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Lucky (Due di Picche)
view post Posted on 10/9/2009, 10:24 by: Lucky (Due di Picche)




Napolitano al Csm: «Discussione serena
sulle accuse del premier ai giudici
»

Il presidente della Repubblica a proposito delle pratiche
a tutela dei magistrati: «Serve equilibrio»



ROMA - L'esame delle pratiche a tutela dei magistrati - di cui alcune aperte in seguito ad accuse rivolte dal premier Berlusconi alle toghe - «avvenga con serenità ed equilibrio». È l'auspicio espresso dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano in una lettera firmata da Loris D'Ambrosio, segretario generale della Presidenza della Repubblica e letta dal vicepresidente dell'organo di autogoverno della magistratura Nicola Mancino in apertura dell'assemblea plenaria del Csm.

LE PRATICHE - L'esame delle pratiche, riviste e deliberate dalla Prima Commissione alla luce del nuovo regolamento varato a Palazzo dei Marescialli nello scorso luglio, è stato da tempo fissato all'ordine del giorno. Tra queste, spicca il documento che tutela i magistrati milanesi, tra cui Nicoletta Gandus, presidente del collegio di fronte al quale è stato processato in primo grado l'avvocato inglese David Mills, coimputato del premier (la cui posizione è stata stralciata per effetto del lodo Alfano) per corruzione in atti giudiziari. Nella delibera proposta al plenum dalla Prima Commissione, si ricordano le espressioni usate dal presidente del Consiglio («magistrati di estrema sinistra hanno intentato contro di me per fini di lotta politica») contro le toghe milanesi nella lettera indirizzata al presidente del Senato Renato Schifani il 18 giugno 2008, relativa al decreto sicurezza: «Gli atti dei magistrati - si legge nel documento che sarà esaminato - possono essere certamente discussi e criticati, le soluzioni giuridiche adottate possono essere contestate, le ipotesi accusatorie possono risultare infondate e chi è imputato in un processo, chiunque sia, ha il diritto di difendersi nella maniera più ampia a norma di legge; tutt'altro, invece, è adoperare espressioni denigratorie verso il singolo magistrato o l'attività giudiziaria». Altre dichiarazioni del premier sono al centro di due pratiche inerenti gli uffici giudiziari di Napoli: la prima si riferisce alle parole di Berlusconi («l'armata rossa delle toghe si rimette in movimento») pronunciate nel dicembre 2007 in merito al procedimento aperto nei suoi confronti per corruzione e istigazione alla corruzione nel caso Saccà; l'altra, invece, riguarda un episodio più recente (26 marzo 2009), ossia l'inaugurazione del termovalorizzatore di Acerra, quando il premier criticò le toghe titolari del fascicolo su presunte irregolarità nella gestione dello smaltimento dei rifiuti in Campania. Dichiarazioni, quelle di Berlusconi, che, secondo la Prima Commissione, «hanno determinato disagio, imbarazzo e preoccupazione per la possibilità di un sereno procedere di indagini e processi».


10 settembre 2009



Parlamentari nell’inchiesta sulla sanità
I pm alla commissione del Senato: tre o quattro coinvolti. I nomi dopo le verifiche sul loro ruolo


ROMA - Tre o quattro parlamentari sono coinvolti nelle indagini sulla corruzione nella sanità pugliese. È quanto hanno rivelato i magistrati alla delegazione della Commissione d’inchiesta del Senato, che due giorni fa è andata in missione a Bari per raccogliere materiale e informazioni. Un veloce blitz. I senatori prima hanno incontrato in Regione il governatore Nichi Vendola e l’assessore alla Sanità, Tommaso Fiore. E poi si sono recati dai pm del capoluogo pugliese che stanno conducendo le indagini.

