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Lucky (Due di Picche)
view post Posted on 1/9/2009, 18:56 by: Lucky (Due di Picche)




Danzica, le celebrazioni dell'inizio del conflitto mondiale. Il mea culpa della Germania
"La trasformazione pacifica dell'Europa dal 1939 ad oggi è un 'miracolo'"
Seconda guerra, l'omaggio della Merkel
"Mi inchino ai 60 milioni di vittime"

Putin: "Riconosciamo gli errori ma l'Occidente faccia lo stesso"



BERLINO - "Io, cancelliera tedesca, m'inchino qui a danzica ai sessanta milioni di vittime della guerra e dell'Olocausto scatenati dalla Germania, le pagine più nere della storia d'Europa". Con un discorso importante, commosso, a tratti storico, Angela Merkel ha segnato forse più di ogni altro leader presente la solennità della cerimonia svoltasi oggi nella città polacca da dove, con l'attacco della Wehrmacht, della Reichskriegsmarine e degli Stuka della Luftwaffe iniziò settant'anni fa il secondo conflitto mondiale.

"Ogni patto concluso con Hitler allora fu immorale", ha detto l'altro ospite di maggior rango, il premier e uomo forte russo, Vladimir Putin. Ha respinto però ogni tentativo di definire il Patto Molotov-Ribbentrop (con cui Urss e Terzo Reich in sostanza si spartirono la Polonia) come unica causa della guerra, e ha ricordato l'enorme tributo di sangue dei sovietici alla disfatta dell'Asse. E'un tributo che non va dimenticato e non può essere cancellato, ha detto il premier liberal polacco Donald Tusk, auspicando come Putin un nuovo disgelo russo-polacco.

L'anniversario della grande tragedia ha dunque offerto l'occasione alle due grandi potenze alleate contro la Polonia e poi nemiche allora, cioè Germania e Russia, e alla stessa nuova Polonia (il più dinamico, popoloso, prospero e stabile tra i nuovi membri centro-orientali della Ue e della Nato) di fare i conti con la Storia per guardare avanti e cercare un futuro di distensione e intese. Appoggiati a distanza dall'America di Obama, che non dà più al progetto di miniscudo antimissile Usa in territorio polacco e cèco l'importanza che gli conferiva Bush, e così placa i timori di Mosca.

"Aggredendo la Polonia la Germania scrisse il capitolo più buio della Storia europea", ha detto Angrla Merkel, "io m'inchino alle vittime della Germania, ai sessanta milioni e oltre di morti per la guerra e l'Olocausto, la Germania allora causò al mondo anni di dolori incommensurabili, anni i perdita di diritti e umiliazioni. Non ci sono parole che possano descrivere il dolore delle vittime della guerra e dell'Olocausto attuati dalla Germania, io cancelliera tedesca qui a Danzica m'inchino a tutti i polacchi cui causammo dolore indicibile".

Merkel ha in un certo modo fatto il bis nel dopo-guerra fredda dello storico inchino con cui a Varsavia il cancelliere della pace, il socialdemocratico Willy Brandt, avviò la distensione est-ovest e tra Germania e Polonia e Germania e vittime della Shoah. Né Kohl né Schroeder avevano pronunciato discorsi così decisi come quello di 'Angie', la quale ha anche lodato il ruolo chiave della rivoluzione democratica di Solidarnosc, che nel 1989 portò in tutto l'Est la libertà. "I tedeschi non lo dimenticheranno mai", ha sottolineato alludendo alla caduta del Muro di Berlino.

Putin ha ammesso che la Russia ha commesso errori, ha definito immorali tutti i trattati conclusi allora dalle potenze con Hitler, ma quindi anche l'accordo di Monaco del '38 tra Londra, Parigi e Berlino. Non per questo si può riscrivere la Storia, ha aggiunto. Ha auspicato una nuova èra con la Polonia, "liberiamoci dai fardelli del passato". Lo stesso auspicio lo ha espresso Donald Tusk, l'uomo che vincendo le elezioni nel 2007 a Varsavia ha spodestato la coalizione nazionalpopulista omofoba ed euroscettica dei gemelli Kaczynski rilanciando il ruolo pilota europeo e globale del suo paese.

