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Lucky (Due di Picche)
view post Posted on 29/9/2009, 10:26 by: Lucky (Due di Picche)




Massacro Circeo, Guido resta libero
Il giudice: "Per lui nessuna misura"


ROMA - Nessuna misura di sicurezza per Gianni Guido, uno dei tre autori del massacro del Circeo del 30 settembre 1975, tornato in libertà il 25 agosto scorso dopo aver scontato la pena per l'omicidio di Rosaria Lopez e quello tentato di Donatella Colasanti.

Il giudice del tribunale di Sorveglianza Enrico Della Ratta Rinaldi, accogliendo la richiesta dell'avvocato Massimo Ciardullo, ha respinto la richiesta di applicazione della misura di sicurezza della libertà vigilata fatta dalla procura di Roma nell'aprile del 2008 quando il 54enne, amico di Angelo Izzo ed Andrea Ghira, fu affidato ai servizi sociali.

Il giudice doveva valutare se Guido, che per la vicenda del Circeo era stato condannato a 30 anni di carcere, fosse tra l'altro socialmente pericoloso.

Secondo quanto si è appreso, ora è stata dichiarata la non pericolosità sociale di Guido, sulla scorta del percorso giudiziario che l'ha visto ottenere nel tempo tutti i benefici premiali della Legge Gozzini.

(29 settembre 2009)


Ad agosto l'aumento è dello 0,3 per cento rispetto al luglio 2009
In calo le ore di sciopero: nei primi sei mesi dell'anno sono scese del 71,4%
Istat, retribuzioni in crescita
in un anno salgono del 2,4%


ROMA - Crescono le restribuzioni e diminuiscono le ore di sciopero. Secondo l'Istat le retribuzioni orarie ad agosto sono aumentate dello 0,3 per cento rispetto al luglio 2009 e del 2,4% rispetto all'agosto 2008. Sempre ad agosto gli occupati in attesa di rinnovo del contratto erano 1,7 milioni (il 13,3% del totale). "L'incremento congiunturale dello 0,3 per cento - spiega l'Istituto - è il risultato di miglioramenti economici previsti in sei contratti". Se invece si prende in esame il periodo gennaio-agosto 2009 e si confronta con l'anno precedente, l'aumento è del 3,1 per cento.

In calo, invece le ore di sciopero. Nei primi sei mesi dell'anno in Italia sono state 941 mila, con un calo del 71,4% rispetto allo stesso periodo del 2008.

Gli incrementi più elevati si osservano per: acqua e servizi di smaltimenti rifiuti (5,1 per cento), agricoltura (3,9 per cento) e ministeri e altri servizi privati (3,8 per cento per entrambi gli aggregati). Gli aumenti più contenuti riguardano: attività dei vigili del fuoco (0,6 per cento) alimentari bevande e tabacco (1,3 per cento), commercio e trasporti, servizi postali e attività connesse (per entrambi 1,5 per cento). La variazione dell'indice delle retribuzioni orarie è nulla per i contratti telecomunicazioni, militari-difesa e forze dell'ordine.

Alla fine di agosto sono in vigore 54 accordi che regolano il trattamento economico di circa 11,3 milioni di dipendenti; a essi corrisponde un'incidenza, in termini di monte retributivo, pari all'84,9 per cento. Devono essere rinnovati 24 contratti, che coinvolgono circa 1,7 milioni di dipendenti e corrispondono al 15,1 per cento del monte retributivo totale.

Sempre lo scorso mese la quota di dipendenti in attesa di rinnovo è pari al 13,3 per cento, in lieve crescita rispetto a luglio 2009 (13,1 per cento) e in forte calo in confronto ad agosto 2008 (27,8 per cento). I mesi di attesa per i lavoratori con il contratto scaduto sono, in media, 15,4, in aumento rispetto a luglio 2009 (14,6) ma soprattutto rispetto a un anno prima (10,5). L'attesa media distribuita sul totale dei dipendenti è di due mesi, maggiore rispetto al mese precedente (1,9) ma inferiore rispetto ad agosto 2008 (2,9 mesi).

