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Lucky (Due di Picche)
view post Posted on 14/9/2009, 10:27 by: Lucky (Due di Picche)




I lavoratori hanno riportato lesioni guaribili in trenta e sette giorni
"Mi hanno detto: che cazzo vuoi, fammi vedere il permesso di soggiorno"
"Botte dai leghisti perché albanesi"
Aggrediti due camerieri a Venezia


VENEZIA - Aggrediti e malmenati da un gruppo di persone vestite di verde. E' la denuncia di due camerieri albanesi di un ristorante dietro Piazza San Marco, a Venezia. L'episodio, avvenuto ieri e confermato dalla questura di Venezia, è stato reso noto dal consigliere comunale dei Verdi, Beppe Caccia, per il quale si è trattato di una aggressione a sfondo razzista messa in atto da "squadristi militanti della Lega".

I due camerieri, che hanno riportato lesioni guaribili in trenta e sette giorni e ora si riservano di presentare una denuncia insieme al titolare del ristorante, hanno raccontato di avere avuto un diverbio con uno dei quattro aggressori poco prima della colluttazione.

A quanto si apprende, ieri le 11,40 alla Briccola in Calle degli Specchieri, è entrato un giovane sui trent'anni, visibilmente ubriaco e con un amaglietta con slogan leghisti. Che, all'improvviso, ha iniziato a battere con il pugno contro la vetrina del ristorante. A quel punto uno dei camerieri, di nazionalità albanese, è uscito per allontanarlo.

Per tutta risposta sono partiti gli insulti: "Che cazzo vuoi, fammi vedere il permesso di soggiorno". A quel punto la situazione è degenerata. "Sono entrati in sette-otto, tutti leghisti, ed è successo l'inferno - raccontano i lavoratori - Hanno buttato a terra una lattina di birra, poi hanno rovesciato tavoli e sedie, sfasciando mezzo locale. Avevamo davvero paura". L'aggressione è continuata con le botte al cameriere albanese. Poi gli aggressori soo scappati e si sono mischiati con i manifestanti della Lega radunati nei pressi.
(14 settembre 2009)


Il direttore di RaiTre: "Avvertiti con una mail all'ultimo momento.
Ma non c'era emergenza, Vespa poteva andare in onda in seconda serata"
Ruffini: "La cancellazione di Ballarò
è una scelta che danneggia la Rai"

"La programmazione del servizio pubblico decisa da Berlusconi?
Certo la cancellazione di "Ballarò" senza motivo si presta a molte letture"




ROMA - Rai Tre sotto assedio, poche righe di una e-mail, a 48 ore dalla messa in onda, per cancellare la puntata di "Ballarò" che domani avrebbe aperto la nuova serie del programma condotto da Giovanni Floris. "Quello che sta succedendo è grave, gravissimo", commenta il direttore di Rai Tre Paolo Ruffini, "perché dà un'idea della Rai totalmente sbagliata, un'immagine scorretta di come si fa informazione. "Ballarò" è un programma in cui ci si può confrontare, che sa fare informazione e approfondimento; in Rai lavorano persone che credono nel proprio lavoro e nel servizio pubblico e questo deve essere chiaro a tutti. Non siamo al servizio di nessuno".

L'ultimo colpo di mano a Viale Mazzini arriva in un momento delicato per Rai Tre, mentre si fa sempre più insistente la voce di un cambio al vertice con la volontà di cancellare il patrimonio della terza rete e della sua linea editoriale.

Ruffini, lo spostamento di "Ballarò" è l'ennesimo colpo a RaiTre: che sta succedendo?
"So solo che la consegna delle case ai terremotati non è una sorpresa, non è stata decisa all'ultimo momento ma era stabilita da tempo. Abbiamo un inviato in Abruzzo da giorni che era pronto a seguire l'avvenimento. Non c'era nessuna emergenza in particolare e siamo i primi a cambiare il palinsesto se serve. Ma in questo caso, ripeto, l'appuntamento era stabilito da mesi. Tornava in onda "Ballarò", che se ne sarebbe occupato, e su RaiUno come era stato stabilito doveva andare in onda Vespa in seconda serata".

