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Lucky (Due di Picche)
view post Posted on 3/9/2009, 17:23 by: Lucky (Due di Picche)




Il quotidiano di via NEgri: «Feltri ha vinto». In 10 punti le verità del direttore dimissionario
Boffo dà le dimissioni, Bagnasco le accetta
Non sarà più direttore di «Avvenire». La decisione al termine dei durissimi attacchi da parte del «Giornale»

MILANO - Il direttore di Avvenire Dino Boffo si è dimesso con una lettera (leggi) inviata al cardinal Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana. Boffo era stato oggetto di duri attacchi da parte de Il Giornale, quotidiano edito dal fratello del premier Paolo Berlusconi, e proprio sull'Avvenire di giovedì aveva pubblicato un dossier con le «dieci verità» che, nelle intenzioni, dovrebbero smontare tutti i punti della campagna avviata contro di lui da Vittorio Feltri. «Le dimissioni sono l'amaro e sconcertante esito del plateale e ripugnante attacco mediatico a cui Boffo e il nostro quotidiano sono sottoposti da giorni» ha spiegato il Comitato di redazione del giornale della Cei, annunciando per il pomeriggio un'assemblea dei redattori e confermando la propria volontà di proseguire il lavoro senza piegarsi alle intimidazioni.

«LA MIA VITA VIOLENTATA» - «Non posso accettare che sul mio nome si sviluppi ancora per giorni e giorni una guerra di parole che sconvolge la mia famiglia e soprattutto trova sempre più attoniti gli italiani» ha scritto Boffo nella lettera a Bagnasco, presidente della Cei, nella quale presenta le dimissioni «irrevocabili» e «con effetto immediato» sia da Avvenire che dalla tv dei vescovi Tv2000 e da Radio Inblu. «La mia vita e quella della mia famiglia, le mie redazioni, sono state violentate con una volontà dissacratoria che non immaginavo potesse esistere» ha scritto ancora Boffo nella lettera al card. Angelo Bagnasco.

«FEROCIA SMISURATA» - «L'attacco smisurato, capzioso, irritualmente feroce che è stato sferrato contro di me dal quotidiano Il Giornale guidato da Feltri e Sallusti, e subito spalleggiato da Libero e dal Tempo - ha scritto ancora Boffo nella lettera di accompagnamento delle dimissioni -, non ha alcuna plausibile, ragionevole, civile motivazione: un opaco blocco di potere laicista si è mosso contro chi il potere, come loro lo intendono, non ce l'ha oggi e non l'avrà domani». «Se si fa così con i giornalisti indipendenti, onesti e per quanto possibile, nella dialettica del giudizio, collaborativi - ha aggiunto - , quale futuro di libertà e responsabilità ci potrà mai essere per la nostra informazione? Quando si andranno a rileggere i due editoriali firmati da due miei colleghi, il "pro" e "contro" di altri due di essi, e le mie tre risposte ad altrettante lettere che Avvenire ha dedicato durante l'estate alle vicende personali di Silvio Berlusconi, apparirà ancora più chiaramente l'irragionevolezza e l'autolesionismo di questo attacco sconsiderato e barbarico».


Il riferimento alla «vittoria» di Feltri nell'articolo del Giornale.it
«FELTRI HA VINTO» - Le dimissioni sono poi state accettate dal numero uno della Cei. Nel dare la notizia delle dimissioni, Il Giornale, attraverso il proprio sito web, ha parole di esultanza: «Vittorio Feltri vince la sua prima "battaglia" da quando ha preso le redini del quotidiano di via Negri», si legge nell'articolo sulle dimissioni di Boffo. Lo stesso Feltri, però, interpellato dalle agenzie di stampa, ha poi detto che quello dell'abbandono di Boffo non era un obiettivo premeditato: «Non ci pensavo minimamente mentre lavoravamo su questa vicenda».

IL SITO DI AVVENIRE - «Si è dimesso il direttore Boffo: "scelta serena e lucida"» è il titolo di prima pagina che campeggia invece sul sito di Avvenire, tornato a essere funzionante nel tardo pomeriggio dopo qualche ora di interruzione in seguito ai numerosi accessi degli utenti.

LA CEI: «INQUALIFICABILE ATTACCO» - Dal canto suo, invece, il cardinale Angelo Bagnasco, prende atto, con rammarico delle dimissioni e rinnova a Boffo «l'inalterata stima per la sua persona, oggetto di un inqualificabile attacco mediatico». Il numero uno della Cei - si legge in un comunicato - «nel confermare a Dino Boffo, personalmente e a nome dell'intero episcopato, profonda gratitudine per l'impegno profuso in molti anni con competenza, rigore e passione, nel compimento di un incarico tanto prezioso per la vita della Chiesa e della società italiana, esprime l'inalterata stima per la sua persona, oggetto di un inqualificabile attacco mediatico». «No comment», invece, dalla sala stampa della Santa Sede. Interpellato, padre Federico Lombardi dichiara di non voler fare commenti. Anche la Conferenza episcopale italiana riferisce di non voler aggiungere altro rispetto alla nota diffusa.

IL GIP - «Ho solo fatto il mio dovere per fare chiarezza, per quanto possibile, dopo avere letto delle cose non corrette da un punto di vista tecnico. Tutto qui» ha detto il gip di Terni Pierluigi Panariello, commentando la notizia della lettera di dimissioni di Dino Boffo nella quale il giornalista ha ringraziato pubblicamente il ministro dell'Interno Roberto Maroni e i magistrati di Terni. Il giudice non ha però voluto commentare in alcun modo la scelta del direttore di Avvenire.



03 settembre 2009



Dopo l'attacco di Berlusconi. ma frattini insiste: «E' giusto che parlino solo i politici»
Barroso: «I portavoce Ue hanno
la mia fiducia. Sono fiero di loro»

«Ci sono talvolta persone che non capiscono un'istituzione originale come la Commissione europea»


BRUXELLES - Il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, si è detto «molto fiero» del servizio dei portavoce della Commissione Ue, sottolineando che hanno «tutti la mia fiducia e il mio appoggio. Ci sono talvolta persone che non capiscono un'istituzione originale come la Commissione europea», ha aggiunto rispondendo a una domanda diretta sulle critiche di Silvio Berlusconi alla comunicazione della Commissione Ue.

POLEMICHE - Barroso ha in pratica accolto l'invito rivoltogli due giorni fa da Martin Schulz, presidente dei socialisti e dei democratici all'Europarlamento, che aveva chiesto un suo intervento (e quello della presidenza di turno svedese dell'Ue) dopo le parole di Berlusconi, il quale aveva minacciato «di bloccare tutto» se i portavoce dei commissari europei avessero continuato a intervenire pubblicamente, come per la richiesta di «chiarimenti» all'Italia dopo il respingimento in Libia di immigrati eritrei e somali che avrebbero avuto il diritto di chiedere asilo politico. Il presidente del Consiglio aveva chiesto che fosse solo Barroso autorizzato a parlare a nome dell'Ue.