Per quanto riguarda le motivazioni del scioperi, le altre cause (32,2 per cento), le rivendicazioni economiche, il licenziamento e la sospensione dei dipendenti (entrambe 23,2 per cento) presentano le maggiori incidenze delle ore totali non lavorate per conflitti.

(29 settembre 2009)


Al centro delle indagini la Casa dello studente: c'è un vuoto sotto l'edificio
la palazzina sarebbe stata edificata su un buco, forse su una cava di una ex fabbrica
Sisma, pronti 60 avvisi di garanzia
nell'inchiesta costruttori e tecnici







L'AQUILA - L'inchiesta sui duecento palazzi-killer del terremoto dell'Aquila, dopo sei mesi, è arrivata al capolinea: gli avvisi di garanzia sono pronti per essere firmati. E sono tanti. Tantissimi. Forse più di sessanta. A tremare sono tutti i protagonisti della filiera (da chi ha realizzato gli edifici a chi ha rilasciato le autorizzazioni o ha effettuato i controlli), in primis i costruttori, degli edifici dove ci sono state vittime.

Al centro delle indagini c'è - soprattutto - la Casa dello Studente. Con una novità, forse risolutiva per l'inchiesta: c'è un vuoto sotto l'edificio, proprio sul versante che è franato il 6 aprile scorso, sotto il colpo secco del sisma. La palazzina pubblica - divenuta simbolo della tragedia - sarebbe stata edificata su un buco, forse su una cava di un ex fabbrica di medicinali (dove venivano sepolti rifiuti speciali). E potrebbe essere questa la causa della morte degli otto ragazzi travolti dalla macerie.

Lo ha scoperto il procuratore della Repubblica, Alfredo Rossini - diversi giorni fa - durante un sopralluogo con alcuni periti. "È vero, c'è un vuoto... L'ho visto con i miei occhi, ma non posso dire altro..." conferma il procuratore. Ora, questa novità è contenuta nella relazione tecnica all'interno di uno dei fascicoli principali che compongono l'inchiesta. Ma non ci sarà un maxi-processo, assicura Rossini. "I filoni processuali, riguarderanno singolarmente ogni crollo e si riferiranno solo a quelli dove le perizie hanno fatto emergere responsabilità precise; gli altri verranno archiviati".

Intanto, oggi, nel giorno del suo compleanno, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi consegnerà ai terremotati 500 alloggi provvisori. Comincerà così - dopo la cerimonia per le prime 94 case in legno ad Onna dello scorso 15 settembre - l'operazione dell'assegnazione delle "casette del Governo" (come vengono definite da buona parte degli aquilani). Mentre il 19 settembre a era stata inaugurata la Cittadella scolastica, con la Smartschool realizzata dalla Mabo Group, antisismica ed energeticamente indipendente.

Oggi, oltre alla seconda cerimonia di consegna, è in programma anche una conviviale con i sedici imprenditori che si sono aggiudicati l'appalto del progetto. La Protezione Civile ha anche annunciato che fino alla fine dell'anno, saranno assegnati 300 alloggi a settimana. Gli appartamenti antisismici sono stati costruiti secondo tecniche innovative ed arredati con mobili e suppellettili di qualità. All'interno, tv con impianto satellitare, tende, ed anche i componenti di arredo, come lenzuola, ferro da stiro e asciugacapelli. Gli assegnatari ad attenderli troveranno anche una bottiglia di spumante e dolci tipici del luogo.

Ma per i terremotati c'è anche la beffa delle macerie. Infatti, molti residenti sono stati costretti a pagare personalmente lo smaltimento dei detriti trovati all'interno delle loro abitazioni, escludendo la possibilità di un eventuale rimborso. "La normativa al riguardo è lacunosa" spiega l'assessore all'Ambiente del Comune dell'Aquila, Alfredo Moroni "stiamo esortando la Protezione Civile a chiarire meglio questo aspetto, per evitare che siano i cittadini a pagare il conto delle macerie...".