«È stata un’audizione amichevole ed è stata utile, molto utile», hanno detto i parlamentari. L’incontro è durato poco più di un’ora. E dopo le formalità di rito, è arrivata — secca — la domanda di Giuseppe Astore, dell’Italia dei valori, vicepresidente della Commissione. «Ci sono politici coinvolti?», ha chiesto il senatore, che ha ricevuto l’incarico da Ignazio Marino (presidente della Commissione) di coordinare i lavori a Bari. Dopo un attimo di gelo, i pm hanno risposto: «Ci sono molti esponenti locali collusi. E anche dirigenti nazionali ». Astore allora — come hanno riferito alcuni dei partecipanti — ha incalzato i magistrati. «Ci sono anche parlamentari coinvolti nell’inchiesta? ».

«Tre o quattro», la replica dei magistrati Giuseppe Scelsi e Roberto Rossi, mentre gli altri due pm, Lorenzo Nicastro e Desirée Digeronimo ascoltavano. I nomi non sono stati fatti. Anche perché l’incontro è stato preliminare. Entro un paio di settimane ci dovrebbe essere un secondo round senatori- procura. Per adesso i pm hanno consegnato un’ampia documentazione alla Commissione: si tratta delle carte relative a quattro delle diverse inchieste in corso, ma da quanto emerso non ci sarebbero atti secretati, «ma tutti documenti già a disposizione dei legali. Si tratta di materiale necessario per inquadrare il problema a livello generale », hanno spiegato in procura. «Ci hanno dato spontaneamente alcuni documenti — ha confermato al termine della riunione lo stesso Astore —, è stata solo una presa d’atto, in un clima di reciproca collaborazione. C’è un pool che lavora con discrezione e che mi sembra anche molto equilibrato nel suo lavoro. Hanno raccontato su che cosa vertono le indagini che stanno eseguendo, con i dovuti segreti e i dovuti distinguo, come è normale che sia». E appunto fra «i dovuti segreti » ci sono anche i nomi dei parlamentari coinvolti, che secondo le indiscrezioni dovrebbero essere di entrambi gli schieramenti (pare due o tre del Pdl, uno del Pd). L’accordo verbale è che i pm, dopo aver effettuato verifiche sul ruolo di questi parlamentari, sveleranno i nomi alla Commissione, qualora ritengano che ci siano «elementi probanti a loro carico per andare avanti con l’inchiesta » .

«A noi in questa fase i nomi non interessano — ha spiegato Lionello Cosentino, del Pd —, perché vogliamo solo capire come funzionano i meccanismi della corruzione, in Puglia come in altre Regioni, per poi formulare proposte di interventi legislativi e migliorare l’efficienza del sistema. Non intendiamo sostituirci alla procura». In realtà la Commissione ha pieni poteri. E il vicepresidente Astore ha già detto ai pm che nel prossimo incontro vuole i nomi. I senatori hanno dunque dato tempo alla procura di effettuare altri accertamenti. Ma poi o risulteranno elementi certi (e a quel punto la Commissione vuole venirne a conoscenza), oppure si deve bloccare lo stillicidio di voci e illazioni sul coinvolgimento di politici e parlamentari. Una linea questa condivisa a quanto pare anche dai senatori del Pdl che fanno parte della Commissione stessa e che a Bari erano rappresentati da Michele Saccomanno.







L’estate di Tarantini :
«Droga e affari nella mia villa»

I verbali: in Sardegna con cocaina nella cassaforte


BARI — Le feste in Sardegna, la cocaina per gli ospiti, i rapporti con Sabina Began e con Eva Cavalli, le liti al Billionaire. Ma anche i contatti con Finmeccanica per cercare di chiudere alcuni affari legati al settore sanitario. C’è pure questo nei verbali di Gianpaolo Tarantini, l’imprenditore pugliese che ha ammesso di aver reclutato una trentina di donne da portare nelle residenze del premier Silvio Berlusconi. Ragazze italiane e straniere, «alcune disponibili ad avere rapporti sessuali», che venivano retribuite con 1.000 euro. Il 28 luglio scorso l’uomo — indagato per corruzione, favoreggiamento della prostituzione e cessione di stupefacenti — viene convocato nella caserma della Guardia di Finanza di Bari. Il pubblico ministero e gli investigatori gli contestano quanto emerge dalle telefonate intercettate nell’estate del 2008, quella che fu poi segnata dall’incontro tra Tarantini e il premier avvenuto durante una cena a Villa Certosa. Un ruolo chiave lo gioca Massimo Verdoscia, l’uomo che presentò Patrizia D’Addario a Tarantini, arrestato agli inizi dello scorso agosto pure lui perché avrebbe ceduto droga ad amici e conoscenti.