CASO - Il caso sembrava archiviato, ma mercoledì il commissario agli Affari economici e monetari Joaquin Almunia aveva chiesto scherzosamente (ma non troppo) a chi doveva chiedere il permesso per parlare. Barroso ha spiegato di non ritenere che ci sia altra istituzione che «si metta ogni giorno a incontrare la stampa per riferire sulle questioni più varie, tecniche o politiche. Farò sempre in modo di comunicare lealmente con le altre istituzioni europee e con i governi democraticamente eletti dai loro cittadini», ha aggiunto. Barroso ha rivendicato il diritto-dovere dei portavoce di parlare e si è detto «intransigente difensore» della Ue.

FRATTINI - Ma le parole di Barroso non hanno convinto il ministro degli Esteri Franco Frattini che così replica al presidente della Commissione europea: «Se la Commissione Europea è un organo politico è giusto che parlino i politici, non i portavoce. Barroso ha detto cose ovvie, che è fiero ed ha fiducia nei propri portavoce, ci mancherebbe altro»».


03 settembre 2009



bce lascia i tassi all'1%. trichet: contrazione dell'attività economica nell'Eurozona è finita
Ocse: ripresa prima del previsto, ma sarà lenta. Nel 2009 Pil italiano a -5,2%
Segnali di rallentamento della caduta dell'economia anche per il nostro Paese: la stima di giugno era -5,5%


MILANO - La recessione mostra i primi segni di rallentamento: il Pil delle principali economie mondiali (G7) dovrebbe scendere quest'anno del 3,7%. Lo prevede l'Ocse rivedendo la stima di giugno (-4,1%). Segnali di rallentamento della caduta dell'economia arrivano anche per l'Italia. Per il 2009 l'Ocse stima una diminuzione del prodotto interno lordo del 5,2%, a fronte del -5,5% stimato in giugno.

LE ALTRE ECONOMIE - Migliorano anche le stime sul Pil di Giappone (da un -6,8% a un -5,6%), Germania (da un -6,1% a un -4,8%), Francia (da un -3% a un -2,1%) e Canada (da un -2,6% a un -2,5%). Confermata invece la previsione che vede l'economia Usa contrarsi del 2,8%. Peggiorano invece le stime sulla Gran Bretagna, il cui Pil è visto in calo del 4,7%, una flessione maggiore del -4,3% calcolato a giugno. L'economia dell'eurozona, infine, è stimata in contrazione del 3,9%, contro il -4,8% della rilevazione precedente.

POLITICHE DI STIMOLO - Secondo l'Ocse i governi «debbono continuare nei piani di stimolo» alle economie dato che «la crescita della disoccupazione e la debolezza del mercato immobiliare continuano a comprimere i consumi». Nelle ultime settimane «abbiamo visto una serie di buone notizie» per il quadro economico globale e «la ripresa sembra a portata di mano», tuttavia, si legge nella nota «diversi fattori frenanti implicano che per un certo periodo di tempo la ripresa sarà lenta».

BCE - Intanto la Banca centrale europea ha lasciato i tassi d'interesse invariati, come atteso dai mercati. Lo ha deciso il Consiglio direttivo dell'Eurotower, che ha mantenuto il tasso di riferimento principale all'1%.
Gli economisti della Banca centrale europea hanno anche migliorato le loro previsioni trimestrali sulla crescita del prodotto interno lordo di Eurolandia. Per il 2009 si aspettano ora un tasso compreso fra -4,4 e -3,8%, per il 2010 fra -0,5% e +0,9%. Le «staff projections» di giugno indicavano per il 2009 una forchetta compresa fra -5,1 e -4,1%, per il 2010 -1% e +0,4%.
Gli economisti della Banca centrale europea hanno pure rialzato le loro previsioni trimestrali sull'inflazione di Eurolandia. Per il 2009 si aspettano ora un tasso compreso fra +0,2 e +0,6%, per il 2010 fra +0,8% e +1,6%­mentre le «staff projections» di giugno indicavano per il 2009 un'inflazione compresa fra +0,1% e +0,5%, per il 2010 fra +0,6% e +1,4%.
«Vi sono segnali crescenti di stabilizzazione dell'economia di Eurolandia» ha detto il presidente della Bce Jean-Claude Trichet per il quale «la contrazione dell'attività economica nell'Eurozona è finita, ma la ripresa sarà molto graduale».




03 settembre 2009



a napoli test su sei persone
Influenza A :il giovane ricoverato
a Monza sta sconfiggendo il virus

Il primario della rianimazione: «Un test è risultato negativo ma ne serve un altro di conferma»


MILANO - Potrebbe avere sconfitto il virus H1N1 il giovane 24enne di Parma ricoverato all'ospedale San Gerardo di Monza per insufficienza respiratoria grave causata dalla nuova influenza A. «Un campione del paziente è risultato negativo al virus», ha spiegato Roberto Fumagalli, primario di anestesia e rianimazione dell'ospedale brianzolo. Tuttavia serve prudenza, precisa l'esperto. «Per essere certi della negativizzazione, cioè per poter dire con sicurezza che il giovane ha sconfitto il virus -sottolinea- abbiamo bisogno di un'altra risposta di laboratorio, che dovrebbe arrivarci domani». È comunque «ragionevole» aspettarci che il paziente abbia ormai debellato l'H1N1, anche se «preferiamo aspettare». Per il resto, anticipa Fumagalli, le condizioni del giovane rimangono «stabili.

A NAPOLI TEST SU ALTRE SEI PERSONE - Sono invece critiche ma stazionarie le condizioni di G.D., l'uomo di 51 anni, ricoverato da due giorni nell'ospedale Cotugno di Napoli dove si trova nel reparto di Rianimazione dopo aver contratto il virus H1N1. Secondo quanto affermano fonti sanitarie, il paziente non è affetto da complicanze indotte direttamente dal virus A/H1N1 ma l'influenza è sopraggiunta in un fisico «già debilitato». Secondo l'assessore regionale alla Sanità della Campania, Mario Santangelo, «forse anche una comune influenza avrebbe prodotto le stesse conseguenze».
Sei sono invece i casi sospetti sui quali si stanno conducendo accertamenti. Nel bilancio tracciato oggi, confermati i due casi già in precedenza accertati di due giovani, uno di 23 anni di Napoli ed un altro di 27 anni, di Cava dei Tirreni (Salerno), ma le loro condizioni non destano preoccupazioni.


oderzo - si chiamava giuliana, la vittima. La famiglia vive a ponte di piave. l'altro dramma - nel lago di bior - trentino - e' annegato un 69enne di schio
Sfugge alla madre vicino al Monticano
Bambina di due anni annega nel fiume

Dopo cena mamma e figlia erano in piazzale Rizzo per un gelato.

ODERZO (Treviso) - Una bimba di due anni e mezzo è sfuggita al controllo della madre, è caduta nel fiume Monticano ed è annegata. È successo nella tarda serata di ieri a Oderzo e il corpo della piccola Giuliana Favaro di Ponte Di Piave - due anni compiuti a marzo - è stato recuperato dai vigili del fuoco dopo due ore di disperate ricerche.