(29 settembre 2009)


Il Garante: il contratto di Travaglio non ci compete
Emilio Fede: potrei offrirgli di lavorare con me
Rai, l'8 i vertici da Scajola
sul canone centrodestra diviso



ROMA - Annozero, l'intervento del governo, il centrodestra diviso sul canone. Non si allenta la tensione sulla Rai, anche alla luce di una lettera di Scajola giunta ieri a Paolo Garimberti e Mauro Masi. Il ministro "desidera incontrare l'8 ottobre presidente e direttore generale Rai per un colloquio" dopo le polemiche su Annozero, "anche in riferimento al prossimo rinnovo del contratto di servizio". Non una convocazione formale, dunque, ma una richiesta di colloquio.

Un simbolico passo indietro rispetto alle dichiarazioni di due giorni fa che avevano provocato l'intervento del presidente della Vigilanza, Sergio Zavoli, preoccupato di una "censura" del governo nei confronti della trasmissione di Santoro. Intanto, stamattina, con il probabile intento di rassicurarlo, il viceministro Paolo Romani vedrà Zavoli. Subito dopo, la Vigilanza potrebbe fissare un'audizione di Garimberti e Masi (non esclusa anche quella di Santoro) prima dell'8 ottobre. Un modo per rivendicare la sovranità del Parlamento sulle materie radio-tv.

Nonostante queste mosse, però, le polemiche su Annozero restano tutte. Ieri è stata trasmessa ai consiglieri la risposta di Agcom, interpellata da Masi prima di decidere sul contratto di Travaglio. Quattro pagine in cui l'Authority ribadisce di non essere competente in materia contrattuale ma ricorda che in caso di recidiva (Travaglio fu già diffidato da Agcom per le dichiarazioni sul presidente del Senato Schifani durante Che tempo che fa) scatterebbero le sanzioni.

"La Rai - scrive Agcom - deve astenersi dal reiterare la violazione oggetto del provvedimento di diffida al fine di evitare la sanzione". Un gancio che permetterà a Masi di fissare una serie di paletti prima di dare l'eventuale via libera al contratto.

Su Travaglio si fa avanti Emilio Fede: "Potrei offrirgli di venire a fare l'opinionista da me - dice il direttore del Tg4 - ovviamente confrontandosi con me". Del suo contratto si parlerà anche nel cda di dopodomani, durante il quale potrebbero esserci anche alcune nomine: non ancora quella di Rai3 e del Tg3, forse quella del direttore di Rainews24 o delle Testate regionali.

Non si placa, invece, la polemica sul canone, dopo la campagna lanciata da Libero e dal Giornale per non pagare quella che chiamano "la tassa Santoro". I due quotidiani filo-Berlusconi arruolano il ministro Gelmini e il viceministro Castelli. Per il Pdl, si schierano contro Mario Landolfi, ex presidente della Vigilanza, i consiglieri d'amministrazione Gorla e Petroni (rappresentante del Tesoro nel cda) e l'attore-deputato Luca Barbareschi ("La campagna di Feltri è faziosa e stupida"). Dall'altra parte interviene Massimo D'Alema: "Prima di togliere il canone, che serve per bilanciare l'eccesso di entrate pubblicitarie di Mediaset, comincerei con l'abolizione del tetto della pubblicità per riequilibrare il mercato".

(29 settembre 2009)


Gli inserzionisti si riposizionano: a fine anno la Sipra, concessionaria Rai, perderà il 20% mentre Publitalia il 9%
Pubblicità in televisione
soffrono tutti, meno Mediaset

Dal servizio pubblico 120 milioni di euro verso i canali del premier
E' come se il mercato avesse improvvisamente deciso di dividersi a metà


ROMA - La crisi economica danneggia i consumi; la riduzione dei consumi danneggia la produzione industriale; e questa a sua volta danneggia gli investimenti pubblicitari che alimentano l'intero sistema dell'informazione, editoriale e televisivo. In un mercato generale in forte calo (-16,9% nel primo semestre dell'anno), tutte le concessionarie soffrono - quale più, quale meno - in rapporto ai vari mezzi che gestiscono nel proprio portafoglio. Ma a soffrire di meno in assoluto, meno di tutti gli altri concorrenti, è proprio Publitalia, la concessionaria delle reti Mediaset, l'azienda che fa capo al presidente del Consiglio, con differenziali molto modesti rispetto alla media. E a farne più direttamente le spese è la Sipra, la concessionaria della Rai, che rischia così di interpretare la parte del parente povero.

