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Lucky (Due di Picche)
view post Posted on 23/9/2009, 13:34 by: Lucky (Due di Picche)




Approvato l'emendamento Freres che estende il provvedimento
Dure critiche del Pd che non partecipa alle operazioni di voto
Scudo fiscale, sì del Senato
Napolitano: "Valuterò il testo"

Anna Finocchiaro (Pd): "Il cartello di Medellin era più onesto"
Felice Belisario (Idv) "Un Paese dove violare la legge è la regola"


ROMA - "Nessun commento. Quando mi sarà trasmesso il testo da promulgare, approvato dal Parlamento, valuterò le eventuali novità". Lo ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in merito all'approvazione della norma sullo scudo fiscale contenuta nel decreto correttivo alle misure anti-crisi. Il provvedimento è passato al Senato questa mattina. Ora dovrà essere approvato dalla Camera.

Numerose le polemiche sull'estensione della copertura dello scudo anche per i capitali i cui titolari sono accusati di falso in bilancio. Il Pd, dopo aver richiesto la presenza in aula dei ministri Alfano e Tremonti, non ha partecipato alle operazioni di voto. A favore si sono espressi Pdl e Lega. Contro hanno votato Udc ed Idv con l'eccezione di Luigi Li Gotti che in dissenso dal gruppo dipietrista non ha partecipato alla votazione.

Il Pd lascia l'aula. Dopo aver richiesto la presenza dei ministri Alfano e Tremonti per rispondere alle critiche dell'opposizione, il gruppo parlamentare del Pd ha lasciato l'aula. Per il senatore D'Ambrosio le nuove misure che ampliano lo scudo fiscale sono "un'amnistia e violano la nostra Costituzione". In particolare, D'Ambrosio ha puntato il dito contro le norme che ampliano alle imprese estere controllate o collegate la sanatoria, avallando "trucchi vecchi come il mondo". Inoltre, il senatore del Pd ha evidenziato come trattandosi di un'amnistia la norma dovrebbe essere approvata "dai due terzi del Parlamento e non con una legge ordinaria".

Anna Finocchiaro, capogruppo dei democratici a Palazzo Madama, ha commentato: "Era più onesto il cartello di Medellin. In violazione di tutte le norme, si fanno rientrare capitali sulla cui costituzione nessuno indagherà mai e a si garantisce l'anonimato, in spregio a qualsiasi norma di civiltà giuridica".

Protesta Idv. 'Mafiosi e evasori ringraziano', 'Governo anti-italiano'. L'Italia dei Valori ha protestato in aula esponendo cartelli con slogan contro la norma. Per il presidente dei senatori dell'Italia dei Valori, Felice Belisario, "il governo consegna il nostro Paese ai poteri forti, alle bande malavitose e anche ai terroristi oltraggiando lo stato di diritto. L'Italia è diventata un paese dove violare la legge è la regola".

Non accolte le richieste dell'opposizione. Nessuna delle questioni poste dalle opposizioni sul decreto correttivo, dalla richiesta di trasferirlo in Commissione Giustizia, o la presenza dei ministri dell'Economia e della Giustizia in Aula, è stata considerata accoglibile dal presidente di turno dell'Assemblea del Senato, Vannino Chiti. "C'è una distinzione fra questioni di merito politico e questioni relative a regolamento e procedure. Da quest'ultimo punto di vista - ha spiegato Chiti - il parere della Commissione Giustizia non è consentito dal Regolamento. Il voto dei due terzi del Senato rispetto a una presunta norma di indulto non è consentito poichè questo emendamento non si qualifica come indulto. E i precedenti condoni - ha ricordato Chiti - non hanno visto procedersi con maggioranze come quelle richiamate".