Dopo cena, la bimba era andata con la mamma a Oderzo, in Piazzale Rizzo, per mangiare un gelato, ma improvvisamente la piccola è sfuggita al controllo ed è sparita. La mamma l’ha cercata dappertutto poi, sempre più angosciata, ha dato l’allarme alle forze dell’ordine. Sono intervenuti i carabinieri di Oderzo, ai quali si sono uniti

Scorci sul luogo del dramma (Antenna Tre)

nelle ricerche anche i colleghi dei paesi vicini, e i vigili del fuoco nel timore che la bambina potesse essere scivolata nell’affluente del Monticano che scorre lì vicino. L’ipotesi si è rivelata purtroppo fondata e poco dopo mezzanotte i vigili del fuoco hanno recuperato dall’acqua il corpo della piccola vicino all’argine sinistro del fiume.

E per annegamento è morto - nel lago di Bior, Trentino - il 69enne di Schio Mariano Rudella. Il corpo dell'uomo è stato segnalato mercoledì ai carabinieri da un pescatore, ma la notizia è stata diffusa oggi, e il decesso sembra risalga a circa 24 ore prima, cioè all’ora di pranzo di martedì. I primi riscontri sul corpo fanno pensare ad un incidente: Rudella sarebbe scivolato in acqua per un malessere o per una disattenzione. I carabinieri escludono che sia stato gettato in acqua. L’uomo in passato si era recato spesso in villeggiatura nella vicina Andalo e martedì era appena arrivato in paese.





Christian Poveda aveva 54 anni
El Salvador: ucciso fotografo francese, stava facendo un video sulle «maras»
Le feroci gang centroamericane. Freddato con un colpo di pistola alla testa


SAN SALVADOR - Il fotoreporter francese Christian Poveda è stato trovato in un'auto nel Salvador ucciso con un colpo di pistola alla testa. Lo ha riferito oggi la polizia locale. Il giornalista 54enne aveva da poco realizzato un documentario sulla guerra tra le «maras», le feroci gang dedite al traffico di droga e alle estorsioni che infestano il Salvador e altri Paesi dell'America centrale.

MARAS - La polizia salvadoreña ha riferito che il corpo di Poveda è stato rinvenuto a Tonacatepeque, una zona rurale a nord della capitale. Il ministro della Sicurezza pubblica, Manuel Melgar, ha deplorato quello che ha definito «un atto criminale ripugnante» e ha affermato che la polizia lavorerà senza sosta per catturare gli assassini di Poveda. Poveda viveva nel Salvador e aveva recentemente realizzato La vida loca, un documentario sulla vita dei membri della mara «La 18», la cui uscita è programmata in Francia per il 30 settembre. Il lavoro di Poveda aveva avuto molto rilievo tra gli organi d'informazione del Salvador. Il documentario, che mostra la vita delle maras, è anche molto critico con la polizia locale che agisce pesantemente contro le gang. Descrive inoltre le condizioni economiche del Salvador che conducono i giovani verso il crimine. Poveda dice che le «maras portano il terrore», ma allo stesso tempo afferma che i giovani membri delle gang riescono a interpretare il malessere della vita nel Paese centroamericano. «Dobbiamo capire perché ragazzini di 12-13 anni entrano in una mara e danno la vita per essa», ha detto il fotoreporter in una recente intervista al quotidiano online salvadoreño El Faro.


CARRIERA - Poveda era per la prima volta giunto nel Salvador come fotografo per Time. Ha lavorato inoltre per giornali come El Pais, Le Monde, New York Times, Paris Match e Stern seguendo le guerre in Iran, Iraq, Libano e in altre nazioni. Dagli anni Novanta si dedicò ai documentari e in particolare alle gang del Salvador. Nel Paese ci sono oltre 16 mila aderenti alle maras, nate quando molti salvadoreñi sono tornati in patria espulsi dagli Usa dopo aver passato anni nelle prigioni statunitensi. El Salvador ha il più alto tasso di omicidi di tutta l'America Latina.


03 settembre 2009



L’intervista Il ministro degli Esteri: ho telefonato al direttore di Avvenire il primo giorno. Ma il premier non è il mandante dell’attacco
«Alla Lega né Lombardia né Veneto Sul fine vita no a leggi da Stato etico»
Frattini: voto agli immigrati? Sto con Fini, chi paga le tasse sia rappresentato
Ministro Frattini, al di là delle espressioni diplomatiche sui «rapporti eccellenti », come sono davvero le relazioni tra governo e Vaticano, e tra governo e Chiesa italiana?

«Nella sostanza, c’è una costante condivisione di valori tra il governo di centrodestra e la Santa Sede: vita, famiglia, equilibrio tra rigore e accoglienza sull’immigrazione. Io stesso mi sono sentito costretto a intervenire, quando la Lega è passata da un eccesso all’altro: prima espressioni fuori luogo, come quelle sugli 'esponenti religiosi cattocomunisti che hanno perso il catto e restano comunisti'; poi la rivendicazione di essere 'custode dei valori cristiani'. Fu il governo Berlusconi, con me alla Farnesina, a battersi per inserire nella Costituzione europea le radici cristiane. Non mi sento di non essere garante e custode delle radici cristiane, almeno quanto la Lega».

Sull’attacco a Boffo che idea si è fatto?

«Ho telefonato al direttore di Avvenire il giorno stesso. Il rispetto per la privacy e la dignità deve valere per tutti, anche per i personaggi pubblici. Respingo però le strumentalizzazioni politiche della sinistra, che usa la vicenda come se Berlusconi ne fosse il mandante. Invece il presidente ha spiegato in pubblico, e in privato, di non aver incoraggiato e neppure parlato con Feltri».

Resta una tensione innegabile.

«Ma prima il direttore dell’ Osservatore Romano e poi il cardinal Bertone hanno ribadito la sintonia tra il governo e la Santa Sede. Quanto alla possibilità che all’interno del sistema dei poteri vaticani si sia aperto un contrasto, se il Santo Padre dice che questo non è, non è».

Ora si teme che la maggioranza, per recuperare i rapporti con il Vaticano, sia arrendevole sui temi dell’autunno, dalla legge sul fine vita alla scuola privata.

«Comprendo questa preoccupazione. È necessario darle risposta, discutendo nelle sedi in cui il Pdl discute. Il vicepresidente dei senatori, Quagliariello, in queste ore affronta il tema dei valori con monsignor Fisichella. La prossima settimana, al seminario del Pdl a Gubbio, mi farò portatore di un’iniziativa. Berlusconi ci ha lasciato libertà di coscienza. Il Pdl colga l’occasione per elaborare le sue idee, avanzare le sue proposte, come ha fatto la Lega sui dialetti. Parliamo anche noi al nostro elettorato, alimentiamo il dibattito politico. In questo modo il partito rafforzerebbe il governo».

Fini tenterà di cambiare la legge sul fine vita approvata dal Senato. Lei che ne pensa?

«Penso che il testo del Senato possa essere migliorato. Io sono per la tutela della vita senza se e senza ma. Ma lo stesso risultato può essere raggiunto ripulendo aspetti normativistici e procedurali. Una tema così delicato come la vita e la morte non può essere affidato per intero allo Stato. Uno dei valori dell’insegnamento della Chiesa è la rilevanza della società. Credo sia possibile depotenziare alcuni aspetti statualistici della legge».

Sino a rimuovere il divieto di sospendere l’idratazione?