Invece "Porta a porta" sbarca in prima serata e sparisce "Ballarò", il debutto è rimandato alla prossima settimana.
"La decisione è stata presa contro il parere della rete, mi hanno avvisato con una e-mail di poche righe, dopo che il nuovo ciclo del programma era stato presentato ufficialmente in Rai da me e da Floris alla presenza del capo dell'ufficio stampa. C'era tutto il tempo per organizzarsi. L'ho fatto presente al responsabile dei palinsesti: a noi dispiace per la forma e la sostanza, ma soprattutto perché è una decisione sbagliata che danneggia gravemente l'azienda. Una decisione come questa, è inutile nasconderlo, all'esterno assume un significato negativo e fa intravedere scenari che sinceramente continuo a sperare non siano veri".

Fa capire con chiarezza che il presidente del Consiglio Berlusconi decide la programmazione del servizio pubblico.
"Questo lo sta dicendo lei. Certo la cancellazione di "Ballarò" senza motivo si presta a molte letture. Il palinsesto è un appuntamento col pubblico che va rispettato. Crea fidelizzazione ma non sono le tavole della legge, può essere modificato se è necessario. Ecco, in questo caso, la necessità non la vedo. Potevamo tornare in onda con "Ballarò" e lo stesso giorno, come stabilito, Bruno Vespa poteva andare in onda in seconda serata".

Ora che cosa farete?
"Sono amareggiato per quello che sta succedendo, non sono stato ascoltato. Ma continuerò a fare il mio lavoro come ho sempre fatto in questi anni, sono sempre più convinto che la forza del servizio pubblico si misuri con la buona informazione. Rai Tre è un valore per l'azienda. Non siamo un partito, siamo una rete che cerca di fare il proprio dovere. Quello che ha fatto e continuerà a fare "Ballarò" quando ci permetteranno di tornare in onda".

(14 settembre 2009)


Rai, è caos sullo spostamento di Ballarò a favore di Porta a Porta
Il presidente: sprecato un mese. Vana mediazione in extremis
Garimberti-Masi, è alta tensione

"Disorganizzazione incredibile"
Ad Annozero il timore che arrivi Euroscena, casa di produzione vicina a Berlusconi


ROMA - "Una disorganizzazione incredibile". Paolo Garimberti ha cercato in extremis di mettere una pezza, di scongiurare lo slittamento di Ballarò a favore della puntata di Porta a porta sulle case consegnate ai terremotati di Abruzzo. Ma certo il presidente della Rai sa che il problema non è organizzativo. C'entra la politica, il pressing del centrodestra su Raitre e sulle altre trasmissioni fuori dal "pensiero unico" come Anno zero, un'azienda sempre più militarizzata. È un clima generale che può raggiungere il climax con la partecipazione in studio del premier, martedì, nell'orario di massima audience. Adesso la riunione del cda convocata per mercoledì rischia di diventare una polveriera e lì Garimberti proverà a sciogliere qualche nodo.

Ieri ha cercato una soluzione sul filo di lana. Salvando Floris e la "festa" per i primi lotti consegnati a chi vive nelle tendopoli. "Possiamo fare una grande diretta con Vespa nel pomeriggio, quando vengono consegnate le case. Poi, la sera va in onda Ballarò". Un compromesso. Ma era già tutto deciso. La consegna va in prima serata, con i numeri di ascolto al loro picco. E su Raiuno, la rete-ammiraglia, nel contenitore di pregio condotto da Bruno Vespa.

Mauro Masi ha contropoposto la messa in onda di Ballarò giovedì o venerdì. Ha negato fino all'ultimo ragioni politiche, spiegando che Raitre sotto assedio è un'invenzione mediatica. "Partiranno tutte le trasmissioni che si sentono a rischio censura: Dandini, Gabanelli, Ballarò... Tutte. Il caso non esiste", ha detto ai suoi interlocutori. Ma il blitz contro Ballarò è stato un fulmine a ciel sereno. "Si era parlato genericamente della copertura televisiva per i primi risultati della ricostruzione - racconta Garimberti -.

Che il 15 il governo avrebbe consegnato le prime case si sapeva da un mese. Era un evento programmato e programmabile. Avevamo tutto il tempo per evitare di mettere la Rai al centro dell'ennesima polemica politica". È una condanna abbastanza netta dell'operato del direttore generale e del vicedirettore generale Antonio Marano che si occupa del palinsesto.
Così la tensione dentro Viale Mazzini sale alle stelle.

