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Lucky (Due di Picche)
view post Posted on 7/10/2009, 15:59 by: Lucky (Due di Picche)




Il presidente della Fiat: "Nulla a che fare con un partito"
Alla presentazione anche Gianfranco Fini ed Enrico Letta
Montezemolo lancia Italia Futura
"Inaccettabili le accuse di complotto"
"Auspico che il governo completi la legislatura"


ROMA - "E' francamente inaccettabile che si rivolgano accuse di complotto contro chi vuole rendere più ricco e vivace il dibattito di idee". Con queste parole Luca Cordero di Montezemolo dà il via al convegno di presentazione della sua nuova creatura, la fondazione Italia Futura. A Palazzo Colonna, Roma, ci sono anche il presidente della Camera Gianfranco Fini, il deputato del Pd Enrico Letta e il presidente della Comunità di Sant'Egidio Andrea Riccardi. E durante il convegno viene presentato il primo rapporto di Italia Futura, dedicato alla mobilità sociale.

L'intervento di Montezemolo - "Non abbiamo nulla a che fare con un partito o con un movimento politico", scandisce Montezemolo due volte, rivolgendosi a Letta e a Fini. Quasi per liberare il campo dalle voci che si rincorrono sulla connotazione politica della nuova fondazione del presidente della Fiat. Da più di un mese, Montezemolo è tirato in ballo per un'eventuale nuova forza di centro o addirittura per guidare un "governo del Presidente". "Ma Italia Futura è solo "un luogo di idee e di proposte per sbloccare il Paese", afferma parlando di progetto ambizioso che darà alla luce, ogni tre mesi, uno studio e delle proposte per migliorare l'Italia.

La priorità di Montezemolo è dimenticare "per un anno le polemiche, le accuse e le controversie giudiziarie" e porsi "una domanda molto semplice: come immaginiamo l'Italia tra cinque anni?". Solo in questa prospettiva è possibile, per l'ex presidente di Confindustria, liberare "le tante eccellenze che costituiscono il capitale umano del Paese". Un think tank all'italiana il cui compito è "fare proposte". Per poi cercare il sostegno "in modo trasversale nell'opinione pubblica e nei partiti". Montezemolo analizza anche l'attualità politica e formula l'auspicio che "il governo completi la legislatura e che l'opposizione trovi la sua strada", bollando come "ipotesi fantasiose" quelle che lo vogliono alla guida del governo nel caso di crisi nel centrodestra.
(7 ottobre 2009)



Accusati di induzione a falsa testimonianza a proposito delle violenze alla scuola durante il G8
Soddisfatti l'ex capo della polizia, oggi direttore del Dis, e l'ex capo Digos, vicario a Torino
Diaz, assolti De Gennaro e Mortola
L'ex questore Colucci rinviato a giudizio

L'amarezza dei rappresentanti delle parti civili. Heidi Giuliani: "E' un intoccabile"



GENOVA - Assolti per "non aver commesso il fatto" l'ex capo della polizia Gianni De Gennaro e l'ex dirigente della Digos di Genova Spartaco Mortola, accusati di aver indotto alla falsa testimonianza l'ex questore di Genova Francesco Colucci. Secondo il giudice di primo grado, la retromarcia di Colucci che in un primo tempo aveva fatto intendere che "il capo" fosse informato della sanguinosa irruzione nella scuola Diaz durante il G8 del 2001, non è attribuibile a loro.

I pm avevano chiesto due anni di reclusione. La decisione è stata presa dal gup di Genova Silvia Carpanini, dopo solo un quarto d'ora di camera di consiglio. Lo scorso luglio i pm Enrico Zucca e Francesco Cardona Albini, titolari dell'inchiesta sulle violenze contro i giovani che si trovavano nella scuola, avevano chiesto due anni di reclusione per De Gennaro e un anno e quattro mesi per Mortola. Usciti di scena loro, rimane alla sbarra Colucci, rinviato a giudizio perché, a differenza degli altri due imputati, ha preferito il rito ordinario a quello abbrevitato.

Le due versioni di Colucci. La vicenda nasce da un interrogatorio dell'allora questore di Genova. Inizialmente ammise un coinvolgimento indiretto dell'ex capo della polizia nei fatti della Diaz, ma in seguito, durante il dibattimento, Colucci fece un passo indietro e sostenne che De Gennaro era all'oscuro di quelle violenze. Da qui la richiesta dei pm di falsa testimonianza per Colucci e di istigazione alla falsa testimonianza per De Gennaro e Mortola che avrebbero indotto l'ex questore a ritrattare.

L'intercettazione: "Ho parlato con il capo". L'accusa si fondava su una telefonata registrata tra la prima e la seconda versione dell'ex questore. Colucci chiamò Mortola e gli disse: "Ho parlato con il capo. Devo fare marcia indietro". Il "capo" cui fa riferimento sarebbe stato proprio De Gennaro. Ma il giudice non ha creduto a questa tesi e ha formulato una piena assoluzione.