«Nella sostanza, non ho dubbi che acqua e cibo non siano una cura, ma un modo per dare la vita. Una cosa però è la sostanza, un’altra la regolazione delle forme e delle procedure: stabilire con una legge come si debba fare evoca lo Stato etico e mi lascia qualche perplessità. È proprio quest’allergia alla statualità e all’iperregolazione a spiegare che uomini come Sacconi e come me, di cultura riformista, siano sensibili a queste istanze più di uomini che vengono dalla Dc».

E sui finanziamenti alle scuole private?

«L’anno scorso la Gelmini si batté come una leonessa, ma si fece poco e tardi; per Tremonti la blindatura dei conti era la priorità. Quest’anno credo che il sacrificio finanziario vada tentato».

Dalla Dc viene Rotondi, che con Brunetta propone di riconoscere i diritti delle coppie di fatto. Un binario morto della legislatura?

«Credo di sì. Perché verrebbe colorito con un segno anticristiano e anti-Santa Sede, e come tale cavalcato a torto dai laicisti. Piuttosto reagiamo con più forza, come facciamo con gli scafisti, agli attacchi contro gli omosessuali. Stabiliamo un’aggravante per i delitti a fini omofobici, dai petardi alle coltellate. Se aggredisco qualcuno perché gay sarò punito più severamente » .

Fini è isolato dentro il Pdl?

«Fini non si è isolato. Rivendica il ruolo di presidente della Camera. Il suo predecessore Bertinotti ha fatto molto di peggio. Fini e la sua fondazione Farefuturo arricchiscono il dibattito nel Pdl. Ricordiamoci che, quando infuriava il gossip contro Berlusconi, Fini reagì con lealtà».

È d’accordo sul voto amministrativo agli immigrati?

«Chi paga le tasse, chi parla l’italiano, chi rispetta la Costituzione e la bandiera, deve avere il diritto di rappresentanza. Notaxation without representation ; come possiamo riscuotere tasse, se non riconosciamo a chi le paga il diritto di essere rappresentato? Il Pdl deve lavorare in modo organico su un’integrazione non solo securitaria. Purtroppo, temo che se oggi sottoponessimo a un esame la conoscenza della lingua e della Costituzione degli extracomunitari che sono in Italia anche da più di cinque anni, non molti lo passerebbero. Ma se ci sono uomini e donne che amano l’Italia, perché dobbiamo considerarli stranieri? Con tutti gli italiani che non amano il loro Paese...».

A chi si riferisce?

«A chi, per attaccare il capo del governo, infanga l’Italia all’estero presentandola come un Paese di corrotti e offuscatori della libertà di espressione».

Neppure la Lega ha dato grandi prove di patriottismo.

«La Lega è sempre stata un alleato fedele. Magari alza la voce, ma poi vota con il governo; è accaduto anche sulla missione in Afghanistan. Se poi la Lega si cala nel territorio, monta i gazebo, va davanti alle scuole e ai cancelli delle fabbriche, noi non dobbiamo criticarla, ma accettare la sfida».

Tra sette mesi si vota: la Lega chiede tre Regioni.

«Ha titolo negoziale per rivendicarle. Ma non può avere la Lombardia, dove Formigoni come coprotagonista della vittoria per l’Expo 2015 non potrà essere estromesso. Né il Veneto, dove la Lega è già talmente rappresentata in Province e Comuni che non vale la pena vanificare l’accordo con l’Udc, che si può fare su Galan. Il Piemonte è un altro discorso».

Il rilancio del Pdl passa anche dal coordinatoreunico?

«Il triumvirato è nel nostro statuto, ma come soluzione provvisoria. Ha funzionato per evitare una fusione a freddo. Però va considerato appunto una soluzione provvisoria » .

Meno peggio Bersani o Franceschini?

«Ho una certa considerazione personale per Bersani, che ha commesso gravi errori politici, ma ha un’immagine. Franceschini non ha fatto altro che cavalcare l’antiberlusconismo più estremo».

I giornali riferiscono voci su D’Alema «mister Pesc», in pratica ministro degli Esteri dell’Unione europea.

«Una cosa che non sta né in cielo né in terra. E credo che D’Alema lo sappia».

Marcello Dell’Utri, in un’intervista a Paola Di Caro del «Corriere», ha riferito che Berlusconi la predilige perché «a Frattini dici una cosa il mattino, e la sera l’ha fatta». Lo accolse come un complimento?

«Fui felice di leggerlo. Se la persona con cui collaboro mi dice di fare una cosa, la faccio. Se ritengo vada fatta in modo diverso, lo dico».

E Berlusconi accetta di essere contraddetto?

«Se gli spiego il motivo, sì. Io non sono nel gruppo della prima ora: Berlusconi mi trovò a Palazzo Chigi, dove avevo lavorato con Ciampi. All’evidenza, Berlusconi si è trovato bene, e io pure. Anche se gli do ancora del lei».



03 settembre 2009


Gheddafi vuole cancellare la Svizzera
"Chiederà all'Onu di separare i cantoni"

La denuncia di una parlamentare elvetica: il Colonnello farà la sua proposta alla prossima Assemblea delle Nazioni Unite
I rapporti tra i due Paesi sono in crisi profonda dopo l'arresto a Ginevra, un anno fa, di uno dei figli del leader libico



Il colonnello Gheddafi
GINEVRA - Smembrare la Svizzera tra Italia, Francia e Germania. E' la richiesta che farà il colonnello Gheddafi all'Onu durante la prossima Assemblea generale delle Nazioni Unite che sarà convocata il prossimo 15 settembre sotto la presidenza della Libia.

Le intenzioni del presidente libico sono state rivelate alla televisione svizzero-tedesca dalla parlamentare elvetica e vice presidente della Commissione esteri, Christa Markwalder, citata dall'agenzia di stampa elvetica Ats. "Secondo gli intendimenti del colonnello - ha spiegato la parlamentare - la Svizzera italiana dovrebbe essere assegnata all'Italia, i cantoni francofoni alla Francia e la Svizzera tedesca alla Germania".

I rapporti tra Libia e Svizzera sono in crisi profonda da oltre un anno in seguito al breve arresto, a Ginevra nel luglio 2008, di uno dei figli del leader libico, Hannibal Gheddafi, e della moglie, accusati di maltrattamenti nei confronti di due domestici.

Malgrado le umilianti scuse recentemente pronunciate dal presidente svizzero Hans- Rudolf Merz, l'ira di Tripoli resta e non è la prima volta che Gheddafi suggerisce di far sparire la Svizzera dalle carte geografiche.

(3 settembre 2009)


Usa, 19 figli "per volere di Dio"
il record della famiglia Duggar

La signora Michelle è in dolce attesa per la diciannovesima volta e sta per diventare nonna
Tutti i nomi iniziano con la stessa lettera: in casa 200 lavatrici al mese e già usati 90mila pannolini


La famiglia Duggar
SPRINGDALE (Usa) - Il problema è ricordarne i nomi perché Michelle e Jim Bob Duggar hanno 18 figli e ora ne aspettano un altro. La coppia vive a Springdale, in Arkansas, e attende per marzo il diciannovesimo figlio mentre sta per festeggiare l'arrivo del primo nipote.

