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Lucky (Due di Picche)
view post Posted on 18/9/2009, 13:06 by: Lucky (Due di Picche)




I sostenitori dell'opposizione in corteo a sostegno della Palestina
Intervengono le forze di sicurezza: botte e persone in manette
Tensione a Teheran, scontri in piazza
Aggressione a Khatami e Moussavi
Ci sarebbero anche dei feriti. Per le strade della capitale
iraniana decine di migliaia di manifestanti




TEHERAN - Torna a salire le tensione in Iran. Decine di migliaia di manifestanti stanno sfilando per le strade della capitale Teheran e si dirigono verso l'università gridando slogan pro Moussavi (il candidato sconfitto alle elezioni di giugno) in occasione di un corteo organizzato dal governo a sostegno dei palestinesi. Testimoni riferiscono di aver visto le forze di sicurezza caricare e picchiare i sostenitori di Moussavi, arrestandone anche una decina e ferendone almeno due.

Aggrediti Khatami e Moussavi. L'ex presidente riformista Mohammad Khatami, arrivato in piazza insieme ai suoi sostenitori, è stato aggredito e costretto ad abbandonare la manifestazione. Secondo quanto si legge su Twitter e sul sito internet riformista Parlemaan, Khatami è stato circondato da persone (probabilmente vicini al figlio del direttore del quotidiano ultraconservatore "Kayhan") che gli hanno strappato i vestiti e fatto cadere il turbante. Difeso da alcuni manifestanti, è riuscito ad allontanarsi illeso. E anche il capo dell'opposizione Mir Hossein Moussavi, sconfitto alle elezioni del 12 giugno che hanno scatenato la protesta dei "fazzoletti verdi", ha subito un attacco da parte dei sostenitori del governo. I manifestanti filogovernativi hanno circondato la sua auto colpendola con calci e pugni al grido di "morte a Moussavi l'ipocrita", costringendolo ad allontanarsi.

E' la prima grande manifestazione di piazza dell'opposizione dal 9 luglio. C'è grande tensione nel centro della città ora che un altro corteo, filogovernativo, sta sfilando in direzione dell'università, dove a mezzogiorno dovrebbe tenere un discorso il presidente Ahmadinejad.

I manifestanti hanno approfittato delle celebrazioni anti israeliane per la Giornata di "Quds", cioè Gerusalemme, che si svolgono ogni anno in segno di solidarietà nei confronti del popolo palestinese. Vestiti di verde, i contestatori, tra cui moltissime giovani donne, fin dall'inizio dei cortei hanno occupato i punti strategici della capitale, per poi muoversi fino alla centralissima piazza Vali Asr e all'università. La folla grida slogan a sostegno di Moussavi, reclamando anche la scarcerazione dei dissidenti imprigionati nei mesi scorsi. Ma contro di loro hanno subito marciato gli agenti in tenuta anti sommossa e i membri della milizia islamica Basiji. Proprio ieri era stato diramato un avviso che metteva in guardia il popolo iraniano dal tentare manifestazioni di protesta in occasione dei cortei anti israeliani, avvertendo che sarebbero state stroncate "con decisione".

Il discorso di Ahmadinejad. Il contestato presidente iraniano, intanto, ha iniziato a parlare all'università di Teheran. Parole dure contro Israele, considerato "responsabile delle guerre in Iraq e Afghanistan, istigate dai sionisti". Rivolgendosi ai paesi occidentali, poi, ha dichiarato che "l'Olocausto è stato usato come pretesto per fondare lo stato di Israele". E ha aggiunto: " Se veramente è avvenuto lo sterminio, perché non si consentono ricerche per verificare i fatti?". Tornando alle proteste sui brogli, poi, ha afermato: "Quelle del 12 giugno sono state le elezioni più libere della storia dell'umanità".

(18 settembre 2009)


E' comparso ieri sera sul social network e stamane è stato cancellato
Altri gruppi con oltre cinquecento adesioni ne hanno chiesto l'immediata eliminazione
Su Facebook un gruppo agghiacciante
"Esultiamo per i militari morti a Kabul"


ROMA - Un gruppo su Facebook di persone che "esultano per la morte dei militari italiani a Kabul". E' nato ieri sera, fondato da una sedicente ragazza bionda (foto probabilmente falsa) che si fa chiamare Sofia B. Questa mattina è già stato rimosso e cancellato dagli amministratori del social network con la seguente spiegazione: "Questo messaggio presentava contenuti che sono stati rimossi o resi invisibili in base alle impostazioni sulla privacy". Al suo posto ci sono quattro altri gruppi con circa cinquecento adesioni complessive che ne chiedono l'immediata eliminazione.

