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Lucky (Due di Picche)
view post Posted on 25/9/2009, 13:36 by: Lucky (Due di Picche)




Abrogate le disposizioni annunciate dal ministro come la rivoluzione della P.A.
I confederali: "Erano anticostituzionali. Mentre i veri problemi non sono mai stati affrontati"
'Sparite' le norme antifannulloni
Brunetta nega, sindacato conferma





ROMA - Doveva essere la 'rivoluzione' del Pubblico Impiego. Ma, come sempre, alla rivoluzione è seguita la restaurazione. E così è stata silenziosamente abrogata con un decreto legge pubblicato l'1 luglio (poi diventato la legge n.102/2009) la normativa 'antifannulloni' varata l'anno scorso dal ministro per la Pubblica Amministrazione Renato Brunetta, che prevedeva disposizioni penalizzanti per gli impiegati pubblici, tra le quali indennità di malattia ridotta, e fascia di reperibilità per i dipendenti in malattia estesa praticamente a tutta la giornata (con un'unica 'ora d'aria' dalle 13 alle 14). Di questi punti, il ministero in un comunicato di replica riconosce solo il ripristino di fasce ridotte di reperibilità, ma il sindacato conferma tutto.

Le fasce orarie di reperibilità sono tornate due di due ore ciascuna, la certificazione medica è stata nuovamente affidata al medico convenzionato, e sono state abrogate alcune delle norme che prevedevano penalizzazioni economiche. Ai dipendenti pubblici e ai loro sindacati non è rimasto che chiedersi, come fa per esempio la Flp, "perché quando sono state introdotte certe norme, come la reperibilità di 11 ore al giorno in caso di malattia, lo si è fatto con le "fanfare", tuonando contro i dipendenti pubblici assenteisti e fannulloni e ora che fa marcia indietro il ministro Brunetta non rilascia nemmeno una misera dichiarazioncina alla stampa?".

Forse perché il provvedimento era ampiamente incostituzionale, obiettano i segretari di Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl. "Noi abbiamo chiesto fin dal nostro congresso di maggio al ministro Brunetta di tornare indietro e di rendere omologate al privato tutte le regole del pubblico - dice Giovanni Faverin, segretario Cisl-Funzione Pubblica - Le norme ora abrogate erano frutto di un eccessivo accanimento con il controllo, stavano in una logica di pressione dell'opinione pubblica".

"Le norme precedenti sono state ripristinate a seguito alle pressioni di noi sindacati - conferma Giovanni Torluccio, segretario della Uil Funzione Pubblica - che abbiamo subito denunciato la nuova normativa come punitiva e illogica". "Si conferma il fatto che avevamo ragione quando parlavamo di 'Tanto rumore per nulla'", dice ironicamente Carlo Podda, segretario della Cgil Fp.

E adesso? Adesso è tutto come prima, peggio di prima, denunciano i sindacati. "Dopo oltre un anno di annunci mediatici - rileva amareggiato Podda - i cittadini e le imprese possono purtroppo vedere che laddove i servizi funzionavano più o meno bene continuano a farlo, e così là dove funzionavano male. Semmai c'è il rischio che, con tutti i tagli fatti dal governo, anche là dove le cose funzionavano non troppo male adesso vadano peggio. E invece c'è bisogno di una Pubblica Amministrazione che funzioni, e noi sindacati, a differenza di quello che dice il ministro, abbiamo tutto l'interesse perché funzioni davvero".

"Prima di mettere mano a questa materia in modo così ideologico - aggiunge Torluccio - scatenando la campagna mediatica contro i fannulloni, avrebbe dovuto verificare cosa davvero non funziona nella PA e in particolare nei dirigenti, nella politica che mette le mani dappertutto. Interessi profondi e molto concreti, altro che i dipendenti fannulloni. Adesso la sua campagna pubblicitaria gli si sta rivoltando contro. E infatti gli ultimi dati che sono usciti sull'incidenza delle malattie fanno vedere che ad agosto c'è stato un aumento".

"Da parte nostra - conclude Torluccio - dopo questa vicenda rimane la sgradevolissima sensazione di un ministro che non incide in alcun modo sui problemi veri della P.A., che non ha alcuna intenzione, per esempio, di intervenire sugli sprechi e sulle consulenze (i cui costi si aggirano intorno ai due miliardi annui)".

La replica. Il ministero della P.A. sostiene però che la "rivoluzione" non si è fermata e, in un comunicato stampa, nega il colpo di spugna sulle norme. Ammettendo però che una modifica sostanziale c'è stata: "L'unica modifica intervenuta nel decreto-legge 1° luglio 2009 n. 78 riguarda le fasce di reperibilità, che sono state uniformate nella durata a quelle vigenti nel settore privato". Intervento, dice il ministero, "deciso anche a seguito dei confortanti risultati del monitoraggio sulle assenze per malattia nella P.A.".

