere.

Non fu mai stabilito quanti esseri umani furono uccisi, perché nella giungla tropicale i corpi si decompongono in fretta e nelle capanne incendiate non arrivò nessuna polizia scientifica a frugare nei resti. Forse 70, come sentenziò la Corte Marziale, 300, come disse qualche testimone, 500 secondo il piccolo museo memoriale costruito nel villaggi.

Ma nessuno di loro, neppure a guerra finita, risultò essere un guerrigliero, un "quadro" vietcong, un agente del Nord comunista. Per tre ore, lui - Calley detto "Rusty", il rugginoso per le efelidi infantili, un ragazzo qualsiasi che si era arruolato soltanto perché la sua auto si era guastata davanti al centro di reclutamento e, disperato, senza soldi, studi e futuro, era entrato - i suoi soldati, anche loro giovanotti qualsiasi pescati nella lotteria della leva militare, divennero quello che la guerra produce sempre, secondo l'ammonimento del grande generale nordista e distruttore di Atlanta, William Tecumseh Sherman: demoni.

Furono necessari due anni, lo scoop del giornalista Seymour Hersh che lacerò il sudario di silenzio costruito dal governo attorno a My Lai, perché il processo fosse celebrato, con una sentenza che incendiò l'America. I pacifisti furono sconvolti dalla condanna all'ergastolo del solo Calley, e dalla assoluzione del superiore diretto che lo aveva inviato in missione, il capitano Medina, quando emersero immagini di bambini ripescati dalle fosse con una "C" incisa nel petto dalle baionette. I buoni patrioti furono altrettanto sconvolti da una condanna così pesante per "crimini di guerra" contro un soldato colpevole, secondo loro, soltanto di avere - antica storia - obbedito agli ordini. Si sollevarono per lui governatori nel Sud, tra i quali anche un futuro presidente, Jimmy Carter. E Nixon commutò la pena dall'ergastolo a soli due anni di arresti domiciliari, nel 1974, quando ormai la guerra era finita.

Finita per gli altri, ma non per il tenente figlio di un rigattiere della Florida, divenuto criminale di guerra. Quando tornò a piede libero, lavoricchiò come commesso nel negozio del suocero, poi come venditore di polizze. Sempre con il sabba di quei cadaveri che neppure lui sapeva quanti fossero, perché la conta dei cadaveri vietnamiti era notoriamente fasulla e gonfiata, fino alla sera di giovedì scorso, quando si è alzato a parlare a una cena del club dei Kiwanis per chiedere, 41 anni dopo, "perdono" e ammettere tutto. "Io lo perdono anche - ha detto alla Associated Press il vecchietto che fa da guardiano al museo del massacro in Vietnam ed ebbe una sorella nella fossa - ma deve venire qui, a My Lai, e chiederlo a noi".

(23 agosto 2009)
 
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Lucky (Due di Picche)
view post Posted on 24/8/2009, 12:53




Il segretario generale della Cisl
Bonanni: contratti, «Zero tasse sulla contrattazione di secondo livello»
«La Cgil si sta avvicinando a noi, ma le saremmo grati però se lo facesse con più velocità»


RIMINI - Zero tasse sulla contrattazione di secondo livello (territoriale e aziendale). È la sfida che il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, lancia al governo. Rispondendo al ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, che sul Corriere della Sera dice che senza salari differenziati dai nuovi contratti sono a rischio gli sgravi alle retribuzioni, Bonanni dice che «è giusto adattare meglio la detassazione alla contrattazione territoriale e aziendale. Ma a Sacconi, e anche a Bossi che pongono il problema di come esaltare meglio la contrattazione territoriale e aziendale, chiedo perché non tagliano del tutto le tasse con tasse zero sulla contrattazione di secondo livello. In questo modo Bossi sarà contento. Per andare verso quello che dice Sacconi bisogna ridurre ancora di più le tasse eliminandole sul salario territoriale e aziendale».

CGIL - Sulla riforma del modello contrattuale, «la Cgil si sta avvicinando piano piano e in silenzio sulle nostre posizioni», ha detto Bonanni. «Saremmo grati alla Cgil se lo facessero con più velocità». Quanto ai tavoli per il rinnovo dei contratti di settore, Bonanni è convinto che la Cgil «seguirà la Cisl al tavolo per gli alimentaristi». Mentre per i metalmeccanici «mi sembra - dice - che la cosa non vada. Ma abbiamo ancora speranza e non vogliamo perderla».