Imputati soddisfatti. "Siamo molto soddisfatti per l'esito della sentenza, ma anche anche per la serenità con cui si è svolto il processo". E' il primo commento dell'avvocato Carlo Biondi, difensore, insieme a Franco Coppi, dell'ex capo della polizia, attuale direttore del Dipartimento della Informazioni per la Sicurezza Dis. Il verdetto è stato accolto con soddisfazione anche dal legale dell'ex capo della Digos di Genova, promosso nel frattempo a questore vicario di Torino.

Il governo: "Crolla il teorema del complotto". Commenti positivi sono stati espressi da componenti della maggioranza e del Pd. Per il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano, la sentenza di oggi "è l'ennesima smentita del teorema del complotto, costruito da qualche pm". Simili parole ha usato il presidente dei senatori Pdl Maurizio Gasparri: "Crolla l'immotivata campagna di denigrazione delle forze dell'ordine". Soddisfazione per l'esito della vicenda è stata espressa anche dal responsabile della sicurezza del Pd Marco Minniti che ha telefonato a De Gennaro per congratularsi.

Heidi: "De Gennaro intoccabile". Molto diverso il commento di Laura Tartarini, avvocato di parte civile: "La cosa non ci stupisce ma non si capisce dove, come e perché il questore Colucci abbia deciso di fare una falsa testimonianza senza essere indotto: ci sono intercettazioni telefoniche dove Mortola istruisce Colucci; come il giudice possa aver ritenuto che non ci fossero le prove di induzione alla falsa testimonianza lo scopriremo nelle motivazioni". Ancora più dura Heidi Giuliani, madre di Carlo, vittima degli scontri di piazza quell'estate a Genova: "Nessun stupore. De Gennaro fa parte della categoria degli intoccabili del nostro Paese".

(7 ottobre 2009) Tutti gli articoli di cronaca



Il quotidiano britannico paragona la difesa di Ghedini alla famosa frase
della "Fattoria": "Tutti gli animali sono uguali, ma qualcuno è più uguale degli altri"
Il Times sugli avvocati del premier
"Come il doppio pensiero di Orwell"

Una citazione tratta dall'altro capolavoro dello scrittore, "1984"





LONDRA - "Gli avvocati di Berlusconi usano una difesa da 'Fattoria degli animali' per chiedere che il premier sia messo al di sopra della legge". E' questo il titolo del Times di Londra sulla seduta della Corte Costituzionale che esamina la legalità della legge sull'immunità giudiziaria per il presidente del Consiglio italiano. Il quotidiano londinese allude ai commenti di leader dell'opposizione che hanno paragonato al messaggio del romanzo di George Orwell, La fattoria degli animali, il ragionamento dell'avvocato Niccolò Ghedini, uno dei difensori di Berlusconi, il quale ha notato che il primo ministro va considerato "primus super partes", ovvero al di sopra degli altri. Il paragone con Orwell era già stato fatto ieri dal capogruppo dell'Idv alla Camera, Massimo Donadi. Il romanzo, uno dei capolavori dello scrittore britannico, è una spietata metafora del totalitarismo, in una società che predica che gli animali sono tutti uguali, ma qualcuno di loro è in realtà al di sopra di tutti gli altri.

"Un interessante esempio di duplicità del pensiero", lo definisce un commento di Richard Owen, sempre sul Times, notando che per il "cadaverico" avvocato Ghedini, un conto è la legge e un altro conto è "l'applicazione della legge". L'editoriale rammenta che si tratta dello stesso avvocato che definì Berlusconi come "l'utilizzatore finale", dunque non passibile di conseguenze legali, a proposito della sua notte a letto con la escort Patrizia D'Addario; e l'articolo ricorda anche che, subito dopo questo commento, un progetto di legge per punire i clienti delle prostitute fu quietamente rinviato. Il giornale osserva anche che nessuno ha trovato da ridire sul fatto che l'avvocato Ghedini, oltre a difendere Berlusconi davanti alla Corte Costituzionale, è un deputato del partito di Berlusconi e ha un ruolo nel preparare le leggi passate dal suo governo: "Un ovvio conflitto di interessi".

Il Times ricorda poi che due dei giudici della Corte cenarono con Berlusconi e con il ministro della Giustizia Alfano, autore della legge sull'immunità, nel maggio scorso, suscitando le critiche dell'opposizione per un apparente tentativo di influenzare la Corte. L'articolo nota quindi che solo uno dei giudici è una donna, Maria Rita Saulle, 73 anni, e si chiede se essa "condivide il disgusto suscitato dagli scandali di sesso di Berlusconi".

L'editoriale si conclude considerando la linea adottata dal premier e dai suoi alleati, secondo cui c'è "un complotto sovversivo" per cercare di togliergli il potere contro la volontà espressa dal popolo alle urne. Ma "nessun cospiratore obbligò Berlusconi ad andare alla festa dei 18 anni di Noemi Letizia", afferma il Times. "Nessun complottatore lo costrinse ad andare a letto con Patrizia D'Addario". E allo stesso modo i processi che gli verrebbero intentati per corruzione ed evasione fiscale, se l'immunità venisse tolta dalla Corte, "derivano dalle sue stesse azioni, e dalla convinzione dei magistrati che egli abbia violato la legge".