"Al contrario - prosegue il comunicato del ministero - non si è intervenuto in alcun modo sulle disposizioni vigenti in materia di trattenute economiche e di certificazioni mediche dei dipendenti pubblici. Va però precisato che queste ultime saranno presto gestite online dall'Inps e si renderà quindi necessario uniformare la loro disciplina con quelle nel settore privato". Ma il sindacato conferma tutte le modifiche (vedi tabella): la penalizzazione economica per i dipendenti in malattia è rimasta solo nella norma del cosiddetto "salario accessorio", e la possibilità di certificazione è di nuovo estesa ai medici convenzionati.

Modifiche, precisa la Cisl, che sono "frutto del dialogo e del senso di responsabilità di governo e sindacato". "Siamo riusciti ad eliminare gli eccessi del provvedimento - dice Faverin - e gli elementi punitivi verso i lavoratori, ma nel quadro di obiettivi condivisi e dello sforzo per aumentare l%­u2019efficienza delle amministrazioni pubbliche".

"I problemi della P.A. sono rimasti irrisolti da quando si è insediato il ministro Brunetta - ribadisce Poddo per la Cgil - Sarebbe ora che ci mettessimo intorno a un tavolo per cercare una soluzione davvero produttiva".

(25 settembre 2009)

Davanti alla seconda sezione penale della Corte d'Appello di Palermo
requisitoria del Procuratore generale nel processo a carico del senatore di Forza Italia

Dell'Utri e lo stalliere di Berlusconi
Il Pg: "Mangano ad Arcore per i boss"
"Di cavalli e coltivazioni non sapeva nulla: ma se guardiamo i suoi precedenti penali
gli interessi che coltivava erano di tutt'altra natura rispetto a quelli agricoli"




PALERMO - "Vittorio Mangano fu assunto nella tenuta di Arcore di Silvio Berlusconi per coltivare interessi diversi da quelli per i quali fu ufficialmente chiamato da Palermo fino in Brianza". Così il Procuratore generale Antonino Gatto entra subito nel vivo della requisitoria del processo di secondo grado in cui il senatore Marcello dell'Utri (Pdl) è imputato di concorso esterno in associazione mafiosa. Il parlamentare è stato condannato in primo grado a nove anni di carcere.

Stamani davanti alla seconda sezione della Corte di appello di Palermo, Gatto parla prima di tutto di Vittorio Mangano, morto alcuni anni fa, condannato nell'ambito di un processo di mafia. L'uomo per alcuni anni aveva svolto il ruolo di stalliere ad Arcore, la tenuta del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Era stato lo stesso Dell'Utri a farlo assumere. Una scelta, secondo il magistrato, non legata a interessi agricoli, ma alla necessità, che all'epoca avevano tanti imprenditori, tra i quali lo stesso Berlusconi, di "proteggersi" dal pericolo di sequestri.

"Ma davvero - si chiede il Pg - non fu possibile trovare in Brianza persone capaci di sovrintendere alla tenuta di Arcore? Davvero dall'estremo nord ci si dovette spostare a Palermo per trovare una persona che non conosceva la zona e le coltivazioni brianzole?". "In realtà - prosegue Gatto - non solo Mangano di cavalli e di coltivazioni non sapeva nulla: ma se guardiamo i suoi numerosissimi precedenti penali, gli interessi che coltivava erano di tutt'altra natura rispetto a quelli agricoli".

"Nelle dichiarazioni spontanee rese il 29 novembre del 2004 - dice il Pg - fu Dell'Utri a dire che in realtà Mangano si interessava di cani e non di cavalli. Non si vede quale sarebbe stato dunque il suo contributo alla cura di animali che Berlusconi voleva allevare nella tenuta appena acquistata".

Il senatore non è presente in aula. Ad ascoltare l'atto d'accusa del Pg ci sono i suoi difensori, gli avvocati Nino Mormino, Giuseppe Di Peri e Pietro Federico.

(25 settembre 2009)


Ottima partenza per la prima puntata del programma su RaiDue
Sfiora il 23% di share, battuto solo dalla fiction di RaiUno "Don Matteo"
Cinque milioni e mezzo per Annozero
Garimberti: "Nessun piano contro RaiTre"

Santoro: "Siamo davvero contenti. Contratto Travaglio risolto entro lunedì"



ROMA - Va ancora a una fiction il primo posto per gli ascolti di ieri, seguito molto da vicino da Annozero che, dopo le polemiche della vigilia, ha sfiorato il 23% di share. Soddisfatto Michele Santoro che riferisce anche dell'imminente soluzione della questione del contratto di Marco Travaglio, ieri intervenuto in qualità di "ospite". Intanto, in attesa delle nomine rimaste in sospeso, è intervenuto il presidente Rai, Paolo Garimberti: "Non ci sono urgenze per RaiTre e Tg3" ha detto, auspicando una soluzione concordata. Garimberti ha poi criticato "l'eccessivo allarmismo" su alcuni programmi della terza rete Rai: "Nessun disegno per cancellare le trasmissioni di RaiTre altrimenti sarei pronto a lasciare".