Al di là delle rispettive quote di mercato, l'anomalia è tanto evidente quanto sospetta. Nonostante la crisi, l'azienda-partito del premier sembra godere di un trattamento privilegiato o quantomeno di una posizione di favore, a tutto danno del suo principale concorrente. E le roventi polemiche di questi giorni sull'attuale gestione dell'azienda pubblica televisiva, controllata dal governo e sottomessa ai suoi interessi, non fanno che alimentare i dubbi e gli interrogativi.

In virtù degli indici di affollamento più alti consentiti alle reti Mediaset, e giustificati con il fatto che la Rai incassa già il canone d'abbonamento, Publitalia vale quasi i due terzi del mercato mentre la Sipra raccoglie ormai meno della metà del suo competitor. Per questo, nell'annus horribilis 2009, sarebbe stato lecito aspettarsi un calo proporzionale dei due soggetti dominanti. Semmai, la crisi avrebbe potuto penalizzare un po' di più l'azienda del presidente del Consiglio che - avendo a disposizione un bacino di utenti molto più ampio - rischiava di risentirne in misura maggiore. Ma invece così non è stato e non sarà verosimilmente fino alla fine dell'anno.

Dati alla mano, il mercato pubblicitario risulta ripartito in valore assoluto fra i due incumbent esattamente al 50%: quasi che una provvidenziale mano invisibile, o un grande regista, avesse tagliato la torta a metà. Publitalia perde così il 15,6 per cento, mentre la Sipra crolla addirittura a -22,9. A fine anno, se il trend sarà confermato, il mercato pubblicitario televisivo potrebbe lasciare sul terreno circa 600 milioni di euro in totale: 300 a carico di Publitalia che chiuderà il bilancio con un presentabile -9% e altri 300 milioni a carico della Sipra che invece accuserà una perdita ben più pesante intorno al 20%.

A conti fatti, la concessionaria della Rai dovrebbe cedere all'azienda che fa capo al presidente del Consiglio una "dote" di circa 120 milioni di euro. E a parte la forza d'urto della squadra guidata da Giuliano Adreani, presidente di Publitalia e amministratore delegato di Mediaset, fra gli addetti ai lavori il sospetto che si tratti in realtà di un regalo o di un favore da parte della Sipra-Rai è più forte di una semplice sensazione.
(g. v.)

(29 settembre 2009)


Il ministro della Funzione pubblica: "Bisogna tagliare la cinghia trasmissione Anm-Csm"
"Il 90% dei problemi della giustizia in Italia sono risolvibili con controllo presenze e produttività"
Brunetta attacca i magistrati
"Vi siete montati la testa"




MILANO - Renato Brunetta attacca i magistrati che, secondo lui, "si sono montati la testa". Secondo il ministro della Funzione pubblica per mettere ordine nei tribunali basterebbe controllare presenze e produttività. E per risolvere i problemi della giustizia si dovrebbe abolire "il mostro", ossia l'Associazione nazionale magistrati (Anm) le cui "correnti si riproducono nel Csm: bisogna tagliare questa cinghia di trasmissione".

Parlando a Milano in occasione della presentazione del libro "Magistrati l'ultracasta" di Stefano Livadiotti, il ministro ha avuto un vivace botta e risposta sull'organizzazione del lavoro dei magistrati e sulle ore di effettiva operatività con il vicepresidente dall'Anm, Gioacchino Natoli. "Alle 14 al Tribunale di Roma mi hanno detto che non c'è nessuno" ha detto Brunetta. "Questo succede perché un suo collega di governo ha tagliato gli stanziamenti per gli straordinari", ha ribattuto Natoli. "Lei dice cose non vere", è stata la risposta di Brunetta. I due contendenti si sono poi accordati per fare un giro dei tribunali italiani ("a sorpresa", ha precisato Brunetta) per verificare sul campo la situazione.

