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Lucky (Due di Picche)
view post Posted on 5/10/2009, 14:54 by: Lucky (Due di Picche)




Secondo l'estensore della sentenza, il giudice Raimondo Mesiano, anche il premier
risponde "della vicenda corruttiva". Da qui la ricaduta sulla Fininvest
Lodo Mondadori, le motivazioni
"Berlusconi corresponsabile"

"E' impossibile che i vertici della società ignorassero il pagamento
fatto al giudice Metta per ottenere una decisione a loro favore
"



MILANO - Silvio Berlusconi è "corresponsabile della vicenda corruttiva" alla base della sentenza con cui la Mondadori fu assegnata a Fininvest. Lo scrive il giudice Raimondo Mesiano nelle 140 pagine di motivazioni con cui condanna la holding della famiglia Berlusconi al pagamento di 750 milioni di euro a favore della Cir di Carlo De Benedetti. "E' da ritenere - scrive il giudice -, 'incidenter tantum' (cioè solo ai fini di questo procedimento, ndr) e ai soli fini civilistici del presente giudizio, che Silvio Berlusconi sia corresponsabile della vicenda corruttiva per cui si procede".

La "corresponsabilità" di Silvio Berlusconi, spiega il giudice Mesiano, comporta "come logica conseguenza" la "responsabilità della stessa Fininvest", questo "per il principio della responsabilità civile delle società di capitali per il fatto illecito del loro legale rappresentante o amministratore, commesso nell'attività gestoria della società medesima".

In definitiva, secondo il tribunale che ha condannato la Fininvest, è impossibile che i vertici della Fininvest ignorassero l'atto di corruzione: "Vale osservare che i conti All Iberian e Ferrido erano conti correnti accesi su banche svizzere e di cui era beneficiaria economica la Fininvest. Non è quindi assolutamente pensabile - scrive Mesiano - che un bonifico dell'importo di Usd 2.732.868 (circa tre miliardi di lire) potesse essere deciso ed effettuato senza che il legale rappresentante, che era poi anche amministratore della Fininvest, lo sapesse e lo accettasse".

"In altre parole - conclude il giudice -, il tribunale ritiene qui di poter pienamente fare uso della prova per presunzioni che nel giudizio civile ha la stessa dignità della prova diretta (rappresentazione del fatto storico). E', come è noto, la presunzione un argomento logico, mediante il quale si risale dal fatto noto, che deve essere provato in termini di certezza, al fatto ignoto".

La sentenza sul lodo Mondadori è stata pubblicata il 3 ottobre. La Fininvest si è messa subito al lavoro per l'appello, e per ottenere un provvedimento sospensivo della condanna, che dispone a carico della società il pagamento di 750 milioni di risarcimento alla Cir di Carlo De Benedetti.

Nelle motivazioni pubblicate stamane viene sottolineata l'ingiustizia della sentenza Metta e il fatto che fosse stata emessa in quei termini per via della corruzione del giudice Metta stesso, "argomento che resiste in ragione del ruolo primario che ebbe il Metta nella formazione della decisione del collegio all'obiezione della collegialità della sentenza".

"Ciò posto - scrive il giudice Mesiano - deve rilevarsi che se è vero che la Corte d'Appello di Roma emise una sentenza, a parere di questo ufficio, indubbiamente ingiusta come frutto della corruzione di Metta, nessuno può dire in assoluto quale sarebbe stata la decisione che un collegio nella sua totalità incorrotto avrebbe emesso".

(5 ottobre 2009


Il pm Vincenzo Barba aveva chiesto 16 e 10 anni
Gavrila condannato anche per stupro di Villa Gordiani
Stupro della Caffarella, ecco la sentenza
11 anni a Gavrila e 6 ad Alexandru

L'avvocato del romeno: "Impugneremo la sentenza"
Barba: "Inferiore alle richieste, decideremo cosa fare"




ROMA - Sono stati condannati rispettivamente a 11 e 6 anni Oltean Gavrila e Jonut Alexandru, i due romeni imputati per lo stupro della Caffarella del 14 febbraio scorso. La sentenza è stata emessa dal giudice Luigi Fiasconaro al termine del processo con rito abbreviato. Oltean Gavrila è stato processato contestualmente anche per la violenza sessuale del 18 luglio a Villa Gordiani, alla periferia di Roma. Per entrambi gli imputati il pubblico ministero Vincenzo Barba aveva chiesto una condanna a 10 anni per i fatti della Caffarella, più altri 6 per il secondo stupro commesso da Gavrila.