24 agosto 2009



Krieger, la pesista divenuta uomO: «Arbeit mi diede gli ormoni»
Semenya: il suo livello di testosterone
è il triplo di quello medio femminile

Il capo allenatore sudafricano, Ekkart Arbeit, è un noto ex Ddr implicato in casi di doping ormonale


LONDRA - Il livello di testosterone (ormone tipico degli uomini adulti) riscontrato nelle prime analisi sui campioni biologici di Caster Semenya sarebbe di tre volte maggiore di quello medio delle donne. Lo riporta il quotidiano britannico Telegraph, citando fonti vicine alle indagini che la Federazione internazionale dell'atletica leggera ha avviato dopo le insistenti voci sorte dopo la medaglia d'oro vinta dall'atleta sudafricana ai mondiali di Berlino negli 800 metri. Cioè che Caster Semenya non è una donna, ma un uomo o almeno un ermafrodito.

ARBEIT - Il capo allenatore della squadra sudafricana di atletica leggera è il tedesco Ekkart Arbeit, ex Ddr già accusato di essere implicato nel doping di Stato della Germania Est negli anni Ottanta. Arbeit è stato citato dal principale imputato nell'indagine parlamentare tedesca sul doping, il professor Werner Franke. Inoltre Heidi Krieger, campionessa europea di lancio del peso nel 1986 divenuta poi uomo nel 1997 con un'operazione di cambio di sesso, ha dichiarato che fu proprio Arbeit a darle dosi tali di ormoni maschili da farle «uccidere» la sua femminilità e trasformarla in uomo. Arbeit si è sempre difeso affermando che, dopo la caduta del Muro di Berlino nel 1989 e la dissoluzione della Ddr, non è stato più coinvolto in casi di doping. Nel 2003 il capo della federazione atletica britannica David Moorcroft dichiarò alla Bbc che non avrebbe mai accettato di farsi allenare da Arbeit come la campionessa olimpica di Sydney 2000 Denise Lewis, che intendeva difendere il proprio titolo ad Atene 2004. La decisione venne criticata anche dal fuoriclasse americano Michael Johnson, campione olimpico e detentore dei record del mondo dei 200 metri (prima di Usain Bolt) e dei 400. Ekkart, come citato dal sito della Federatletica italiana (Fidal), ha allenato anche Alessandro Andrei, campione olimpico nel 1984 del lancio del peso e detentore del record mondiale con 22,91 m.





Era in corso un attività di controllo congiunta con soldati locali
Afghanistan: attentato contro pattuglia italiana, nessun ferito
Al passaggio di un mezzo blindato Lince vicino a Farah. Uccisi due soldati estoni e un giornalista afghano


HERAT - Nuovo attentato contro i militari italiani in Afghanistan. Intorno a mezzanotte (ora locale) un ordigno è esploso al passaggio di un mezzo blindato di pattuglia vicino a Farah. Nessun ferito tra i quatto soldati a bordo, solo danni al mezzo blindato. L'attentato, secondo quanto si è appreso al Comando militare italiano di Herat, è avvenuto mentre era in corso un'attività di controllo del territorio congiunta tra soldati afgani e italiani: parà del 187º reggimento Folgore e bersaglieri del primo reggimento. «È presto per dire se si sia trattato di una mina o di un ordigno innescato con un telecomando», ha affermato il portavoce a Herat del contingente italiano, maggiore Marco Amoriello.

UCCISI DUE SOLDATI ESTONI - Due soldati estoni 26enni sono stati uccisi nella provincia di Helmand, nel sud dell'Afghanistan. La loro pattuglia è stata attaccata da un gruppo di talebani mentre stava bonificando dalle mine una strada di Nad-i-Ali. Sono in totale sei i soldati dell'Estoni morti in Afghanistan dal 2003. Un soldato statunitense è morto domenica nel sud dell’Afghanistan, riferisce un comunicato dell’esercito Usa, senza fornire ulteriori dettagli sull’episodio.