Durante il suo intervento Brunetta aveva messo nel mirino il rapporto "innaturale" tra Anm e Csm, rapporto che genera un "mostro". "L'Anm - spiega Brunetta - ha un altissimo tasso di sindacalizzazione e con tutte le sue correnti si riproduce nel Csm. Qui si forma il mostro, che in maniera autoreferenziale decide dei problemi economici, disciplinari e di autonomia sacrosanta della magistratura, che però è determinata in via sindacale. Ci vuole una correlazione molto più blanda, bisogna tagliare questo cordone, il risultato sarebbe maggiore trasparenza, disciplina ed efficienza e minore correntismo e autoreferenzialità".

L'altro tasto su cui Brunetta insiste è quello dell'organizzazione del lavoro, che ora sarebbe "pre-industriale". "Il 90% dei problemi della giustizia in Italia sono organizzativi, risolvibili con l'information and communication technology: anche per i magistrati si può pensare a badge, controllo delle presenze, controlli di produttività e controlli dei ritardi". E aggiunge: "Nessuno si è mai premurato di stabilire tempi, metodi, sistemi di controllo. Quella dei tornelli era una metafora non tanto lontana dalla realtà: significava la necessità di un'organizzazione scientifica del lavoro che ora in magistratura non c'è".

(28 settembre 2009)


Omicidio Poggi, si riapre il giallo. L'ultima perizia "assolve" Stasi
"Sul pedale forse solo saliva, sul portasapone tracce irrilevanti"
Le macchie sulla bici, le impronte
prove fragili di un'inchiesta infinita







GARLASCO (PAVIA) - E allora chi ha ucciso Chiara Poggi? Chiara ci sorride ancora dalle pagine dei giornali, come se andasse incontro alla vita e al lavoro, ma il 13 agosto di due anni fa è stata trovata morta, sommersa dal suo stesso sangue sulle scale della cantina. E questa preghiera - diteci chi l'ha uccisa - tornerà a risuonare a breve, nell'aula del processo.

È arrivata la cosiddetta "super-perizia", nel senso che è una perizia super partes, chiesta dal giudice. Il cattedratico di Torino che la firma si chiama Lorenzo Varetto, è uno molto stimato, ironico, medico legale, responsabile per lo studio del cadavere e docente di autopsie. In 146 pagine appallottola le relazioni dei Ris di Luciano Garofano e sembra sbriciolare un'intera indagine.

Possibile? Possibile sì a Garlasco, in un'inchiesta sovrastata dalla sorda battaglia tra accusa e difesa, perizie e controperizie, ritardi e sbagli. Dimenticare i telefilm Csi, ricordarsi dei marescialli, forse questa sarebbe una via per non trovarsi così spiazzati, ma sembra tardi, molto tardi. Garlasco, un piccolo paese. Vigevano, una piccola Procura. Quando Alberto Stasi, fidanzato di Chiara, lancia l'allarme perché è entrato in casa e ha visto Chiara morta, viene lasciato andare. Nessuna perquisizione immediata. Nessun interrogatorio "a caldo". Nessun sequestro dei suoi mezzi di trasporto. Nessuna analisi del sistema d'allarme. Lo lasciano andare e solo la mattina successiva gli sequestrano le scarpe Lacoste che indossava quando è entrato nella villetta.

Ferragosto 2007 incombe e quell'omicidio sembra l'opera di un "chissà chi" venuto da "chissà dove". Passano le ore, passa la festa e sulla scena del crimine, la villetta a due piani di via Pascoli, stando al pm Rosa Muscio e ai carabinieri, resta solo quell'Alberto dal sorriso rarefatto. E non ci resta impigliato per il carattere chiuso come un lucchetto, o per le incongruenze o le volgarità disumane dei suoi successivi interrogatori. O perché gli viene trovato non poco materiale pornografico (anche pedopornografico) sul computer di casa. Ci resta perché alcuni indizi lo riguardano.