Il figlio maggiore Josh e sua moglie Anna, entrambi 21enni, avranno una bambina appena 9 mesi dopo la nascita di Jordyn-Grace. "Siamo davvero emozionati", ha raccontato al Daily Mail la 42enne Michelle. Entusiasta anche suo marito Jim Bob, 44 anni, imprenditore: "Proviamo davvero riconoscenza per ciascun bambino - dicono i due genitori - e non vediamo l'ora che nascano il nostro primo nipote e il nostro diciannovesimo figlio".

Josh non ha nascosto di sperare di seguire l'esempio di genitori e di avere molti figli, ma non ha chiarito se avranno tutti il nome con la stessa iniziale come lui e i suoi fratelli. Dopo Josh, infatti, in famiglia ci sono i gemelli Jana e John-David (19 anni), Jill (18), Jessa (16), Jinger (15), Joseph (14), Josiah (13), Joy-Anna (11), i gemelli Jedidiah e Jeremiah (10), Jason (9), James (8), Justin (6), Jackson (5), Johanna (3), Jennifer (2) e Jordyn-Grace (8 mesi).

Malgrado fosse rimasta incinta già diciotto volte, Michelle non ha nascosto che questa gravidanza è stata uno shock. I Duggar del resto spendono in media 1.250 dollari al mese in prodotti alimentari; sostengono inoltre di avere cambiato circa 90mila pannolini e di avere una media di 200 lavatrici al mese.

Come cristiani conservatori, i coniugi Duggar hanno deciso di "lasciar decidere a dio" quanti bambini avrebbero avuto. Adesso aderiscono a un movimento chiamato Quiverfull, i cui membri seguono alla lettera l'esortazione della bibbia a essere prolifici e riprodursi, e credere che ogni figlio sia il dono della provvidenza.
(2 settembre 2009)


Egitto, scoperto in una biblioteca
un frammento della Bibbia più antica

Il pezzo del Codex Sinaiticus era nascosto in un volume del 18° secolo custodito
nel monastero di Santa caterina sul Sinai ed è stato riconosciuto da un ricercatore greco

IL CAIRO - Uno studente greco, alle prese con le ricerche per il suo dottorato, ha scoperto in Egitto un frammento disperso della Bibbia più antica finora conosciuta. Il frammento del Codex Sinaiticus, il manoscritto considerato la Bibbia più antica ancora esistente, è stato trovato al monastero di Santa Caterina sul Sinai, in Egitto, uno dei luoghi dove le pergamene del manoscritto del IV secolo D.C. sono custodite. Era stato riciclato per la rilegatura di un volume del 18° secolo da due monaci che non riuscivano a procurarsi dell'altra pergamena, ed era scomparso.

Nikolas Sarris, uno studente greco che sta completando il suo dottorato in Gran Bretagna, ha riconosciuto per caso il frammento della Bibbia del Sinai mentre esaminava una serie di fotografie di manoscritti presso la biblioteca del monastero. Le pergamene della Bibbia del Sinai sono ripartite tra il monastero di Santa Caterina sul Sinai in Egitto, la Biblioteca Russa di San Pietroburgo, la British Library di Londra e la Biblioteca dell'Università di Lipsia in Germania e di recente sono state digitalizzate e messe online in un progetto al quale hanno preso parte esperti provenienti dai quattro Paesi.

Sarris ha collaborato alla digitalizzazione per la British Library ed è perciò stato in grado di riconoscere all'istante il pezzo di manoscritto. "E' stato un momento molto emozionante. Anche se non è la mia specializzazione, avevo lavorato al progetto online e il Codex mi era rimasto impresso nella memoria. Ho controllato l'altezza delle lettere e delle colonne e in breve ho realizzato che avevo davanti una parte mai vista del Codex".

Lo studioso ha quindi contattato Padre Justin, il bibliotecario del monastero, che ha confermato che si trattava di un pezzo di pergamena appartenente all'antica Bibbia che corrisponderebbe al capitolo 1 e al verso dieci del libro di Giosuè. Solo una parte del frammento trovato da Sarris è visibile sulla superficie della rilegatura, ma altre parti potrebbero essere nascoste negli strati inferiori. La biblioteca di santa Caterina non ha gli strumenti necessari per esaminare la rilegatura senza danneggiare la pergamena ma, ha sottolineato Padre Justin, potrebbe presto dotarsi delle tecnologie adatte.

(2 settembre 2009)


L'allerta onda anomala lanciato e revocato in tempi brevissimi
Decine di edifici crollati o danneggiati nell'area ovest di Giava

Sisma in Indonesia, almeno 32 morti
5000 gli sfollati, panico a Giakarta


Impiegati evacuati dagli uffici a Giakarta
GIAKARTA - L'Indonesia è stata colpita da una scossa di terremoto di magnitudo 7.3 gradi della scala Richter che ha causato almeno 32 morti, decine di feriti tra cui una trentina ancora bloccati sotto le macerie e oltre cinquemila sfollati. Il sisma è avvenuto alle 14.55 (le 9.55 in Italia).

La scossa. L'epicentro è stato localizzato a 142 chilometri a sud-ovest di Tasikamalaya, a circa 200 chilometri a sud di Giakarta, nell'ovest dell'isola di Giava, nell'Oceano Indiano. Il terremoto è stato percepito in tutta l'isola, che con i suoi 125 milioni di abitanti è la più popolata dell'arcipelago.

I danni. La zona più colpita è la costa meridionale, non particolarmente frequentata dai turisti. In alcune aree le autorità non sono ancora riuscite a stabilire un contatto con la popolazione. Decine di case sono crollate nelle città di Tasikamalaya e Sukabumi, mentre quasi la totalità delle persone decedute abitavano in due villaggi più interni. A Rawa Hideung, un altro piccolo centro della zona, il sisma ha provocato una valanga di fango e rocce, sotto la quale sono ancora intrappolate circa 30 persone.

Il sisma a Giakarta. Nella capitale i danni sono comunque lievi: le autorità segnalano solo qualche finestra infranta. Ma le resse all'uscita degli edifici hanno causato 27 feriti. A Tasikamalaya si è avvertita anche una seconda scossa di magnitudo 5.1, circa venti minuti dopo la prima: qui il sisma ha provocato il crollo di decine di edifici. Si segnalano danni anche nella città universitaria di Bandung. Testimonianze raccolte dall'agenzia indonesiana Antara parlano di interi villaggi - con case spesso costruite in legno - rasi al suolo.

Allarme tsunami rientrato. L'osservatorio del Pacifico (Noaa) aveva lanciato un allarme tsunami per circa 100 chilometri lungo la costa nei pressi dell'epicentro, allarme rientrato in tempi brevissimi (in un primo momento si era temuto anche per un maremoto). "C'è stata un'onda anomala al largo di Tasikmalaya, ma era di un'altezza di 20 centimetri, dunque insignificante", ha spiegato Suharjono, responsabile tecnico dell'agenzia indonesiana di meteorologia e geofisica.

Le vittime. La Protezione civile indonesiana avverte che il conto delle vittime potrebbe aumentare. Mentre infatti le autorità indonesiane mettono in guardia la popolazione dal pericolo di scosse d'assestamento, il timore è che il bilancio nelle zone più colpite si aggravi man mano che i soccorritori riescono a raggiungere le aree più isolate.