GIORNALISTA AFGHANO UCCISO IN PAKISTAN - Janullah Hashim, giornalista di una tv afghana, è stato ucciso in un agguato su un autobus nel distretto di Khybar, nelle aree tribali del Pakistan nordoccidentale. Durante l'attacco è stato ferito anche un collega del reporter. Il pullman era diretto dalla città di Torkham, nei pressi del confine con l'Afghanistan, a Peshawar, quando alcuni uomini armati hanno aperto il fuoco da un'auto che ha affiancato il mezzo sul quale si trovavano i due giornalisti. Hashim era molto critico con i talebanio che in quest'area ha le sue roccaforti. Nessun gruppo ha per il momento rivendicato l'omicidio.





Secondo il quotidiano britannico Telegraph
Afghanistan: 72% dei voti per Karzai
Il suo principale rivale, il tagiko Abdullah, si sarebbe fermato al 23%


LONDRA - Il presidente afgano Hamid Karzai sarebbe stato rieletto con il 72%, mentre il suo principale rivale, il tagiko Abdullah Abdullah, avrebbe ottenuto il 23% dei voti. Lo anticipa il quotidiano britannico Telegraph, citando i dati raccolti dagli osservatori internazionali nei seggi elettorali. La commissione elettorale afghana ha però annunciato che i primi risultati provvisori sono attesi per giovedì prossimo.

BROGLI - Domenica Abdullah ha denunciato «brogli massicci» a favore di Karzai, fra cui dati sull’affluenza che sarebbero stati gonfiati nel sud: 40-45% invece del 10% reale. «Ci sono irregolarità, frodi e tentativi di brogli massicci», ha detto l’ex ministro degli Esteri afghano, basandosi in particolare sui rapporti dei suoi osservatori all’interno dei seggi elettorali. «Sono molto preoccupato per le frodi importanti che sono in corso e spero che questo non si rifletterà sul risultato finale», aveva riferito. Secondo Abdullah, le frodi sono state organizzate da Karzai grazie al suo apparato statale e i suoi rappresentanti governativi. Secondo un’analista citato del Telegraph, il netto successo di Karzai sarebbeo dovuto alla valanga di voti sul suo nome ottenuto nel nord-ovest dall’Afghanistan, grazie all’accordo raggiunto con il signore della guerra, il generale uzbeko Abdul Rashid Dostum. La Commissione per i reclami elettorali ha ricevuto finora 225 denunce: di cui 35 sono state definite ad «alta priorità».





no della cgil: «ci sarebbe una discriminazione»
Salari, Cisl e Uil aprono a Sacconi
«Ma zero tasse su secondo livello»
Bonanni: «Applicheremo l'accordo con il governo. Ma l'esecutivo deve aumentare gli incentivi»


RIMINI - Cisl e Uil raccolgono la sfida. E rilanciano. Rispondendo al ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, che sul Corriere della Sera dice che senza salari differenziati dai nuovi contratti sono a rischio gli sgravi alle retribuzioni, Luigi Angeletti assicura: «Applicheremo l'accordo sottoscritto con il governo». «Ma prima - prosegue il segretario della Uil - l'esecutivo deve ridurre a zero l'aliquota, dando un incentivo in più, e deve elevare il tetto per la detassazione del salario di secondo livello». Angeletti - interpellato dall'Adnkronos - si dice «assolutamente d'accordo» con le parole di Sacconi e invita anzi il governo a fare qualcosa in più per sostenere la contrattazione di secondo livello. «Applicheremo l'accordo che rende la contrattazione più vicina al posto di lavoro, più flessibile, legata all'andamento della produttività», assicura il leader del sindacato di Via Lucullo, definendo l'accordo separato «un grande passo in avanti che porterà un aumento dei salari per i lavoratori». Niente a che vedere con le gabbie salariali che «non sono neanche tecnicamente realizzabili». Quello che si può fare, ribadisce Angeletti, «è applicare il modello che abbiamo».

CISL - Anche Raffaele Bonanni, intervenuto al Meeting di Rimini, chiede «zero tasse» sulla contrattazione di secondo livello (territoriale e aziendale). «È giusto adattare meglio la detassazione alla contrattazione territoriale e aziendale - dice il leader della Cisl. - Ma a Sacconi, e anche a Bossi che pongono il problema di come esaltare meglio la contrattazione territoriale e aziendale, chiedo perché non tagliano del tutto le tasse sulla contrattazione di secondo livello. In questo modo Bossi sarà contento. Per andare verso quello che dice Sacconi bisogna ridurre ancora di più le tasse eliminandole sul salario territoriale e aziendale».