Quanto alla presenza in Aula di Tremonti e Alfano, per Chiti si tratta di questioni politiche. "Il governo - ha però spiegato Chiti - è qui rappresentato dal ministro Vita e ha fatto conoscere il suo parere. I governi - ha puntualizzato - quando si esprimono lo fanno nella loro collegialità. La presidenza - ha concluso Chiti - non può accedere per questi motivi alle richieste delle opposizioni"

(23 settembre 2009)


In vista dell'imminente dibattito parlamentare sul contrastato tema del fine-vita
I Radicali consegnano al presidente della Camera oltre 3.300 testamenti biologici
L'impegno di Fini sul biotestamento
"Doveroso rispetto coscienza deputati"

Manconi: "C'è l'impegno alla massima serietà e pacatezza in un clima scevro da pregiudizi"



ROMA - Un auspicio affinché il dibattito sul testamento biologico "si svolga nel doveroso rispetto del diritto di ogni deputato di esprimersi secondo coscienza". A esprimerlo è stato il presidente della Camera, Gianfranco Fini, nel corso di un incontro con i radicali Marco Cappato, Luigi Manconi e Mina Welby, avvenuto nello studio del presidente della Camera a Montecitorio stamane. Il colloquio è stato chiesto dai Radicali per consegnare a Fini un dischetto contenente oltre 3.300 testamenti biologici raccolti online in questi mesi.

Gianfranco Fini si è impegnato a far sì che l'imminente dibattito parlamentare sulla legge sul fine-vita si svolga nel doveroso rispetto del diritto di ogni deputato di esprimersi secondo coscienza. Fini ha anche espresso l'auspicio che il dibattito si svolga "in un clima pacato e scevro da ogni pregiudizio".

Al termine dell'incontro gli esponenti radicali hanno spiegato il senso dell'iniziativa. Illustrate al presidente della Camera anche le prime valutazioni e indicazioni che emergono dallo studio dei dati raccolti. "Il presidente Fini - ha sottolineato Luigi Manconi - ha affermato con determinazione l'impegno a garantire che l'imminente dibattito si svolga con la massima serenità e pacatezza, in un clima scevro da pregiudizi e in un clima in cui la libertà e la piena coscienza del singolo parlamentare siano pienamente rispettate".

Cappato ha ricordato che questi 3300 testamenti biologici raccolti sono "già validi e vincolanti. Perché se la giurisprudenza ha riconosciuto la manifestazione della volontà, espressa in modo orale e ricostruita attraverso testimonianze, di Eluana Englaro, a maggior ragione una disposizione scritta ha valore e deve essere rispettata. Semmai - ha avvertito l'europarlamentare radicale - c'è chi vuole fare la corsa contro ciò che è possibile fare, cioè contro il testamento biologico".

Poi Cappato ha lanciato l'affondo contro la Rai: "Avremmo voluto spiegare queste cose in Tv, ma dal febbraio 2008 gli spazi per l'accesso sono sospesi" per una vicenda di "poltrone e sottopoltrone". "E' una violazione di legge, e su questa violazione presenteremo al presidente Fini un dossier documentato già nelle prossime ore". La vedova di Piergiorgio Welby ha consegnato a Fini il libro del marito Lasciatemi morire e ha ricordato come nel X municipio di Roma è aperto un registro per il testamento biologico e ogni settimana 20 persone si presentano su prenotazione per depositare le proprie volontà.

Con una lettera indirizzata a Silvio Berlusconi, venti deputati del Pdl chiedono al governo di invertire la rotta e approfondire la discussione prima di legiferare sul fine vita. Con l'iniziativa, promossa da Adolfo Urso, viceministro allo Sviluppo economico e segretario della fondazione Fare Futuro, insieme a Benedetto Della Vedova, i parlamentari chiedono che la legge sul biotestamento sia una "soft law", che non pretenda di regolare in modo tassativo il "fine vita" e che lasci invece spazio alla volontà dei singoli.

(23 settembre 2009)


Nello scontro a fuoco un soldato è stato colpito a un braccio, non è grave
E' stato soccorso ed è ricoverato presso l'ospedale militare di Herat
Afghanistan, attacco a italiani
un militare ferito a Shindand


ROMA - Nuovo attacco contro militari italiani in Afghanistan. Una pattuglia è stata presa di mira questa mattina a Shindand, nella provincia occidentale di Herat. Nello scontro a fuoco che ne è seguito un paracadutista è stato ferito in maniera non grave a un braccio: ha riportato la frattura del gomito destro e le sue condizioni non destano preoccupazioni.