La vicenda Vespa-Floris apre una settimana che si annuncia caldissima. Tanto più che sabato si tiene la manifestazione per la libertà di stampa a Piazza del Popolo, a Roma. Sta per scendere in campo Michele Santoro e pensa di farlo seguendo i suoi canoni che non sono quelli di Paolo Ruffini o di Fabio Fazio.

Annozero vive una situazione paradossale. A pochi giorni dalla messa in onda ha ancora in sospeso il contratto di Marco Travaglio. Il cambio della troupe viene vissuto come un vero attentato. Il consiglio di amministrazione di mercoledì deve affrontare questi casi aperti. Masi vuole che i tecnici del programma siano assegnati attraverso un bando. E nella redazione di Annozero si aggira uno spettro: che alla gara possa partecipare (e vincere viste le referenze...) Euroscena, azienda di fiducia di Silvio Berlusconi. Alle telecamere di Euroscena il Cavaliere ha affidato negli ultimi anni tutti i grandi eventi che lo hanno visto protagonista. Una società di produzione così legata al Cavaliere può lavorare per una trasmissione che da tempo è nel mirino del premier?


(14 settembre 2009)


A una svolta il giallo di Annie Le, la ragazza scomparsa a 5 giorni dal matrimonio
Il cadavere era nascosto in un'intercapedine nel laboratorio dove era stata vista l'ultima volta
Yale, trovato un corpo murato
"Forse è il cadavere della studentessa
"
Tensione e paura nel campus della prestigiosa università Ivy League
Il messaggio del rettore. Nel 1998 un caso analogo non è mai stato risolto


Studenti di Yale lasciano la veglia per Annie Le
NEW YORK - Un cadavere nascosto a forza dietro la parete di un laboratorio della facoltà di farmacia dell'università di Yale. La squadra anticrimine del Connecticut è quasi certa che si tratti del corpo di Annie Le, la studentessa 24enne di origine vietnamita scomparsa martedì a cinque giorni dal suo matrimonio.

E' la terribile conclusione del giallo della prestigiosa università dell'Ivy League. Il cadavere era in un'intercapedine dove passano cavi e tubature nell'edificio al numero 10 di Amistad Street nella sezione "Hill" del campus del New Haven a nemmeno mezzo miglio dalla struttura principale, quella dall'architettura neo gotica, resa famosa in tanti film.

Annie Le è stata vista per l'ultima volta martedì scorso mentre entrava in un laboratorio. La studentessa aveva timbrato il suo tesserino magnetico all'ingresso, ma non risulta la timbratura di uscita. Ci sono le immagini di una telecamera che la inquadrano mentre entra nel'edificio. La sua borsa con la carta di identità e il telefonino è stata trovata in un altro edificio, nell'ufficio dove Annie lavorava. Avrebbe dovuto sposarsi ieri con Jonathan Widawsky, uno studente laureato alla Columbia University di New York.

Richard C. Levine, rettore di Yale ha scritto un messaggio e-mail a tutti gli studenti: "I nostri cuori sono vicini alla famiglia di Annie Le, ai suoi amici e al suo fidanzato che, adesso, devono subire anche il dolore dell'attesa per l'identificazione del corpo".

Allo stato non ci sono persone sospettate per quello che, ormai, sembra un omicidio. Ma questa tragedia ricorda un caso simile del dicembre 1998 quando un'altra studentessa di Yale, Suzanne Jovin, venne pugnalata a morte. Il suo corpo fu ritrovato nei pressi del campus. Il caso non è mai stato risolto.

Annie Le veniva da Placerville, un centro californiano di diecimila anime ai piedi della Sierra Nevada. Prima di Yale aveva frequentato l'Università di Rochester dove aveva ottenuto il diploma di primo grado per poi passare a Yale. A Rochester aveva incontrato Jonathan Widawsky, studente della Columbia University con il quale doveva sposarsi ieri. Tutto era pronto al North Ritz Club di Syosset (New York) per la festa di nozze che, venerdì, è stata cancellata.