Gli ascolti della serata. Don Matteo su RaiUno è stato seguito nella prima parte da 6 milioni 603 mila spettatori (23,56% di share) e nella seconda da 5 milioni 734 spettatori (24,02 per cento di share). Ottimo l'esordio per la trasmissione di Michele Santoro: la prima puntata della nuova stagione - dedicata alla libertà d'informazione - segna il 22,88 per cento di share, pari a 5 milioni 502 mila spettatori. Sempre in prima serata, su Canale 5, Ale&Franz Show è stato seguito da 3 milioni 268 milioni di ascoltatori, pari al 13,24 per cento di share. Infine Porta a porta è stato il programma più visto in seconda serata con 1 milione 752 mila spettatori e uno share del 24.06 %.

Santoro: "Siamo davvero contenti". "Abbiamo lavorato in condizioni di assoluta emergenza e siamo andati in onda a regola d'arte da un altro studio con una squadra nuova. Oggi siamo davvero contenti" è il commento di Michele Santoro. "Questo risultato premia un prodotto interamente Rai e non è soltanto frutto delle polemiche". Questo non vuol dire che il pubblico ha espresso una sfiducia nei confronti del governo, prosegue il conduttore, "ma sicuramente vuol dire che il pubblico chiede una informazione più libera da qualunque tipo di condizionamento politico e soprattutto chiede di avere più informazione. Adesso mi auguro che prevalgano gli interessi della Rai e il senso di responsabilità". Parlando poi della presenza di Marco Travaglio, Santoro conclude dichiarando che "il direttore generale mi ha garantito la soluzione della questione entro lunedì. Se ciò avverrà il clima sarà di sicuro più sereno e potremo lavorare alla prossima puntata senza le tensioni che si sono manifestate su quella di ieri".

Garimberti: "Programma in stile Santoro". "L'attesa era grande. Il buon risultato di ascolti è frutto anche di questo" è il commento del presidente della Rai, Paolo Garimberti. "E' stata una trasmissione alla Santoro, nel suo stile classico", ha detto Garimberti a margine del Prix Italia a Torino. "E comunque - ha aggiunto - non esprimo giudizi, non sono un critico televisivo". Quanto all'intervento di Marco Travaglio, per il presidente della Rai è stato "un Travaglio doc, sempre il solito: è il suo stile, il suo modo di fare giornalismo. Si può amare o no, ma è opportuno che ci siano vari generi e che ognuno possa scegliere cosa guardare". Alla domanda se il direttore generale della Rai, Mauro Masi, condivida tale valutazione, Garimberti ha risposto: "Non dipingetelo diverso da com'è, non è che non capisca che ci devono essere vari generi. Quello che ha sempre caratterizzato la Rai è la presenza di più voci: c'è il Tg1, il Tg2, il Tg3 e alla fine il pubblico può scegliere. C'è il telecomando - ha concluso - che è uno strumento di democrazia".

"Nessun disegno per cancellare RaiTre". Il presidente Rai ha poi approfondito la questione RaiTre: "Non bisogna pensare che ci sia un disegno per cancellare le trasmissioni di RaiTre. Ma se ci fosse un simile disegno, e sono certo che non c'è, dovrei cancellare anche me stesso per una questione di dignità" ha detto Garimberti. "I giornali a volte creano allarmismi, anche quando non ci sono. Capisco che ognuno fa il suo mestiere ma, a volte, c'è un eccesso di allarmismo su RaiTre e i suoi programmi. Ho letto che era a rischio la partenza del programma di Fazio e il giorno dopo il contratto è stato firmato. Lo stesso è successo per il programma della Dandini. Si dimentica che c'è una burocrazia da rispettare, che c'è una procedura complessa". E il presidente della Rai ha osservato ancora: "Farei volentieri una tiratina d'orecchie ai miei colleghi: quanti titoli ho letto sul via libera al contratto di Fazio? Nessuno. Non ci casco a questo tipo di polemiche dopo 46 anni di mestiere".

"Nessuna emergenza nomine Rai3 e Tg3". Sempre parlando della terza rete Rai, Garimberti ha poi assicurato che "non c'è un'emergenza per quanto riguarda le nomine di RaiTre e Tg3", auspicando comunque una soluzione concordata. "Finora abbiamo varato le nomine solo dove c'erano delle urgenze, come nel caso del Tg1 dopo l'uscita di Riotta o del Tg2 con il passaggio di Mazza a RaiUno. Ma in questo caso - ha sottolineato il presidente - urgenze non ce ne sono". La questione nomine, ha sottolineato Garimberti, "spesso si confonde con l'esigenza di riflettere con calma se chi c'è va bene o meno. Si spera di trovare soluzioni concordate in un senso o nell'altro". Al prossimo cda, comunque, "certamente ci sono nomine. Abbiamo bisogno di farne, abbiamo tantissimi interim", ha concluso Garimberti.

(25 settembre 2009)
 
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