Ma davvero alcune persone possono essere così folli da esultare per la strage di Kabul? Il mistero, per ora, resta. Gli esperti di Facebook dicono che tutte le ipotesi sono valide: dall'estremismo politico (ma il linguaggio non sembrava quello tipico di questi settori), alla provocazione volta a suscitare reazioni giustamente inferocite e a far agire la censura di Facebook, alla goliardata cretina.

(18 settembre 2009)

TESTE DI CAZZO!


La Russia apprezza l'annuncio del presidente Usa sulla nuova strategia militare
Sospeso il progetto di installare sul Baltico razzi e radar contro le postazioni americane
Scudo, Mosca risponde ad Obama
"Congelati i missili a Kaliningrad"



Il presidente russo Medvedev
MOSCA - Se Obama archivia lo scudo antimissile di Bush, Mosca congela i missili a Kaliningrad. La risposta alle parole del presidente americano non si è fatta attendere. "Mosca ha annunciato che congelerà le misure militari programmate in risposta allo scudo antimissile Usa nell'Europa dell'est": lo ha detto una fonte diplomatico-militare all'agenzia Interfax. Tra le misure di risposta russa c'erano anche i missili Iskandernell'enclave baltica di Kaliningrad e un radar per disturbare quello previsto nella Repubblica Ceca dal progetto Usa.

"La rinuncia da parte di Washington al terzo anello di difesa antimissilistico - spiega la diplomazia russa - non passerà inosservata e il complesso di misure che si era programmato in risposta all' installazione dei siti dello scudo americano in Europa sarà congelato, probabilmente del tutto cancellato".

Il "nuovo approccio" americano alla difesa antimissile era stato annunciato ieri dal presidente degli Stati Uniti. Con una dichiarazione ufficiale, Barack Obama spiegava di aver definitivamente accantonato il progetto della precedente amministrazione di costruire uno scudo antimissile in Polonia e Repubblica Ceca.

Secondo il segretario alla Difesa Robert Gates il piano di difesa missilistico Bush è stato abbandonato perché mutato è il programma strategico iraniano, che ad oggi punta principalmente su missili a corto e medio raggio. Fino ad oggi, invece, Teheran puntava su vettori intercontinentali. "Il nuovo piano - ha spiegato il segretario della Difesa - presenta molti vantaggi: lo scudo sarà pronto con sette anni di anticipo rispetto al piano Bush (2011 anziché 2018), e l'impiego iniziale di navi al posto delle basi fisse darà al Pentagono più flessibilità e maggiori capacità di eludere attacchi nemici".

La risposta della Nato. Il segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen si è dichiarato molto contento dei risultati ottenuti nei Balcani grazie alla collaborazione con la Russia. E ha proposto addirittura di "esplorare la possibilità di legare i sistemi di difesa missilistica di Usa, Nato e Russia". Secondo il numero uno della Nato, infatti "i nostri Paesi e i nostri eserciti diventeranno tutti sempre più vulnerabili ad attacchi missilistici". E l'ambasciatore russo presso la Nato Dmitri Rogozin ha giudicato "molto positive" le proposte di cooperazione rafforzata fatte da Rasmussen.

(18 settembre 2009)


Vittima un 25enne di Roncà, picchiato e derubato in un centro commerciale
La ragazza non sopportava più la sua insistenza. Ma ora è stata denunciata
Verona, lui la molesta in chat
lei lo fa rapinare per vendetta


VERONA - Corteggiare troppo insistentemente una ragazza in chat può essere pericoloso. Lo ha scoperto a sue spese un impiegato venticinquenne di Roncà, piccolo comune in provincia di Verona. Da tempo perseguitava su internet una ragazza conosciuta in rete, che dopo un po' si è stancata delle sue attenzioni. E così, insieme al fratello e ad altri due amici, ha architettato la vendetta. Ha dato appuntamento al corteggiatore in un centro commerciale di Monteforte e, mentre lo aspettava, i ragazzi, poco lontani, hanno messo in scena una rissa. Il venticinquenne è intervenuto per dividerli, ma è stato preso a calci e pugni dal gruppetto che lo ha anche derubato di 170 euro.

I Carabinieri di Monteforte, però, hanno scoperto il raggiro, e la ragazza e i suoi complici sono stati denunciati per rapina e lesioni. Mentre il "molestatore", medicato in ospedale per contusioni alla testa e al volto, guarirà in sette giorni.