Parenti, amici e fidanzato ormai quasi speravano che Annie Le, presa da una sorta di panico prematrimoniale fosse fuggita. La scoperta del cadavere ha aperto il tempo del dolore e della paura.

Qualche mese fa la ragazza aveva scritto un pezzo su una rivista studentesca a proposito della sicurezza nel campus: "New Haven è una città - aveva scritto - e tutte le città hanno i loro pericoli. Ma con un po' di attenzione e scaltrezza si può evitare di entrare a far parte delle statistiche sui crimini".

(14 settembre 2009)


Il Pil di Eurolandia e dell'intera Ue a quota -4% alla fine del 2009
Pil, le stime di Bruxelles:
Italia al -5%, ripresa nel 2010

La Commissione europea rivede al ribasso le previsioni di crescita per il nostro Paese

BRUXELLES - La Commissione europea rivede al ribasso le previsioni di crescita dell«Italia, il cui Pil nel 2009 si attesterà a quota -5%: un risultato - sottolinea Bruxelles - »peggiore di quanto previsto nelle previsioni dela scorsa primavera (-4,4%, ndr)«. Ma - spiega l'esecutivo europeo - in Italia »dopo una profonda recessione è in atto un graduale miglioramento«. È infatti »attesa nella seconda metà del 2009 una debole ripresa che comporterà un piccolo impulso di crescita positivo nel 2010».


14 settembre 2009



INTERVISTA AL MINISTRO
«Via dalla scuola i prof che fanno politica»
Gelmini: «Ci sono docenti e dirigenti che non applicano la riforma. Dal prossimo anno solo 30% di immigrati per classe»


ROMA — «Ci sono alcuni dirigenti scolastici e insegnanti, una minoranza, che disattendono l’attuazione delle riforme». In che senso disattendono? «Ad esempio vogliono mantenere il modulo anche se il modulo è stato abolito con il passaggio al maestro unico prevalente». Alcuni docenti, come sa, non condividono la riforma. «Criticare è legittimo ma comportarsi così significa far politica a scuola e questo non è corretto. Se un insegnante vuol far politica deve uscire dalla scuola e farsi eleggere. Quella è la sede per le sue battaglie, non la cattedra ». Comincia l’anno scolastico, il ministro della Pubblica istruzione Mariastella Gelmini ha appena fatto gli auguri («in bocca al lupo») agli 8 milioni di studenti che da oggi torneranno in classe. Ma, con la protesta dei precari e la manifestazione annunciata dal Pd, questo primo giorno di scuola sembra portare con sé nuove tensioni.

Ieri, sul Corriere, Ernesto Galli della Loggia ha paragonato il ruolo del ministro dell’Istruzione a San Sebastiano, bersagliato da ogni parte e destinato quasi sempre a scontentare tutti. Lei è su quella poltrona da un anno e mezzo, si trova d’accordo?
«È vero, è un ruolo complicato ma non mi sento un ministro particolarmente contestato. Tempo fa, ricordo, ne parlai con il mio predecessore Luigi Berlinguer».

Anche lui ebbe qualche guaio.
«Con un certo senso dell’umorismo mi disse che ero molto fortunata perché il vero inferno l’aveva vissuto lui, criticato anche dalla sua stessa maggioranza».
Lei non ha questo problema ma oggi ci saranno manifestazioni di protesta in tante città. «Rispetto chi contesta ma sono convinta che si tratti di un numero molto limitato di persone».
Limitato?
«Limitato rispetto ai tanti genitori e studenti che non si vogliono più accontentare di una scuola mediocre. E che non vogliono sentir parlare solo di organici e di curriculum ma di scuola come luogo di educazione, di un servizio che dovrebbe stare a cuore a tutti. Come gli ospedali».