Le testimonianze. A Giakarta, la popolazione è scesa in strada in preda al panico, temendo il crollo degli edifici, ed è stato evacuato anche il Parlamento. "Siamo usciti in strada, è stata una scossa veramente forte" racconta un funzionario dell'ambasciata italiana a Giakarta "sarà durata un minuto. Anche le persone nei residence qui intorno sono scappate fuori. E' stato davvero impressionante". A Batu Karas, una città costiera dell'ovest di Giava, "la gente ha abbandonato precipitosamente le abitazioni" e "alcune case e la moschea hanno subito danni", ha raccontato Dorus Susanto, che lavora alla reception di un hotel. "La terra ha tremato per oltre un minuto. Da sette anni lavoro qui e non ho mai avvertito una scossa così forte", ha commentato Dhani Yahya, dipendente della Mercedes a Giakarta.

L'Indonesia. L'arcipelago conta oltre 17 mila isole e si estende lungo la cosiddetta "cintura di fuoco", la fascia che si allunga per circa 40 mila chilometri abbracciando l'intero Oceano Pacifico. Terremoti ed eruzioni vulcaniche colpiscono l'area frequentemente. Il devastante tsunami del 26 dicembre 2004, che causò 230 mila morti in diversi Paesi che si affacciano sull'Oceano Indiano, era stato scatenato proprio da un terremoto al largo dell'isola indonesiana di Sumatra. Nel settembre 2006, un sisma di magnitudo 7,7 aveva invece colpito Giava in un punto non lontano dall'epicentro di quello odierno, provocando 730 morti.

(2 settembre 2009)


Secca presa di posizione del presidente dei deputati del Carroccio Cota
"La scelta tocca solo a Berlusconi e Bossi". Il nodo di Lombardia e Veneto
La Lega gela Frattini e La Russa
"Sulle regionali non decidono loro"

Di Pietro: "Non vogliamo Bassolino, Loiero e Vendola"


Roberto Cota
ROMA - "Chi decide per il Pdl è Berlusconi. Così come, per la Lega, è Bossi". Il Presidente dei deputati della Lega Nord, Roberto Cota, liquida senza appello le affermazioni dei ministri Frattini e La Russa che avevano stoppato le aspirazioni leghiste in vista sulle prossime elezioni regionali. A partire dalle presidenze di Lombardia e Veneto, adesso nelle mani di uomini del Pdl. E non a caso sul sito del Pdl campeggia, con grande evidenza, l'intervista al ministro degli Esteri.

Ma il Carroccio non ci sta. "Non c'è niente da replicare a Frattini e La Russa - aggiunge Cota intervistato da Affari Italiani.it - proprio perché esprimono la loro opinione, ma poi chi prende le decisioni per il Pdl è il Premier. Si vedranno Bossi e Berlusconi e troveranno un'intesa per incastrare i vari tasselli. L'interlocutore non è nessun'altro se non Berlusconi". Riafferma la forza della Lega, Cota che ricorda come il carroccio abbia i voti e la classe dirigente "per poter governare sia in Lombardia sia in Veneto sia in Piemonte".

Quanto alle ipotesi di alleanza con l'Udc, Cota dice che ''il problema e' rappresentato dal fatto che questo partito non sostiene la maggioranza di governo, e' all'opposizione e, principalmente, ha votato contro il federalismo fiscale. Un accordo elettorale non si fa con una somma algebrica ma condividendo un programma. Se all'interno della compagine c'e' una componente che non condivide la linea d'azione non si puo' governare, anzi e' peggio. Questo e' il problema rispetto all'intesa con l'Udc''.

Ma anche sul fronte opposto le acque non sono calme. Con la partita delle alleanze ancora tutta da giocare. Oggi tocca ad Antonio Di Pietro dettare le proprie condizioni e pronunciare i suoi veti: "L'idv non sosterrà le eventuali ricandidature in Calabria di Loiero, in Campania di Bassolino e in Puglia di Vendola".

"L'unico con il quale possiamo ancora confrontarci ma che sta pregiudicando di molto la nostra vicinanza - precisa Di Pietro - è l'attuale governatore della puglia al quale già due anni e mezzo fa avevamo detto chi e perché non ci piaceva della sua giunta. Lui non ci ha ascoltati e noi non siamo entrati nella sua giunta e adesso dico che è stato un bene".

(3 settembre 2009)


Le reazioni del mondo politico e del giornalismo dopo le dimissioni di Dino Boffo
Franceschini: "C'è una regia
per intimidire stampa libera"




ROMA - La lettera con cui Dino Boffo ha rassegnato le dimissioni dal quotidiano L'Avvenire scatena le reazioni del mondo della politica e del giornalismo. C'è chi, come il direttore de Il Giornale Vittorio Feltri parla di "affari interni alla Chiesa" e chi parla di gesto estremo a difesa della libertà di tutti come il segretario della Federazione nazionale della stampa italiana.

Feltri: "Non volevo le sue dimissioni". "Sono affari interni alla chiesa. Io non pensavo minimamente a questo quando ho scritto e ho fatto scrivere le cose che hanno provocato tutto questo problema. Immagino che Boffo avesse i suoi buoni motivi per dimettersi - sostiene Vittorio Feltri - La cosa che mi piacerebbe succedesse è che si tirassero fuori i documenti che provano che quanto scritto dal Giornale era del tutto fondato in maniera che si smettesse con attacchi sgangherati nei confronti del mio giornale e del sottoscritto, che degnamente lo dirige".

L'Avvenire: "Non ci piegheremo alle intimidazioni". "Le dimissioni rassegnate oggi dal
direttore Dino Boffo sono l'amaro e sconcertante esito del plateale e ripugnante attacco mediatico a cui Boffo e il nostro quotidiano sono sottoposti da giorni". Lo dice il Comitato di redazione dell'Avvenire che, annunciando per le ore 16 un'assemblea dei redattori, esprime vicinanza a Dino Boffo e conferma la propria volontà di proseguire il lavoro senza piegarsi alle intimidazioni".

Fnsi: "Gesto estremo a difesa della libertà di tutti". Le dimissioni rappresentano ''la conclusione di una vicenda che deve addolorare tutti i giornalisti che credono nel rispetto delle persone e delle idee di tutti''. Questo il primo commento del segretario generale della Federazione nazionale della stampa italiana, Franco Siddi. ''Certamente grande è il disagio per questa vicenda in cui, un concatenarsi di iniziative che promosse o riconducibili a sedi diverse, hanno visto una forma di giornalismo proporsi, di fatto, - aggiunge - come arma impropria contro giornali o giornalisti non più concorrenti ma considerati, nella sostanza, nemici, se possibile da colpire o rimuovere''.

Stampa cattolica: "Giornata orribile per il giornalismo". L'Unione della stampa cattolica
definisce "giornate orribili per il giornalismo italiano" quelle appena trascorse. "Si usano i giornali come strumenti di lotta politica e come pugnali per colpire alla schiena gli avversari del momento, come ha fatto Vittorio Feltri contro Dino Boffo". "La tecnica di infangare chi esprime legittime e libere posizioni anche scomode per determinati poteri, utilizzando fonti anonime e non controllate (quando la veridicità delle fonti è notoriamente un principio base del giornalismo) è stata usata come un avvertimento minaccioso, forse diretto in particolare al mondo cattolico italiano".