La coca in cassaforte
Il verbale comincia proprio dalla scelta della casa a Porto Cervo: «Nel giugno insieme a mia moglie ed a Massimo Verdoscia e famiglia decidemmo di prendere in affitto una villa in Sardegna per un importo di circa 70.000,00 euro, che pagammo io, per un importo maggiore, e Massimo Verdoscia. Prima di andare in Sardegna, io, Massimo Verdoscia e Alessandro Mannarini (anche lui iscritto nel registro degli indagati per cessione di droga, ndr ) decidemmo di acquistare un quantitativo di circa 50-70 grammi di cocaina ed un quantitativo più ridotto di 'MD' (una droga sintetica simile all’ecstasy, ndr ). Lo stupefacente fu acquistato alla fine di giugno in circostanze diverse da me, da Verdoscia e da Mannarini, ognuno con proprie disponibilità finanziarie. Lo stupefacente fu trasportato in Sardegna in unica soluzione da Alessandro Mannarini, a bordo dell’autovettura con la quale si mosse da casa mia in quanto dormiva in una dependance della stessa, ma una volta giunta in Sardegna fu suddivisa tra me, Verdoscia e Mannarini. Io tenni per me la parte più rilevante conservandola nella cassaforte della mia camera da letto. Acquistai la mia parte di stupefacente da due o tre persone, se non ricordo male tale Nico e tale Onofrio, mentre ricordo che Verdoscia l’acquistò da tale Stefano. Ho acquistato stupefacenti anche in passato ma da altre persone. Ricordo di averla acquistata, sempre insieme a Verdoscia e Mannarini, in occasione di un viaggio a Montecarlo per assistere ad un gran premio automobilistico nella primavera del 2008. Ricordo che in occasione di una festa al club Gorgeous di Bari per il festeggiamento dei 30 anni di mia moglie ho ceduto gratuitamente cocaina ad alcuni invitati. Anche in occasione di una festa fatta a casa mia, nella primavera 2008, ricordo di aver offerto gratuitamente sostanze stupefacenti».


Le dosi alla Began
I contatti di Tarantini con Sabina Began, soprannominata «l’Ape regina» per essere una delle «favorite» del premier, emergono dalle conversazioni registrate dai finanzieri. Lui nega però di essere il suo pusher. E dichiara: «Non ricordo di aver portato sostanze stupefacenti in occasione del concerto della star Madonna tenutosi a Roma allo stadio Olimpico nel settembre 2008, dove mi accompagnai con persone, tra le quali la signora Benetton, che non hanno nulla a che fare con la droga. Sia Massimo Verdoscia che Alessandro Mannarini erano a conoscenza che la droga fosse custodita nella cassaforte. Ebbi anche una discussione con Mannarini in quanto riscontrai una mancanza di sostanza stupefacente che avevo lasciato in cassaforte. Non ricordo a chi ho ceduto lo stupefacente in Sardegna, ogni tanto ne portavo con me piccole quantità. Personalmente non credo di aver ceduto dello stupefacente a Sabina Beganovic, mentre sono sicuro che le sia stato ceduto sia da Verdoscia che da Mannarini. Le cessioni da me operate nel tempo non sono state finalizzate a coltivare relazioni professionali ma operate al fine di tenere alto il sistema delle mia relazioni personali innanzitutto nella città di Bari. Posso escludere che dalla cessione gratuita delle sostanze stupefacenti siano da me derivati vantaggi sia patrimoniali che professionali. Voglio precisare che durante il mio soggiorno in Sardegna nell’estate 2008 ho ceduto più volte sostanze stupefacenti a Francesca Lana. Non ricordo di aver ceduto dello stupefacente a tale Victoria. Non ricordo di aver ceduto o offerto sostanze stupefacenti a Maria Teresa De Nicolò».