Il ministro Mariastella Gelmini (Olympia)
Per rimettere ordine nel campo dell’istruzione Galli della Loggia si augura proprio uno sforzo congiunto di tutte le forze politiche interessate al bene del Paese. Lei ci crede?
«No. Nella mia prima audizione in Parlamento avevo auspicato che tutte le riforme venissero affrontate con uno spirito bipartisan. Dopo un anno, dalla sinistra non ho sentito proposte ma solo invettive contro il governo: se necessario, quindi, andremo avanti da soli. Su questo punto sono delusa dal mio predecessore, Giuseppe Fioroni ».
Alcune riforme del ministro Pd, ad esempio sull’istruzione tecnica e sulla formazione, lei però le ha confermate.
«Sì, perché sono decisioni che condivido. Ma credo che ormai Fioroni debba scegliere se fare il responsabile istruzione del Pd, e quindi lavorare per il bene della scuola italiana, oppure fare politica punto e basta. Nessuna sorpresa se lui gioca una partita in vista del congresso del suo partito ma non usi la scuola come strumento della contesa tra Franceschini e Bersani. La scuola non può essere il luogo della protesta della sinistra e della Cgil».
Intende dire che la protesta dei precari è strumentalizzata dalla sinistra?
«La protesta esprime un disagio reale che va rispettato. Ma la sinistra preferisce salire sui tetti per esprimere la solidarietà ai professori e cavalcare il disagio sociale senza assumersi responsabilità per il passato».

Sono solo loro le responsabilità? In questi anni ha governato anche il centrodestra.
«Sono responsabilità che vengono da lontano. Per anni, complici i sindacati, si è data la sensazione che ci fosse spazio per tutti quelli che volevano fare gli insegnanti, per poi lasciarli in graduatoria anni ed anni. Sono state vendute illusioni che si sono trasformate in cocenti disillusioni».
Ma chi aspetta un posto da 20 anni ed è ancora precario ha forse torto a scendere in piazza e chiedere una cattedra, uno stipendio?
«No, certo. Credo che nei prossimi cinque anni, grazie ai prepensionamenti, la gran parte di questi precari verrà assorbita negli organici. Ma è fondamentale impedire che nel frattempo si allunghi di nuovo la coda. Per questo abbiamo chiuso le sis, le scuole di specializzazione per l’insegnamento, e introdotto il numero programmato ».
È vero che il Quirinale ha espresso dubbi sull’inserimento della norma salva precari nel decreto Ronchi sulle violazioni comunitarie? Servirà un decreto ad hoc?
«Dal Colle non ci è arrivata nessuna comunicazione ufficiale. Se arriverà la rispetteremo anche se resto convinta della nostra scelta. In ogni caso sarebbe uno slittamento di pochi giorni ».

Ministro, gli stranieri sono sempre più numerosi nelle nostri classi. In alcuni casi si arriva al 97 per cento degli studenti: va bene così?
«No, rischiamo di creare delle classi ghetto. Dall’anno prossimo ci sarà un limite del 30 per cento. Volevamo introdurlo già quest’anno ma non c’erano i tempi tecnici per procedere ».
L’inglese alla scuola media. La possibilità di aggiungere due ore alle tre già previste si è scontrata con le ordinanze del Tar del Lazio. Ci riproverà l’anno prossimo?
«È vero che ci sono delle difficoltà applicative. Ma, compatibilmente con gli organici, è una strada percorribile già quest’anno. È stata chiesta dal 15 per cento delle famiglie».
E per l’università? Quando crede che arriverà in porto la riforma?
«Tra ottobre e novembre partirà l’esame in Parlamento, spero che il prossimo anno sia operativa».
Anche quest’anno ci sono stati errori nei test d’ingresso. È un modello da modificare?
«Per medicina c’era solo un errore sul sito internet, l’abbiamo corretto e il quesito sarà conteggiato. Mentre per architettura stiamo valutando se non tener conto di una domanda che forse non era chiara. In futuro i test non saranno più gestiti dalle singole università ma nazionali, per ogni facoltà. Così sarà possibile indirizzare ogni ragazzo verso la facoltà più adatta al suo talento ed al suo merito».

Lorenzo Salvia
14 settembre 2009


Nuova polemica sul tricolore: i militanti lo coprono con uno striscione anti-moschea
Bossi: «Il federalismo non ci basta più»
Il Senatùr a Venezia: la Padania sarà uno stato libero. Calderoli: «Andare alle elezioni ora sarebbe una pazzia»


MILANO - «La Padania un giorno sarà uno stato libero, indipendente e sovrano». Non solo: «Non basterà il federalismo, vogliamo cambiamenti più radicali. Venezia e Milano, se avessero fatto l’accordo secoli fa, non sarebbe arrivato neanche Napoleone». E ancora: «Saremo liberi con le buone o con le meno buone. È un diritto dei popoli essere liberi». Nella giornata conclusiva della festa dei popoli padani, poco prima di riversare in Laguna l'ampolla con l'acqua del Po prelevata sul Monviso, Umberto Bossi è tornato ad alzare i toni e a rilanciare, di fatto, la tematica secessionista. Perchè «l'Italia è già federalista» e ora la gente della Padania non si accontenta più.