(18 settembre 2009)


L'ex numero del gruppo assicurativo e l'ex governatore
di Bankitalia compariranno davanti al giudice a febbraio
Unipol, Fazio e Consorte a giudizio
per la tentata scalata a Bnl




MILANO - Rinviato a giudizio. Per la scalata di Unipol a Bnl del 2005, andranno a processo l'ex governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio, e l'ex numero uno di Unipol Giovanni Consorte. Tra le accuse l'ostacolo all'autorità di vigilanza, l'aggiotaggio e l'insider trading. Il processo a Milano inizierà il primo febbraio. Contemporaneamente, per quanto riguarda la vicenda del riacquisto di obbligazioni Unipol, Consorte e Ivano Sacchetti saranno processati a Bologna.

Il giudice ha mandato a processo tra gli altri anche l'allora direttore generale di Unipol, Carlo Cimbri, i banchieri Giovanni Zonin e Giovanni Alberto Berneschi, ai tempi rispettivamente presidente di Banca Popolare di Vicenza e Carige, e anche tutti i cosiddetti contropattisti tra cui gli immobiliaristi Stefano Ricucci e Danilo Coppola e Vito Bonsignore.
Tra gli imputati prosciolti ci sono le banche Nomura e Credit Suisse First Boston con i loro esponenti e l'imprenditore Marcellino Gavio.Tra i rinvii a giudizio c'è anche Deutsche Bank e inoltre la stessa compagnia assicuratrice Unipol.

"Accolgo con sorpresa e stupore la decisione del gup del tribunale di Milano - dice Consorte - I fatti in sede di dibattimento mi daranno ragione". La strategia è quella di dare ampia visibilità al processo: "Il primo passo in questa direzione sarà quella di richiedere lo svolgimento del processo Bnl alla presenza dei principali organi di comunicazione".

(18 settembre 2009)


La procura: doppio negoziato durato per tre anni. Il vice
presidente del Csm ascoltato per più di due ore a Roma

Trattativa tra Stato e mafia
Interrogato Nicola Mancino





PALERMO - È l'unico uomo politico - al tempo era ministro degli Interni - che ha parlato di una "trattativa" che qualcuno voleva fare con la mafia. È l'unico uomo politico che ha spiegato perché quella "trattativa" è stata respinta "anche come semplice ipotesi di alleggerimento dello scontro con lo Stato". Diciassette anni dopo le stragi siciliane e due mesi dopo le sue prime dichiarazioni sulle tragiche vicende avvenute nell'estate del 1992, il vicepresidente del Csm Nicola Mancino sfila come testimone davanti ai magistrati di Palermo e di Caltanissetta.

Un interrogatorio di quasi tre ore a Roma, un faccia a faccia dell'ex ministro con i procuratori Messineo e Lari e gli aggiunti Di Matteo e Gozzo per ricostruire chi aveva intavolato le trattative, a cosa puntavano, chi dentro lo Stato non ha voluto accettare il ricatto di Cosa Nostra. Il verbale di interrogatorio è stato secretato. Se alla procura di Caltanissetta s'indaga sui massacri in Sicilia (Capaci e via D'Amelio nella primavera-estate del 1992) e se alle procure di Firenze e di Milano s'indaga sugli attentati del 1993 (le bombe in via dei Georgofili, a San Giorgio al Velabro, in via Palestro), alla procura di Palermo s'indaga sulla "trattativa" fra mafia e Stato. È un'inchiesta parallela a quelle sulle stragi, avviata qualche anno fa su un episodio specifico - la mancata cattura di Bernardo Provenzano il 31 ottobre 1995, imputati per favoreggiamento il generale dei carabinieri Mario Mori e il colonnello Mauro Obinu - e ormai diventata il "contenitore" di tutte le investigazioni su ciò che è avvenuto in Sicilia prima e dopo le uccisioni di Falcone e Borsellino.

L'inchiesta di Palermo ha scoperto negli ultimi mesi che ci sono state non una, ma ben due "trattative". La prima viene datata fra la morte di Falcone e quella di Borsellino, la seconda sarebbe stata avviata dopo la cattura di Riina da Bernardo Provenzano e con "un esponente di rilievo della nascente formazione politica". Secondo le dichiarazioni di almeno due pentiti e di Massimo Ciancimino, il partito sarebbe Forza Italia e l'interlocutore di Provenzano sarebbe stato Marcello Dell'Utri. La prima e la seconda "trattativa" sono collegate fra loro: nelle indagini l'anello di congiunzione sarebbe proprio la mancata cattura di Provenzano. Un arresto sfumato "conseguenza" dell'accordo fra pezzi dello Stato e mafia. Oggi i procuratori sono certi che la "trattativa" (o le "trattative") fra Corleonesi e apparati non sono durate soltanto qualche mese ma almeno tre anni. Fino agli ultimi mesi del 1995.