(1 settembre 2009)


Il vicepresidente del Lingotto parla per la prima volta dall'apertura dell'indagine fiscale
"Troppe strumentalizzazioni e manipolazioni, queste vicende non si affrontano sui media"
Agnelli, John Elkann replica agli attacchi:
"Sono indignato, su mio nonno solo falsità"




ROMA - John Elkann, presidente Exor e vicepresidente di Fiat, parlando delle polemiche di questa estate sull'eredità dell'Avvocato e sull'indagine fiscale, si dice indignato. Stanco di leggere le critiche a Gianni Agnelli, parla per la prima volta da quando la stampa ha iniziato a occuparsi degli affari di famiglia, dopo l'apertura dell'inchiesta fiscale da parte dell'Agenzia delle entrate.

Per settimane ha letto articoli, molti pubblicati da Il Giornale, in cui si parlava dell'Avvocato come del "vero peccatore". "Sono indignato, e mi rendo conto di non essere l'unico, per le strumentalizzazioni e manipolazioni e per la violenza delle parole e delle falsità su mio nonno Gianni Agnelli", dice oggi a margine dell'inaugurazione della scuola di "Alta formazione al management" a Torino. "Tutte queste vicende - continua - vanno affrontate nelle sedi adeguate e non sui media". E a chi gli chiedeva se ci sia stata qualche ripercussione sulla Fiat, il vicepresidente del Lingotto risponde fermo "nessuna ripercussione sulla Fiat, a noi spetta il futuro".

All'inaugurazione erano presenti anche i legali Gianluigi Gabetti (presidente d'onore di Exor), e Franzo Grande Stevens, che insieme a Sigfried Maron e a Marella Caracciolo sono i soggetti a cui è stata indirizzata l'azione legale avviata nel 2007 da Margherita De Phalen.

Anche Gabetti prende la parola per sottolineare come John Elkann "non abbia bisogno dei miei consigli, la sua posizione di potere non è in discussione, è il leader del gruppo e lo resterà. La famiglia è unita". "Continuano a ripetere come un disco rotto - ha aggiunto Gabetti - tante cose già smentite e precisate, hanno scelto di portarci in tribunale e qui ci difenderemo". A chi gli chiedeva, poi, se, come ipotizzato da organi di stampa, l'inchiesta fiscale possa avere ripercussioni sull'Exor, Gabetti ha risposto "escludo assolutamente che ci possano essere ricadute sulle società".
(1 settembre 2009)


L'ANALISI
Il vecchio sogno del Cavaliere:
indebolire gli Agnelli

Dietro le polemiche fiscali e l'improbabile annuncio di indagini sui capitali esteri c'è un disegno di antica data





L'indignazione di John Elkann è un passo meditato a lungo, reso inevitabile dall'insinuazione che, in realtà, alla guida della Famiglia sia in corso un feroce scontro per la leadership. Insinuazione che compariva qualche giorno fa sugli organi di informazione di area governativa. Per questo, subito dopo la breve dichiarazione del nipote dell'Avvocato, è intervenuto immediatamente Gianluigi Gabetti a precisare che "il leader è John Elkann, lo è oggi e lo sarà in futuro".