CGIL - Critica invece la posizione della Cgil. Il segretario confederale, Susanna Camusso, parla di «falsità» e «ricatto». «Il governo non può dire "o fate così o cambiamo la legge"» afferma. Senza dimenticare che per la detassazione degli straordinari, «c'è una legge e c'è stato l'accordo di tutti». Altra «falsità», puntualizza ancora il dirigente sindacale, è che l'accordo separato, quello sulla riforma del modello contrattuale firmato da Cisl e Uil ma non dalla Cgil, introduca la contrattazione di secondo livello: «al contrario l'accordo presenta il limite di non estenderla, utilizzando le stesse formule del '93». Più in generale, secondo Camusso, Sacconi «ha una visione paleoindustriale della società in cui la distribuzione del reddito avviene in una logica che nulla a che fare con la prestazione, con la professionalità, ma con una logica dei bisogni e della sussistenza. Non è l'idea di un sistema moderno». Bocciata anche la proposta di Cisl e Uil: «È un errore. Abbiamo già una norma che prevede la detassazione parziale del secondo livello ed è sufficiente: oggi la priorità è la detassazione del lavoro dipendente. Non si può infatti costruire una discriminazione per cui chi ha la fortuna di stare in un luogo dove si fa la contrattazione di secondo livello ha un doppio beneficio, mentre il lavoratore di un'azienda più povera o in difficoltà deve continuare a pagare tasse assolutamente eccessive rispetto al potenziale di reddito».


24 agosto 2009



La lettera
«Antonio ucciso a pugni
Non possiamo perdonare»


Antonio De Meo, 23 anni, sognava una laurea in Agraria e un futuro con la fidanzata Annalisa. Sogni interrotti, perché la notte di lunedì 10 agosto fu aggredito e ucciso a pugni in faccia da un gruppo di minorenni rom davanti a un chioschetto di Villa Rosa di Martinsicuro, in provincia di Teramo. Dopo il turno di lavoro all’hotel Maxim’s Antonio non aveva più trovato la sua bicicletta. «Non era la prima volta che accadeva, ma aveva sempre lasciato perdere, pur sospettando di quei ragazzi rom» racconta la sorella Maria.

Quella sera però Antonio non ha voluto lasciare correre. Si è arrabbiato con il gruppetto di rom, ha alzato un po’ la voce ed è andato a sedersi al chiosco per ordinare un panino e un’aranciata. La discussione è ricominciata, più accesa, e i ragazzini sono passati ai pugni. Fratture alla mascella e al setto nasale. Colpi mortali. Antonio De Meo è morto poco dopo i soccorsi. Gli aggressori sono scappati, ma i carabinieri li hanno identificati e arrestati con l’accusa di omicidio preterintenzionale. Erano in tre, tutti minorenni, di etnia rom. Uno di loro appena tredicenne, e per questo non imputabile. In manette anche il padre di uno dei ragazzi, accusato di favoreggiamento per aver dato alle fiamme uno degli scooter (risultato rubato) con il quale i tre si erano dati alla fuga dopo aver visto Antonio crollare a terra.

Ora la famiglia di Antonio De Meo, la mamma Lucia, il papà Giuseppe, la sorella Maria e il fratello Nicola hanno scritto una lettera al Corriere della Sera per raccontare Antonio, così come era nella sua semplicità, per ricordarlo con il suo sorriso e la sua voglia di fare. E per dire che non potranno perdonare i tre assassini.


“Antonio era il fratellino più piccolo, il terzo figlio dopo Maria e Nicola. Era il nostro cucciolo di casa, coccolato da tutti, cresciuto con tanto amore e tante attenzioni proprio perché era il più giovane.

Legatissimo a tutti noi, nonostante abitasse a Bologna dove frequentava l’Università, si preoccupava sempre della mamma e del papà a cui faceva mille raccomandazioni al telefono. Per le sue nipotine stravedeva; giocava con loro, uscivano insieme; sempre buono e disponibile ad aiutarle, ma anche a rimproverarle al momento giusto.