Nicola Mancino non è il solo uomo politico che ha testimoniato su quei tentativi di "avvicinamento" dei mafiosi. A metà luglio, dopo diciassette anni di silenzio, si è presentato alla procura di Palermo anche l'ex presidente della commissione parlamentare antimafia Luciano Violante per raccontare di tre contatti avuti con il generale Mori. L'ufficiale dei carabinieri gli aveva proposto un incontro "privato" con Vito Ciancimino. Violante rifiutò, chiese al generale se di quella voglia di parlare di don Vito era stata informata l'autorità giudiziaria, il generale gli rispose "che era una cosa politica".

Anche su questo ha testimoniato nei mesi scorsi Massimo Ciancimino, il figlio dell'ex sindaco di Palermo. Lui ha fatto ritrovare ai magistrati tre frammenti di lettere indirizzate fra il 1991 e il 1994 a Berlusconi, lettere provenienti a quanto pare da Provenzano dove si facevano velate minacce e si parlava del "contributo politico" che lo stesso Provenzano avrebbe voluto offrire a una "nuova formazione politica". Atti e verbali di interrogatorio che, ieri, dovevano finire nel processo d'appello dove il senatore Dell'Utri è imputato per concorso esterno in associazione mafiosa. Ma la Corte ha respinto la richiesta dell'accusa perché "dall'esame dei contenuti dei verbali di interrogatorio di Massimo Ciancimino emerge un quadro confuso ed oltremodo contradditorio".

(18 settembre 2009)


Uscendo dall'obitorio per il riconoscimento della figlia, la donna ha giustificato il marito
L'uomo accusato di omicidio pluriaggravato dalla premeditazione e dal rapporto di parentela
Sanaa, parla la madre: "Forse ha sbagliato lei"
Il sindaco di Azzano Decimo: "Qui è indesiderata"




MONTEREALE VALCELLINA (PORDENONE) - A 48 ore dall'omicidio di Sanaa, la diciottenne marocchina uccisa dal padre perché aveva deciso di andare a vivere con il fidanzato italiano di 31 anni, la madre della giovane perdona il marito. "Forse - dice riferendosi alla figlia - ha sbagliato lei".

El Ketawi Dafani, 45 anni, martedì sera nel bosco di Grizzo di Montereale Valcellina (Pordenone) ha sgozzato la figlia, perché amava un giovane italiano, Massimo De Biasio, con il quale stava per andare a convivere.

Dafani è stato arrestato. La moglie, Fatna, 42 anni, casalinga, oggi ha parlato: "Perdono mio marito. Ha commesso un gesto orrendo, ma è mio marito, il padre di altre mie due figlie (di nove e quattro anni, ndr). Forse ha sbagliato Sanaa", ha detto all'imam di Pordenone, Mohamed Ovatiq, che dopo il sequestro della casa dove la famiglia Dafani viveva, a Piezzo di Azzano Decimo (Pordenone), l'ha ospitata insieme alle figlie. "Mio marito voleva bene a Sanaa", ha detto all'uscita dell'obitorio di Pordenone dove stamattina ha dovuto riconoscere il cadavere della figlia. Ha raccontato che Sanaa si comportava bene, ma il marito non voleva che uscisse di sera. La voleva sempre con sé, per poterla controllare. "Le mandava sempre messaggi: vieni a casa".

Le parole della donna hanno suscitato l'immediata reazione del sindaco di Azzano Decimo, Enzo Bortolotti, segretario provinciale della Lega Nord: "Da oggi, visto che ha detto che sua figlia ha sbagliato perché non si comportava da brava musulmana, nel nostro comune la mamma di Sanaa è indesiderata. Era nostra intenzione aiutare lei e le due figlie ma a questo punto aiuteremo soltanto le bambine".

Ha parlato anche De Biasio, ricoverato all'ospedale di Pordenone per le ferite riportate nel tentativo di difendere la giovane. Ha spiegato che il padre della ragazza non accettava né la differenza d'età tra lui e Sanaa, né quella di mentalità. "L'aveva scritto anche nei messaggi - ha raccontato - che se ci avesse visti insieme ci avrebbe uccisi". L'ultimo dono del giovane alla sua fidanzata, un cuscino a forma di cuore con la scritta "Per sempre Massimo", è stato fatto appendere a un'albero nel bosco di Grizzo, proprio nel punto in cui la giovane è stata uccisa con un coltello acquistato poche ore prima.

Per domani è stata fissata nel carcere di Pordenone l'udienza di convalida del fermo di El Ketawi Dafani. "E' consapevole che sta rischiando l'ergastolo", ha detto il suo difensore, l'avvocato Leone Bellio, che oggi lo ha brevemente incontrato in carcere. Le accuse sono pesanti: omicidio pluriaggravato dalla premeditazione e dal rapporto di parentela e tentato omicidio per le ferite inferte a De Biasio.

