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Lucky (Due di Picche)
view post Posted on 7/9/2009, 16:51 by: Lucky (Due di Picche)




L'incidente attorno alle 13. Un ferito è in gravi condizioni
Monte Bianco: cade elicottero, 2 morti
Precipitato sul ghiacciaio di Toula, il velivolo era impegnato in lavori di manutenzione della linea elettrica



DUE VITTIME - I morti nell'incidente all'elicottero caduto sul monte Bianco sono due, contrariamente a quanto reso noto in un primo momento dalle autorità. È vivo, ma gravemente ferito, il pilota del velivolo, Andrea Bellinzona, ricoverato in condizioni giudicate disperate, nell'ospedale di Aosta. Le due vittime sono Christian Jeantet e Giuliano Coaro (tecnici di volo), tutti residenti in Valle d'Aosta. L'altro ferito, che è stato trasportato all'ospedale di

Aosta, è un operaio dell'impresa edile Cte. I quattro erano impegnati in lavori alla rete elettrica sotto il rifugio Vecchio Torino. L'elicottero è della società Helops (Air vallee helicopter operations & services), gruppo Air Vallee, la stessa ditta che fornisce i velivoli al Soccorso alpino valdostano (che non è stato coinvolto nell'incidente, contrariamente a quanto sembrava in un primo momento). L'equipaggio ha spesso lavorato per la protezione civile valdostana. L'incidente è avvenuto poco prima delle 13 non lontano dal rifugio Torino Vecchio. Sul posto dell'incidente sono intervenuti tre elicotteri del Soccorso Alpino valdostano per le operazioni di recupero, rese particolarmente difficili dal vento e dalla zona impervia.
Solo poche ore prima, nella mattinata, un aereo da turismo francese era caduto sul Monte Rosa: il pilota, rimasto ferito ma non in pericolo di vita, era stato recuperato da una squadra dell’elisoccorso valdostano.

INCHIESTA - L'Agenzia nazionale per la sicurezza del volo ha aperto un'inchiesta tecnica di sua competenza sull'incidente avvenuto presso il ghiacciaio Toula, sul Monte Bianco, all'elicottero SA 315B Lama (marche I-NERY), che ha provocato la morte di due occupanti. Un pool di investigatori dell'Ansv ha raggiunto la località dell'incidente per un primo sopralluogo operativo ed esaminare il relitto dell'elicottero.



07 settembre 2009



Global Economy Meeting
Trichet: «Crisi, superata fase di caduta libera ma dobbiamo restare prudenti»
Il presidente della Bce: «Gli indicatori economici vanno meglio del previsto però la strada potrebbe essere accidentata»


MILANO - Il peggio è passato e l'economia mondiale è probabilmente uscita dalla fase di caduta libera vissuta fra la fine del 2009 e l'inizio del 2010, ma «dobbiamo restare prudenti» e non si esclude che la strada da percorrere sia «accidentata». Il numero uno della Bce, Jean-Claude Trichet, in qualità di presidente anche del Global Economy Meeting, ha fatto il punto sulla situazione economica globale al termine degli incontri fra i banchieri centrali del G10.

DISOCCUPAZIONE - «Molti indicatori economici stanno andando meglio di quanto si pensasse, tante stime sono state riviste verso l'alto» ha detto Trichet, sottolineando che i governatori hanno discusso della disoccupazione in aumento nelle maggiori economie, e in particolare del suo impatto sulla fiducia e sulle famiglie. «Le autorità finanziarie mondiali devono prestare grande attenzione alle lezioni delle crisi finanziarie precedenti, non sarebbero perdonate in caso di nuove crisi» ha sottolineato.




07 settembre 2009



I dati del "Credit opinion"
Moody's: «Pil italiano a -4,4% nel 2009»
La previsione dell'agenzia di rating. Per il 2010 le stime sono di una crescita dello 0,1%

MILANO - Moody's stima per l'Italia una contrazione del Pil 2009 del 4,4%, mentre per il 2010 le previsioni sono di una crescita dello 0,1%. È quanto si legge nel 'Credit Opinion' diffuso dall'agenzia di rating.

DPEF - Il Governo, attraverso il Documento di programmazione economica e finanziaria, prevede invece per quest'anno una contrazione dell'economia italiana del 5,2%, mentre stima per il 2010 una crescita dello 0,5% del Pil. Secondo Moody's, poi, l'inflazione si attesterà quest'anno in Italia all'1%, per portarsi all'1,8% nel 2010.