L'episodio segue di sei giorni l'attentato a Kabul in cui hanno perso la vita sei parà e altri quattro sono rimasti feriti.

Il comando militare italiano a Herat ha confermato con una nota che "questa mattina, le forze di sicurezza afgane e i militari italiani sono stati attaccati da insorti nella località di Shindand", nell'ovest dell'Afghanistan, "mentre stavano effettuando un'operazione congiunta mirata al controllo del territorio". "Nel corso dello scontro" a fuoco "è rimasto lievemente ferito a un braccio uno dei militari italiani". Il soldato, "che non versa in pericolo di vita, è stato immediatamente soccorso ed è attualmente ricoverato presso l'ospedale militare di Herat", precisa il comunicato.

L'area di Shindand, nella provincia di Herat, è una di quelle segnate in rosso sulle mappe del contingente italiano, oggetto di allarmi quotidiani. Secondo una delle ultime segnalazioni di intelligence, i pericoli sarebbero concentrati nell'area a cavallo tra i distretti di Shindand e di Khaki Safed, dove sarebbero attivi due soggetti coinvolti in traffici illeciti e che rifornirebbero di armi un comandante talebano, Abdul Rahim Khan, a sua volta in contatto con elementi vicini a presunti ambienti deviati dei servizi segreti iraniani. Inoltre, un gruppo di insorti composto da dieci estremisti sarebbe impegnato in sequestri di persona, traffico di armi e contrabbando di droga.

Attacchi a militari italiani e di altre nazionalità nell'area di Shindand sono frequenti: tra gli episodi, due attentati con autobomba, uno il 3 luglio scorso, con due feriti lievi, e un altro il 27 marzo, senza feriti; il 9 novembre dell'anno scorso, in un attentato suicida nella stessa zona, morirono due militari spagnoli. La minaccia maggiore, nell'ovest, continua però ad essere segnalata nella provincia di Farah (a sud di quella di Herat e a ridosso del distretto di Shindand), dove "due formazioni ostili" di circa 120 elementi ciascuna intenderebbero realizzare, "a breve", imboscate nei confronti dei convogli dei militari Nato (e dunque soprattutto italiani) nei distretti di Bakwa e di Bala Baluk.

(23 settembre 2009)


Slitta il faccia a faccia tra il dg Rai e il numero uno dell'Agcom. ma la presenza
del giornalista, con contratto o come ospite, è praticamente sicura
Annozero salta incontro Masi-Calabrò
La redazione: "Travaglio da noi ci sarà"




ROMA - Il caso Santoro-Annozero ancora sotto i riflettori: oggi infatti è slittato l'atteso incontro tra il direttore generale della Rai, Mauro Masi, e il presidente dell'Autorità delle comunicazioni, Corrado Calabrò. Il faccia a faccia avrebbe dovuto tenersi oggi, ed era stato richiesto dallo stesso Masi per approfondimenti sulla questione del contratto di Marco Travaglio. Giornalista la cui presenza è indispensabile, per Santoro ("senza di lui non c'è Annozero", ha dichiarato ieri); ma su cui l'azienda ha sollevato perplessità.

I contatti tra Rai a Agcom, comunque, sono in corso. Viale Viale Mazzini ha inviato la documentazione all'organismo di garanzia. Dalla redazione di Annozero, però, fanno sapere di essere ormai certi della presenza di Travaglio: o con contratto, o come ospite, sicuramente lui ci sarà.

Intanto oggi Santoro, dai microfoni di radio Città Futura, continua a parlare della mancanza di libertà d'informazione nel nostro paese. ''La situazione in Italia è molto dura e difficile e i colleghi che si ribellano vengono puntualmente puniti ed emarginati. Tutto questo perché il sistema informativo italiano non e' libero''. E ancora: "Fanno molta fatica persino i giornalisti di un quotidiano importante come il Corriere della Sera, perche' attraverso Mediobanca Silvio Berlusconi può avere una interferenza diretta dentro la testata''.