(17 settembre 2009) Tutti gli articoli di cronaca


Preso dalla GdF all'aeroporto. Ha fornito le ragazze per le feste del premier Berlusconi
Indagato per gli appalti nella sanità pugliese è accusato di aver fornito cocaina ai party
Inchiesta Bari, fermato Tarantini
l'imprenditore delle escort

Il pm: "Rischio di inquinamento delle prove ed un reale pericolo di fuga"



BARI - Fermato l'imprenditore delle escort. Gianpaolo Tarantini è stato fermato all'aeroporto di Bari. Al centro delle inchieste sugli appalti nella sanità in Puglia e sul giro di escort invitate alle feste nelle residenze di Silvio Berlusconi, l'imprenditore è stato fermato dalla Guardia di finanza per "spaccio di sostanze stupefacenti". "Ho ordinato il provvedimento - ha spiegato il procuratore della Repubblica Antonio Laudati - perché c'era un forte rischio di inquinamento delle prove ed un reale pericolo di fuga".

Nell'agosto scorso era stato fermato con la stessa accusa Massimiliano Verdoscia, l'uomo che presentò a Tarantini Patrizia D'Addario, la escort che ha raccontato di aver preso mille euro dall'imprenditore per trascorrere una notte a palazzo Grazioli in compagnia del presidente del Consiglio. Insieme a Verdoscia, finì agli arresti anche Stafano Iacovelli, accusato di comprare e distribuire la cocaina ai party che Tarantini organizzava per conquistarsi amicizie politiche utili a favorire la sua azienda specializzata nelle forniture sanitarie.
(18 settembre 2009)


Il dg della Rai si assume tutta la responsabilità
Il presidente Garimberti: Un errore spostare Ballarò"
Rai, Masi "salva" il premier
"Colpa mia il flop di Porta a Porta"
Pressing del centrodestra per Minoli a Rai3. No dei consiglieri di minoranza



ROMA - "Mi assumo per intero la responsabilità di aver anticipato in prima serata la puntata di "Porta a porta" e del rinvio di "Ballarò"". Il direttore generale Rai Mauro Masi si fa carico del flop di ascolti che ha affondato il salotto di Vespa, ospite Silvio Berlusconi, e dunque della rivoluzione dei palinsesti che in settimana ha scatenato una tempesta politica.

L'"amministratore" di Viale Mazzini parla dinanzi al consiglio di amministrazione Rai riunito per quattro ore sui nodi che arroventano il clima in azienda e fuori da giorni. Tenta soprattutto di allontanare accuse e sospetti sul presidente del Consiglio e su Bruno Vespa per la gestione dell'intera vicenda. Il presidente della Rai, Paolo Garimberti, introducendo i lavori, aveva ribadito tutte le sue perplessità sul premier ospite unico del salotto di Raiuno, sulla trasmissione anticipata alle 21, sul rinvio forzato di "Ballarò", sugli affondi senza contraddittorio del presidente del Consiglio contro stampa, Raitre e opposizioni.

"Sbagliati i modi, sbagliati i tempi" secondo il numero uno dell'azienda. Ancora ieri sera, a "Ballarò", Pier Ferdinando Casini parlava di "straordinario apparato propagandistico del governo" e dell'"eccesso di zelo del dg, che ha modificato il palinsesto per favorire il premier senza prevedere che la gente poi si stufa dei monologhi: ma vi immaginate la Merkel che si impone in prima serata?" I cinque consiglieri di centrodestra, nella riunione di ieri, hanno fatto quadrato attorno al direttore Masi, i loro colleghi di opposizione hanno contestato ancora la scelta punita dagli ascolti (Porta a porta al 13% di share, contro il 22 della fiction Mediaset).

Altro nodo rovente, quello delle trasmissioni prese di mira dal premier Berlusconi. "Annozero" in testa. Il format di Michele Santoro prenderà il via regolarmente giovedì 24 settembre, ha assicurato Mauro Masi, unica incognita il contratto di Marco Travaglio, "per motivi legali, perché in passato la mancanza di contraddittorio agli interventi del giornalista ha creato problemi, più volte l'Agcom ha diffidato "Annozero", per non dire dei rischi economici di quegli interventi". Da qui la proposta del dg di rimettere al cda la scelta sul contratto più "caldo" della squadra di Santoro (gli altri confermati). Ma quella decisione spetta al direttore, hanno ribattuto tutti i consiglieri, pidiellini compresi. La firma allora arriverà entro lunedì, ha garantito Masi, lasciando intendere che il contratto di Travaglio però sarà condizionato da clausole legali. Sbloccato dopo qualche titubanza, invece, il contratto per le 128 puntate di "Parla con me" di Serena Dandini, in onda dal 29 settembre al 28 maggio.