Il malore di Eva
Dalle intercettazioni emerge che la moglie dello stilista Cavalli si sarebbe sentita male proprio durante una delle feste organizzate in Sardegna. Così Tarantini cerca di dimostrare la propria estraneità alla vicenda: «Non corrisponde al vero il fatto che io abbia versato lo stupefacente 'MD' nel bicchiere di Eva Duringer a sua insaputa. Ammetto di averne parlato con tale Pietrino ma escludo dal tenore della conversazione possa evincersi una qualsiasi mia eventuale ammissione. Posso aggiungere che scherzosamente la stessa Eva Cavalli mi chiese, qualche tempo dopo, se io le avessi versato qualche sostanza stupefacente nel suo bicchiere. Ma io le risposi che non mi sarei mai permesso di fare un gesto simile». Movimentate da liti e ubriacature sembrano essere anche le serate che la compagnia legata a Tarantini trascorre nei locali della Costa Smeralda. «Escludo che nella notte tra l’8 e il 9 agosto 2008 la discussione avuta con Tommaso Buti nei bagni del Billionaire sia riconducibile alla sua opposizione al ché io entrassi nel bagno con Nena Rustic e tale Paola al fine di far uso di stupefacente. La ragione della discussione che ebbi con Tommaso Buti era riconducibile al fatto che stava maltrattando la Nena ed io sono intervenuto per difenderla».

La riunione con Finmeccanica
Il giorno precedente, esattamente il 27 luglio scorso, Tarantini viene interrogato su una riunione avvenuta presso l’Hotel de Russie a Roma a fine gennaio 2009. E racconta: «Conosco Enrico Intini da circa un anno in quanto mi è stato presentato dall’avvocato Salvatore Castellaneta e dal signor Roberto De Santis, in occasione della realizzazione di un progetto per la tracciabilità del sangue mostratomi da un mio amico tale Pino e per il quale cercavo finanziatori. Con Intini avevo un contratto di collaborazione che venne formalizzato in seguito ed in forza del quale, essendo venuto a conoscenza delle difficoltà incontrate dallo stesso Intini in relazione ad una procedura di gara per le pulizie dell’Asl di Bari, presi l’iniziativa di organizzare un incontro a Roma con l’avvocato Lea Cosentino (direttore generale della stessa Asl, ndr ). Io ero venuto a conoscenza che Enrico Intini non avrebbe mai vinto da solo quella gara e lo stesso Intini ebbe a lamentarsene con me. Io a quel punto gli dissi che la Cosentino non gli avrebbe mai fatto vincere una gara da solo e che avrebbe comunque avuto grosse possibilità se fossero stati fatti tre lotti. Questo io dissi anche perché ne avevo parlato con Lea Cosentino. Fu per queste ragioni che organizzai l’incontro di Roma del 21 gennaio 2009. Io sapevo che a quell’incontro avrebbero partecipato, oltre alla Cosentino, anche Rino Metrangolo, dirigente di Finmeccanica e Cosimo Catalano, titolare della società della Supernova, entrambi interessati alla stessa gara. In particolare era a conoscenza della circostanza che quella gara seguiva altra di uguale contenuto ma annullata perché il bando era errato. Avevo in particolare appreso che il precedente bando era stato annullato o era in fase di annullamento in quanto l’importo indicato a base di gara era calcolato su un numero di ausiliari ormai eccedente a causa dell’internalizzazione di ausiliari operato nel frattempo».