«NON CI FERMA NEANCHE IL CARCERE» - «Non ci fermeremo - ha detto il Senatùr -, neppure il carcere ci spaventa. Ci fanno la guerra in tutti i modi ma alla fine pagheranno perchè i popoli vincono. I lombardi, i veneti quando furono uniti non furono mai sconfitti». Il giorno dopo avere buttato lì, durante un comizio a Ferrara, l'ipotesi di elezioni anticipate qualora non si completi il passaggio alla forma dello stato federalista, il capo della Lega gioca una volta di più la carta dell'identità. E annuncia per l'anno prossimo una catena umana sul Po, un atto che dovrebbe simboleggiare una barriera contro l'immigrazione e per ribadire che i popoli padani vogliono ottenere «i loro diritti di libertà».

GLI SCONTRI CON FINI E UDC - Protagonista negli ultimi due giorni di un acceso botta e risposta con Gianfranco Fini sul tema dei diritti agli immigrati, Bossi ha parlato ai suoi fedelissimi rispolverando la questione delle gabbie salariali, spiegando che la vita al Nord costa il 17% in più, ed esortando gli operai ad aderire al federalismo perché questo «è proprio per loro». Poi ha un po' frenato sulla presa di distanze dal Pdl: «Sicuramente da soli si arriva prima, ma alleati si va più lontano. Con la Lega e Berlusconi è come stare sulle spalle di due giganti». Praticamente in simultanea, dalla convention centrista di Chianciano, il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini aveva lanciato un monito al Carroccio: «Basta diktat, in Parlamento ci sono i numeri per una maggioranza senza la Lega».

«ELEZIONI? UNA PAZZIA» - Di elezioni anticipate aveva parlato prima dell'inizio del comizio veneziano anche il ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli, che aveva cercato di ridurre la portata delle parole pronunciate il giorno precedente dal capo leghista. «Il nostro vangelo - ha detto - è il programma elettorale e noi intendiamo realizzarlo. È evidente che se qualcuno dovesse discostarsi da questo programma, si aprirebbe una questione politica, ma sarebbe pazzia, nel mezzo di una crisi, con le riforme che stiamo realizzando, andare ad elezioni».

«SEDIAMOCI A UN TAVOLO» - Calderoli era intervenuto anche sulle tensioni all'interno del Pdl: «Io di queste cose ne ho viste passare tante, credo che ci sia la necessità di sedersi a un tavolo dove parlare di questi argomenti politici, ricordando però che il programma elettorale c'è e in buona parte è già stato realizzato». Il ministro aveva poi detto che «prima della fine dell'anno ci saranno il decreto attuativo del federalismo fiscale, il codice delle autonomie, la busta paga improntata al costo della vita. Questi sono i temi che interessano la nostra gente e non dare il diritto di voto all'ultimo arrivato». Il «colonnello» leghista aveva infine liquidato con una battuta una domanda sulle vicende private di Silvio Berlusconi e il caso delle feste con ragazze nelle sue residenze: «Escort? Io conosco solo l'auto della Ford».

LA POLEMICA SUL TRICOLORE - Nella kermesse veneziana è stato ancora oggetto di polemica il tricolore che come ogni anno la signora Lucia Massarotto, che abita in Riva degli Schiavoni, ha esposto alla finestra proprio di fronte al palco da cui parlerà Bossi (che in passato le aveva suggerito di usare quella bandiera... al gabinetto). Un enorme striscione della Lega di Gallarate che recita «Mai alla moschea» è stato innalzato polemicamente davanti all'abitazione della Massarotto per oscurare la bandiera italiana. Da parte dei leghisti applausi e grida di approvazione.

Al. S.
13 settembre 2009
 
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