Resta aperta la partita delle nomine dei direttori di RaiTre e Tg3. Insistente il pressing del Pdl perché tutto si sblocchi nel cda di giovedì prossimo, dopo l'audizione di Masi in Vigilanza. Il nome che il centrodestra sponsorizza per la Rete guidata finora da Paolo Ruffini è quello di Giovanni Minoli. I consiglieri di centrosinistra fanno quadrato attorno alla "riserva indiana", l'unica, dell'opposizione in Rai. Molto più probabile, stando a quanto filtra dal cda, che a sbloccarsi la settimana prossima siano altre nomine, da Rainews alle vicedirezioni dei tg.

(18 settembre 2009)


Non ci permettiamo di mandare avvertimenti alla Corte"
"Il nostro non è stato un giudizio politico, ma giuridico"
Lodo Alfano, l'Avvocatura precisa
"Nessun avvertimento alla Consulta"




ROMA - "Alla Corte Costituzionale non ci permettiamo di mandare avvertimenti di qualunque tipo sulle possibile conseguenze negative di un pronuncia di incostituzionalità del 'lodo Alfano". Le dimissioni di una delle cariche previste dalla legge sono state ipotizzate solo in via teorica ed estrema" Dopo quella che è stata definita una pronuncia più "politica" che giuridica l'avvocato generale dello Stato, Oscar Fiumara, precisa così il senso delle parole scritte ieri e difende la 'ratio' della norma che sospende i processi nei confronti delle quattro più alte cariche dello Stato.

"In 133 anni di attività - dice Fiumara -, l'Avvocatura generale ha sempre parlato in linea di diritto. E infatti la memoria scritta dal collega Glauco Nori non si riferisce mai ad alcuna delle persone attualmente in carica. Noi prendiamo in considerazione solo le quattro cariche interessate dal Lodo chiunque sia oggi o domani il titolare della carica. Perchè se la legge verrà dichiarata legittima sarà applicabile anche in futuro".

Per Fiumara quel paventare il rischio di dimissioni del premier in caso di bocciatura del Lodo (che ha fatto discutere), è solo "un'ipotesi teorica portata all'estremo per rilevare la delicatezza delle questioni".

Fiumara ribadisce che la pronuncia puntava a contemperare due interessi fondamentali: "Quello generale a che il presidente del Consiglio svolga le funzioni pubbliche previste dalla Costituzione, e quello privato perchè possa difendersi nel caso in cui sia imputato" di un reato extrafunzionale. Il 'lodo', insiste l'Avvocatura, prevede una soluzione che non è un'immunità, ma una sospensione temporale del processo. "Se questa sia la scelta migliore ce lo dirà la Corte Costituzionale - prosegue Fiumara -. Pronostici non ne faccio mai. Ma ci tengo a ribadire che non è assolutamente fuori dalle righe nè ha inviato alla Corte un avvertimento per conto di chicchessia".
(17 settembre 2009) Tutti gli articoli di politica


Secondo l'Istat a luglio gli ordinativi sono saliti del 3,2%
La ripartenza è legata all'export, mentre stenta ancora il mercato interno
Industria, cresce il fatturato
A luglio in ripresa anche gli ordini


ROMA - Ripartono gli ordini dell'industria e il fatturato. Grazie soprattutto alle vendite all'estero. A luglio - rileva l'Istat - gli ordinativi sono cresciuti del 3,2%, il dato migliore da gennaio 2008. Rispetto a luglio 2008, invece, si registra un calo del 23,2%. Gli
ordinativi nazionali hanno registrato un calo del 2,9% e quelli esteri una crescita del 15,6%. Segno positivo anche per il fatturato, in aumento dello 0,7% rispetto a giugno quando era sceso dell'1,6%. I dati degli ordinativi sono stati espressi in termini grezzi, quelli del fatturato sono stati invece corretti per gli effetti di calendario.

Per il fatturato, segnala l'Istat, a giugno si è registrato un ulteriore calo congiunturale dell'1,6%. L'Istat sottolinea il dato negativo tendenziale soprattutto per la fabbricazione dei mezzi di trasporto con un -24,5% per il fatturato e un -46,6% per gli ordini tra luglio 2009 e luglio 2008. E' andata anche la metallurgia e la fabbricazione dei prodotti in metallo con un -36,5% per il fatturato e -38,1% per gli ordini.

Auto. Tra i vari comparti, il fatturato degli autoveicoli ha segnato a luglio un calo del 25% annuo, mentre gli ordinativi sono scesi del 21,8%. Nel mese di luglio il fatturato nazionale ha segnato un calo del 12,5% (-25,8% a giugno) mentre quello estero è sceso del 37,1% (-29% a giugno). Gli ordinativi nazionali a luglio sono scesi del 2,8% (+2,6% a giugno) mentre quelli esteri sono scesi del 41,9% (-57,9% a giugno).