La gara in tre lotti
«L’occasione fu propizia — continua Tarantini — per sostituire al principio del lotto unico l’idea di tre lotti, come io personalmente suggerii a Lea Cosentino e a Antonio Colella, dirigente dell’area patrimonio dell’Asl di Bari. In tal modo avremmo potuto assicurare a Catalano, ad Intini ed a Metrangolo di gareggiare vincendo ciascuno un lotto. La gara in tre lotti, a quanto mi consta, non si è mai tenuta e nulla è avvenuto dopo quell’incontro a Roma. Lea Cosentino era interessata all’ipotesi dei tre lotti in quanto in tal modo, come lei mi disse, avrebbe smesso di subire le scelte altrui ed avrebbe potuto al contrario concorrere a definire l’individuazione dei vincitori della gara. Io stesso invitai all’incontro Metrangolo, in quanto dirigente di Finmeccanica interessato a partecipare alla gara, mentre fu Lea Cosentino a far intervenire alla riunione Cosimo Catalano, anch’esso direttamente interessato. Nel caso in cui questo progetto di lottizzazione della gara fosse andato in porto, io avrei percepito circa il quattro per cento dell’importo aggiudicato da Intini e circa il quattro per cento da Catalano. Non avevo ancora parlato di compensi con Metrangolo. Quando Enrico Intini giunse alla riunione al De Russie, prospettò l’eventualità di un ricorso come mera provocazione in quanto Intini era già d’accordo con me sulla suddivisione in tre lotti della gara ma intervenne parlando di un suo ricorso perché si vide in difficoltà trovando in quella riunione persone che non si aspettava di trovare». Angela Balenzano Fiorenza Sarzanini


10 settembre 2009


discorso a sessione congiunte della Camera dei Rappresentanti e del Senato
Obama: «Via alla riforma sanitaria.
Costa meno delle guerre di Bush»

«Siamo l'unica democrazia al mondo che non garantisce la copertura medica universale ai suoi cittadini»


WASHINGTON - Con un discorso a sessione congiunte della Camera dei Rappresentanti e del Senato, Barack Obama ha lanciato un appassionato appello ai congressisti perché approvino subito una riforma che trasformerà in maniera sostanziale il sistema sanitario statunitense e il mercato delle assicurazioni. «Siamo l'unica democrazia al mondo che non garantisce la copertura medica universale ai suoi cittadini» ha detto Obama nel suo atteso intervento, trasmesso anche in diretta televisiva, accolto a tratti da grandi applausi; e se non si agisce subito sulla riforma sanitaria, molti americani potrebbero pagare con la vita.

COSTERA' MENO DELLE GUERRE IN IRAQ E AFGHANISTAN - La riforma della sanità pubblica americana proposta dalla Casa Bianca «costa meno di quanto abbiamo speso per le guerre in Iraq e in Afghanistan» ha poi indicato al Congresso il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, quantificando i costi della riforma in «circa 900 miliardi di dollari in 10 anni». L'inquilino della Casa Bianca ha ricordato che anche gli sgravi fiscali offerti ai più ricchi dal suo predecessore George W. Bush e approvati dal Congresso all'inizio della legislatura in questione sono costati molto di più. Sulla riforma proposta, Obama ha detto che «molti dei costi prospettati verranno pagati con denaro già speso, ma speso male, nel sistema previdenziale attuale. Il piano non aumenterà il nostro deficit». La riforma costerà 900 miliardi di dollari nell’arco dei prossimi dieci anni. Obama ha chiarito che il piano non aumenterà di un solo dollaro il deficit pubblico. "Il motivo per cui ho trovato un debito da mille miliardi di dollari entrando alla Casa Bianca è che troppe delle iniziative prese nell’ultimo decennio non avevano copertura finanziaria e io non farò lo stesso errore per il sistema sanitario".