Sembravano come fratelli. Un ragazzo dolcissimo, sorridente, sempre pronto ad aiutare persone in difficoltà, amava tantissimo la natura e tutto ciò che la riguardava. Aveva molti progetti per la sua vita; progetti che ora sono morti con lui.

Era un ragazzo esemplare; ha sempre lavorato tanto e qualsiasi lavoro trovasse era sempre contento pur di essere indipendente. Avrebbe potuto riposarsi in questi mesi, divertirsi come fanno tutti i ragazzi della sua età, ma ha preferito trovare un lavoro e non essere di peso alla famiglia. Ci disse che aveva trovato impiego a Villa Rosa per un mese; era entusiasta perché con quello stipendio si sarebbe potuto pagare almeno tre mesi di affitto a Bologna e avrebbe potuto dedicarsi con maggior tranquillità agli studi. Era un ragazzo speciale perché trovare un ragazzo così oggi è molto raro. Noi non potremmo mai perdonare tre minorenni che hanno stroncato la vita di Antonio a soli 23 anni.

Lui aveva un’intera vita davanti, piena di sogni e speranze. Ma tutto questo è stato brutalmente interrotto la tragica notte del 10 agosto.

Ciao Antonio , sarai sempre nei cuori di tutti Noi „




Lucia, Giuseppe, Maria e Nicola
24 agosto 2009


DOPO LE POLEMICHE
La procura: pronto il fermo
per l'aggressore del Gay Village

Il pregiudicato quarantenne accusato di aver accoltellato due giovani all'Eur ere stato solo denunciato

La procura della Repubblica di Roma inoltrerà oggi stesso la richiesta di fermo per il pregiudicato di 40 anni, accusato di aver accoltellato e ferito due giovani gay tre giorni fa all'Eur. Secondo quanto si è appreso l'atto sarà firmato dal procuratore della Repubblica Giovanni Ferrara e dal pm Pietro Pollidori, e tra qualche ora sarà al vaglio del gip che dovrà valutare nelle prossime ore se emettere la misura cautelare in carcere. Gli atti di indagine della polizia sono giunti a piazzale Clodio da qualche ora e sono stati esaminati già questa mattina dal magistrato. Il pregiudicato romano era stato denunciato dalla polizia con l'accusa di tentato omicidio dopo aver accoltellato uno dei due giovani e ferito, rompendogli una bottiglia sulla testa, il suo compagno.Il mancato fermo aveva provocato polemiche.

PROGNOSI RISERVATA - Non migliorano le condizioni di una delle due vittima dell'aggressione, ricoverato al S. Eugenio dove è stato sottoposto, a causa di una coltellata, ad un delicato intervento chirurgico. «Ho visto il ragazzo fino a pochi minuti fa e le sue condizioni rispetto a ieri sono sicuramente peggiorate. Alterna momenti di lucidità a momenti di incoscienza», spiega l'avvocato Daniele Stoppello, legale del 31enne marchigiano vittima di un'aggressione fuori dagli spazi della manifestazione Gayvillage. Da fonti sanitarie si apprende che le condizioni del ragazzo sono stazionarie, ma sempre gravi. La prognosi è riservata e sarà sciolta tra qualche giorno.

VICESINDACO - Il giovane ricoverato all'ospedale Sant'Eugenio ha ricevuto lunedì mattina la visita del vicesindaco Mario Cutrufo.


24 agosto 2009



è un «Pygocentrus Nattereri», specie che può raggiungere i 30 centimetri
Grosso Piranha pescato nel Po
Catturato da un pescatore esperto, è stato «classificato» da esperti dell'Acquario del fiume


PARMA - Un esemplare di piranha di grosse dimensioni è stato pescato nel Po, in una zona tra Torricella di Sissa e Torricella del Pizzo, nel Parmense. Ne dà notizia la Gazzetta di Parma, che spiega come l'esemplare sia stato preso da un esperto pescatore di Guastalla (Reggio Emilia). L'uomo si è anche rivolto per una consulenza all'Acquario del Po di Motta Baluffi (Cremona) dove, dopo un esame accurato, si è accertato che il pesce sarebbe proprio un piranha, della varietà Pygocentrus Nattereri, conosciuto come Piranha rosso.