Franceschini: "Intimidazione alla stampa". "C'è da tempo una regia di intimidazione nei confronti della stampa libera, almeno di quella parte della stampa che non è già condizionata dal conflitto di interesse". Così Dario Franceschini ha commentato le dimissioni di Boffo. "Anche per questo - ha proseguito - io sono soddisfatto che ci sia questa mobilitazione organizzata non da un partito ma da associazioni, sindacati, cui saremo presenti, perchè penso che la battaglia per la libertà di informazione non debba avere un colore politico, una bandiera, ma debba riguardare tutti quelli che hanno a cuore questi valori e questi principi che sono fondanti di ogni democrazia". Parole di stima a Boffo sono arrivate anche dai rappresentanti dell'Italia dei valori, del Pdci e del Pri.

L'Udc: "Boffo, un cristiano vero". "Dino Boffo è un cristiano vero che ha dato una lezione morale, politica e istituzionale a tutti gli italiani. Non vi era alcuna necessità che si dimettesse, ma ha inteso farlo nel nome degli ideali che ha testimoniato in questi anni di direzione di avvenire". E' quanto affermano in una nota congiunta, il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa e il presidente Rocco Buttiglione. "Tutta l'Unione di centro, a partire da Pier Ferdinando Casini, gli esprime ancora una volta affetto e stima, nella certezza che il giornalismo italiano non potrà fare a meno di un professionista cosi autorevole".

Alemanno: "E' stato oggetto di killeraggio". "Le dimissioni Dino Boffo sono un gesto di grande nobiltà. Sottolineano come il killeraggio personale di cui è stato oggetto sia stato fuori luogo fuori misura". Lo dice il sindaco Gianni Alemanno commentando da Lourdes le dimissioni del direttore del'Avvenire.

Centrodestra: "Speriamo che il clima si svelenisca". "Le dimissioni potranno forse contribuire ad attenuare i toni della polemica politica". Se lo augura il vicepresidente dei senatori del Pdl Gaetano Quagliariello. Anche il presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri si dice dispiaciuto, ma poi aggiunge che si tratta di un "clima che è stato innescato dalle aggressioni del gruppo l'Espresso-Repubblica che ha alimentato questo batti e ribatti fino alle sue dimissioni".

Cossiga: "Atto filiale devozione alla Chiesa". "Le dimissioni di Dino Boffo costituiscono un atto di filiale devozione alla Chiesa italiana ed un servizio reso alla comunità ecclesiale, e cui questa gli deve essere profondamente grata". Con queste parole il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga commenta le dimissioni di Dino Boffo dalla direzione di Avvenire.

(3 settembre 2009)


IL DOCUMENTO. Ecco la denucia di Berlusconi all'Unità
Trenta pagine per sostenere che il premier è stato "diffamato e calunniato"

Il Cavaliere tra intercettazioni hard
"delirio senile" e "sesso malato"



ROMA - No. Basta. Chi dice che Berlusconi è "un soggetto aduso a pretese iniezioni sui corpi cavernosi del pene oppure è affetto da problemi di erezioni" va punito. Lo ha scritto l'Unità il 13 luglio e il 6 agosto? Il premier, per mano del suo "legale rappresentante" a Roma avvocato Fabio Lepri, attacca il quotidiano, gli chiede tre milioni di euro di risarcimento, sostiene di essere stato ripetutamente "diffamato e calunniato".
Trenta pagine, in due distinte citazioni per due numeri del giornale, che vengono scritte per sostenere un'unica tesi. Questa: "Berlusconi viene presentato come protagonista di telefonate hard, come persona che impone, a fronte di collocazioni nel consiglio dei ministri o candidature elettorali, pesanti prestazioni sessuali". Affermazioni "false e lesive del suo onore, della sua reputazione, della sua immagine" scrive Lepri traducendo "l'indignazione del premier" in un atto giudiziario. Perché il presidente del Consiglio "viene presentato come soggetto che di certo non è", visto che è descritto "come una persona con problemi di erezione, che fa ricorso a misteriose iniezioni, che in modo spregevole impone prestazioni non gradite e le baratta con posti di governo o candidature elettorali". Insiste Lepri: "Il premier viene presentato come persona che intrattiene telefonate hard, poi intercettate, e i cui contenuti confermerebbero quanto sopra. E poi tenta di farle passare sotto silenzio, manipolando le televisioni, oppure per fini personali spingendo la Rai alla "guerra" contro Sky".

L'ossessione del delirio senile. L'avvocato Lepri traduce nelle citazioni contro l'Unità i leit motiv del Cavaliere. Scrive: "In scritti palesemente diffamatori, sia perché contengono falsità, sia perché sono comunque caratterizzati da forme insinuanti e diffamatorie, si presenta il dottor Berlusconi come persona affetta da una malattia, da un delirio senile di onnipotenza, che frequenterebbe perciò minorenni, parteciperebbe ad orge, incontrerebbe sessualmente prostitute e per tali attività non rispetterebbe neppure gli impegni istituzionali e opererebbe baratti col Vaticano per rifarsi una reputazione facendo approvare leggi contrarie agli interessi dei cittadini".

Sesso malato. Scrivendo ai giudici l'avvocato Lepri insiste: "L'Unità presenta Berlusconi come soggetto che di certo non è, ossia come una persona spregevole, "malata", che per il sesso (peraltro a pagamento) trascura i propri impegni istituzionali, arrivando addirittura a frequentare minorenni. Comunque una persona che sfrutta la propria carica politica per fini personali, promuovendo leggi al solo fine di "ingraziarsi" il Vaticano".

"Silvio è un porco". Il legale di Berlusconi contesta all'Unità di aver "recepito in toto facendole proprie le deliranti dichiarazioni" dell'ex parlamentare di Forza Italia Paolo Guzzanti, "aggiungendo del suo, condividendolo o addirittura utilizzandole per costruire altre falsità come la mendace "guerra" contro Sky". Il quotidiano non avrebbe dovuto "addirittura riportare dettagli a sfondo erotico". Contesta Lepri: "Si spazia da "rapporti anali non graditi", a "ore e ore di tormenti in attesa di una erezione che non fa capolino", da "discussioni sul prossimo set", a "consigli fra donne su come abbreviare i tormenti di una permanenza orizzontale pagata come pedaggio"". Il tutto, ci tiene a ribadirlo il legale del premier, "è completamente falso" perché "il dottor Berlusconi è stato presentato coram populo come persona diversa dalla realtà, sia nel privato che nel pubblico, la di lui immagine è stata deformata con attribuzione strumentale di fatti del tutto falsi e di condotte riprovevoli".