RATING - Nella 'credit opinion' l'agenzia ricorda quindi di aver assegnato all'Italia rating Aa2 con prospettive (outlook) stabili. Moody's sottolinea come la forza economica italiana sia «molto elevata», ma la forza finanziaria del governo «è ritenuta 'elevata', invece che »molto elevata», a causa della necessità di finanziare un debito elevato, che nel 2008 ha interrotto il trend di discesa e a causa di una «relativa mancanza di dinamismo economico». Secondo l'agenzia il rating italiano potrebbe venir aumentato a fronte di una significativa e sostenibile riduzione del debito pubblico, grazie a variazioni fiscali significative e credibili. Allo stesso modo delle dinamiche prolungate di deterioramento del debito pubblico potrebbero portare a un declassamento.






07 settembre 2009



MELONI, RONCHI E «FAREFUTURO»: «Accuse ridicole»
Bossi e "Il Giornale" attaccano Fini

Nel Pdl è tensione con gli ex An



TORINO - «L'è matt». Tradotto dal dialetto varesotto: «È matto». Il giudizio tagliente su Gianfranco Fini è di Umberto Bossi e l'argomento è il voto agli immigrati alle elezioni amministrative, un tema che il presidente della Camera ha nella sua agenda sin dal 2003 e che ha recentemente rilanciato. Il giudizio è stato espresso dal leader della Lega Nord a Torino, alla festa del partito, come riportato dalla Stampa.it.

FELTRI - Ma quella del Senatùr non è l'unica frecciata rivolta a Fini, che negli ultimi mesi è parso in disaccordo con la Lega e talvolta anche con il suo partito, il Pdl, su alcuni temi (come sicurezza e testamento biologico). Tra gli attacchi più decisi c'è quello di Vittorio Feltri: «Rientra nei ranghi - scrive il direttore de "Il Giornale" - non rischierai più di essere ridicolo come lo sei stato negli ultimi tempi». Feltri punta il dito contro quelle che chiama 'virate'. «Sei ancora di destra o da quella parte ti sei fatto superare da Berlusconi? Non è una domanda provocatoria. Nasce piuttosto da una constatazione. Sulla questione degli immigrati parli come un vescovo. Sul testamento biologico parli invece come Marino, quello della cresta sulle note spese dell'Università da cui è stato licenziato». Secondo il direttore del "Giornale", Fini ha in mente una strategia. «Ti sta a cuore la simpatia della sinistra che non sai più come garantirti. Il motivo si può intuire, se sbaglio correggimi. Miri - conclude Feltri - al Quirinale perché hai verificato che la successione a Berlusconi avverrà con una gara cui è iscritta una folla».

FARE FUTURO - A Feltri replica Alessandro Campi, politologo e direttore scientifico di 'FareFuturo', la fondazione di cui Fini è presidente: «È ridicolo accusare Fini di essere ambizioso. Tutti i politici lo sono. Ed è ridicolo accusarlo di non essere di destra: Fini lo è, ma il suo modo di intendere la destra è diverso da quello di Feltri». «Si tratta della prosecuzione della campagna di stampa che ha avviato il 'Giornale' contro quelli che si ritiene siano gli avversari diretti o indiretti, interni o esterni, reali o supposti del Cavaliere e di questo governo - dice Campi all'Adnkronos-. Il tutto all'interno di una strategia che da un lato punta a blindare Berlusconi da pettegolezzi e attacchi, dall'altro rischia di renderlo prigioniero dei suoi pretoriani».

MELONI E RONCHI - Anche il ministro Giorgia Meloni, ministro della Gioventù, difende il presidente della Camera: «Anche quando non si è d'accordo, e a me è capitato più di una volta di non essere d’accordo con Fini, ci si deve rispettare. Ma credo che si debbano rispettare tutti quelli che hanno il coraggio di esprimere le posizioni più diverse, da cui nasce un confronto che porta a una sintesi e serve a crescere». Per il ministro per le Politiche Europee, Andrea Ronchi, «Fini è un leader coraggioso della Casa delle libertà, è il cofondatore del nuovo partito ed esprime una sensibilità che ha piena cittadinanza nel popolo del centrodestra».