(23 settembre 2009) Tutti gli articoli di politica


In Lombardia due operai cadono da 15 metri: uno morto e l'altro in fin di vita
Ad Arco un marocchino decapitato dalla ruspa nel primo giorno di impiego
Ancora incidenti sul lavoro
due morti a Brescia e in Trentino


ROMA - Due morti e un uomo in fin di vita è il tragico bilancio di due incidenti sul lavoro. Un operaio è morto e un altro è rimasto gravemente ferito precipitando da un'altezza di 15 metri a Brescia mentre un operaio marocchino è morto decapitato dalla lama di un escavatore con cui stava lavorando in un cantiere ad Arco, in Trentino.

Il primo incidente sul lavoro è avvenuto nello stabilimento siderurgico della "Ori Martin" di Brescia. I due, titolare e dipendente della "Sm Lattoneria Brescia", una ditta specializzata nella sistemazione dei tetti, sono precipitati dal cestello di una piattaforma che si è sganciato all'improvviso. Per il primo, Alberto Simoncelli, 43 anni, titolare della ditta, i medici non hanno potuto far altro che constatare il decesso. Il secondo, Gabriele M., 47 anni, è ricoverato in gravissime condizioni presso gli ospedali civili della città lombarda, dove è stato sottoposto a un intervento d'urgenza per salvargli la vita. Del caso si occupa la polizia.

Secondo una prima ricostruzione le due vittime stavano eseguendo dei lavori di manutenzione al tetto di un capannone dello stabilimento siderurgico, quando intorno alle 9, il cestello sul quale si trovavano si è prima inclinato facendo volare nel vuoto gli operai, per poi staccarsi definitivamente dalla piattaforma.

I sanitari del 118 intervenuti non hanno potuto fare altro che constatare il decesso del primo, presumibilmente morto sul colpo, mentre il suo collega è stato trasportato in codice rosso all'ospedale bresciano. Appena appresa la notizia del terribile incidente, la Rsu e i sindacati metalmeccanici della storica acciaieria bresciana hanno indetto uno sciopero immediato fino alle 10 di domani mattina.

Il secondo incidente è avvenuto ad Arco, nel parco Braille, vicino all'ospedale, poco prima delle 10. Secondo una prima ricostruzione, Said Karroui, 37 anni, residente ad Albenga (Savona), al suo primo giorno di lavoro, alla guida di una piccola ruspa stava effettuando lavori di pulizia su una stradina in forte pendenza quando, all'improvviso, ha perso il controllo del mezzo che è rotolato in una scarpata per alcune decine di metri. Dopo essere stato sbalzato dal sellino, è stato decapitato dalle lame montate sull'escavatore. Accertamenti sono stati avviati dai carabinieri per chiarire l'esatta dinamica dell'infortunio. Pare che l'operaio non fosse assicurato al mezzo con le cinture.
(23 settembre 2009)


Il retroscena Le grandi manovre sotterranee sul futuro della rete e del Tg
non si fermano con la partenza di Anno Zero, Report e Che tempo che fa

Il Pdl pronto al blitz su RaiTre
Masi spinge per Minoli e Berlinguer



Michele Santoro e Massimo Liofredi

di CARMELO LOPAPA
ROMA - La tentazione del blitz. Del doppio blitz. Cambio al vertice di Raitre e Tg3 già nel consiglio di amministrazione di domani o, al più tardi, della prossima settimana, e di una riforma lampo della legge sulla par condicio, entro fine anno. Silvio Berlusconi prima di partire per gli Stati Uniti ha chiesto che il suo input non cada nel vuoto. Dai vertici filo governativi in Rai al Pdl in Parlamento, l'esercito è mobilitato.