«FINITO IL TEMPO DEI BISTICCI» - Obama ha aggiunto che «è ora di mettere da parte i litigi» e chiesto azioni rapide perché si è più vicini che mai all'obiettivo della riforma: al traguardo, ha detto, ci sarà un sistema che migliorerà la stabilità di coloro che sono già assicurati e allargherà le opzioni per quelli che oggi non possono contare su una copertura sanitaria. «Credo che ci sia un ampio consenso su questi aspetti del piano», sebbene «persistano divergenze su dettagli significativi». Quanto ai critici della sua proposta, li ha accusati di usare tecniche dilatorie invece di un onesto e concreto dibattito: «Non perderò tempo, con coloro che sono giunti alla conclusione che è meglio cancellare questo piano che tentare di migliorarlo». «Non manterrò le braccia incrociate mentre gli interessi particolare usano le stesse tecniche trite per mantenere le cose esattamente come stanno. Se confonderanno il contenuto del piano, gli chiederemo le prove». «Non sono il primo presidente che prende a cuore questa causa, ma sono determinato a essere l'ultimo» Nel suo discorso, Obama ha ripetuto sostanzialmente quello che aveva già detto a più riprese; ma ha tentato di vincere le resistenze di un Congresso spaccato tra quelli che appoggiano con entusiasmo un maggiore intervento dello Stato nel settore sanitario, ovvero la maggior parte dei democratici, e quelli che si oppongono a qualsiasi intervento dello Stato nel settore. «Il tempo dei bisticci» è l'avvertimento del presidente, «è finito. E così il tempo dei giochetti. È il momento di agire».


10 settembre 2009



ha obbligato il pilota dell'aereo a sorvolare sette volte Città del Messico
Aereo di linea dirottato in Messico
da un pastore "guidato da Dio"


Flores Pereyra, tossicodipendente, ha detto di aver avuto una rivelazione divina: «il Messico è in pericolo»


CITTA' DEL MESSICO - E' finito senza spargimento di sangue il sequestro di un aereo in Messico: liberati tutti gli ostaggi e arrestati i pirati dell'aria. A guidare il dirottamento è stato Josè Marc Flores Pereyra, un pastore boliviano residente in Messico, che ha detto di aver sequestrato il velivolo per una rivelazione divina: lo ha riferito alla stampa il segretario alla sicurezza messicana, Genaro Garcia Luna. Flores Pereyra è stato detenuto in Bolivia accusato di un furto ed è tossicodipendente, ha precisato Garcia Luna.

«INTERVENTO PER SALVARE IL MESSICO» - Flores Pereira ha raccontato di essere pastore di una Chiesa cristiana, ha aggiunto Garcia Luna, assicurando che lo stesso non ha alcun rapporto con gruppi terroristici. È stata «una rivelazione divina» relativa al fatto che «il Messico fosse in pericolo, a causa di un terremoto», a spingere l'uomo a portare a termine il dirottamento, ha proseguito Garcia Luna, ricordando che il sequestratore ha obbligato il pilota dell'aereo a sorvolare sette volte Città del Messico. Nelle dichiarazioni fatte alla polizia, l'uomo ha inoltre ricordato che il giorno in cui ha attuato il sequestro, è il 9 settembre 2009, e cioè il 9/9/99, che - ha aggiunto - ha un valore cabalistico.

CALDERON ERA ATTESO IN AEROPORTO - I dirottatori non erano comunque riusciti a entrare nella cabina di pilotaggio chiusa a chiave e corazzata. Il presidente Felipe Calderon era atteso nell'hangar presidenziale e si doveva imbarcare su un volo per un viaggio di lavoro. L'aereo, un Boeing 737 di Aeromexico, è rimasto sempre parcheggiato sulla pista 23 dello scalo della capitale ed era stato subito circondato dagli uomini delle forze armate messicane.



09 settembre 2009


IL VERDETTO SLITTA DI 10-15 giorni
Battisti, slitta il sì all'estradizione
Processo sospeso a tarda notte, ma la maggioranza
dei magistrati ha accolto le richieste del nostro governo



BRASILIA - Il governo italiano è ormai a un passo dalla vittoria nella diatriba con il Brasile sull'estradizione dell'ex terrorista Cesare Battisti, ma non c’è ancora una decisione definitiva. Dopo una giornata convulsa e ricca di colpi di scena, la Corte suprema brasiliana ha rinviato a data da destinarsi il voto finale proprio mentre sembrava consolidata una maggioranza a favore dell'estradizione. E’ stato un giudice contrario alla consegna di Battisti all'Italia, Marco Aurelio Mello, a chiedere la sospensione del processo a tarda notte quando ormai la maggioranza dei magistrati aveva deciso di accogliere le richieste del nostro governo. Mello ha chiesto di riesaminare tutte le carte e adesso potrebbero passare altri 10-15 giorni prima di una nuova convocazione e del verdetto finale. Dei nove giudici togati, quattro si sono espressi ieri a favore dell'estradizione e tre contro.