07 settembre 2009



Si teme la catastrofe ecologica: a bordo della nave 250 tonnellate di Olio e combustibile
Traghetto a picco con 968 persone
Donna si salva dopo 24 ore in mare
Tragedia nelle Filippine: nove morti e un ulteriore disperso. Nessun ferito in un secondo naufragio



MILANO - Ci sono almeno nove morti e un disperso nel naufragio di un traghetto, il «Superferry 9», avvenuto al largo delle Filippine meridionali. Ma dopo le notizie drammatiche della tragedia ne arriva anche una di speranza: una donna che era tra le 968 persone che si trovavano a bordo dell'imbarcazione e che non risultava più all'appello è stata tratta in salvo dopo 24 ore trascorse in mare, in una zona tra l'altro infestata da squali.

«CONDIZIONI STABILI - Il miracoloso salvataggio, come ha spiegato il contrammiraglio Alexander Pama, comandante di zona della marina militare filippina, è stato portato a termine dagli specialisti dell'aeronautica, che hanno individuato e recuperato il corpo ancora in vita di Lita Casunglon e per cercarla, assieme all'altro disperso, si erano mobilitate diverse squadre militari di ricerca. Malgrado la durezza della prova cui è stata sottoposta, lo stato di salute della naufraga è apparso relativamente buono ai medici che le hanno prestato le prime cure. «È viva e versa in condizioni stabili», ha confermato Pama. La donna, è stata presa in cura da un'unità della Guardia Costiera per poi essere trasferita in elicottero a un ospedale di Zamboanga.

RISCHIO ECOLOGICO - A parte la sorte dell'ultimo disperso, a destare la preoccupazione delle autorità filippine è adesso la minaccia di una potenziale catastrofe ecologica, qualora dallo scafo sommerso si dovessero verificare fuoriuscite di sostanze inquinanti. Al momento dell'affondamento, infatti, a bordo c'erano complessivamente 225 tonnellate di olio combustibile più ulteriori 25 di lubrificante. Si è comunque deciso di dare la priorità alle ultime ricerche della persona ancora mancante all'appello, sebbene l'armatore abbia già ingaggiato esperti per prevenire o combattere eventuali chiazze di carburante in mare, e la Marina abbia fatto intervenire uomini e mezzi per affrontare, se del caso, l'emergenza.

LE CAUSE DELL'INCIDENTE - Indagini sono in corso per accertare le cause del disastro, sicuramente favorito comunque dalle avverse condizioni meteorologiche. Sembra però che il traghetto trasportasse un carico eccessivo, e che questo fosse stato sistemato nelle stive senza le dovute cautele: spostandosi durante il viaggio a causa dei marosi, avrebbe così provocato il ribaltamento della nave. Testimoni hanno raccontato inoltre agli inquirenti che il traghetto stava già sbandando quando era salpato dal porto di General Santos, sull'isola di Mindanao, diretto verso la provincia centrale di Iloilo e da lì alla capitale Manila. Pare altresì che anche il generatore di bordo avesse problemi, e non si esclude neppure una falla nella chiglia, esistente fin dalla partenza.

IL SECONDO NAUFRAGIO - Nel frattempo, più a nord, nell'arcipelago è avvenuto il secondo naufragio in due giorni: si tratta del mercantile «Mv Hera», battente bandiera panamense, che aveva cominciato a imbarcare acqua già da ieri, mentre era in rotta da Papua-Nuova Guinea alla Cina, e dal quale in mattinata era stato lanciato l'Sos dopo che i motori erano andati in avaria. Incolumi tuttavia i diciannove membri dell'equipaggio, quindici marinai di nazionalità filippina più quattro sud-coreani: sono andati alla deriva per diverse ore su una lancia, al largo della provincia centrale di Samar del Este, ma alla fine sono stati localizzati e salvati dai soccorritori.


07 settembre 2009



Il 6 settembre 1609 veniva ucciso John Colman, uomo di fiducia dell'esploratore Henry Hudson
"Ammazzato dagli indiani", dicono gli storici. Ma i detective seguono altre piste
Quel primo omicidio a New York
dopo 400 anni il caso è riaperto





NEW YORK - William McNeely ne ha visti tanti di morti ammazzati ma un caso come questo proprio no, il corpo che non si trova e i testimoni, beh, anche quelli scomparsi da tanto, troppo tempo. "Cold Cases" li chiamano i detective, un'etichetta così famosa che ha dato il titolo a un serial tv, ma più che freddo è un caso gelido, praticamente ibernato da secoli questo delitto consumato sulla costa del New Jersey, misterioso omicidio (vicino) a Manhattan, anzi a Manna-Hata, l'"Isola delle colline" nella lingua degli indiani che la vendettero per un pugno di perline agli avventurieri olandesi.