(18 settembre 2009)


La sentenza del Tribunale Amministrativo afferma che "a nessuno può essere imposta
l'alimentazione forzata se esprime la volontà di interromopere terapie giudicate inutili"
E il Tar del Lazio sconfessa
la legge sul testamento biologico




ROMA - A nessuno, che sia cosciente o incosciente, possono essere imposte alimentazione e idratazione forzata e anche in caso di stato vegetativo un cittadino può esprimere ex post la propria volontà di interrompere terapie giudicate inutili, comprese proprio alimentazione e idratazione. Il Tar del Lazio - accogliendo un ricorso del Movimento difesa dei Cittadini all'ordinanza Sacconi emanata lo scorso anno, nei giorni del caso Eluana - boccia di fatto la legge sul testamento biologico già approvata alla Camera e al vaglio del Senato, nella quale si afferma che alimentazione e idratazione artificiali sono atti imprescindibili che il malato in stato vegetativo non può rifiutare tramite una dichiarazione anticipata di trattamento.

La sentenza. "I pazienti in stato vegetativo permanente - si legge nella sentenza - che non sono in grado di esprimere la propria volontà sulle cure loro praticate o da praticare e non devono in ogni caso essere discriminati rispetto agli altri pazienti in grado di esprimere il proprio consenso, possono, nel caso in cui loro volontà sia stata ricostruita, evitare la pratica di determinate cure mediche nei loro confronti".

E ancora: il paziente "vanta una pretesa costituzionalmente qualificata di essere curato nei termini in cui egli stesso desideri, spettando solo a lui decidere a quale terapia sottoporsi". Il Tar, nella sentenza n. 8560/09, ha evidenziato che si tratta di questioni che coinvolgono il "diritto di rango costituzionale quale è quello della libertà personale che l'art. 13 (della Costituzione, ndr) qualifica come inviolabile".

Il Tribunale amministrativo ha poi ricordato che è entrata in vigore la convenzione internazionale sui diritti delle persone con disabilità che impone che venga loro garantito il consenso informato. Infine, ha sottolineato come il rilievo costituzionale dei diritti coinvolti escluda che gli stessi possano essere compressi dall'esercizio del potere dell'autorità pubblica.

La conseguenza è l'esclusione della giurisdizione del giudice amministrativo spettando, in caso di violazione dei principi richiamati dal Tar, al giudice ordinario garantire il pieno rispetto dei diritti della dignità e della libertà della persona.

LE REAZIONI

Il movimento difesa del cittadino. "Si tratta di una decisione estremamente importante - commenta l'avvocato Gianluigi Pellegrino che ha curato il ricorso per il Movimento Difesa del Cittadino - Il Tar infatti è giunto a individuare la giurisdizione del giudice ordinario proprio dopo aver sottolineato il carattere costituzionale e incomprimibile del diritto di scelta che ogni individuo ha con riferimento a qualsivoglia pratica e intervento che debba avvenire sul suo corpo". Secondo l'avvocato Pellegrino, in sostanza, il Tar sentenzia che "la volontà del paziente prevale su tutto, sia che la esprima a voce sia che sia espressa per iscritto o in altre forme".

Il ministro Maurizio Sacconi. "Se corrisponde al vero quanto contenuto in una nota che fa riferimento a una sentenza del Tar del Lazio sul caso di Eluana Englaro, questo rende di fatto ancora più urgente l'approvazione della 'norma Englaro'", sostiene il ministro del Welfare Maurizio Sacconi spiegando che la norma riguarderà "l'inalienabile diritto all'alimentazione e all'idratazione per offrire una certezza normativa coerente con l'articolo 2 della Carta costituzionale e con il riconoscimento del valore della vita che è presente nella tradizione largamente condivisa del nostro popolo".

Maurizio Gasparri (Pdl). "Su temi che riguardano la vita e la morte delle persone serve una norma di legge precisa e non la fantasia della giustizia amministrativa, che immaginiamo impegnata su temi più ordinari. Sarebbe ridicolo o forse agghiacciante se su un argomento così delicato la decisione definitiva fosse affidata al Tar".

Ignazio Marino (Pd). "La sentenza del Tar del Lazio chiarisce molte ambiguità che si erano create in occasione della drammatica vicenda di Eluana Englaro. Il Tar infatti afferma che non è possibile imporre l'alimentazione e l'idratazione artificiale a un paziente, nemmeno nel caso si trovi in stato vegetativo permanente".