Attivisti radicali manifestano all'esterno del tribunale federale di Brasilia a sostegno di Cesare Battisti (Ap)
DUE VOTI - Mancano due voti, tra cui quello del presidente della Corte, Gilmar Mendes, che si è già manifestato contro l'asilo politico a Battisti e per la riconsegna all’Italia. A meno di ulteriori colpi di scena, dunque, i giudici brasiliani negheranno che l’ex terrorista dei Pac abbia i requisiti di legge per restare in Brasile come rifugiato, contrariando la decisione presa lo scorso gennaio dal governo Lula. I quattro membri della Corte che hanno già espresso il loro parere sostengono che Battisti è stato condannato in Italia per reati comuni e non politici (quattro omicidi tra il 1978 e il 1979). Soddisfazione è stata espressa dall’avvocato che rappresenta il governo italiano, Antonio Bulhoes. Ma la battaglia non è ancora finita.


09 settembre 2009


Il Cavaliere aveva detto che «non siamo una caserma» e che «c'è libertà sui temi etici»
Berlusconi: «Fraintendimento con Fini»
La replica: «E' riduttivo, così non va bene»

Botta e risposta a distanza tra i due leader del Pdl. Il presidente della Camera: nel partito occorre discutere

MILANO - Berlusconi prova a ricucire, ma a Fini non basta. Parlando ad Atreju, la festa nazionale dei giovani del Pdl, il capo del governo liquida come un «fraintendimento» le incomprensioni degli ultimi tempi con il presidente della Camera. Ma a stretto giro di agenzie di stampa è lo stesso Fini a replicare: «Parlare di fraintendimento è riduttivo. Per quanto l'ottimismo di Berlusconi sia proverbiale, definire "fraintendimento" le tante valutazioni di carattere politico su cui nel Pdl è necessario discutere, è non soltanto riduttivo ma soprattutto rischia di non contribuire a risolvere i problemi». Poi interpellato dai cronisti, il premer aggiunge: «Rispetto le posizioni espresse in questi giorni da Gianfranco Fini, sarei io il primo a difendere la sua libertà di espressione. Siamo pronti a lottare perchè ciascuno possa esprimere le sue opinioni».


Il presidente della Camera, Gianfranco Fini (Eidon)
«PARTITO ANARCHICO» - Il capo del governo aveva affrontato la platea ripercorrendo ancora una volta i risultati di questi primi quindici mesi di governo. E sulle divergenze di opinione registrate con il co-fondatore del Pdl, una delle ultime quella sul testamento biologico, aveva spiegato che «il Pdl non è una caserma, ciascuno ha la libertà di potersi esprimere e sui temi etici c'è libertà di coscienza». «È chiaro che il movimento esprime una posizione - aveva aggiunto - , ma chi non si riconosce può esprimersi liberamente». E ancora: nel Pdl «non è detto che tutte le opinioni siano identiche. Forza Italia era un partito monarchico, perchè il monarca ero io, ma anche anarchico. Nel Pdl deve essere ancora di più così: anche se Fini o altri su certi temi hanno una loro posizione, che può anche essere diversa da quella del presidente del Consiglio, l'importante è che si vada d'accordo sui temi più importanti».