Perché di questo stiamo parlando: il primo delitto mai avvenuto nell'area di New York, 6 settembre del 1609, appena quattro giorni dopo l'arrivo della spedizione di Henry Hudson, il navigatore inglese al soldo degli olandesi che in quelle acque a cui darà il nome si era avventurato - novello Colombo - alla ricerca dell'agognato passaggio a nord-ovest per le Indie.

La Grande Mela festeggia il compleanno di Nuova Amsterdam, domani parte la settimana di celebrazioni che culminerà nella grande festa del 13 settembre. Ma nel clima gioioso ecco spuntare la storia della misteriosa morte di John Colman, che di Hudson era uno degli uomini di fiducia, forse l'unico altro inglese in quella marmaglia di sedici olandesi, che non lo amava. Scrive Edward Robb Ellis in quel capolavoro di 40 anni fa che è The Epic of New York: "Il capitano mandò fuori una scialuppa con cinque uomini in ricognizione. Stanchi della vita a bordo, i marinai erano deliziati dalla vista dei fiori e delle piante e dai profumi dolcissimi. Ma gli indiani avevano già cambiato atteggiamento verso quegli strani visi pallidi. Un gruppo di guerrieri su due canoe attaccò quella piccola spedizione composta una barca sola, e nel combattimento che ne seguì un inglese, John Colman, fu ucciso da una freccia conficcata in gola. Fu il primo europeo a morire sulle rive di New York". Davvero già allora per colpa degli indiani?

Negli ultimi tempi gli storici hanno avanzato più di un dubbio su quella idilliaca ricostruzione riassunta anche in un affresco del primo '900 all'Hudson County Courthouse del New Jersey (per la cronaca, il pittore Francis Millet morì in un'altra disgrazia navale: il Titanic...). E così nello stesso anno in cui New York festeggia il più basso indice di criminalità - oltre il 2 per cento di omicidi in meno, è la più sicura tra le metropoli Usa - il capo dei detective cittadini, Michael J. Palladino, convoca un panel di esperti: da un vecchio segugio come McNeely a uno storico come James Ring Adams passando per Joseph A. Pollini, ex capo della squadra "cold cases" della polizia. Risultati? Argomenta McNeely al New York Times: "Colman era inglese, la ciurma olandese. Non puoi escludere nulla e nessuno. Dopo il delitto io avrei trattenuto tutti, compresi gli altri marinai feriti nell'agguato. Dicevano che erano stati attaccati dagli indiani: troppo facile. Non so se possiamo parlare già di razzismo: sicuramente gli indiani erano un ottimo capro espiatorio".

Il vecchio detective naturalmente gioca con l'ironia. Ma perché gli olandesi avrebbero dovuto mascherare l'omicidio con un agguato degli indiani, che sicuramente ci fu? Dice Pollini: "Se potessimo esaminare il corpo, capiremmo se fu davvero una freccia a colpirlo o un altro oggetto contundente la cui ferita fu fatta passare per quella di una freccia...". Colman era stato assoldato direttamente da Hudson e non era per niente amato dagli olandesi. Sentimento ricambiato. "Guardando i loro pancioni, temo che questa gente pensi più a mangiare che a navigare", scrisse in una lettera alla moglie due giorni prima di morire. Ecco allora l'ipotesi della vendetta. Confortata anche dal fatto che la scomparsa di Colman favorì sempre più l'ascesa di Robert Juet, un tizio il cui "journal" è l'unica fonte a noi giunta della spedizione, e che in seguito fu protagonista proprio dell'ammutinamento contro il povero Hudson. Certo, anche la morte di capitan Henry, due anni dopo, resta un mistero: ma quella avvenne intorno a James Bay, che oggi è territorio canadese. McNeely e Palladino dovranno farsene una ragione. O presentare una bella rogatoria.

(7 settembre 2009)
 
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96 replies since 6/8/2009, 10:36   4895 views
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