Sotto osservazione le trasmissioni finite nella lista nera di Palazzo Chigi - "Annozero" e "Report", "Che tempo che fa" e "Parla con me" - che a questro punto partiranno comunque anche se i bastoni piazzati tra le ruote in corsa, ultimo il contratto di Travaglio, ne hanno rallentato i tempi. Ma la partita per la normalizzazione della riserva indiana della terza rete e della rottura delle catene della par condicio per poter dilagare in tv, ecco, questa partita il presidente del consiglio non intende perderla.

Così, il Pdl blinda e porta avanti ormai apertamente la nomina di Giovanni Minoli per Raitre: se l'operazione andasse in porto, il conduttore di "La storia siamo noi" prenderebbe il posto di Paolo Ruffini. Le motivazioni con le quali il direttore generale Mauro Masi supporterebbe la proposta in cda si baserebbero anche sull'imminente pensionamento del giornalista, giusto sei mesi. Poi, assestati gli equilibri all'interno del Pd dopo il congresso di ottobre - questa la tesi - si procederebbe alla nomina definitiva.

Ma in sei mesi, ribattono consiglieri di amministrazioni e parlamentari di centrosinistra, ci sarebbe tutto il tempo di "normalizzare" la riserva indiana. Il binomio delle nomine porterebbe poi la giornalista Bianca Berlinguer al posto di Antonio Di Bella alla direzione del tg. Rainews 24 e Rai-international sono le altre pedine in movimento, ma la caccia grossa è su Raitre.
Il secondo fronte, nella strategia d'autunno del Cavaliere in vista delle Regionali di marzo, investe la par condicio in tv.

L'obiettivo, come spiega il viceministro alle Comunicazioni Paolo Romani, è riformare la legge con criteri "proporzionali". In soldoni, per assegnare il 38-40 per cento della tribuna al Pdl, il 25-30 al Pd, il resto agli altri. Il concetto è lo stesso esternato anche di recente dal presidente del Consiglio e ripetuto ieri dal suo viceministro: "Inaudito che un partito di ciambellani stanchi con lo 0,01 abbia lo stesso peso di altri partiti". Da Casini a Di Pietro fino ai democratici sono già pronte le barricate.

Intanto, a Viale Mazzini il caso Travaglio assume sempre più i contorni del pasticcio. Il presidente dell'Agcom Corrado Calabrò non ha gradito affatto il coinvolgimento in una vicenda sulla quale la responsabilità #se firmare o meno# ricadrebbe sul solo dg Rai Mauro Masi. Non fosse altro perché l'organismo di garanzia, come ribadirà oggi pomeriggio Calabrò al direttore nel faccia a faccia richiesto da quest'ultimo, non ha alcun potere di intervento preventivo su "Annozero".

Masi non demorde, "non posso assumermi da solo quella responsabilità, non intendo rischiare di tasca mia e per quelle cifre", va ripetendo ai suoi facendo leva sul tetto massimo delle sanzioni pecuniarie alle quali in teoria potrebbe incorrere la Rai in caso di violazione degli obblighi di servizio pubblico: il 3% del fatturato, circa 90 milioni di euro. Ecco perché del contratto di Travaglio il dg Rai, dopo il confronto di oggi con Calabrò e l'audizione in Vigilanza, tornerà a investire domani il cda.

"L'obiettivo è quello di responsabilizzare il giornalista - spiega Giorgio Lainati, Pdl, vicepresidente in Vigilanza - dato che poi a risponderne è l'editore, cioè la Rai. Qualcuno dovrebbe ricordare che a un certo punto Canale 5 decise di chiudere "Sgarbi quotidiani" quando le perdite economiche derivanti dalle querele hanno coperto gli introiti pubblicitari". Quel che appare ormai improbabile è che Marco Travaglio firmi il suo contratto prima della puntata di domani sera. Parteciperà da ospite, come promette Michele Santoro: "E ha già preparato una bella botta su Tarantini".

(23 settembre 2009)
 
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96 replies since 6/8/2009, 10:36   4895 views
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