LA TELEFONATA - Non è la prima volta che negli ultimi giorni Berlusconi cerca di smorzare i toni della polemica ricevendone però una replica in netto contrasto. L'ultima era stata quella sul «tutto a posto» con cui il Cavaliere aveva cercato di chiudere la polemica scaturita dagli attacchi al presidente della Camera sferrati dal Giornale, quotidiano di Vittorio Feltri di proprietà della famiglia Berlusconi. «Con Fini c'è stato un fraintendimento - ha allora detto il premier -, oggi abbiamo avuto una telefonata molto cordiale e molto simpatica. Le mie parole di martedì (appunto, «con Fini tutto a posto», ndr ) sono state dette in buona fede».

«SONO STATO POVERO» - «Gli italiani si riconoscono in me, sono uno che si è costruito da solo e che è stato povero, ho i loro stessi sentimenti e interessi», aveva detto ancora Berlusconi ai giovani del Pdl. «Mi piace il calcio, amo la vita e divertirmi, amo gli altri e tra gli altri amo soprattutto le belle donne, come tutti gli italiani che si rispettano». Poi aveva confidato il segreto del successo alle elezioni in Sardegna: «Soru la mattina si guarda allo specchio e si è già rovinato la giornata», ha detto il presidente, sottolineando la «tristezza» delle facce di comunisti e cattocomunisti.

«NON LEGGETE I GIORNALI» - Infine era tornato sulla polemica contro i mezzi di informazione. «Se non sapessi che ancora una volta scriveranno che attacco la stampa, direi a voi ragazzi di impiegare il vostro tempo in maniera diversa dalla lettura dei giornali - ha detto -. Io l'ho fatto e ne ho tratto giovamento». Berlusconi ha ricordato la polemica nata dopo che i giornali hanno parlato di scontro tra l'Italia e la Ue, un contrasto che il premier smentisce esistere. «Tutto il resto sono favole di certa stampa - ha allora precisato - e ho detto povera Italia per la stampa con cui ci troviamo a dover fare i conti». Per non parlare «della stampa che diffonde catastrofismo e fa il tifo per la crisi».



09 settembre 2009


NEL BIELLESE
Tragedia della disperazione, partorisce
e soffoca la bambina appena nata

La donna, operaia tessile in cassa integrazione, aveva cercato di tenere nascosta la situazione al marito.

BIELLA - Ha confessato di aver soffocato la sua bambina appena nata, l'ultima di 4 fratelli, avuta dopo 11 anni dall'ultima gravidanza. I fatti si sono svolti in una cascina di Castelletto Cervo, nel Biellese, ma il dramma assume un peso ancor più grave perchè la donna, che oggi ha 38 anni, ha un precedente: tentò di abbandonare il terzo figlio neonato, in una scatola di cartone, sul davanzale di una cascina adiacente la sua abitazione.

LA STORIA - La vicenda è venuta alla luce dopo che,all' alba di martedì scorso, la donna colpita da un'emorragia, ha chiesto l'aiuto del 118. I medici, accorsi nell'abitazione l'hanno trovata in gravi condizioni. Con lei c'erano il marito e la piccola moribonda. Inutile la corsa in ospedale dove la neonata è arrivata ormai senza vita. La donna, operaia tessile in cassa integrazione, a causa dei rapporti tesi in famiglia e di una situazione economica disastrosa, aveva cercato di tenere nascosta la situazione al marito. La famiglia non era assistita dai servizi sociali, nè per motivi economici, nè per ragioni di disagio o di altra natura. Il marito, di origini calabresi, operaio in una fonderia, è stato indagato per concorso in infanticidio anche se il suo ruolo sembrerebbe secondario.

LA DINAMICA - La donna, ancora ricoverata in ospedale, nel racconto che ha fatto alla polizia ha lasciato ancora diversi punti oscuri, che gli investigatori stanno cercando di chiarire. La bimba, chiamata Alice, sarebbe rimasta soffocata quasi per un gesto automatico, dettato dalla disperazione: «Ho messo una mano sulla bocca perchè nessuno sentisse il suo pianto. Poi non so perchè non sono più riuscita a togliere la mano»,avrebbe spiegato nella sua confessione.


09 settembre 2009
 
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96 replies since 6/8/2009, 10:36   4895 views
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