L'idea di indebolire gli Agnelli è uno dei sogni ricorrenti dei circoli della provincia lombarda vicini al Cavaliere. Antiche invidie e rivalità che riemergono ciclicamente di pari passo con l'idea del complotto dei salotti buoni della finanza contro il parvenu di Arcore. Ecco dunque l'irrituale annuncio preventivo degli uomini di Tremonti che nelle settimane scorse hanno avvisato di aver avviato un'indagine sui beni esteri degli Agnelli. L'esistenza di quei beni è nota e documentata da almeno quindici anni senza che nessun ministro dei vari governi Berlusconi abbia mai sentito il dovere di metterci il naso. E oggi, trascorsi i decenni, sarà molto difficile per il fisco recuperare qualcosa. Ma l'operazione è puramente mediatica e serve a creare i presupposti per applicare la vecchia logica del "mal comune mezzo gaudio", assolvendo contemporaneamente i pasticci di Berlusconi con le sue società off-shore. Utilizzando insomma in campo finanziario la medesima strategia che si tenta di applicare nella battaglia intorno al letto grande dell'amico Putin. Il paradosso è che nessun detective serio annuncia con gran pompa l'inizio di un'indagine fiscale sui paradisi esteri in un mondo che sposta i capitali alla velocità della luce. In tutto questo la lite ereditaria che oppone Margherita Agnelli a Gabetti e Grande Stevens è solo un pretesto. Anche perché, ecco il secondo paradosso, a differenza dei commentatori del centrodestra, Margherita Agnelli, figlia dell'Avvocato e madre di John, non ha mai messo in discussione la leadership del figlio nella famiglia e ai vertici della Fiat.
(1 settembre 2009) Tutti gli articoli di politica


Il Mundo sulle adesioni all'appello dei giuristi sulla libertà di espressione
e molti giornali stranieri notano: il premier italiano unico leader Ue in Libia
Stampa estera: "Quelle firme
nuovo fronte contro Berlusconi"



LONDRA - La stampa internazionale di oggi si occupa di Silvio Berlusconi principalmente nell'ambito dei servizi sulla Libia e sul quarantennale del colpo di stato che portò al potere il colonnello Gheddafi. Molti quotidiani europei, dal francese Liberation allo spagnolo La Vanguardia, da Le Figaro a El Mundo, dal britannico Guardian a le Monde, rilevano il fatto che il solo leader dell'Unione Europea che abbia visitato Tripoli in questi giorni è stato il primo ministro italiano, sebbene facendovi solo una breve tappa e lasciando la capitale libica prima dell'inizio dei festeggiamenti veri e propri per l'anniversario.

"Berlusconi è andato più lontano degli altri" sul tappeto rosso della diplomazia col colonnello, scrive ad esempio Liberation; e La Vanguardia lo definisce "un fedele alleato" di Gheddafi.

Un altro aspetto del caso creatosi attorno al presidente del Consiglio è sottolineato dal quotidiano spagnolo El Mundo, che titola "Più di 140 mila firme contro le azioni legali di Berlusconi", ovvero contro la denuncia per diffamazione nei confronti di "Repubblica" e di vari giornali stranieri. Il Mundo nota che la raccolta di firme rappresenta "un nuovo fronte" contro il premier e che fra coloro che hanno aderito a questa iniziativa "in difesa della libertà di stampa" ci sono personalità della cultura e dello spettacolo come Bernardo Bertolucci, Roberto Benigni, Adriano Celentano, Umberto Eco e Dario Fo.

Uno dei quotidiani nel mirino delle azioni legali di Berlusconi, El Pais, denunciato per la pubblicazione delle foto sui party che si tenevano nella villa del primo ministro in Sardegna, oggi dedica un ampio servizio alle relazioni tra il leader del Pdl e la Chiesa cattolica, alla luce delle polemiche scatenate dalle critiche al comportamento privato del premier da parte di alcun organi di stampa cattolici come l'Avvenire e Famiglia Cristiana e dall'attacco lanciato dal Giornale di Feltri contro il direttore dell'Avvenire, risultato nella cancellazione del previsto incontro all'Aquila tra Berlusconi e il segretario di stato vaticano, cardinale Bertone. "Comunione e prostituzione" è il titolo del lungo articolo del Pais, che rifà la storia dei rapporti tra Berlusconi e la chiesa cattolica a partire dal suo ingresso in politica.

Delle "tensioni" col Vaticano si occupa anche un altro giornale spagnolo, El Periodico Mediterraneo, riferendo il commento di monsignor Domenico Mogavero, responsabile dei vescovi per le questioni giuridiche, riguardo all'attacco del Giornale, "quotidiano di famiglia di Berlusconi", contro il direttore dell'Avvenire: "Come siciliano, direi che si tratta di un avvertimento mafioso".

(1 settembre 2009)
 
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96 replies since 6/8/2009, 10:36   4895 views
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