La povera Chiara, inoltre, non aveva una doppia vita. Sul suo telefonino non ci sono messaggi o telefonate "diverse". Non era una ragazza imprudente. Non avrebbe aperto la porta a sconosciuti (cosa che però può sempre capitare). La sua esistenza viene "scansionata" al microscopio. In quei giorni la vittima ha visto sempre e solo Alberto. Tra i due giovani fidanzati, più che la tensione erotica, sembra esserci del malessere esistenziale. E poi, altro dettaglio cruciale, non ci sono tracce di altri in casa, sconosciuti non sono passati di là. Stasi: il sospettato unico, i Ris sono sicuri che lo dimostreranno con microscopi e analisi di laboratorio.

Va detto che chi ha ucciso Chiara nemmeno il nuovo perito sa suggerirlo. Il professore sa solo che "l'aggressione a Chiara" è in due fasi e "non è possibile stabilire la durata dell'intero episodio": dal primo insulto all'ultimo fendente l'attacco "si potrebbe essere protratto anche per alcune decine di minuti". Fa male pensarci: "alcune decine di minuti". E non solo per l'agonia di una ragazza: ma perché torna misteriosa anche l'ora della morte. Si può solo affermare che il decesso "avvenne nel corso della mattinata". Un po' poco, per misurare gli alibi (di chiunque). Si dissolvono anche gli indizi che potrebbero arrivare dal computer. Le ultime ricostruzioni diventano inutili, se non sappiamo quando Chiara si è spenta.

Gli indizi si sfarinano come in un videogame. L'impronta digitale di Alberto Stasi trovata sul portasapone, insieme a "qualche cosa" con il Dna di Chiara Poggi, era "notevole" per gli investigatori, diventa una baggianata per il nuovo perito: i due fidanzati possono aver "toccato l'oggetto in tempi e per un numero di volte a noi del tutto sconosciuto e non determinabile", quindi l'indizio "appare del tutto irrilevante".

Analogo discorso per i pedali della bici di Stasi. La perizia, fatta nei laboratori di Parma, perse valore per il modo in cui era stata eseguita. Ma "è sangue", sangue di Chiara, sosteneva l'accusa. Forse "era sangue mestruale, forse l'ho calpestato", disse Alberto, mandando su tutte le furie i parenti (e non solo). Invece, stando alla perizia che fa "vangelo" non lo si può nemmeno dire: "Non è possibile precisare la natura del materiale biologico".

È certo facile ripercorrere le indagini altrui a ritroso, ma l'avventuroso arresto di Stasi, smentito da un gip, non aveva certo aiutato la ricostruzione dei fatti. Così come non l'avevano aiutata le scarse testimonianze trovate, o i chiaroscuri delle amicizie paesane di Stasi.

I Ris avevano dominato l'indagine, con continui sopralluoghi in diretta tv. Ma ora ecco le macerie seppellire le tute bianche. E il detrito più grosso riguarda le "famose" scarpe di Stasi. Garlasco è, tra i tanti episodi entrati nella cronaca nera italiana, l'unico nel quale la mancanza di un indizio preciso (il sangue sotto le scarpe) era stata ritenuta fondamentale come prova a carico.

E lo sembrava: il sangue macchia più di quanto noi "non periti" immaginiamo, perciò "se Stasi è entrato in casa, com'è possibile che non abbia una traccia di sangue sotto le scuole, considerate le condizioni della villa, con macchie dappertutto?". Aveva mentito, aveva anche descritto Chiara "pallida", mentre la povera vittima aveva il volto impiastricciato del sangue colato per ore dalle arterie spaccate (le gambe erano più in alto rispetto alla testa). Così si diceva, tra i detective, ed era un po' una riedizione del "non poteva non sapere" dell'era di Tangentopoli: Stasi non poteva non essersi sporcato.

Ma davvero ci vogliono due anni per stabilire che, se si cammina sulla ghiaia o sull'erba bagnata, il sangue secco può staccarsi dalle suole? Nei laboratori dei telefilm non succede mai, nella realtà della provincia italiana sì.

(29 settembre 2009)
 
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