Beppino Englaro. "Eluana vuol dire libertà pura in uno Stato di diritto. Non esiste nessuna 'norma Englaro': Englaro ha solo sollevato un problema davanti alla magistratura e ha avuto delle risposte, in primis mi riferisco alla sentenza della Corte Suprema di Cassazione", commenta Beppino Englaro dopo le dichiarazioni del ministro Sacconi.

Se la leggina voluta dal ministro dovesse vedere la luce, "si tratterebbe di un provvedimento anti-costituzionale, anti-medico e anti-scientifico, una vera e propria legge da Stato etico", afferma deciso Englaro, pur sottolineando di non voler entrare in polemica con il ministro. "Neanche lo Stato - sottolinea il papà di Eluana - può disporre della salute dei cittadini: si tratta di diritti inviolabili e costituzionalmente garantiti dall'articolo 2 della Carta, un articolo che afferma e garantisce i diritti dell'uomo, vera e propria chiave di volta di tutto il sistema costituzionale".

(17 settembre 2009)


ECONOMIA
Uno studio dell'associazione: "Quest'anno e il prossimo anno caleranno dello 0,6%"

"Le conseguenze della crisi sulle famiglie sono ben lontane dall'esaurirsi"
Confcommercio: "Consumi in calo
la ripresa non prima del 2013"


ROMA - Nonostante le voci di una ripresa economica, i consumi continuano a stentare. Soltanto nel 2012 torneranno ai livelli del 2000, mentre quest'anno e il prossimo anno caleranno infatti dello 0,6%. Comunque meglio della media Ue a 27 (-1,6%) ma peggio rispetto ad altri grandi paesi quali Germania e Francia che vedranno invece una inversione di tendenza.

La previsione è della Confcommercio, che evidenzia come nel triennio 2009-2001 la variazione dei consumi nei 27 paesi dell'Ue "risulterà negativa per due decimi di punto" all'anno.

A soffrire saranno soprattutto i Paesi dell'Est e l'Irlanda (-3%), ma il calo previsto per l'Italia si aggiunge a una riduzione dell'1% subito nel 2008 e riporterà la quota di consumi pro capite alla fine del trienno 2009-2011 al livello del 2000. Secondo l'associazione, poi, il ritorno ai livelli pro capite pre-crisi sarà particolarmente lungo e non potrà concretizzarsi prima della fine del 2012.

"Alla fine di questa specifica crisi finanziaria potremmo trovarci con il 5-6% di Pil in meno, con il 2-3% di disoccupazione in più e con gli stessi tassi di crescita del prodotto potenziale con i quali ci siamo entrati" dice Mariano Bella, direttore dell'ufficio studi. Che sottolinea "le debolezze strutturali" del Paese. "La fine della nostra crescita risale all'inizio degli anni 2000, datando alla seconda parte degli anni '80 l'ultimo ciclo fortemente espansivo. Oggi la variazione del Pil pro capite potenziale è addirittura nulla. I rilevanti sprechi di cui soffriamo riducono il frutto del lavoro immesso nel processo produttivo, data l'attuale quantità e qualità del capitale privato e pubblico. E i consumi, conseguentemente, si contraggono" conclude Bella.
(18 settembre 2009)


Lo scoppio è avvenuto a Kohat. Ci sono anche una sessantina di feriti
Pakistan, bomba fa strage al mercato
Almeno 22 le vittime dell'azione di un kamikaze che si è fatto esplodere in una zona di forte passaggio

MILANO - Ha causato almeno 22 morti (ma alcune agenzie di stampa parlano di 25) oltre ad una sessantina di feriti l'attentato compiuto da un kamikaze a Kohat, in Pakistan. L'esplosione è avvenuta vicino ad un hotel nei pressi del mercato di Kacha Paka, sulla Hangu Road. A causa dello scoppio, riferisce da parte sua il quotidiano The Nation, numerosi negozi ospitati in costruzioni precarie sono crollati, ed i soccorritori sono impegnati in una affannosa ricerca di eventuali superstiti fra le macerie. Un reparto dell'esercito è giunto sul posto per appoggiare il lavoro della polizia e delle squadre di soccorso.

IL TERMINAL DEI BUS - L'emittente Geo Tv ricorda che l'intelligence pachistana aveva avvertito della possibilità di attentati ed esplosioni in città chiave del paese alla vigilia del Jamiatul Wida, l'ultimo venerdì del Ramadan. Il grave bilancio delle vittime è dovuto anche al fatto che, ha precisato la tv, vicino al luogo dello scoppio si trova un terminal di autobus che partono per diverse destinazioni pachistane. Scene di disperazione, ma anche di rabbia si registrano sul posto dell'attentato, con un gruppo di persone che ha lanciato pietre contro le auto di passaggio sulla Hangu Road che poi è stata chiusa al traffico.


18 settembre 2009

 
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