Anche il Guardian dedica un ampio articolo alla decisione della Corte, notando che Berlusconi, "già sulla difensiva per un orrendo scandalo di sesso e droga", rischia di essere imputato in due processi, se i giudici costituzionali annullano l'immunità. Il quotidiano londinese sottolinea che il Lodo Alfano, ufficialmente passato per proteggere le quattro più alte cariche dello stato, "è in effetti fatto apposta soltanto per Berlusconi", perché il presidente della repubblica gode già di ampia immunità e i presidenti delle camere non l'hanno chiesta. Il giornale ricorda inoltre che una precedente legge che dava l'immunità al premier, passata dal suo governo precedente, fu giudicata incostituzionale nel 2004.

Ampi servizi sulla questione dell'immunità appaiono anche sul Financial Times e sul Wall Street Journal. Il quotidiano della City, in un secondo articolo, sottolinea la coincidenza della riunione della Corte Costituzionale e della nascita di Italia Futura, il think tank di Luca Cordero di Montezemolo, visto come una possibile alternativa politica a Berlusconi in caso di dimissioni del premier e nuove elezioni, nonostante le smentite dell'interessato. Il quotidiano di Wall Street osserva che la pena massima cui Berlusconi potrebbe essere condannato, sommando i due processi per corruzione ed evasione fiscale in cui comparirebbe come imputato nel caso l'immunità fosse tolta, ammonta a "21 anni di carcere".

"Berlusconi - dice il suo avvocato - è al di sopra delle lagge", titola un altro quotidiano britannico, il conservatore Daily Telegraph. Il New York Times scrive della possibilità di elezioni anticipate, nel caso in cui la legge sull'immunità venisse abolita."La difesa di Berlusconi sostiene che la legge non deve essere uguale per tutti", titola El Pais in Spagna. In Svizzera, 24 Heures afferma che "il destino politico e giudiziario" di Berlusconi dipende dalla sentenza della Corte. E Libération scrive che la miscela di scandali, conflitti intestini e processi "potrebbe essere fatale" al premier.





Protagonisti di un estenuante braccio di ferro diplomatico nel giugno 2004
Salvarono 37 sudanesi alla deriva, furono accusati di favorire l'immigrazione clandestina
Cap Anamur, la sentenza dopo 5 anni
tutti assolti gli ufficiali della nave




AGRIGENTO - Tutti assolti i tre imputati per la vicenda della Cap Anamur, la nave dell'omonima associazione umanitaria tedesca che nell'estate del 2004 fu al centro di roventi polemiche dopo aver salvato 37 immigrati nel Canale di Sicilia. Il presidente dell'associazione umanitaria Elias Bierdel, il comandante della nave Stefan Schimdt e il primo ufficiale Vladimir Dachkevitce erano accusati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.

La Cap Anamur fu al centro di un estenuante braccio di ferro diplomatico tra l'Italia, Malta e la Germania che andò avanti per tre settimane. Una vicenda che ebbe una larga eco nell'opinione pubblica e con uno strascico giudiziario sfociato oggi, davanti al tribunale di Agrigento, nell'assoluzione in primo grado dei tre imputati.

La vicenda risale al luglio del 2004, quando la nave dell'organizzazione umanitaria prese a bordo 37 naufraghi sudanesi originari del Darfur che erano a bordo di un gommone alla deriva tra la Libia e Lampedusa. La nave non fu autorizzata all'attracco né a Lampedusa né a Porto Empedocle perché il governo italiano contestava alla Cap Anamur di essere entrata in acque maltesi e sollecitava il trasferimento degli immigrati a Malta. Inoltre delegava alla Germania la responsabilità dei profughi, essendo la nave di nazionalità tedesca.

Dopo estenuanti trattative, la nave decise di forzare il blocco, dichiarando lo stato di emergenza sanitaria, e finalmente venne concessa l'autorizzazione a entrare nel porto empedoclino. Ma, al momento dello sbarco, il comandante, il primo ufficiale e il presidente dell'associazione furono arrestati con l'accusa di favoreggiamento aggravato dell'immigrazione clandestina e rilasciati pochi giorni dopo.

I tre imputati hanno sempre detto che i naufraghi furono soccorsi in acque internazionali. Secondo le autorità italiane la Cap Anamur rifiutò di permettere il trasbordo dei naufraghi sulle motovedette italiane. Il Pm aveva chiesto la condanna a quattro anni di reclusione e 400 mila euro di multa per Bierdel e Schimdt, mentre aveva chiesto l'assoluzione per Dachkevitce. Oggi i tre sono stati prosciolti da ogni accusa perché il fatto non costituisce reato.

"Questa sentenza è importante per tutti quelli che fanno del bene" ha commentato il comandante Stefan Schimdt. "L'unico rammarico è che col denaro speso per seguire il processo per cinque anni si poteva fare del bene alla gente e risolvere tante emergenze legate al fenomeno dell'immigrazione clandestina".

(7 ottobre 2009)

 
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