Grazie al rito abbreviato, Gavrila ha quindi beneficiato di una condanna inferiore rispetto ai 16 anni richiesti dal pm. A Ionut, considerata l'età - appena 18 anni - il giudice ha concesso le attenuanti generiche. Fiasconaro, rispondendo alle richieste di risarcimento della parte civile, ha riconosciuto una provvisionale di 80 mila euro per la ragazza violentata, 30 mila per il ragazzo aggredito, e rispettivamente 20 e 10 mila per i genitori dei due ragazzini.

Il commento del pm. "Sentenza troppo mite? C'è stato il giudizio abbreviato, e poi la valutazione sulla pena la fa il giudice" ha commentato il pm Vincenzo Barba, che per i due romeni aveva chiesto pene più dure. "Ora leggeremo le motivazioni e poi decideremo cosa fare", ha concluso, dichiarandosi comunque contento del fatto che la sentenza sia arrivata "poco tempo dopo il fatto".

L'avvocato dei due ragazzi, Teresa Manente, è soddisfatto: "Certo la pena inflitta dal giudice è inferiore a quella chiesta dal pm, ma la condanna stabilita non è certo poco". E sul risarcimento danni ha commentato: "E' un importante riconoscimento della sofferenza subita dai ragazzi e del disvalore criminale di questi delitti".

Possibile impugnazione. L'avvocato di Oltean Gavrila, condannato a 11 anni, ha annunciato che impugnerà la sentenza, pur essendo "comunque soddisfatto, perché le pene inflitte sono state inferiori a quelle sollecitate dall'accusa".

(5 ottobre 2009) Tutti gli articoli di cronaca



Per la prima volta dal 1991 il leader spirituale tibetano in viaggio negli Usa non vede il presidente
A novembre la visita presidenziale in Cina. Polemiche, l'amministrazione: "Incontro rinviato"
Il Dalai Lama a Washington
ma Obama non lo riceve



Il Dalai Lama
WASHINGTON - Il Dalai Lama arriva a Washington e per la prima volta dal 1991 non sarà ricevuto dal presidente americano. Il leader spirituale tibetano è nella capitale Usa a conclusione di un lungo tour nel Nord America, ma la Casa Bianca ha preferito rinviare ad altra occasione l'incontro con Barack Obama per non danneggiare i rapporti con Pechino in vista della visita presidenziale in Cina, a novembre.

Il primo faccia a faccia tra Obama e il Dalai Lama potrebbe avvenire in un'altra occasione, forse già entro la fine dell'anno, ma non mancano le critiche per questo rinvio. "Cosa deve pensare un monaco o una suora buddhista rinchiusi nella prigione di Drapchi nell'apprendere che Obama non riceve il leader spirituale tibetano?", si è chiesto Frank Wolf, un membro repubblicano del Congresso impegnato nella battaglia per i diritti umani. Anche il primo ministro del governo tibetano in esilio, Samdhong Rinpoche, ha accusato la Casa Bianca di "acquiescenza". L'attuale amministrazione Usa aveva già fatto capire quanto tenesse ai rapporti con Pechino quando a febbraio, prima di una visita in Cina, il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, aveva affermato che la difesa dei diritti umani umani non deve "interferire con la crisi economica globale, con la crisi dei cambiamenti climatici e con quella della sicurezza".

Fonti dell'amministrazione Obama hanno spiegato al Washington Post che in questo momento per gli Usa è troppo importante non irritare la Cina per coinvolgerla nel dialogo sulla minaccia nucleare posta dalla Corea del nord e dall'Iran. E' una politica ribattezzata "rassicurazione strategica" di Pechino. Inoltre, viene fatto notare, lo staff di Obama non crede molto in questi incontri rituali che si traducono spesso in una bella foto ricordo senza reali progressi per la causa tibetana. Nell'ultima visita del Dalai Lama a Washington, nel 2007, George W. Bush era stato il primo presidente americano a incontrarlo in pubblico e davanti a fotografi e telecamere in una cerimonia a Capitol Hill. In quell'occasione al leader spirituale tibetano fu consegnata la medaglia d'oro del Congresso, la più alta onorificenza civile degli Stati Uniti. Anche stavolta a ricevere il Dalai Lama ci sarà, tra gli altri, proprio la speaker democratica del Congresso, Nancy Pelosi, grande sostenitrice della lotta per i diritti umani in Tibet. Dal 1991 è l'undicesima volta che Tenzin Gyatso, questo il nome del XIV Dalai Lama, si reca in visita negli Stati Uniti. (Agi)
(5 ottobre 2009)

 
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