Intercettazioni hard. È uno dei peggiori incubi del premier. Le telefonate "calde" intercorse tra lui e alcune delle sue ministre. Per cui l'avvocato Lepri accusa l'Unità di aver messo in piedi una "premeditata strategia" quando ha titolato in prima pagina "L'intercettato" e ha poi dato conto delle notizie di colloqui tra il capo del governo e le esponenti di Forza Italia poi entrate a palazzo Chigi. S'indigna Lepri quando legge: "Vi sarebbero nastri di "celebri intercettazioni telefoniche tra signorine poi diventate ministro rimaste sui tavoli delle scrivanie delle redazioni, dei ministeri, degli uffici parlamentari il tempo necessario, poco, ma sufficiente a essere letti, fotocopiati, spediti in allegato per email a decine di persone"".

La D'Addario più di Silvio. "La reputazione del dottor Berlusconi è descritta come inferiore a quella di una prostituta". Così scrive l'avvocato Lepri contro l'Unità contestando i resoconti sul caso della escort barese Patria D'Addario e prendendosela con il direttore Concita De Gregorio quando afferma che "sarebbe più integra la reputazione della D'Addario piuttosto che quella di un uomo di Stato che promette solennemente una somma concordata per chi muore di fame in Africa e poi ne dispensa solo il 3%, cioè niente".

(3 settembre 2009)


Durissimo commento del britannico Independent: "Un libertino di cui il mondo ride"
Guardian: "stupefacente" l'attacco alla Ue. Libé: "Contrattacchi senza soste"
Berlusconi "l'uomo braccato"
"Vuole il bavaglio per i commissari"

Su Le Monde un commento di Ezio Mauro. Nouvel Observateur: "Contro la stampa straniera denunce intimidatorie"



LONDRA - Un "libertino" che vuole dare lezioni agli altri. Un "clown" che non capisce che la gente ride di lui. Un premier che voleva essere l'interlocutore previlegiato del Vaticano ma "non è più in odore di santità" a causa dei suoi errori politici. E uno dei leader dell'Unione Europea che vuole "tappare la bocca" ai portavoce della Ue. Così la stampa internazionale dipinge oggi Silvio Berlusconi, riferendo gli ultimi sviluppi delle polemiche attorno al nostro presidente del Consiglio. Dai quotidiani britannici alla stampa francese, da quella spagnola a quella argentina, sino a un quotidiano delle Filippine, la vicenda degli scandali privati, delle tensioni con la Chiesa e delle cause per diffamazione contro i giornali che ruota attorno al capo del Pdl continua dunque a ricevere grande attenzione sui media stranieri.

"Lezioni da lussuriosi e libertini" s'intitola l'editoriale del quotidiano Independent, in cui Nicholas Lezard commenta la "farsa infinita che si intitola Silvio Berlusconi, primo ministro d'Italia". Il columnist inglese osserva che "il priapismo" del premier "deflette l'attenzione dalla sua politica cinica e disonesta". Scrive Lezard: "Quando leggo che nomina ex-modelle in topless nel suo governo, che flirta apertamente con loro, che va al compleanno di una 18enne, sorrido fra me e me e penso che lo stupido caprone si ripete un'altra volta". Tracciando un ironico paragone con "i lussuriosi e i libertini" di un'altra era, da Casanova a Don Giovanni, l'articolista dell'Independent conclude: "Berlusconi è come un personaggio di una commedia rinascimentale, un tipo che vuole divertire ma non si rende conto che è di lui che si ride, costretto a seguire il proprio pene dovunque questo lo conduca". Lezard cita la frase di Veronica Lario, "non posso impedirgli di rendersi ridicolo agli occhi del mondo", per osservare che "al mondo piacciono i clown, e noi uomini possiamo usare l'esempio di Berlusconi per cercare di comportarci un po' più dignitosamente di lui".

Un altro quotidiano britannico, il Guardian, pone invece l'accento sulle dichiarazioni del premier italiano per "zittire" i portavoce della Ue sulla questione dell'immigrazione, a suo dire colpevoli di avere criticato l'Italia: Berlusconi "ha minacciato di bloccare i lavori dell'Unione Europea se i commissari e i loro portavoce non verranno zittiti e se non verrà loro impedito di parlare su qualsiasi argomento", una richiesta "stupefacente" nota il corrispondente da Roma John Hooper, collegandola alle ultime mosse del Cavaliere contro giornali italiani e francesi e alle polemiche tra il Giornale, "quotidiano di famiglia" del premier, e la Chiesa cattolica che aveva criticato i suoi comportamenti privati. Anche l'agenzia di stampa Reuters, il quotidiano Irish Times e vari giornali spagnoli riportano lo scontro tra Berlusconi e la Ue, mentre dalle Filippine il Manila Bullettin ripercorre tutte le puntate dello "scandalo di sesso" in Italia.

"Berlusconi, un uomo braccato". Nel numero uscito oggi, il francese Nouvel Observateur dedica un servizio di cinque pagine al Cavaliere, ripubblicando integralmente le dieci domande di Repubblica. La corrispondente a Roma, Marcelle Padovani, racconta come il Cavaliere sia ormai "acccerchiato dagli scandali" e abbia deciso di lanciare una "contro-offensiva feroce, con il sostegno dei suoi amici". La decisione di denunciare i media "che sfuggono al suo controllo", spiega ancora Padovani, è "intimidatoria". Nel mondo dell'informazione "Berlusconi è ormai costretto a sparare contro tutto ciò che si muove, compresi i giornali stranieri". Secondo l'avvocato Niccolò Ghedini, il Nouvel Observateur potrebbe infatti essere oggetto di una prossima denuncia per l'articolo pubblicato il 6 agosto, "Sesso, potere e menzogne". L'autore dell'inchiesta, Serge Raffy, risponde adesso ricordando come il premier "non riesca a sopportare la stampa libera" e chiosa: "Se un giorno ci sarà un dibattimento giudiziario, sarà appassionante".

L'attacco contro i media e la minaccia alla libertà di informazione in Italia è argomento anche della prima pagina di Le Monde, che ospita un commento del direttore di Repubblica, Ezio Mauro, dal titolo: "Silvio Berlusconi vuole imbavagliare la stampa". Il quotidiano Libération dedica un nuovo servizio all'Italia ("Berlusconi, senza esclusione di colpi"). Il Cavaliere "rimesta nel fango", scrive Eric Josef, il corrispondente da Roma. Il Cavaliere "usa il Giornale per inferire i suoi colpi bassi", spiega Libération a proposito della campagna contro Dino Boffo da parte del quotidiano diretto da Vittorio Feltri. La vicenda italiana conquista anche il titolo di apertura del sito Slate.fr (fondato da Jean-Marie Colombani, ex direttore di Le Monde): "Vade Retro Silvio", nel quale si riassume lo scontro con la Chiesa e la radicalizzazione del conflitto con i media.

Il quotidiano svizzero Tribune de Geneve scrive che il premier, dopo avere corteggiato a lungo la Chiesa, "non è più in odore di santità e ha provocato la collera delle alte gerarchie ecclesiastiche" per i suoi comportamenti privati e per la campagna contro l'Avvenire, quotidiano dei vescovi, che si era permesso di criticarlo. Parole analoghe sul francese 24 Heures e su Le Temps, che riporta le smentite di Ezio Mauro alle accuse rivolte da Berlusconi a lui e a De Benedetti.

(2 settembre 2009)
 
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