FORSE DA UN ACQUARIO PRIVATO - Si tratta di un pesce d'acqua dolce che può raggiungere i 30 centimetri, diffuso in Sudamerica nei bacini del Rio delle Amazzoni e nei fiumi del Paraguay. Predatore vorace, si nutre di insetti, vermi, crostacei, pesci, mammiferi e uccelli. Come l' esemplare pescato sia finito nel Po resta un mistero. Secondo l'ipotesi avanzata dalla Gazzetta di Parma, il pesce potrebbe provenire da un acquario esotico casalingo appartenente a qualche privato che, a un certo punto, ha preferito disfarsi del pesce feroce e lo ha gettato nel fiume.





La modella era stata arrestata dopo aver bevuto un alcolico in un locale
La pena, che prevede anche 1700 dollari di multa, rinviata per il Ramadan
Sei frustate per una birra
donna condannata in Malaysia




SUNGAI SIPUT - Le autorità religiose della Malaysia hanno deciso di liberare oggi Kartika Sari Dewi Shukarno, una modella musulmana di 32 anni condannata a sei frustate per aver bevuto birra. "La punizione non è stata annullata, è stata rinviata a causa del Ramadan", ha dichiarato Mohamad Sahfri Abdul Aziz, il responsabile per la religione dello Stato di Pahang.

La donna era stata segnalata nel corso di un blitz in un night club. Poi condannata alla pena di sei frustate ed al pagamento di una multa da 1700 dollari per aver bevuto alcol. Era poi stata prelevata per essere condotta in una prigione, dove sarebbe stata eseguita la condanna. Ma è arrivato il contrordine e Kartika è stata riportata a casa.

In un primo momento la donna si è rifiutata di scendere dal furgoncino su cui era stata caricata: "Voglio nero su bianco le spiegazioni su cosa è accaduto. Sono sorpresa e senza parole", ha detto poi ai giornalisti, dopo esser stata convinta dal padre a lasciare il veicolo.

(24 agosto 2009)


Il natante, 18 metri, immatricolato a Napoli, ma di una società di Milano era semiaffondato
Gli inquirenti lavorano su due ipotesi: un assalto oppure una frode all'assicurazione
Yacht italiano naufragato in Corsica
nessuno a bordo, fori sulla chiglia


AJACCIO (Francia) - E' iscritto al compartimento
marittimo di Napoli, ma è di proprietà di una società milanese, che l'aveva messa a noleggio, l'imbarcazione con nessuno a bordo ritrovata in Corsica, con dei fori da arma da fuoco nella parte bassa della chiglia a prua, al largo di Punta della Revellata, in seguito a un misterioso naufragio. Secondo la Guardia costiera di Napoli, si tratta di un lussuoso cabinato di 18 metri, dal nome "Elleduevidue II"; numero di matricola Na 8056/D.

Lo yacht, afferma la stessa fonte, appartiene alla società "System Charter", con sede a Milano. In mattinata, oggi, la Gendarmeria francese ha chiesto collaborazione alla Guardia costiera di Napoli per alcune verifiche sui dati. Spetta adesso agli inquirenti francesi, per competenze territoriali, procedere sul caso.

Lo yacht sarebbe stato visto per la prima volta venerdì scorso da una famiglia corsa che si aggirava nei paraggi con la propria barca; è stato così dato l'allarme alla capitaneria di porto francese. La vicenda è avvolta nel mistero; decisive saranno per le indagini i rilievi sui fori rinvenuti sullo scafo a prua, ritenuti al momento prodotto di proiettili da arma da fuoco.

Lo yacht è stato rimorchiato in porto da un mezzo della gendarmeria marittima francese che lo tiene sotto sorveglianza in attesa di poterlo alare in secca. I sommozzatori dei servizi di soccorso hanno potuto constatare che gli oblò erano aperti e dalla barca erano stati portati via gli apparecchi radio.

"L'imbarcazione non è stata denunciata come rubata. Non abbiamo trovato alcuna traccia che faccia pensare che sia stata vittima di qualche incidente di navigazione", ha detto una fonte vicina agli inquirenti. "Stiamo esplorando tutte le piste, in particolare quelle di un assalto in mare o di un sabotaggio volontario per truffare l'assicurazione".
(23 agosto 2009)
 
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